Sotto la pelle
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La cacciatrice solitaria
Le Highlands scozzesi, terre suggestive punteggiate da agglomerati urbani più o meno densamente popolati, uniti tra loro da una ramificazione di strade isolate in un panorama inospitale e brullo.
Qui si muove la predatrice Isserley, donna a suo modo attraente, sarà per quei seni sproporzionati che si porta appresso esibiti da sapienti décolleté, o sarà per quel suo modo di fare accattivante, un po’ insicuro magari, ma civettuolo. Costantemente in auto macina e setaccia ogni chilometro di asfalto, pronta a caricare, sedurre e tramortire autostoppisti ignari del tragico destino che li attende.
Questa strana femmina non appartiene alla Terra, proviene da un pianeta lontano ed è qui come procacciatrice di cibo per i suoi simili, confinati in un mondo in cui il benessere è per pochi e utopia per i più.
Per questo lavoro si è dovuta trasformare chirurgicamente, snaturare il fisico, violentarlo a furia di estreme manipolazioni sino ad assomigliare ad un essere umano, del quale è consapevole clone mal riuscito.
Michel Faber racconta della caccia, ma soprattutto della realtà circostante elaborata attraverso il sapere della protagonista, cementando il tutto con una costruzione del personaggio di grande impatto emotivo.
Isserley è maledettamente sola, si strugge per un barlume d’affetto, di considerazione, ma è solo un ingranaggio di un meccanismo immenso dietro cui si potrebbe anche scorgere un attacco al consumismo feroce, senza regole né limiti.
Isserley è un personaggio a specchio, in lei albergano le esigenze umane, ed al tempo stesso nella sua razza i nostri stessi errori, a partire da una classificazione sociale simile alla nostra. Il tutto a sottolineare l’ambiguità di presunte disuguaglianze, come a voler abbattere ogni barriera tra il noi e il loro.
Abbandonata e privata dell’amore, lasciata in balia di un compito che scandisce noiosamente le sue giornate, si eleva a personaggio memorabile, mai odioso, in quanto costretta allo sgradevole ruolo per necessità di sopravvivenza. Cacciatrice atipica, con senso di colpa e insoddisfazione perpetue, cerca tra le maglie di un’esistenza senza scopo qualcosa per il quale valga davvero la pena lottare.
La storia potrebbe risultare ripetitiva nei fatti, ma è nei sentimenti di Isserley che si annida il vero cuore del romanzo, la vera azione, il senso di un’esistenza in apparenza vuota.
E qui la disperazione, la lucida coscienza e la forza della protagonista raggiungono vette di intimismo notevoli, con un arpeggio linguistico avvincente, abile nel portarci a tifare per la ragazza, lasciandoci nudi davanti ai suoi naturali - e così umani- bisogni.
Dal romanzo è stato tratto “Under the skin”, girato da Jonathan Glazer e interpretato da Scarlett Johansson. Detestato da molti, piaciuto invece al sottoscritto nonostante le significative differenze con il testo.
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C'è vita sulla Terra?
ATTENZIONE: SPOILER
Non lo inserirei fra i migliori libri del secolo, ma è comunque un bel libro. Lo stile è impeccabile, così come la psicologia dei personaggi, lo si capisce dal riuscitissimo gioco di identificazioni, una mappa di sentimenti contrastanti che l'autore riesce a farci seguire assieme alla protagonista: ci si identifica con Isserley, l'"umana" (in un universo parallelo dove la razza dominante è un'umanità dotata di coda, pelliccia e quattro zampe) che per poter andare a caccia di vodsel (gli abitanti del pianeta Terra che da Isserley sono visti come esseri inferiori votati alla soddisfazione degli appetiti della sua razza) ha dovuto subire decine di orribili mutilazioni per potersi trasformare da una bellissima umana a quattro zampe, ad una femmina di vodsel, che si regge su una schiena più o meno dritta ed è costretta ad indossare spesse lenti per nascondere il vero colore dei suoi occhi. Isserley va a caccia di autostoppisti, una specie particolarmente adatta a finire sulle tavole degli "umani" più ricchi.Ci si identifica in Isserley, come falsa femmina di vodsel, nella sua triste e grottesca caricatura di essere umano. Poi ci si identifica in Isserley, come umana, razza superiore, dotata di un fisico atletico un tempo, di una folta pelliccia, di speranze e sogni. Ci si identifica nei tanti vodsel incontrati lungo il cammino, stupidi o rozzi, timidi o spavaldi (perché sappiamo la fine che faranno tutti, ce la aspettiamo, tifiamo per loro, perché ci sentiamo in trappola anche noi, perché il pensiero di essere catturati, messi all'ingrasso, mutilati e infine cucinati ci fa orrore). Ci si identifica nella disperazione di Isserley e in quella dei poveri vodsel "lavorati". Il gioco di scambio di personalità è talmente complesso che non conta molto se si tratta di un uomo o un animale: sotto la pelle, siamo tutti uguali.