Gli ambasciatori del male. La saga dei Confini
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Liliana Bodoc è nata in Argentina, a Santa Fe nel 1958. Si è laureata in Letteratura Moderna all'Università di Cuyo. Le sue opere di narrativa sono state apprezzate da autori del calibro di Ursula K. Le Guin e da numerosi esponenti della critica letteraria latinoamericana. Per La Saga dei Confini le è stato attribuito una menzione speciale dal Premio White Ravens ed è stata selezionata per l’Hans Christian Andersen Award.
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La saga dei confini, vol. 1
Mi aspettavo che "Gli ambasciatori del male" fosse un libro prettamente per ragazzi, ma invece non lo è. Ovvero, per stile e contenuti può essere paragonato a "Il signore degli anelli", quindi una lettura per tutti, ma che può risultare un po' ostica per i lettori molto giovani. La parte del libro che mi è piaciuta di più, quella che avrebbe meritato 5 stelline su 5, è la prima parte, dove la Bodoc, tramite un narratore onnisciente in terza persona, che sembra raccontare da molto molto lontano amplificando la sensazione di leggenda, introduce il mondo della Terre Fertili, una lunga penisola abbracciata dall'oceano. In queste terre non troveremo elfi e folletti come nella migliore tradizione fantasy, ma principalmente varie razze umane, e alcune creature animali capaci di interagire e dialogare con loro. In più vi sarà una componente magica. L'elemento che infatti accomuna questo romanzo a "Il signore degli anelli" è la presenza di uno stregone guida, che metterà all'erta il popolo degli Husihuilke (la razza umana protagonista del romanzo) da un grande pericolo in arrivo e da qui inizierà un lungo viaggio irto di pericoli fino al raggiungimento del luogo di ritrovo con una conseguente epica battaglia contro le forze del male. Come già detto, la prima parte di questo libro mi è piaciuta tantissimo, perché il mondo introdotto è davvero ben descritto, caldo, accogliente, ricco di particolari interessanti, tradizioni antiche... insomma... è un inizio libro che sono sicura incanterà tutti gli amanti del genere fantasy. Anche la parte centrale, quando la storia entra nel vivo, non è affatto male, le descrizioni del viaggio sono ben calibrate, accadono molte cose e la lettura procede bene, senza noia, con la crescente curiosità di scoprire cosa accadrà dopo. Purtroppo però non ho trovato la parte finale del libro all'altezza delle mie aspettative. La narrazione in terza persona cambia frequentemente punto di vista a volte in maniera troppo repentina, senza preavviso, creando confusione. Anche le descrizioni delle battaglie risultano caotiche e approssimative, l'autrice salta da un azione all'altra, da un personaggio all'altro, senza soffermarsi mai abbastanza nei punti salienti, senza riuscire a donare emozioni. Questi piccoli difetti, uniti ad una trama che nella seconda parte del libro diventa un'allegoria fin troppo marcata della colonizzazione degli europei a discapito delle popolazioni native del Sud America, toglie la magia sapientemente instillata all'inizio, rendendo il tutto a mio avviso eccessivamente realistico, una cronaca asettica in cui il fantasy rimane solo un debole contorno. Una lettura comunque piacevole, una saga che sono curiosa di continuare.