Utopia, andata e ritorno
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IL MEGLIO DEL PEGGIO DI DICK
IL MEGLIO DEL PEGGIO DI DICK
Il meglio del peggio di Dick.
Profondamente contorto.
Allucinante viaggio nella psiche umana spesso confusa, ma forse illuminata, dal LSD.
Ricco di metafore e spunti di riflessione.
L'inizio è stranamente lineare e semplice, ma la seconda parte è un allucinante viaggio all'inferno...
Un inferno a tratti claustrofobico ed angosciante ma con spunti ironici ed onirici.
La realtà non è mai chiara.
la realtà non è mai unica.
La realtà si sdoppia, moltiplica e fonde, ci confonde per illuderci, ci illude per confonderci.
Il romanzo è davvero unico ed originale, ricco delle tematiche tanto amate da Dick e riproposte in diversi suoi romanzi.
La più presente è quella delle multi-realtà, o delle multi-dimensioni.
Come nei migliori romanzi "Dickiani", la "vera" realtà non è mai scontata.
Il lettore si trova scaraventato in illusioni e sogni che si confondono con la realtà "concreta", ma qui tutto è all'eccesso, tanto che è difficile crearsi o seguire un filo logico.
Tanto che è facile perdersi tra le pagine ed i pensieri, rimanendo a tratti davvero sconcertati ed a tratti troppo spesso persi.
Persi in sentieri luminosi ma illusori.
I colori ci ricoprono, le forme si fondono, le metafore ci inghiottono.
Il sentiero che Dick ci propone e pieno di specchi deformanti in cui si entra, in cui si viene inghiottiti, in cui si nuota come sommersi da un mondo non nostro.
La storia sembra scritta da un pazzo schizofrenico sotto l'effetto di allucinogeni.
Gli incubi in cui cadiamo sono spesso troppo contorti.
Personalmente, ritengo il romanzo una lettura difficile ma indispensabile in chiunque ricerchi una propria cultura fantascientifica.
Imprescindibile per chiunque si ritenga un amante della letteratura di genere.
Sicuramente troppo difficile da digerire per tutti gli altri.