Lucky Starr e i pirati degli asteroidi
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Non all'altezza
La seconda indagine di Lucky Starr ingolosisce fin dal titolo, ma forse proprio per questo lascia alla fine più di una punta di delusione. Si tratta sì di intrattenimento leggero ma comunque di discreto livello grazie al ritmo narrativo asimoviano caratterizzato da un dialogo sempre brillante, ma a un certo punto l’autore privilegia la trama gialla all’avventura e l’efficacia diminuisce: il rallentamento fa risaltare nella vicenda qualche snodo abbastanza grossolano da far presto capire dove si sta andando a parare. Nella prima metà del volume, il protagonista si va a ficcare da solo nelle grinfie dei corsari che taglieggiano chiunque transiti nella fascia asteroidale, scoprendo che sono con ogni probabilità foraggiati dai siriani (che non sono gli sfortunati sudditi di Assad, ma gli abitanti del sistema di Sirio). Nel frattempo, è costretto a sfidare a singolar tenzone un pirata grosso e cattivo come da manuale per poi incontrare un enigmatico eremita dello spazio: insomma, una serie di situazioni tipiche del genere e che hanno più di un richiamo alle peripezie marinaresche. Il ritorno su Cerere genera però un eccesso di chiacchiere con i paternalistici membri del Consiglio e il rentro in scena di Bigman, il Sancho Panza marziano che sarà pure simpatico, ma come personaggio è superfluo (incluso il ruolo di spalla comica). Il gioco a rimpiattino con le navi nemiche non riesce davvero ad appassionare anche perché, insolito per un’opera del Dottore, si segue con una certa fatica: i capitoli conclusivi riportano la narrazione a una dimensione più consona, ma la soddisfazione complessiva resta lontana dal grado raggiunto nella puntata precedente.