Dannazione
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Opinioni inserite: 9
Bene ma non benissimo
Ho letto quasi tutti del buon vecchio Chuck, me ne mancano giusto due o tre e uno di questi era proprio Dannazione così, dopo aver sentito che per di più è prevista l'uscita di due sequel, me lo sono comprata e mi sono messa a leggerlo, dopo quasi un annetto che non toccavo Palahniuk.
La trama è semplice e spiccia: Madison Spencer, 13 anni, morte per overdose di marijuana, si "risveglia" all'inferno, chiusa in una sudicia gabbia lercia e infestata da vecchi dolciumi rancidi. Basta. Non c'è un evento trascinante, non c'è un punto culminante, niente da scoprire né da raggiungere. In questo libro a parer mio manca proprio l'elemento trainante che in tutti gli altri libri di Palahniuk ti tiene incollato alle pagine: qualcosa da risolvere. In Invisible Monsters l'intera identità della protagonista era un'enorme punto di domanda, in Soffocare tanta carne veniva messa sul fuoco e il lettore voleva - pretendeva - di analizzare tutto, in Rabbia le mille voci ricostruivano una storia sensazionale, persino in Senza veli c'era qualcosa che non tornava, per non parlare di Diary, che solo alla fine "ricompone i pezzi". Qui non succede niente di tutto questo.
Nei primi capitoli la piccola Maddy - che si rivela estremamente sagace e perspicace per la sua età, secondo me pure troppo, ma altrimenti non sarebbe un personaggio di Palahniuk - descrive l'ambiente infernale, che a lei non fa alcun effetto se non "meglio della vita vera". Quindi si passa ad alcuni flashback della sua vita sulla Terra, poi alcune avventure in quel dell'inferno e, alla fine, quello che dovrebbe essere il punto culminante - ma che invece risulta un'accozzaglia di idee mal esposte e bruciate sui tempi.
Lo stile di Palahniuk c'è, magari smorzato, meno ripetizioni, meno frasi-effetto e certamente meno moralismi, però, anche se più inquadrato, c'è ancora. Le idee... bah. Forse partiva già con l'idea di estendere il tutto in tre volumi (anche se Palahniuk mi pare tutto meno che da più volumi) quindi ha solo introdotto l'opera generale. Non so.
Ammetto di aver fatto fatica a finirlo. Arrivata a metà mi chiedevo "E quindi?". Non trovavo niente che mi spingesse a continuare, niente suspance e niente curiosità. Anzi, una curiosità ce l'avevo: mi avevano parlato di una scena sensazionale in cui la bambina strappa i baffi di Hitler. A dirla così sembra davvero una cosa sensazionale. Beh, alla fine non lo è. Veloce, con poco clamore, sottotono.
Ecco, sottotono è l'aggettivo che mi viene meglio per descrivere questo libro. Bene ma non benissimo.
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All'inferno!
Madison ha tredici anni e un grosso problema. E' deceduta per overdose di marijuana (!) e ora si ritrova dannata all'inferno.
Ovviamente gli inferi concepiti da Palahniuk, pur essendo tutt'altro che confortevoli, si differenziano di molto dall'immaginario comune in cui si viene sottoposti per l' eternità a torture indicibili.
Siamo in zona più fantasy che horror, ed il luogo in questione appare più come un campionario di variegate assurdità. Celle di prigionia, demoni più buffi che terrorizzanti, call center e uffici dagli insormontabili ostacoli burocratici (cosa che mi ha ricordato alcuni vecchi Dylan Dog) costituiscono la torrida oltretomba della giovane protagonista. Fuoco e supplizi non mancano, ma a catturare l'attenzione sono i posti attraverso i quali la prematuramente trapassata peregrinerà per raggiungere niente meno che Satana.
Ci imbattiamo in panorami buoni per la fiera del disgusto: abbiamo l'oceano di sperma sprecato, la palude dei feti abortiti, il deserto di forfora, ecc...un susseguirsi di livelli in stile videogame che Madison cercherà di superare in compagnia di un poco funzionale gruppo di adolescenti volutamente stereotipati.
Più leggero, appena ammantato di quella denuncia sociale di cui l'autore solitamente si fa carico, "Dannazione" appare come l'ennesima sperimentazione di un autore non più brillante come ad inizio carriera.
La fantasia è applicata al meglio solo a sprazzi, ci sono pene del contrappasso modellate sui tempi odierni e infinite liste -tipiche di Palahniuk, quanto la fissa per il cinema- di personaggi famosi a cui lo scrittore affida ruoli più o meno intriganti. Altro punto di rottura è la definizione della nostra eroina, tutt'altro che una perdente contravvenendo la regola del suo creatore da sempre alleato di alienati, paranoici e disillusi. Madison è una leader, durante l'ascesa nella scala gerarchica degli inferi rammenta la sua vita terrena tenendo in piedi una trama sicuramente dalla buona vis comica, anche se intrisa di una certa drammaturgia con in evidenza il menefreghismo e l'ipocrisia dei genitori.
Appena velate troviamo sfumature thriller inerenti la dipartita della nostra, sino ad un finale in cui prenderanno maggior consistenza rivelando le vere cause della morte.
Non un gran Palahniuk, in principio ci si diverte e le prime pagine scorrono bene, a lungo andare però si raggiunge un livello di saturazione e la noia inizia a far capolino, anche perché il meccanismo sembra incepparsi divenendo schiavo di trovate bizzarre abbastanza gratuite.
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Fresco inferno
Si era un po' perso Palahniuk. Perso nella ripetitività del proprio stile, nelle situazioni descritte... forse perché obbligato a mantenere un tenore "grottesco" per compiacere i suoi fan, o forse perché non aveva più molto da dire.
Tanto sta che con "Dannazione" Palahniuk ritorna rinfrescato, con finalmente qualcosa di diverso, pur non abbandonando lo stile asciutto e nichilista che l'ha reso famoso.
Dannazione è una fiaba nera, divertente, che non pretende di voler essere presa troppo sul serio. Una lettura godibile, soprattutto per chi ha apprezzato l'autore.
L'unica pecca è che, ho saputo, si tratta del primo romanzo di una trilogia... e temo che la freschezza di questo primo libro possa perdersi velocemente, perché mi sembra che la scelta di fare una trilogia possa essere stata innescata da un puro scopo commerciale atto a "emulare" le saghe che tanto stanno andando di moda.
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delusione assoluta!!
Dopo aver sentito tanto parlare di questo autore ho preso "senza veli" mosso dalla curiosità e dopo la rabbia per non aver terminato il libro (illeggibile) ho lasciato perdere.. Dopo un pò di tempo ho letto "survivor" che è stato un autentico capolavoro,meno "soffocare". Purtroppo la libreria del mio paesino è molto piccola,quindi ho fatto un altro salto alla faccia della conseguenzialità e sono passato a "dannazione". Come libro c'è di peggio, ma dopo i due capolavori citati prima ti chiedi se sia uno scherzo!! L'idea non è malvagia,ma sembra scritto per dover impressionare ragazzi della scuola media.Il contesto irreale ci sta tutto, ma le ultime pagine sono a mio avviso scandalose per quanto puerili, non credevo ai miei occhi!! Poi possiamo anche stendere un velo pietoso sul finale... Ed è un peccato perchè Chuk sa scrivere come pochi, ma ho la netta impressione che questo romanzo sia scritto più per soldi che per una vera ispirazione.
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Ex scrittore a chi?!
Parliamoci chiaro: sembra essere diventata una moda quella di dire che Chuck Palahniuk è un ex scrittore. C'è chi ha il coraggio di sostenere che dopo "Soffocare" questo grande scrittore ha scritto solo porcherie. Addirittura alcuni critici sostengono che "Rabbia" e "Ninna nanna" siano dei mediocri romanzi. Sì, certo, e magari "Harry Potter" è ai livelli della "Divina commedia".
Quelli che sostengono questo sono degli ignoranti che non sarebbero in grado di scrivere un bel niente e gettano fango su chi ha abilità narrative che loro si possono solo sognare.
Questo "Dannazione" è certamente inferiore a "Survivor" o "Soffocare", ovviamente, ma non è affatto un'opera disprezzabile. Certamente è molto superiore a "Invisible monsters" (che è senza dubbio il peggior romanzo di Palahniuk).
Tutto ruota attorno al decesso di una ragazzina ricca e alla sua visione del Mondo. Come sempre Plahniuk offre argute riflessioni e strappa le maschere dell'ipocrisia a ogni personaggio che rappresenta un aspetto disprezzabile della società in cui viviamo.
Una lettura piacevole, mai noiosa in cui l'autore amalgama citazioni colte a spassose visioni sovversive. Il tutto con quella classica ironia che abbiamo imparato ad apprezzare fin dai suoi primi lavori.
Certamente non un capolavoro, ma anche il romanzo meno ispirato di Chuck vale infinitamente di più di qualsiasi schifezza immonda di moda. Non perdetevelo, per il vostro bene. Differenziatevi dalle patetiche masse.
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Houston, we have a problem...
Mi incuriosiscono sempre questi scrittori particolari, e con Chuck Palahniuk ho iniziato con il suo ultimo libro pubblicato, ovvero questo.
L'ho scelto perchè l'idea di ironizzare sul tanto temuto regno di Lucifero mi sembrava un'idea carinissima, soprattutto con una protagonista in piena fase adolescenziale morta e finita all'Inferno per l'assurdo motivo di un'overdose di marijuana.
L'inizio è anche carino: l'intera narrazione disintegra completamente lo stereotipo dell'Inferno costituito da lava, fuoco e fiamme o dal celeberrimo Inferno dantesco costituito da bolge, gironi e castighi eterni per i peccatori. Infatti l'Inferno viene descritto come un luogo pieno di posti abbastanza disgustosi e ripugnanti (per fare un esempio c'è un intero oceano di escrementi e luoghi sporchi, maleodoranti e completamente zeppi di insetti poco gradevoli).
Insomma, la resa dell'ambientazione è riuscita in modo perfetto. A prescindere da qualche leggero senso di nausea, faccio i miei complimenti a Palahniuk per questo.
Il problema sta nell'ironia contenuta nel romanzo: è volutamente sarcastica, pungente e pessimistica, a volte un po'volgare, ma non sempre fa sorridere il lettore, anzi, a me ha dato un po'di tristezza. Per il semplice fatto che impedisce di percepire inesistenti rapporti affettivi tra la protagonista, i suoi genitori (più attenti all'immagine mediatica che alla loro pargola) e gli amici che Madison trova in questo luogo.
Per farla breve: l'ironia soffoca l'emozione. Ed è un po' triste da constatare.
Altra cosa che non mi è piaciuta è stato il continuo alternarsi tra il viaggio negli Inferi di Madison e i suoi compagni di viaggio e i flashback della vita ormai trascorsa di quest'ultima.
Il fatto è che non c'è niente che li separi nettamente, mischiandoli brutalmente e creando in questo modo un po' di confusione che impedisce al lettore di capire cosa sta leggendo e dove il libro andrà a parare.
Non so se consigliarlo o meno. Forse i suoi primi romanzi, che leggerò sicuramente, sono meglio.
Lo consiglio a chi ama molto questo strano scrittore.
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Esperimento Narrativo!
Confesso che ho saltato a piè pari il romanzo precedente,poi vedendo la nuova pubblicazione ho deciso di riconsiderare la mia fiducia e dare una nuova possibilità all'autore di cui sono fan in fase calante.
Peccato, non fa per Chuck tentare di seguire l'onda delle mode,goffo,senza idee,non sembra quasi lui,cerca di copiare se stesso ma lo fà male e senza ispirazione.
Leggibile ma non da ricordare.
Sconsigliato per i nuovi lettori,appena leggibile per i fan.
Da rimandare in attesa di opere degne.
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leggo per inerzia
Arrivato al 50%, continuo per inerzia per non avere l'impressione di non aver speso male tutto il prezzo del libro...
Concordo che lo stile è il suo.
Scarsa piacevolezza a leggere un contenuto che spesso trovo scialbo e forzato... "la testa amputata dell'adolescente, che viene infilata nelle parti intime del demone, e procurandogli piacere riesce a salvare gli altri componenti del gruppo"... mi sembra che quest'uomo non abbia più grandi ideee...
Nel complesso non giudico il libro completamente brutto perchè:
- aspetto di finirlo;
- penso che il mio giudizio sia influenzato dall'età della protagonista... ben lontana dalla mia, ma che l'autore rappresenta molto bene dimostrando ancora una volta la sua bravura innegabile...
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Una Divina Commedia Preadolescenziale
Lo stile è sempre quello: ridondante e ipnotico.
Nel complesso la storia risulta come sempre fluida e piacevole, pecca però di novità e di colpi di scena.
Il finale è, forse volutamente, inconcludente e poco convincente.
Rimane comunque una lettura interessante per chi è innamorato dello stile dell'autore.
Al livello di Ninna Nanna e Diary.