Trilogia della Fondazione
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Il lungo percorso dell'umanità
Nessun alieno, robot o creatura immaginifica. Niente armi iperboliche, salti nell'iperspazio o battaglie interstellari. Eppure i tre volumi attraverso cui Isaac Asimov racconta le vicende della “Fondazione” – scritti tra il 1951 e il 1953, e i cui titoli originari dell'edizione italiana sono “Cronache dalla galassia”, “Il crollo della galassia centrale” e “L'altra faccia della spirale” – per i critici costituiscono la migliore saga fantascientifica di sempre.
Per molti appassionati il migliore scritto di fantascienza in assoluto.
Hari Seldon è soltanto uno dei milioni di miliardi di uomini che abitano l'Impero, distribuito su venticinque milioni di pianeti (da quando l'uomo ha iniziato la sua opera di colonizzazione dello spazio, allontanandosi progressivamente dal pianeta d'origine, sino a dimenticarsene). In più, Hari Seldon è solo un vecchio prossimo alla morte. Ma è quello che ha “visto” – e quel che di conseguenza ha fatto – a contare.
Ha visto gli eventi che verranno, interpretati attraverso i postulati della psicostoriografia: la scienza da lui creata, che prescinde dagli atti dei singoli (le cui storie non considera, in quanto ininfluenti sugli eventi epocali) per esaminare i comportamenti delle masse su larga scala.
Congiunture economiche, rapporti tra le classi sociali, processi evolutivi di intere popolazioni, influenza dei commerci e delle religioni sul progresso dell'uomo, e altro ancora.
E' l'analisi di tutto questo che ha concesso a Seldon le “chiavi” del futuro della razza umana in termini di certezza scientifica. E purtroppo non si tratta di un futuro roseo: quell'Impero che sembrerebbe al suo massimo splendore, che ha occupato tutti i pianeti conosciuti (e forse conoscibili), sta covando in sé le ragioni di un inesorabile sgretolamento. Tra mille anni, esso non sarà che un ricordo: al suo posto, la barbarie.
L'obiettivo a cui Seldon ha deciso, sin da giovane, di dedicare la sua intera vita è trovare le contromisure a che il periodo di “oscurità” destinato ad occupare i prossimi 30.000 anni della storia umana sia ridotto a soli 1.000, dopodiché possa sorgere un nuovo Impero, più solido di quello decaduto.
Egli mette in piedi una squadra di migliaia di donne e uomini di scienza (la Fondazione, per l'appunto) che possa acquisire e custodire tutto il sapere umano, così da salvaguardarlo dalla barbarie e tramandarlo alle generazioni future. Per questo si attirerà la persecuzione dei governanti dei suoi tempi, e sarà esiliato insieme ai suoi accoliti su Terminus, il pianeta-confine della galassia. Quello che i funzionari imperiali non sanno è che Seldon ha speso gli ultimi vent'anni a preparare un piano ben più complesso, e dunque a creare all'altro capo della galassia una seconda (ben più segreta) Fondazione, che entrerà in gioco quando lui stesso, i governanti del tempo e quell'intera generazione saranno ormai polvere.
Partendo da un famoso scritto storico sulla decadenza dell'Impero romano, Isaac Asimov costruisce un enorme affresco corale sulla storia futura dell'uomo: basti pensare che la parte di trama sopra raccontata occupa solo le prime 40 pagine di tre volumi che ne contano circa mille. Le vicende di Hari Seldon lasciano spazio ad altre figure: politici, mercanti, militari, che avranno ciascuno un ruolo nella corsa alla salvezza della galassia da un nuovo inquietante Medioevo di ignoranza e violenza. Storie che si sovrappongono, dunque; non un protagonista in particolare, ma alcune figure che assurgeranno al rango di mito in una staffetta tra le generazioni, volta ad assicurare pace e stabilità a tutto il mondo conosciuto, nel più breve tempo possibile.
Il vero protagonista di questa trama “silenziosa” ma spettacolare è il lento respiro dello spazio infinito: in questo Isaac Asimov – essendo stato un notevole scienziato, prima ancora che un discreto scrittore – è eccezionale. Le pagine si riempiono di visioni inquietanti e grandiose al tempo stesso: Trantor, il pianeta-amministrazione, la cui superficie è interamente ricoperta di metallo e il cui corpo è occupato da centinaia di migliaia di burocrati; la Volta, il meccanismo temporizzato nel quale, ad intervalli di numerosi decenni, riemerge l'immagine preregistrata di Hari Seldon, che svela una parte del suo Piano e conforta le successive generazioni sullo svilupparsi degli eventi proprio come previsto; e tanto altro, in una serie di invenzioni che riesce a tenere sempre costante la tensione del racconto.
I volumi che compongono la trilogia lasciano in realtà la storia incompiuta (limitandosi ai primi 300 anni del periodo di 1000 al quale Seldon intende ridurre la barbarie). Solo negli anni '80 del secolo scorso, assediato dai fans e dal suo editore, Asimov decide di scrivere due sequel – ai quali aggiungerà anche due prequel, per un totale di sette volumi – alla storia delle Fondazioni, ma si avventurerà verso una “deviazione” rispetto alla trama originaria della Trilogia. Questo farà storcere non poco il naso ai puristi tra i suoi lettori; ed in effetti tocca ammettere che la logica (e il conseguente fascino) dei primi tre libri viene a smarrirsi. Come lo stesso Asimov dirà, non era facile mantenere inalterato il livello di una storia che negli anni '50 – anni d'oro per la fantascienza – è risultata assolutamente sbalorditiva per il suo carattere avveniristico.
In ogni caso, una lettura che agli amanti della fantascienza non può mancare... e forse nemmeno a chi è appassionato di sociologia, tanto da accettare di vederla coniugata in un lontano futuro.