Destined
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La battaglia disordinata
Il termine di una saga libresca porta con sé quel sentimento di nostalgia nato dall'aver compreso una regola basilare (e ogni lettore dovrebbe tenere bene a mente): la sola possibilità di ritrovare i personaggi a cui ti sei affezionato/a è quella di rileggere la serie da capo. Ecco, detto questo, posso dire in tutta sincerità che la saga di Wings non mi mancherà affatto. Vediamo il perché ed il per come.
Il terzo capitolo c'aveva lasciato letteralmente in una fase di stallo, a mio parere piuttosto seccante. Al termine del ballo dell'ultimo anno, infatti, Yuki viene catturata ed il suo segreto, la sua natura di Fata d'Inverno, svelato. La narrazione riprende esattamente da qui e, nel giro di una manciata di pagine, subisce un veloce cambio di location. Klea, giunta in "soccorso" di Yuki, intende colpire duramente il regno faerico di Avalon. E' proprio per questo motivo che i buoni (Laurell, Tamani, David e Chelsea) decidono di raggiungere i Cancelli d'Ingresso e riferire a Jamison tutto ciò che sta' accadendo. Ci vorrà davvero poco perché la battaglia per Avalon abbia inizio.
Come molti di voi sanno, non sono rimasta molto colpita da questa saga. Uno dei problemi principali è stato, almeno dal mio punto di vista, la caratterizzazione e l'evoluzione dei singoli personaggi.
Oltre a non essermi affezionata a nessuno di loro, ho notato (di nuovo) quanto i personaggi principali siano statici nel loro, come dire, "modo di essere". Laurel è, e rimane, la bellissima ragazza fatata che resta passiva davanti alle difficoltà, salvo nelle ultime battute in cui sembra darsi una svegliata (cosa che ho trovato forzata e molto in stile "E' la protagonista e da lei ci si aspetta un'atto risolutore/eroico/ecc"). Stessa cosa vale per Tamani che rimane ancorato al suo essere Sentinella e Protettore dell'amata. Si salva, in qualche modo, David (ho notato un cambiamento abbastanza evidente).
Ancora una volta, il personaggio di Yuki (come del resto le altre Fate d'Inverno) non viene sviluppato del tutto, mancando di incisività. Buono il background che porta Klea ad odiare la società di Avalon, anche se un po' "sbrigativo".
La vicenda narrata copre un arco temporale di sole 24 ore e, non lo nego, la scelta m'ha lasciata in dubbio. Nel senso che, durante la lettura, si ha in realtà l'impressione che il tempo sia molto più lungo. Inoltre, il rapido susseguirsi di avvenimenti, durante la battaglia, crea una sorta di confusione e disordine nel lettore.
Una lettura d'evasione, nel complesso, piacevole (presumo possa essere maggiormente apprezzata dalle adolescenti) e con un finale che può lasciare l'amaro in bocca a molti. Termino riallacciandomi a quanto scritto inizialmente. Diversamente da molte altre saghe (vedi Harry Potter, Hunger Games, Lotr, la Trilogia delle Gemme, ecc), non proverò alcuna sorta di malinconia derivata dalla conclusione di questa.
Indicazioni utili
Storia di una battaglia
La cover, come tutte le altre, è a dir poco bellissima, anche se avrei preferito che avessero eliminato la striscia colorata in basso in modo tale da non tagliare il fiore. Il libro è molto diverso dai precedenti, sia per quanto riguarda i contenuti, sia per l’arco di tempo che ricopre: appena poco più di ventiquattro ore!Nei volumi precedenti tutto si svolgeva con calma e nonostante non mancassero gli scontri con i cattivi, tutto era ammantato da una patina fantastica che addolciva anche le scene più dure. Destined, invece, è in gran parte occupato dalla descrizione di una battaglia: era ovvio che in questo libro dovesse avvenire la resa dei conti ma non mi aspettavo che la Pike decidesse di farlo con una vera e propria guerra, anche se della durata di appena un giorno. Le situazioni quindi, riguardano quasi esclusivamente l’invasione di Avalon e se vi aspettavate del romanticismo, be’, scordatevelo. Ho avuto l’impressione che l’introspezione psicologica fosse davvero misera (forse a causa del repentino susseguirsi degli avvenimenti) e la narrazione in generale un po’ confusa, nel senso che in alcuni punti non riuscivo ad inquadrare bene le scene ed il fatto che il punto di vista oscillasse continuamente da Laurel a Tamani, non aiutava di certo. Senza dubbio le sorprese non sono mancate anche se, per quanto mi riguarda, hanno avuto meno impatto di quelle del volume precedente. Ovviamente non poteva mancare qualche morto, addirittura uno nelle prime pagine. La battaglia è appassionante e sono rimasta soddisfatta anche dalla scelta che Laurel compie alla fine –tra parentesi, in tutto il combattimento la ragazza ha un ruolo passivo (non so proprio come facesse a stare con le mani in mano mentre i suoi amici si davano da fare)-, ma proprio non mi è andato giù come la Pike ha trattato l’argomento David. Non sono mai stata una fan del ragazzo ma alla fine del libro provavo forti istinti assassini verso l’autrice! La cosa che più non mi è andata giù è che la Pike dice di aver terminato così la storia per esigenza di realismo, ma fino a questo momento non se n’era mai preoccupata, quindi perché farlo solo adesso?Per far terminare male il libro?!Concludendo, non posso dire che Destined sia magnifico –avrei preferito una maggiore introspezione psicologica e un andamento più calmo degli avvenimenti- ma non posso non consigliarlo: dopo essere arrivati al 3° libro suppongo che tutti vogliano assolutamente sapere come va a finire. Unico consiglio che posso dare, è di prepararvi ad un finale amaro!