Metro 2033
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Recensione della Redazione QLibri
Mosca come non l'avete mai vista!
"A chi avrebbe dovuto credere? Ma soprattutto, in cosa? Nel Grande verme, il dio cannibale dalla forma di un treno elettrico, che popolava di esseri viventi la terra brulla e inaridita; in Geova, il dio iracondo e geloso oppure nel suo vanitoso opposto, Satana; nel trionfo del comunismo in tutta la Metropolitana o nella supremazia degli uomini biondi con i nasi all'insù rispetto a quelli con i capelli ricci e la pelle scura? C'era qualcosa in Artyom che gli suggeriva che non vi erano differenza. Per l'uomo, ciascuna di queste confessioni rappresentava una stampella che lo manteneva in piedi. Quando Artyom era più giovane, il patrigno gli raccontava spesso della scimmia che aveva trovato un bastone da passeggio e che usandolo era diventata uomo. Questa storia lo faceva molto ridere.
Dopo averlo trovato, l'intelligente macaco non lo aveva più lasciato andare, perchè si era accorto che senza non sarebbe mai riuscito a stare dritto. Lo stesso succedeva per l'uomo: senza la fede, la vita si sarebbe trasformata in una galleria vuota, abbandonata."
Ero un po' indecisa su come iniziare questa recensione; poi mi sono ricordata di questo passo che mi ero segnata mentre leggevo e ho deciso che era abbastanza di "impatto" per cominciare.
Bello bello bello! Ecco cosa penso di questo romanzo.
Partiamo dall'ambientazione: uno scenario apocalittico in superficie, in una Mosca annientata dai bombardamenti; e il tentativo di sopravvivere e ricreare una civiltà nel sottosuolo, nell'enorme reticolato formato dalla metropolitana. L'autore ha ideato un mondo intricato e complesso, pieno di misteri e di persone ancora troppo cattive e ignoranti per capire il vero valore che la vita umana ha: ecco allora che ci troviamo davanti a nazisti convinti, incontriamo fanatici religiosi, popolazioni cannibali, comunisti vecchio stampo. Insomma, persone che non rispettano altre persone solo per poter difendere i propri ideali; come se il disastro provocato in superficie non fosse bastato a gettare le basi di un nuova era, basata solo e soltanto sul rispetto nel prossimo.
Al di là di queste riflessioni completamente personali, il viaggio compiuto dal nostro protagonista (Artyom) non è solo una missione da compiere, ma un vero e proprio viaggio di crescita; molti gli spunti che lo scrittore ci offre per riflettere su temi come "perchè esistiamo", "chi ci ha creato", "cos'è la fede". E spunti anche su temi meno "religiosi", come la relatività delle cose. Artyom incontrerà diversi personaggi, buoni e cattivi; tutti lo aiuteranno, a modo loro.....a crescere.
Questo romanzo non è solo una bella storia, un'avvincente avventura nei meandri oscuri della Metropolitana di Mosca, ma è anche e soprattutto un viaggio in cui ogni lettore, assieme al protagonista, affronta le paure più recondite i quesiti più impensabili. Il tutto, alla scoperta di sé stessi.
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ANNO 2033: PESSIMA ANNATA
Pubblicato su Internet nel 2002 ( e tuttora gratuitamente leggibile nel sito ufficiale), il romanzo di Dmitry Glukhovsky venne successivamente pubblicato anche in edizione cartacea e alla sua stesura hanno partecipato centinaia di esperti che resero le descrizioni delle gallerie e delle stazioni sotterranee più realistiche e credibili.
Diversi decenni prima dell'inizio del racconto infuriò una guerra nucleare che rase al suolo la popolazione di Mosca; questa dovette rifugiarsi nei sotterranei della città e passare lì il resto della loro esistenza nutrendosi di funghi che crescono senza bisogno di luce e di maiali. Ad Artyom venne affidata una missione di vitale importanza: raggiungere la Polis( stazione al centro dei sotterranei moscoviti) e comunicare che dalla superficie incombe una grandissima minaccia: i Tetri. E così Arytom sarà sottoposto ad estenuanti sfide per la sopravvivenza e lunghe camminate verso la meta.
La vita sotterranea è stata creata piuttosto bene da Glukhovsky e non mancano droga, puttane o associazioni come fascisti, comunisti e sette. I personaggi che accompagneranno Artyom durante la sua Odissea, invece, risultano sì ben caratterizzati, ma dopo aver giocato la loro breve parte, molti finiranno nel dimenticatoio e non verranno più ripresi, e la morte viene affrontata con poca maturità e drammaticità.
Il vero pezzo forte del romanzo sono senza dubbio i dialoghi, che danno un'idea chiara sulle personalità dei personaggi
In conclusione nelle oltre 750 pagine che compongono il romanzo Glukhovsky rischia spesso di annoiare il lettore per via di descrizioni ampie, a volte anche inutili, e capitoli molto lunghi( oltre 35 pagine ciascuno).
La lettura è consigliata a chi, come me, ha apprezzato l'omonimo e ispirato videogioco uscito per pc e XBox360.
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