Solaris
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Impegnativo
È certamente un libro difficile da leggere, Solaris. Cercate altro, a meno che non siate interessati a un romanzo introspettivo. Perché Solaris, per me, più che fantascienza è stato un romanzo sull'introspezione, anche se ambientata ad anni luce da noi, nello spazio.
Come dice Lem "l'uomo è andato incontro ad altri mondi senza conoscere le proprie porte nere sbarrate", e sulla stazione spaziale in missione sul pianeta Solaris lo psicologo Kelvin si trova ad affrontare fantasmi e allucinazioni che sono il prodotto del suo stesso inconscio. Infatti, l'organismo vivente che circonda Solaris, chiamato familiarmente "oceano", studia i cervelli dei protagonisti e materializza i loro pensieri di fronte ai loro occhi, sotto forma di persone, amate o odiate. E come rapportarsi, di fronte all'inconscio?Fuggire, o accettarlo? Bella domanda.
Il libro è scritto in modo estremamente difficile, c'è un uso inflazionato di termini come "simmetriade" o "agiloide" e una sintassi davvero pesante. Tradurlo dal polacco deve essere stata un'opera davvero titanica, e lo dice una persona che il polacco lo sa parlare.
Inoltre, Lem, poveraccio, si è trovato a scriverlo nella meravigliosa Zakopane (cittadina di montagna della Polonia, consigliata vivamente), durante il regime sovietico. E durante il regime sovietico dovevi scrivere un libro "camminando sui gusci d'uovo", o ti deportavano. E non solo ha dovuto destreggiarsi tra le insidie sovietiche, ma il povero Lem è stato anche vittima delle paranoie del suo collega Philip K Dick che lo denunciò all'FBI accusandolo di essere un comunista ( ed essere comunista, negli USA degli anni '60, era una accusa moooolto grave).
Insomma, Solaris non è una lettura facile e per passarci la serata, ma è introspettivo e impegnativo, da leggere con la giusta testa.
Nel complesso è un capolavoro.
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Astrofisica e filosofia
Ci sono dei romanzi che in seconda lettura acquisiscono, in maniera esponenziale, maggior piacevolezza e profonda riflessione oltre a una visione da altro punto di vista della narrazione intrinseca. E’ il caso, relativamente al sottoscritto, dei romanzi russi dell’ottocento e per l’appunto della presente opera.
Stanisllaw Lem ci conduce in situazioni e circostanze che definirei come una magica miscela di scienza, filosofia e romanzo drammatico. Il protagonista, Chris Kelvin, psicoanalista , viene inviato su Solaris al fine di cercare di scoprire cosa sia successo all’equipaggio della stazione spaziale orbitante sul pianeta.; un enigma, infatti, avvolge i comportamenti dei tre scienziati componenti l’intera struttura che studiano il comportamento dell’oceano gelatinoso e sconfinato ricoprente l’intero corpo celeste. Le vicissitudini che si susseguono nel corso dell’ispezione da parte di Kelvin hanno dell’inverosimile e non sono percepibili dall’essere umano in relazione alle leggi della fisica conosciuta. Sembra che il pianeta, orbitante in un sistema stellare binario con due soli rosso e azzurro, si comporti come un individuo senziente capace di modificare gli stati d’animo degli scienziati portandoli a una sorta di continue e inspiegabili allucinazioni inducenti alla follia identificata quale unica via di uscita per ciò che si rileva estremamente alieno. Il viaggio interstellare e l’impossibilità di capire una logica nel comportamento del pianeta, si paragona all’imperscrutabilità dell’animo umano, ai suoi meandri oscuri e, infine, all’eterno affannoso, e forse inutile, percorso nel dare un certo senso alla vita…come noi la intendiamo.
Un libro non proprio di facile lettura ma che apre la possibilità di altri modi di pensare all’universo, al tempo, all’esistenza.
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Fantascienza filosofica
Dalla mia ancora breve carriera di lettore ho ricavato una certezza: i romanzi (ma sarebbe meglio dire le storie in generale) che sviscerano e trattano efficacemente temi filosofici sono quelli che apprezzo più di tutti. Le storie che ti portano a riflettere sul destino e sulla situazione degli esseri umani, anche nei suoi lati più oscuri, sono quelli che più mi avvincono e mi restano impressi. Non c’è da stupirsi dunque se leggendo la trama di “Solaris” ne sia rimasto quanto mai impressionato, aggiungendo alla curiosità che questa suscita anche il genere che gli viene attribuito, ovvero la “fantascienza filosofica”. Mi è venuto in mente “Cronache marziane”, ed ero quanto mai euforico.
Ho quindi acquistato questo libro carico di aspettative e non ho potuto attendere troppo prima di cominciare la lettura. C’è da dire che Stanislaw Lem è una penna davvero eccelsa e la storia che ha messo in piedi è davvero originalissima; tuttavia non è un’opera esente da difetti. Ci sono alcuni capitoli in cui ci si perde in lunghi dettagli sulla storia del pianeta Solaris, sulla storia degli studi che vi sono stati condotti e sulla sua morfologia; capitoli che da quanto ho capito erano stati per l’appunto tagliati nella prima traduzione inglese perché rallentavano la lettura. Non posso dar torto agli editori, in questo caso.
Oltretutto, credo che fosse una storia con potenzialità ancora maggiori e che i temi trattati non siano stati sviscerati al massimo, né con la migliore efficacia. Un libro dunque che promette più di quanto riesce a mantenere, pur mantenendo buoni meriti.
Fin dall’inizio della lettura ho avuto l’impressione che questo libro fosse perfetto per farne una trasposizione cinematografica e, difatti, ho scoperto che ne sono state fatte ben due, di cui la più recente ha come protagonista George Clooney. L’ho vista e, a parte i cambiamenti sostanziali alla trama e soprattutto al finale, credo non faccia particolare giustizia alla storia partorita da Lem. Magari il film girato negli anni ’70 sarà meglio, vedrò di recuperarlo.
La storia comincia con lo psicologo Chris Kelvin che approda sulla stazione che fluttua sulla superficie del pianeta Solaris: un pianeta che ruota intorno a due soli e si presenta sottoforma di uno sconfinato oceano plasmatico, che si modella autonomamente come se fosse dotato di una coscienza.
Si comprende fin dall’inizio che qualcosa nella Stazione non va: lo scienziato (Gibarian) che avrebbe dovuto accogliere Kelvin al suo arrivo viene trovato morto, e gli altri due sopravvissuti (Snaut e Sartorius) sembrano sulla soglia della pazzia. Nessuno vuole parlare o mettere Kelvin al corrente di quello che è successo, come se temessero qualcosa; come se temessero qualcuno.
Ben presto Kelvin si renderà conto che non sono soli, in quella Stazione.
Ben presto dei visitatori si paleseranno, sotto forma di persone a loro care ormai scomparse.
Cos’è Solaris, e cosa sta accadendo in quella stazione?
"[...] Ma rassegnarsi a essere un orologio misurante lo scorrere del tempo, alternativamente rotto e riparato e nel cui meccanismo, appena messo in moto dal costruttore, cominciavano a scorrere disperazione e amore? Accettare di essere una sorta di carillon meccanico che, a regolari intervalli, scandiva un tormento reso sempre più irrisorio dal suo continuo ripetersi? Un conto era ripercorrere l'esistenza umana, cosa in fondo accettabile, e un conto ripeterla come una tiritera suonata fino alla nausea da un ubriaco che infila sempre nuove monetine nella pianola meccanica."