Cursed. I segreti delle sorelle Cahill
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Le streghe son tornate
Questo romanzo trasmette certamente delle emozioni contrastanti: letto sulla scia del bel ricordo che conservavo del primo capitolo, mi sono trovata ad apprezzare le premesse della trama e, nel contempo, ero quasi obbligata a criticare il modo in cui l’autrice le stava sprecando, soltanto per farcire il volume di scenette romantiche.
La storia ricomincia qualche settimana dopo la conclusione di “Wicked”, con la protagonista Cate ancora decisa a non farsi controllare dalla Sorellanza, sebbene questo atteggiamento caratterizzi solo le prime scene; dopo pochi capitoli sembra quasi che buona parte del primo libro sia stata accantonata e Cate si riscopre aspirante leader della stessa organizzazione che tanto aveva contrastato fino a poco prima.
A smuovere il suo animo sono innanzitutto le azioni sempre più barbare e violente dei Fratelli che, decisi a tutto pur di mantenere il potere, tentando di limitare il più possibile il ruolo delle donne; questo li porta ad inimicarsi anche molti uomini, soprattutto esponenti delle classi più povere.
Comincia perciò a delinearsi lo scontro tra la Confraternita e le Figlie di Persefone, che vedremo meglio nel capitolo conclusivo. Proprio in quest’ottica si evidenzia uno dei principali problemi del romanzo: come in molti altri young adult, gli eventi cruciali e le azioni più pericolose sono appannaggio dei giovanissimi protagonisti, mentre agli adulti è riservato un ruolo marginale. Altro difetto della trama è la lentezza con cui procedere buona parte del romanzo; nel finale abbiamo invece una decisa accelerazione che rende le scene descritte ben più adrenaliniche e, a tratti, perfino brusche nelle pagine finali.
Tra i personaggi, nessuno si è distinto per il proprio carisma, ma sono apprezzabili le relazioni tra le giovani Sorelle, che si sostengono in ogni occasione, e quella tra Rory, Sachi e Brenna. Il comportamento di Cate invece non mi ha impressionato positivamente come nel primo libro della trilogia, specie per i suoi rapporti con Maura e con Finn; seppur dolce e romantica, la loro storia evidenzia fin troppo come lui sia totalmente suo succube. Una nota positiva si riscontra nell’assenza del solito triangolo amoroso: anche se melensi, Cate e Finn non cercano sicuramente un terzo incomodo per rendere più movimentata la loro relazione.
Del romanzo ho gradito in particolare l’originale ambientazione, a metà strada tra lo scenario storico e quello fantastico, nonché la particolare concezione della Confraternita come -in questo volume ancor più, rispetto al primo- riporta alla mente un mondo distopico e i totalitarismi delle dittature. Positiva anche la scelta della Spotswood di mostrare la reazione dei poveri lavoratori alle restrizioni dei Fratelli, seppur in modo molto limitato.
Lo stile è semplice e molto scorrevole, e neppure l’ambientazione pseudo-storica influisce sul lessico dei personaggi. La narrazione in prima persona rende le vicende coinvolgenti per il lettore, ma al contempo impedisce un’analisi accurata di tutti i personaggi. Apprezzabile anche la capacità dell’autrice nel creare buoni collegamenti con gli eventi narrati in “Wicked”.
Ho trovato invece perfettamente evitabili i continui riferimenti al vestiario dei personaggi: le descrizioni presenti nel testo si limitano appunto agli abiti, ai gioielli e all’arredamento. Per il resto, il testo è per la maggior parte composto da dialoghi.
Concludo con una nota sulla magia, perché essendo le protagoniste delle streghe ci si potrebbe aspettare la presenza di molti incantesimi, ma così non è; se nel primo romanzo questa scelta era motivata dal timore della Confraternita, qui non viene espressa una chiara ragione. Solo il finale si risolleva in tal senso, con delle piacevoli scene d’azione.