Lucky Starr e gli oceani di Venere
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Un piacevole intrattenimento
Benché sia del tutto campato per aria dal punto di vista scientifico (come si premura di sottolineare lo stesso Asimov nella nota introduttiva), il terzo romanzo dedicato a Lucky Starr riprende quota a livello narrativo rispetto all’episodio che narra la caccia ai pirati degli asteroidi, sfoggiando una di quelle storie a incastri, care al Dottore, che mischiano all’invenzione fantascientifica il racconto giallo dai ben calibrati colpi di scena. Così al lettore nulla importa che su Venere non ci siano oceani, come si credeva agli inizi degli anni Cinquanta, e si tuffa volentieri sotto le onnipresenti alghe assieme al ranger dello spazio e al suo fido pard Bigman: tra città subacquee, sottomarini e la strana, a volte inquietante fauna locale, la storia vira da un caso di spionaggio industriale riguardante il lievito, prodotto principe venusiano, a un pericoloso intrigo basato sul controllo delle menti altrui. Asimov alterna i dialoghi fatti di lunghi botta e risposta, sua notoria specialità, all’immaginazione della società del secondo pianeta e alle scene di pura azione, come il lungo capitolo che vede Starr in tuta da sub tentare di eliminare l’insidia costituita dal mostruoso animale detto ‘toppa arancio’: il tono si mantiene leggero, si tratta pur sempre di libri destinati a un pubblico di adolescenti, ma si avverte il costante sforzo di costruire un lavoro credibile che possa per dipiù far da stimolo a qualche spunto di riflessione. A parte il pistolotto conclusivo che riepiloga il destino del dottor Turner – che un po’ ricorda quello di un Von Braun, tanto per fare un nome – l’intento pedagogico è mascherato con cura, così che il libro riesce a essere una lettura capace di divertire e appassionare anche gli adulti in cerca di un po’ di leggerezza: conoscendo il modo di procedere di Asimov si arriva forse al colpevole prima del suo effettivo disvelamento, ma è comunque un piacere seguire le peripezie e le deduzioni che finiscono per incastrarlo.