Narrativa straniera Fantascienza L'ultimo degli uomini
 

L'ultimo degli uomini L'ultimo degli uomini

L'ultimo degli uomini

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La terra è sconvolta da una catastrofe planetaria, in cui si muove un unico sopravvissuto. A fargli compagnia ci sono alcuni esseri apparentemente umani ma creati artificialmente. Come si è giunti a tutto questo? Ce lo narra il protagonista, l'ultimo degli uomini, attraverso il racconto della sua vita che coincide con il processo di distruzione del pianeta e della razza umana. Un romanzo che, mentre porta in scena un intenso e archetipico rapporto d'amore e di amicizia tra due uomini e una donna, sferra attacchi violenti contro quella scienza che rinuncia a una visione umana del mondo, che dimentica e annulla l'esigenza più profonda, e quindi inestirpabile, dell'umanità: la spiritualità in tutte le sue molteplici espressioni.



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L'ultimo degli uomini 2018-11-28 17:19:51 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    28 Novembre, 2018
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I nuovi umani

Primo capitolo della trilogia MaddAddam, “Oryx and Crake” ovvero “L’ultimo degli uomini”, ci presenta “Uomo delle Nevi” che un tempo era Jimmy, un bravo bambino che aveva dovuto fare i conti con quel biglietto lasciato dalla madre a lui e al padre che si erano così trovati a vivere nel Recinto lontano dalle Plebopoli, un uomo, ancora, che aveva assistito ai fanatismi, allo sviluppo inarrestabile di una tecnologia fagocitante, un uomo che poi si era riscoperto ultimo. Ultimo della sua specie, ultimo di un mondo colpito da una grave epidemia che aveva mietuto i suoi simili lasciandolo solo, avvolto in un lenzuolo, e circondato da terra, acqua, polvere, cieli, memorie, ricordi e solitudine. E adesso ad egli non resta altro che vivere nell’incertezza di un domani che è vertigine e sensazione di cadere, accompagnato dai tanti pensieri e frammenti di un trascorso che non può tornare e da quella persistente domanda che cerca le ragioni del perché e del per come tutto questo sia potuto avvenire. Come si può, cioè, essere giunti allo sterminio della razza umana? Cosa lo ha determinato?
Sin dalle prime battute Margaret Atwoood trasmette al suo lettore un grande senso di inquietudine a cui si somma una visione fortemente sfiduciata e pessimistica verso quella propensione per lo sviluppo, il progresso e la ricerca scientifica che ormai è diventata quotidianità. Questo perché al progresso si annette e connette quella tendenza all’autodistruzione che è propria della cecità umana che tende a estremizzare ai massimi livelli i risultati raggiunti. Ovviamente l’autrice mira a provocare la riflessione nel lettore e per questo all’aspetto prettamente narrativo tende a portare alle massime conseguenze lo scenario che descrive. Uomo delle Nevi, in questo contesto, assume la veste di colui che detiene il sapere nel senso che riveste il ruolo di colui che è custode di una razza migliore che potrà rinascere dalle ceneri della precedente per ergersi e portarsi ad un livello superiore. Questa nuova razza che nasce all’interno di un laboratorio e che è priva di malizia, ironia, secondi fini e cattiveria perché ingenua e di indole pacifica, buona, viene guidata nel suo percorso di crescita e di erudizione da un nuovo credo creato appositamente per questo fine. Eppure, qualcosa non va come programmato. Potere e malizia tramite l’arte nelle sue forme più rudimentali, paradossalmente, si riaffacciano in questa nuova epoca e costringono Uomo delle Nevi, custode di questi ricreati alieni, a dover fronteggiare un qualcosa di mai debellato.
Molte, sono ancora, le tematiche trattate in questo scritto. Si passa dal problema della sovrappopolazione, alla tecnologia, all’ingegneria genetica con tutti i suoi aspetti e corollari, all’ambiente, allo sfruttamento minorile, allo sfruttamento indiscriminato e senza freni delle varie risorse a molto molto altro ancora.
Il tutto attraverso una narrazione astuta, intelligente, che ben alterna presente e passato, ricordi e fatti attuali. Un volume con cui riflettere e interrogarsi nonché ancora fortemente attuale.

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L'ultimo degli uomini 2018-05-28 04:54:25 68
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68 Opinione inserita da 68    28 Mag, 2018
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Futuro agghiacciante di un passato cancellato

Ora zero, un uomo solo e curvo avvolto in un lenzuolo sosta al limite degli alberi, il suo nome è “ uomo delle nevi “, l’ ultimo rimasto, in una terra vuota, solo acqua, sabbia, cielo, alberi e frammenti del passato.
Anni ed anni di invidia, fanatismo, malafede, bioforme ostili, armi di ogni genere, troppi hardware e software, eppure c’era stato un passato in cui uomo delle nevi si chiamava Jimmy.
Era un bravo bambino, allora, fino a quando sua madre se ne era andata lasciando uno scarno biglietto e da allora lui e suo padre avevano dovuto tirare avanti, abitando nel Recinto, lontani dalle Plebopoli.
E poi c’ era Crake, amico d’ infanzia che allora si chiamava Glenn, e da subito
trasudava saggezza e potenziale ( ma quale potenziale?) e Oryx, così amabile ed amorevole, una bimba venduta dalla madre e strappata ad un amore insostituibile.
Come tutto questo è potuto finire e perché? Le parole sostituite da altro, il genere umano distrutto, oggi uomo delle nevi è una specie di naufrago senza futuro ed in attesa di niente.
Incamminatosi in un viaggio dall’ esito incerto pensa e ripensa e non sa cosa sia peggio, un passato che non può riconquistare o un presente che se guardato troppo da vicino lo distruggera’. Poi c’ è il futuro, pura vertigine.
Un tempo era colto, termine oggi senza speranza. Dove sono finite tutte le cose che credeva di sapere? Gli rimangono solo sogni e ricordi, circondato da creature geneticamente modificate, ibridi ignari ed addomesticati, che vivono di sedazione emozionale e pulsioni ferine, senza passato, senza una storia.
Figli di Crake, gattinci, calupi, proporci, ecco il risultato di quello che è stato, esperimenti di biogenetica e mutazioni.
Questo l’ esito di un unico vasto esperimento incontrollato ed il risultato di millenni di storture evidenti, di gigantismo legato al consumo delle riserve alimentari con la successiva inevitabile estinzione, esaurite tutte le sostanze nutritive disponibili. Gli stessi errori reiterati, un’ umanità che ha barattato il profitto a breve termine con la sofferenza a lungo termine.
Ma come si può vivere in un luogo in cui le esecuzioni sono state le proprie tragedie e la pornografia la propria storia d’ amore? Come si può interagire in mezzo ai craker, individui perfetti dotati solo di bellezza e docilità?
Eppure uomo delle nevi non può tollerare di essere niente, ha bisogno di essere ascoltato, ma cosa si può’ spiegare e capire o che cosa resta del passato?
Quando una civiltà è ridotta in cenere e polvere l’ arte è tutto ciò’ che rimane. Immagini, parole, musica e tutte le strutture fantasiose determinate dal pensiero umano, e lui è il solo a saperlo e a ricordarlo.
Questo “ L’ ultimo degli uomini “, un incubo ai confini ed oltre ogni realtà immaginata in una società spezzata e spazzata dall’ azzeramento ed annientamento della propria essenza, autofagocitatasi, un mondo defunto dove pensieri e parole hanno smarrito senso e contenuto ( riferimento alla contemporaneità?).
Nuovi alieni per una nuova epoca, da educare, indirizzare, istruire, ed a uomo delle nevi, forse l’ ultimo rimasto, guida e custode dei nuovi venuti, non resta che essere quello che è, un inventore e narratore di storie ed un giocoliere delle parole, mentre vaga alla ricerca di indizi, rimembrando un passato sepolto, ricercando tracce nella memoria, ripercorrendo quello che è stato, difendendosi per non soccombere.
I sogni, il pensiero, i desideri, ogni essenza sembrano scomparsi, annullati, cancellati in nome di altro e di un reale asettico, spogliato di qualsiasi imperfezione estetica e sottomesso ad un delirante ipersalutismo funzionale.
Quali le cause e di chi la colpa? La risposta è evidente, in fondo uomo delle nevi conosce bene tutta la storia…
Un romanzo con tracce de “ Il libro dell’ ancella “ e che riporta a “ La strada “ di Cormac McCarthy con una trama maggiormente asettica e robotica, un’ opera ingegneristica e cervellotica in una ambientazione fredda e lontana.
Inevitabile il pensiero ritorna a “ L’ assassino cieco “ e a “ L’ altra Grace “, romanzi di altro genere ed ambientazione, ma preferibili per espressione artistica, spessore dei personaggi, costruzione narrativa, sistema relazionale e, credo, apice letterario della scrittrice canadese.

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L'ultimo degli uomini 2017-04-28 10:43:20 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    28 Aprile, 2017
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Inquietante

E' il primo romanzo che leggo della Atwood e devo dire che lo stile mi ha colpito come certe sue invenzioni nella storia. Fondamentalmente emerge dal testo la sua sfiducia nella razza umana, nella scienza e nel progresso. E come darle torto? L'uomo non può che inseguire il suo impulso autodistruttivo e egoistico di morte.
In un certo senso, la storia potrebbe essere un tentativo di portare un intento a suo modo idealistico alle estreme conseguenze: creare una razza "umana" migliore che sostituisca quella attuale degenere e lasciare come sacerdote e custode di questa razza il migliore degli uomini, appunto l'ultimo degli uomini ovvero l'uomo delle nevi, come lui stesso si fa chiamare. Uomo delle nevi non per il colore della pelle o per lo Jeti ma per suggerire l'idea che anche lui si scioglierà un giorno come un pupazzo di neve al sole fino a scomparire dopo aver lasciato la nuova razza pronta a camminare sola.
L'ingegnere genetico Crake sostituisce dio per la nuova razza e Uomo delle nevi inventa una religione a uso e consumo dei nuovi uomini tenendo conto della loro limitata capacità speculativa.
La nuova razza (inventata in laboratorio) in effetti è ingenua, buona, non conosce la malizia e quindi l'ironia ma.... I bambini crescono, la malizia si apprende strada facendo così come le perversioni legate al potere. Primo indizio di questa malizia nascente è sempre l'arte. Uomo delle nevi tornando al campo dove sta questa razza di uomini nuovi di cui è il custode li trova ad adorare un pupazzo di lui stesso, una primitiva forma d'arte. Il romanzo è forse ancora più terribile della strada di Cormac. Il finale poi...con quelle parole "è tempo d'andare" che richiamano alla memoria "è tempo di morire" del film Blade Runner... Terribile ma davvero molto molto bello.

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La strada di Cormac
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L'ultimo degli uomini 2015-10-20 18:08:20 martaquick
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martaquick Opinione inserita da martaquick    20 Ottobre, 2015
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Oryx and Crake (e Jimmy)

L'ultimo degli uomini, titolo originale Oryx and Crake, racconta delle vicende di Uomo delle Nevi, ossia Jimmy, in un mondo dove le persone sono state sterminate da un epidemia. E' il primo libro della trilogia MaddAddam e io mi sono fermata a questo per il momento.
La storia incuriosice molto: chi è Uomo delle Nevi? chi sono i figli di Crake? Perchè sono morti tutti?
Le risposte ce le danno i continui flashback di Jimmy che ripercorre il suo passato e quello è successo prima del disastro.
In un epoca dove le masse sono divise in plebopoli sovrappopolate e recinti per i più ricchi e agiati, Jimmy che vive in uno di questi ultimi, diventa amico di Crake, un ragazzo particolare e molto intelligente e ci vengono raccontate le loro storie fino all'età adulta. Mentre Jimmy vive una vita piatta e senza grandi soddisfazioni, Crake coltiva la sua passione per la genetica e per la scienza.
Ad un certo punto compare il personaggio di Oryx, una donna enigmatica, ex prostituta, che aiuta Crake nei suoi progetti.
Non voglio andare oltre per non rivelare altro, dico solo che i temi trattati sono molti, non solo quelli ormai conosciuti del futuro e della tecnologia, ma si parla anche di problemi reali come sovrappopolazione, sfruttamento minorile e anche si coglie una critica verso l'ingegneria genetica e gli effetti provocati dalla presenza dell'uomo nel mondo come l'estinzione delle specie animali.
Il libro si rivela molto particolare per questo insieme di cose ed anche se ormai di libri distopici ce ne sono molti secondo me vale la pena leggerlo.

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