Bellezza selvaggia
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Leggete oltre la sinossi
“Bellezza selvaggia” è un romanzo fantasy che rientra nel sotto-genere del realismo magico, solitamente associato ad un target più maturo e a nomi molto celebri come Isabel Allende e il mio adorato Gabriel García Márquez. Negli ultimi anni la McLemore è riuscita però a ritagliarsi lo spazio che le spetta, con romanzi rivolti ad un pubblico di giovani lettori che, tra piccole magie e qualche storia d'amore, affrontano tematiche decisamente importanti.
La storia è ambientata in una cittadina non meglio identificata, ma che potremmo collocare in Messico, Paese d'origine dell'autrice. La vicenda si svolge ai giorni nostri, ma il potere del realismo magico fa si che il lettore dimentichi velocemente automobili, telefoni e asciugatrici in favore di un mondo dai contorni incantati dove il tempo sembra ha smesso di scorrere.
Questo romanzo ha diversi protagonisti (Estrella? Fel? la Pradera?), ma al centro di tutti gli avvenimenti troviamo comunque le Nomeolvides, una famiglia composta da sole donne molto particolari,
«Le Nomeolvides portavano nomi di fiore, per guidare la forma che avrebbero assunto i loro doni.»
esse hanno infatti il potere di far crescere su ogni tipo di terreno dei meravigliosi fiori. Come ogni abilità soprannaturale, c'è uno scotto da pagare: da un lato le Nomeolvides vengono spesso additate dagli estranei come delle streghe, arrivando perfino a rischiare la vita, dall'altro l'unico luogo in cui sembrano aver trovato un rifugio sicuro -una tenuta chiamata Pradera- le tiene avvinte a sé, impedendo loro di lasciarla definitivamente e facendo scomparire tutte le persone da loro amate.
«Il mondo all’esterno di quei giardini serbava due generi di morte: la vendetta della Pradera e i coltelli di una società che non le voleva.»
La storia prende l'avvio quando le cinque ragazze che rappresentano la generazione più giovane delle Nomeolvides capiscono di essere tutte innamorate della loro amica Bay. Con il timore che il loro affetto la faccia svanire, decidono di offrire un sacrificio alla Pradera ed invocare la sua protezione; in risposta, il giorno dopo compare un ragazzo privo di memoria, che viene ribattezzato Fel ed avrà un ruolo fondamentale per far comprendere alle giovani donne come liberarsi della loro maledizione.
I personaggi sono la croce e la delizia di questo romanzo: abbiamo dei protagonisti molto ben caratterizzati come Estrella e Fel, ma anche le quattro cugine e Bay, mentre con le altre donne Nomeolvides non c'è stato altrettanto impegno e risultano quasi indistinguibili l'una dall'altra. Per assurdo, credo di conoscere meglio Marjorie Briar, la nonna di Bay -morta prima dell'inizio della storia- rispetto a quella di Estrella! Anche l'antagonista non mi ha entusiasmato troppo, specialmente nel finale dove mi aspettavo un suo contributo più incisivo.
La Pradera può essere vista come un personaggio a parte, e senza dubbio la sua presenza è fondamentale sia come componente nello sviluppo della trama sia come parte più evocativa dell'ambientazione: un luogo di bellezza in superficie e di insidie nell'ombra.
«[...] la Pradera, quel mondo fiorito che possedeva le Nomeolvides tanto a fondo da ucciderle se tentavano di lasciarlo.»
Come detto, il romanzo affronta tematiche rilevanti specie nel mondo contemporaneo, ma puntano evidentemente ad un pubblico di ragazzi da influenzare positivamente. Si parla quindi di intolleranza, sia verso le Nomeolvides etichettate dal mondo come fattucchiere,
«Quell’insulto era stato scagliato contro la loro famiglia mentre si spostava da un luogo all’altro, dopo che nuovi trattati avevano stabilito che la loro terra apparteneva ormai a un Paese diverso.»
sia verso le persone di etnia iberica o latinoamericana, che vediamo resi quasi schiavi e costretti a lavori massacranti.
Viene affrontato anche il tema dell'orientamento sessuale, ed infatti abbiamo un cast formato in prevalenza da personaggi omosessuali, bisessuali o transgender che accettano le diversità -proprie o degli altri- in modo naturale e spontaneo,
«-Forse se mio fratello non avesse amato in quel modo la penserei diversamente [...] Ma non credo che spetti a nessun altro giudicare.»
Questo aspetto del libro viene spesso messo a confronto con l'estrema religiosità di alcuni personaggi, senza però che la fede cattolica sia necessariamente da contrapporre alla libertà di amare. Abbiamo anche un confronto tra le varie generazioni delle donne Nomeolvides, con le più giovani che credono di non poter essere capite dalle madri o dalle nonne quando si tratta di sentimenti,
«Estrella si riferiva a Bay. Al proprio cuore, e a come amava in un modo che sua madre avrebbe giudicato senza prima rigirarselo in mano e apprenderne le forme.»
La narrazione è in terza persona al passato, ma viene divisa nei punti di vista alternati di Estrella e Fel; questa scelta stilistica da un lato permette una maggiore introspezione di questi personaggi, ma dall'altro rallenta notevolmente il ritmo della storia, perché l'autrice è costretta a ripete due volte gli stessi concetti e le stesse scoperte. Personalmente non trovo necessariamente fastidioso un libro lento, soprattutto se come questo riesce a tenere viva la mia attenzione, anche grazie alle splendide descrizioni dei fiori creati dalle Nomeolvides.
«Calla gli inondò il lavandino in marmo e la vasca smaltata di calle, con le loro volute di bianco a schermare i cuori gialli.»