Le prime quindici vite di Harry August
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Tempo circolare
Ci si chiede spesso, sin dalla notte dei tempi, il perché e il senso della vita.
Forse bisognerebbe chiedersi, anche, il senso della morte; cosa porta il protagonista del romanzo a rivivere per così tante volte la propria vita nascendo lo stesso anno e nello stesso luogo? Un eterno, o quasi, ritorno in situazioni già vissute e per le quali si cerca una variante soggettivamente migliorativa.
Ci si domanda: “E’ un dono poter rivivere la propria esistenza per un certo numero di volte al fine di rendere migliori (o peggiori) gli eventi e di conseguenza il corso della storia che conosciamo? In relazione ai nostri ragionamenti logici il paradosso temporale è un ostacolo insormontabile; per quante volte avessimo l’opportunità di tornare indietro nel tempo non riusciremmo a cambiarne gli eventi a rischio dello stesso nostro essere. Un qualsiasi e impercettibile nostro gesto, pensiero, atto, decisione, potrebbe comportare un profondo cambiamento nelle vicissitudini future fino a sconvolgerne fatti, accadimenti, fortune o sfortune.
Di conseguenza non è possibile,almeno secondo le eleggi fisiche che conosciamo, poter cambiare gli eventi bensì avere la possibilità di modificare la propria esistenza affrontando periodi vitali totalmente differenti per noi ma che non hanno alcuna capacità di influenza sulla storia del resto del mondo.
La narrazione porta infatti a riflettere su cosa il protagonista affronta avendo avuto l’irreale opportunità di rivivere la propria vita; inoltre, cosa succede dopo la morte biologica? Le ipotesi, le filosofie, le religioni traboccano di soluzioni sulle quali si può far fede, cercare sottili elucubrazioni mentali o, semplicemente, non porsi il problema e continuare nel nostro cammino secondo le nostre visioni attenendosi scrupolosamente alla concezione del giusto da parte della moltitudine.
Un romanzo di evasione che può essere utile per la fantasia intrinseca della nostra mente…e chissà che non possa venir tradotta in realtà.
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“Le prime quindici vite di Harry August” è un romanzo che mescola diversi generi, dalla fantascienza al thriller, passando per un lavoro di ricerca ed un'accuratezza tipiche dello storico. Per molti aspetti, questo volume ricorda “Vita dopo vita” di Kate Atkinson, libro che mi aveva molto deluso lo scorso anno, ma le somiglianze si limitano allo spunto iniziale della trama perché, se quel romanzo era caratterizzato da una confusione generale, qui abbiamo una narrazione ed un sistema fantastico -collegato alle reincarnazioni e alle realtà alternative- chiari e comprensibili.
Come la cara Ursula, il protagonista di questo volume è imprigionato in un eterno ciclo di morte e rinascita, ma dopo le prime vite nelle quali lo stesso Harry deve raccapezzarsi di quanto gli succede, l'intero funzionamento di questo universo ci viene illustrato e, per la mia soddisfazione, risulta credibile: la ripetizione infinita non riguarda solo il protagonista, bensì l'intera umanità, ma solo alcuni individui chiamati kalachakra posso conservare i ricordi delle timeline precedenti, andando così ad alterare se vogliono il corso della loro vita o perfino della Storia.
Harry è ancora più speciale in quanto mnemonico, ovvero in grado di ricordare ogni dettaglio del suo passato nelle vite successive; ciò lo porterà ad essere preso di mira più volte dai servizi segreti, che intendono sfruttare le sue conoscenze per riscrivere la Storia a proprio vantaggio. A salvare in diverse occasioni Harry sarà invece il Cronus club, associazione segreta con lo scopo di aiutare i kalachakra, specialmente in giovane età, e di salvaguardare l'integrità della timeline storica.
Durante la sua undicesima morte, Harry riceve però una richiesta d'aiuto dal futuro, che lo porta a divenire lui stesso custode e salvatore dei Cronus club, minacciati da un personaggio misterioso deciso ad anticipare di decenni le scoperte scientifiche per poter sfruttare la tecnologia del presente già a metà Novecento.
Il fulcro di buona parte del romanzo è proprio lo scontro a distanza, ma in alcuni casi anche faccia a faccia, tra Harry e il suo antagonista: una lotta fatta di vendette ed inganni continui
«Il suo dispiacere era forse un po' eccessivo, un po' forzato? Forse, pensai, quando tutto fosse finito, ci saremmo potuti confrontare sulla qualità delle nostre rispettive menzogne.»
che nulla ha da invidiare ai duelli mentali tra Kira ed L, anzi per molti versi ricorda parecchio il rapporto di amicizia mescolata a rivalità che caratterizza il manga di Tsugumi ?ba, con il buono che deve nascondere in ogni modo un'informazione vitale al malvagio per potersi salvare.
«Sarei stato la nemesi di [SPOILER], e lui non mi avrebbe visto arrivare.»
Oltre ad una trama adrenalinica e ben strutturata, il romanzo può vantare dei personaggi incredibili, a cominciare dai già citati protagonisti rivali, ma l'autrice si sofferma a più riprese anche sugli altri kalachakra che incrociano la strada di Harry, così come sulla sua peculiare famiglia di origine; e sebbene la narrazione non segua in modo lineare le diverse vite
«Nella terza vita provai con Dio; nella quarta con la biologia. Alla quinta torneremo dopo, ma nella sesta vita [...]»
il lettore non rischia affatto di confondersi o di perdere il filo.
Altro punto di forza dello stile è la descrizione evocativa delle ambientazioni, come questa, della città di Leningrado:
«[...] la neve cominciava a sciogliersi e il bianco cedeva il passo a un perpetuo grigio-nero luccicante, via via che cinque mesi di sporcizia, fuliggine e polvere spuntavano da sotto i mucchi di neve cristallina [...] le masse di neve restavano, isolandosi come monumenti all'inverno che se ne andava.»
Grazie ai molti spostamenti del protagonista in giro per il globo, possiamo godere di queste incredibili atmosfere, che denotano ancora una volta quanto lavoro di ricerca ci sia dietro questo romanzo: per gli eventi storici, per le location, per le invenzioni e le scoperte dell'ultimo secolo.
Particolare della narrazione in prima persona è il rivolgersi di Harry ad uno spettatore che compare solo a tratti
«C'è un momento in cui la brughiera prende vita. Vorrei che la vedessi, ma per qualche motivo nelle nostre passeggiate in campagna abbiamo sempre perso quelle poche, preziose ore di rivelazione. [...] Non hai mai visto la brughiera in quelle prime ore dopo la pioggia, in cui tutto è viola e giallo e odora di terra nera e grassa.»
ma che rivela infine la sua identità nel commovente epilogo.