Oryx e Crake
Editore
Recensione della Redazione QLibri
L'ultimo degli uomini
Intelligentemente ripubblicato da Ponte alle Grazie in tempi di pandemia “Oryx e Crake” non è altro che “L’ultimo degli uomini”, pubblicato dalla stessa casa editrice nel 2003. Il motivo è chiaro: diversi aspetti riguardanti il virus e la pandemia descritti in questa storia ricordano moltissimo quella che ci stiamo ritrovando a vivere ormai da due anni. Devo dire che, prima di informarmi riguardo alla data di prima edizione di questo romanzo, ho pensato che la Atwood avesse voluto cavalcare l’onda del momento presentandoci cose che ci sono ormai familiari; quando ho scoperto che la scrittrice le aveva invece pensate quasi venti anni fa, sono rimasto piacevolmente sorpreso. Soprattutto nella parte finale del romanzo, infatti, quando si chiariscono le dinamiche che hanno portato allo scoppio della pandemia nella storia narrata, ho pensato: “vabbè, ci sta proprio sbattendo in faccia quello che vediamo e sentiamo tutti i giorni durante i telegiornali, alla Atwood piace vincere facile.”.
E invece… la cara scrittrice ci ha visto (purtroppo) molto lungo.
Ora, senza andare a scomodare mostri sacri («Atwood meglio di Orwell» tuona il The New Yorker), è evidente quanto la scrittrice canadese sia una delle migliori in circolazione al giorno d’oggi, una di quelle che meglio interpreta quello che secondo me è il mantra della letteratura moderna: trasmetti un messaggio intrattenendo; temi importanti devono avere come veicolo vicende coinvolgenti. Ora, c’è da dirlo, in questo romanzo i temi che emergono non vengono sviluppati con la potenza che ci si aspetterebbe considerando lo scomodo paragone con Orwell, ma è percepibile quanto la Atwood si metta una spanna sopra ad altri autori che si limitano all’intrattenimento e a nulla più: tiene in sospeso come loro, coinvolge come loro, ma è chiaro che la storia narrata ha più di queste semplici ambizioni, supportate da uno stile impeccabile.
Riguardo alla storia, ha diversi risvolti originali - spaventosamente vicini a noi - sebbene segua le linee e le idee narrative classiche dei post-apocalittici; ma come ben sappiamo inventare una storia che sia del tutto originale al giorno d’oggi è pressoché impossibile, quantomeno la Atwood lo fa bene. Fattore da non dimenticare, la prima pubblicazione di questo romanzo risale quasi a vent’anni fa, quando il genere non era stato sfruttato tanto quanto lo è oggi.
Il nostro protagonista è Snowman, classico ultimo degli uomini che si arrabatta per sopravvivere; uomo che divide una terra ormai desolata con una strana tribù: i Craker. Grazie a una struttura narrativa ben congegnata, riusciremo a districarci tra il presente e gli eventi passati che hanno portato Snowman- o meglio Jimmy - e gli esseri umani verso la loro spaventosa fine. Primo romanzo di una trilogia, devo dire che ha suscitato la mia curiosità e la voglia di leggere il resto.
P.S. Però non toccatemi Orwell… marchette maledette.
“Ora beveva da solo, la sera, un brutto segno. Non avrebbe dovuto farlo, lo deprimeva e basta, ma doveva smorzare il dolore. Il dolore di cosa? Il dolore della carne viva delle ferite, delle membrane danneggiate nei punti in cui si era scagliato contro la Grande Indifferenza dell’Universo. La bocca di un grosso squalo, l'universo. File e file di denti affilati come rasoi.”