Lui è tornato
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Hitler alla conquista della TV (non polacca)
“Lui è tornato” è un romanzo umoristico, costellato da frequenti devianze nella satira pura; scritto nel 2012 dal tedesco Timur Vermes, il libro ha riscosso un tale successo da essere stato adattato tre anni più tardi nel film omonimo.
Come suggeriscono titolo e copertina, questo romanzo ipotizza il ritorno di Adolf Hitler nella Germania dei giorni nostri; il dittatore si risveglia come da un lungo sonno in un prato incolto della capitale tedesca, senza alcun ricordo degli ultimi settant'anni, come se fosse stato trasportato per magia nel presente dal momento del suo suicidio.
La trama si sviluppa tra una serie interminabile di momenti esilaranti, con il Führer che è costretto dalla nuova situazione ad adattarsi alla realtà contemporanea, ben diversa da quella a cui era abituato. Eccolo quindi intento a scoprire incredibili invenzioni -dagli smartphone ai rasoi con un imprecisato numero di lame-, spesso travisando ciò che vede, come in queste riflessioni sugli abiti indossati da un paio di ragazzi:
«Il patrimonio genetico di questa famiglia non era assolutamente da sottovalutare; i due ragazzi indossavano i vestiti smessi dai fratelli che erano ancora più alti di loro: dei veri giganti. Camicie grandi come lenzuola, pantaloni incredibilmente larghi.»
Dopo un inizio incerto, il redivivo Hitler riesce a farsi assumere in una casa di produzione, che lo scambia per un talentuoso imitatore, ed ottiene in breve tempo un successo incredibile grazie ai suoi video virali su YouTube.
Genere e spunto narrativo possono ricordare forse “A volte ritorno” di John Niven dove anche Gesù cercava di ottenere un pubblico al quale trasmettere il suo messaggio grazie ad un programma televisivo, ma in questo romanzo ci troviamo di fronte a tematiche ben diverse. Innanzitutto, Vermes ha svolto un eccezionale lavoro di ricerca, grazie al quale la suggestione di leggere i pensieri reali di Hitler si mantiene sempre attiva; per contro gli altri personaggi sono purtroppo relegati a dei ruoli marginali o macchiettistici. Il Führer è il solo protagonista incontrastato, pronto ad elargire la sua opinione su qualsivoglia argomento, infatti il romanzo risulta strutturato al fine di trattare uno specifico tema in ogni capitolo.
Il peculiare POV influenza ovviamente anche lo stile del testo, dove non mancano delle espressioni e dei termini d'altri tempi; uno dei molti esempi lo si può trovare in questo pensiero che Hitler elabora mentre scopre la frivolezza dei programmi TV della mattina:
«La situazione odierna doveva essere davvero terribile, se il popolo veniva esposto ai raggi di una musa leggera come l'elio già al mattino!»
Nella maggior parte dei casi però il dittatore non rinnega la modernità, anzi è desideroso di apprendere e fare nuove esperienze. Inoltre, le consuetudini contemporanee gli danno degli spunti su come le avrebbe potute sfruttare a suo tempo: guardando i notiziari televisivi, con annunci e pubblicità in sovrimpressione, ci dice che:
«D'un tratto, però, ebbi un'ispirazione: quella sorta di follia organizzata era un raffinato trucco propagandistico. Il popolo non deve scoraggiarsi nemmeno di fronte alle notizie più terribili [...] Approvai e annuii con forza. Con una simile tecnica, ai miei tempi, avrei potuto comunicare al popolo molti avvenimenti nefasti come fossero bagatelle.»
Purtroppo anche l'umorismo ha dei limiti, in questo particolare caso la maggior parte dei riferimenti alla politica tedesca contemporanea sono difficili da cogliere, e poco aiutano le note del traduttore. Inoltre sono presenti alcune scene nelle quali la comicità appare molto forzata, come quando Hitler parla direttamente al televisore
«-Non si può dire davvero che siano stati compiuti molti passi avanti-, dissi rivolto al giornalista [nel programma TV], con tono di rimprovero. Poi gli promisi che sarei ripassato più tardi per vedere se la situazione si era evoluta.»
«Rivolgendomi all'apparecchio, dissi forte che il posto giusto per quella masnada di falliti era il lager.»
si tratta di un apparecchio che lui conosce bene, come è possibile che pensi di poter comunicare con le persone nello schermo?
Per ribadire l'impegno di Vermes nella stesura di questo romanzo, basta dare un'occhiata alle sue note a fondo volume -che personalmente vi consiglio di leggere di volta in volta, dopo ogni capitolo. Anche qui l'autore non rinuncia alla sua vena satirica
«Il suo nome non era Stalin, ma si faceva chiamare così. Uccise una gran quantità di gente, ma in base ad alcuni principi. Il giudizio di Hitler su di lui: “Stalin è un bestia, ma per lo meno è di un certo livello”.»
ma al contempo fornisce al lettore delle informazioni storiche molto interessanti ed istruttive, che possono aiutare ad inquadrare in modo più oggettivo il personaggio dal lui scritto.
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PER NON DIMENTICARE
Inquietante romanzo direi distopico che ti trasporta in una realtà distorta che ha piegato le dinamiche fisiche del tempo permettendo al vecchio Hitler di risvegliarsi all'improvviso nel 2011 nella sua totale fierezza e nei suoi panni tradizionali, tanto da suscitare in tutte le persone in cui si imbatte un forte stupore per la evidente somiglianza all'originale. Dico inquietante non tanto per gli eventi che accadono di per se che non né crudi né a tinte forti da suscitare particolari reazioni, ma per il fatto che per quanto folle può essere l’idea, la possibilità che poi davvero un Hitler qualsiasi possa in qualche modo ritagliarsi un posto nella società mi inquieta e non poco. Sarà il periodo storico che sta vivendo l’Italia oggi che mi spaventa nel suo imbruttimento sociale e culturale, ma anche laddove il racconto paradossale di quanto il nostro Hitler dice e fa suscita per forza di cose delle risate, il riso è sempre amaro. Lo sfilare dei personaggi e il ripercorrere gli eventi storici grazie allo studio approfondito dell’autore, soprattutto nella parte finale delle note che ho trovato molto interessanti, fa tornare alla mente in ogni momento (non che lo avessi dimenticato) a cosa può arrivare l’odio e la violenza dell’essere umano e quanto pericoloso sia rimuovere dalla memoria il nostro recente passato storico europeo, inneggiando a sovranismi e nazionalismi fuori tempo. Ma senza voler troppo divergere dal tema, devo dire che è sicuramente un libro riuscito, un’idea folle ma centrata, a tratti effettivamente molto divertente, soprattutto la prima parte dove abbiamo un Hitler che si risveglia in questo mondo che non riconosce e cerca di ricollegare quello che vede all’ordine da lui costituito; chiaramente le cose che dice e che fa sono cosi fuori contesto che le persone che incontra pensano che la sua al contrario sia una forte critica a quel nazionalsocialismo e al suo operato; certo è che anche se per la sola voglia di ironizzare, io mi sarei tenuta ben lontana a salutare il mio capo con Mein Fuhrer. L’approccio che ha con il mondo di internet è illuminante, perché capisce immediatamente la potenzialità dello strumento e quanto sarebbe potuto essergli stato utile nelle sue campagne mediatiche; ed ecco qui nuovamente l’inquietudine che torna perché ti trovi a riflettere effettivamente su quanto i social ed internet in generale contino oggi nello spostare le opinioni e addirittura votazioni politiche.
Provare ad incorniciare i vecchi discorsi hitleriani all’interno di una commedia contemporanea fatta di sketch comici è un tentativo ardito e forse un po’ forzato, ma l’autore a mio modo di vedere ha voluto mettere in evidenza una continuità di alcuni filoni di pensiero e di alcune dinamiche che, anche se in contesti storici diversi e con evoluzioni differenti, operano allo stesso modo; tutti quelli che noi amiamo definire oggi, probabilmente erroneamente, “populismi” hanno tutti una stessa origine e una stessa base di comportamento e concettuale: “un esercito di milioni di disoccupati incolleriti è il presupposto ideale per il successo di ogni partito radicale – e il mio, per fortuna, lo era più di ogni altro” oppure “un oratore che parlava al cuore del popolo. Allora era proprio la gente semplice, modesta, che mi dimostrava la sua simpatia..” E l’inquietudine cresce ancora perché è effettivamente così, per cui sperando che la storia non si ripeti, questo romanzo credo abbia un po’ lo scopo di accendere le coscienze e far drizzare le antenne, anche se in un modo scanzonato, per fare in modo che quello che è successo non succeda mai più.
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Interessante anche se non del tutto riuscito
Per apprezzare appieno questo libro bisognerebbe aver letto almeno Mein Kampf: nell’immaginare Hitler ai giorni nostri, Vermes non si limita infatti agli spunti umoristici offerti dall’anacronismo, ma cerca di inserire un dittatore quanto più possibile aderente a quello reale – incluse le fissazioni in materia di alimentazione e di cura del corpo - nella realtà contemporanea. Il Führer che ne esce ha il più possibile i caratteri della figura storica: facendolo parlare in prima persona, lo scrittore ne ripropone la metodica pazzia, quel suo autonominarsi infallibile uomo della Provvidenza per la gloria della razza germanica, fine per il quale qualsiasi mezzo è lecito. Assistiamo in questa maniera alla replica, seppur limitata (per ora?) al mondo dello spettacolo televisivo, della resistibile ascesa di un fanatico – per lui sarebbe un complimento – capace di sfruttare utili idioti, complici più o meno involontari e, soprattutto, chi è convinto di poterlo usare, utilizzando le risapute tattiche dell’attacco preventivo oppure del ripiegamento per la ripartenza in contropiede. Una simile struttura fa sì che i capitoli più divertenti del libro siano i primi, quando lo spaesato Hitler deve arrangiarsi in una Berlino che non gli appartiene, mentre nel prosieguo della vicenda, in parallelo alla presa delle misure riguardo alla modernità, gli aspetti psicologici e sociologici finiscono per prendere il sopravvento, tanto che le trovate che dovrebbero alleggerire l’atmosfera non sempre raggiungono la compiutezza necessaria, come, ad esempio, nell’episodio del rasoio da barba. La difficile combinazione dell’elemento narrativo con quello metastorico (diciamo così) riduce la godibilità del romanzo anche senza contare i riferimenti alla politica interna tedesca di cinque anni fa (l’anno del ‘risveglio’ è il 2011): oltre che di qualche passaggio fuori fuoco – si veda il capitolo su Monaco - la dettagliata ricostruzione soffre qua e là di una certa macchinosa freddezza. A meno che non si tratti di un effetto voluto, visto che Hitler racconta le sue peripezie dal proprio punto di vista: come annotato nelle lunghe e spesso brillanti note al termine del volume (quasi un quinto del totale), l’uomo tendeva a una rigida ampollosità burocratica negli scritti ufficiali in contrasto con la brutale secchezza – resa con bella efficacia – dei deliranti discorsi-fiume. In ogni caso, solo a una lettura superficiale il personaggio ricreato da Vermes può suscitare simpatia: laddove si ignori quanto esplicitato nelle suddette note, la banalità e le strizzate d’occhio al pensiero comune su molti temi sensibili dell’attualità non riescono a nascondere i troppi orrori che fanno loro compagnia.
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E' tornato affinché nessuno dimentichi...
Osservate la copertina, è la prima cosa che mi ha incuriosito: credo che Lui sia una delle poche persone riconoscibili con pochi centimetri di inchiostro nero su sfondo bianco.
E' innegabile dunque che Lui abbia lasciato un segno troppo forte nella memoria di tutti noi che difficilmente potrà essere cancellato, anche per chi come me ha avuto la fortuna di nascere diversi anni dopo la sua scomparsa.
Ed è forse anche per questo che tra tanti "Lui" che sarebbero potuti risorgere dal passato, l'autore abbia scelto proprio Lui.
E fa quasi pena vederlo girovagare per le strade della sua città, Berlino, completamente spaesato, incredulo dinanzi alla metamorfosi subita dal suo popolo e alla scomparsa dei solidi princìpi che aveva inculcato con tanta fermezza.
Geniale anche la sua trasformazione: il dittatore violento e feroce che risorge e conquista progressivamente una nuova popolarità come cabarettista, fa sorridere ora, in contrapposizione alle tante lacrime che ha fatto versare durante la sua prima vita, quella reale.
Peccato per il finale: diventa noioso, il sarcasmo e l'ironia che dominano i primi capitoli si affievoliscono verso la conclusione e gli ultimi discorsi del Fuhrer possono essere compresi in pieno ed apprezzati solo da veri cultori della storia tedesca, considerati i numerosi riferimenti alla politica di allora e di oggi che nemmeno la ricca appendice 'lo sapevate che...' a fine libro può illustrare in modo efficace.
La frase:
Devo dire però che quei due stanno meravigliosamente bene insieme e quando si guardano negli occhi so che tra diciannove, vent'anni verranno fuori alcuni robusti granatieri: materiale genetico perfetto per le SS e più tardi per il partito.
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Il ritorno di un incubo, sessantasei anni dopo
Estate 2011.
Adolf Hitler si risveglia in uno di quei campi incolti e abbandonati a loro stessi che sono parte integrante dell'odierna Berlino e ritrova una Germania completamente diversa da quella su cui tiranneggiava negli anni Trenta del secolo passato: la guerra ha lasciato il posto alla pace, i suoi uomini e sua moglie Eva sembrano essersi volatilizzati e muove i propri passi con anatomica fatica in una nazione che non è più la sua. Trovato da un edicolante, viene etichettato immediatamente come un magnifico imitatore del Fuhrer che fu e si apre così una inedita carriera televisiva per il protagonista, capace in breve tempo di raggiungere picchi incredibili di popolarità e consensi fra la gente. Sebbene sia davvero l'ex dittatore e i suoi discorsi siano gli stessi del 1933, tutti lo acclamano e si complimentano con lui per la sua straordinaria capacità comica. Pian piano, l'obiettivo della (nuova) scalata politica al governo tedesco diventa sempre più realistico e concreto, almeno sino a quando un assurdo paradosso potrebbe compromettere tutte le sue fatiche.
Siamo di fronte a un variegato mix di fantapolitica e distopia al servizio del lettore medio la cui prima reazione, però, non può che essere fra lo smarrito e lo stranito. Perché l’intera trama è basata su una premessa surreale da accettare così com'è, ossia il risveglio di Hitler nella Germania contemporanea. Per davvero.
E, mentre il paese è cambiato sotto ogni aspetto, lui non è cambiato. Ed è tornato. Di nuovo, per davvero.
Appare sin da subito evidente l'intento dell'autore di evidenziare la voragine esistenziale in cui una nazione rischi di cadere nel bel mezzo di una crisi multisettoriale, con particolare accento sull'aspetto ideologico quando afferma che '...le masse brutali, povere, c'erano ancora. Dovevo solo risvegliarle.'.
Infatti, è anche grazie all'ottusità e alla stereotipizzazione della classe media (implicitamente disprezzata nel romanzo) che il redivivo Hitler, come nel lontano passato, riesce in una fulminea quanto inaspettata scalata al successo: persino i media televisivi e Web lo acclamano, anche perché nessuno, ovviamente, può pensare che si tratti del vero tiranno risorto. Un tiranno presentato in maniera impeccabile e assolutamente equilibrato fra lo statico personaggio storico e la dinamica figura romanzesca.
Nella necessità autorale di raccontare una storia da denuncia ricolma di tracotanza e aggressività, il Fuhrer riesce anche a esprimere qualcosa di importante e costruttivo nella frase '...non dobbiamo guardare al passato lamentandoci, bensì dobbiamo farlo per imparare'. Parole che rispecchiano il messaggio di fondo che Vermes vuole lasciarci in eredità una volta che terminiamo l'ultima pagina e chiudiamo il testo.
Lettura pienamente consigliata, affinché le macchie del passato siano di lezione per il presente e non intacchino affatto il futuro.
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Lui è tornato? faceva bene a stare dov'era!
Controverso il libro in questione! A me non è piaciuto.... se togliesse il titolo potrei benissimo pensare ad uno scritto sull'attività politica di Beppe Grillo contro la politica sprecona, la casta e la democrazia in generale!
L'obbiettivo di leggere la storia di oggi attraverso gli occhi del grande dittatore è fallita alla luce della complessità dell'avventura e, anche quando si cerca di salire il crinale della commedia forzando i temi del contrapposto, si finisce per non riuscire neanche a fare una smorfia!
Ho comprato il libro perché il tema mi interessava, lo ripongo deluso!
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Memoria corta
Hitler è tornato, si risveglia ai giorni nostri in un campo abbandonato a Berlino.
Dopo l'iniziale straniamento comincia a studiare ciò che lo attornia rimuginando su come tornare al potere. Non tarda a capire che oggi come allora la comunicazione è l'arma vincente, impossibile quindi non pensare alla tv e ai beoti (leggi potenziali elettori) che prendono per oro colato ciò che essa vomita quotidianamente.
Vermes mimetizza da commedia un romanzo che sotto la superficie più disimpegnata mostra invece uno spaccato sociale preoccupante, dove la memoria storica è puramente accessoria e un ometto buono giusto per il cabaret può influenzare le masse.
Si ride amaro mentre la società odierna viene sbeffeggiata con elegante ironia, tra le righe si intravede una Germania ancora una volta incapace di vedere il male avanzare, camuffato subdolamente da panacea per tutti i problemi, tra cui quello del "diverso" è sempre buon capro espiatorio, perfetto per ottenere consensi.
A parte qualche passaggio un po' veloce il romanzo piace nella sua vena critica verso un mondo che di fatto non cambia mai e incappa sempre negli stessi tragici errori.
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Er ist wieder da
Berlino, 2011.
Un uomo si risveglia frastornato in un cortile: è Adolf Hitler.
Una premessa alquanto bizzarra per uno dei romanzi più divertenti che abbia mai letto di recente.
Hitler comincia la sua nuova vita nella Germania di oggi. E' lui il narratore, seguiamo quindi passo dopo passo i suoi pensieri e le sue riflessioni.
Gran parte della comicità del libro scaturisce infatti dall'incredulità con la quale Hitler vede il nostro mondo di oggi: le tecnologie, la società tedesca multietnica, la politica. Altro elemento che personalmente ho trovato divertente sono le "maniere" del Furher, esageratamente antiquate e la sua "ingenuità": non dimentichiamo che è passato dall'essere il comandante del Terzo Reich allo status di presunto "imitatore" da un giorno all'altro. E' convinto che tutti, anche quando lo prendono chiaramente per i fondelli, in realtà si stiano comportando con grande rispetto e delicatezza nel timore della sua figura.
Hitler, nella sua nuova veste (che lui ovviamente non si è scelto) di imitatatore di se stesso diventerà ben presto una star della televisione tedesca, strumento che non disdegnerà poichè a suo modo di vedere potrà farlo tornare alla ribalta politica tedesca.
Lui infatti non è diverso. Vuole il potere, vuole continuare a dare atto ai suoi piani. E' ancora il mostro che tutti abbiamo conosciuto sui libri di storia.
Tuttavia in televisione gli è concesso dire tutto: le sue ideologie malate per il pubblico non sono altro che una caricatura.
Ma nessuno ha fatto i conti con la sua immutata capacità persuasiva sulle masse...
La cosa che ho apprezzato maggiormente di "Lui è tornato", è la sua capacità di farti ridere e di inquietarti nello stesso momento. La comicità infatti sta solo nelle situazioni equivoche nelle quali si ritrova un dittatore di 70 anni fa proiettato in un mondo non suo. Ma l'uomo in sé, non può non terrorizzare ancora oggi.
Timur Vermes ha fatto un lavoro incredibile, sia a livello di documentazione che a livello di immedesimazione nella scrittura. Sembra davvero di entrare nella testa di Hitler: leggere per credere!
Interessanti anche le ampie note in appendice con le quali, capitolo per capitolo, l'autore fa luce su alcuni riferimenti storici e/o soprattutto giustifica il perchè in un certo punto "Hitler avrebbe davvero ragionato così", documentando con citazioni delle sue opere o con dichiarazioni fatte in discorsi o incontri ufficiali.
Consigliatissimo.
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Il risveglio del Furer!!!
Adolf Hitler, una delle figure più studiata, criticata e discussa del secolo scorso, viene catapultata nella "sua" Nazione 66 anni dopo quella che noi comuni lettori di storia credevamo fosse la sua fine..ma che in realtà, la penna di Vermes trasforma in una sorta di "primo tempo" e dopo questo lungo intervallo, eccolo in una Berlino radicalmente cambiata "invasa" da mille razze ed etine, con novità grosse, a cominciare dalla stazza della donna (...e dico donna, per il Furer è una cosa da infarto!!!) che ora governa l'impero Tedesco..hemm..la democratica Repubblica tedesca!!! =)
Un libro piacevole e raffinato, con l'idea di principio originale e trattata in maniera ironica, anzi, a tratti direi esilarante. il continuo giocare sugli equivoci creati dalla mente di Hitler, proiettata ad una egemonia tedesca sul mondo e la Berlino contemporanea che vede in questo straordinario sosia del "folle" condottiero nazista un comico ed imitatore di prima classe sono da sbellicarsi.
Mi piace però soffermarmi sulla preparazione dello scrittore, che vede il romanzo un altro modo di approcciarsi a questa figura storica che, raccontata in prima persona, fa capire alcune delle manie e sfacettature del dittatore più famoso della storia contemporanea.
Mi piace il suo modo scrivere anche se, non conoscendo perfettamente la storia tedesca degli ultimi anni se non a grandi linee dai giornali, alcune battute o "beccate" non le ho capite fino in fondo (anche se ad onor del vero, a fine libro ci sono delle pagine che esplicitano ogni rifermento storico e personale ma, credo che la trama del libro perderebbe leggendole man mano..), ho apprezzato inoltre gli spunti di riflessione sul cambiamento drastico avvenuto in questo ultimo mezzo secolo, molte volte letteratura e cinematografia abbiamo visto "risorgere" personaggi di passati remoti: medioevo, rinascimento..ma questo Hitler riproposto negli anni 2000 è completamente fuori da ogni spazio e tempo, la tecnologia, la multi-etnicità l'informazione..quante cose sono progredite (o regredite) rispetto al secolo scorso!!!
Non ho trovato il libro veloce nella lettura, alcuni rimandi alla Germania naziasta sono lenti e privi di ritmo e già da metà libro il lettore inizia a chiedersi come possa finire questo "nuovo" Hitler, una redenzione? Una nuova guerra? Un internamento in un ospedale psichiatrico?
Ecco..il finale mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca ma, è solo un personalissimo giudizio!
Per il resto, questo libro, caso editoriale dell'anno in Germania, mi ha fatto divertire, riflettere ed imparare alcune nozioni storiche di una Germania che non conoscevo!
PS per gli amanti della grafica e design di copertine (discussione fatta con alcuni Qamici ne "I Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio de Giovanni), direi che questa copertina è molto ma, molto bella!!! Semplice e d'effetto!!! =)
Buona lettura!!