Il mondo sommerso
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Apocalisse esteriore ed interiore
Siamo nel XXII secolo. La Terra è sott'acqua e si è ridotta ad un'insieme di immense lagune e foreste tropicali infestati da iguana a causa di una catastrofe cosmica (delle tempeste solari) che ha innalzato vertiginosamente la temperatura del pianeta. Solo gli attici dei grattaceli (spesso hotel di lusso), che sorgono dalle acque putride, permettono ancora una qualche forma di vita domestica. Lì vivono i protagonisti di questo romanzo apocalittico e visionario. Su tutti, Robert Kerans, ufficiale medico e direttore di un laboratorio, e Beatrice Dahl, entrambi testimoni e vittime di un'apocalissi non solo naturale ma anche umana e psicologica. Si respira infatti decadenza ed involuzione interiore più si va avanti nella lettura. L'ultima parte ne è il coronamento, con Kerans che contrariamente a quanto affermerebbe la logica non si dirige a nord (verso l'unico avamposto ancora abitabile ai poli) ma verso sud, verso un'inferno che lui interpreta come salvazione.
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Il tempo sommerso
Poche comunità di uomini sono sopravvissute a un qualche disastro ambientale e si sono ritirate a vivere ai poli, il resto del mondo è ormai devastato dal cambiamento climatico, le città sono deserte e spesso sommerse dall’acqua mentre una vita primordiale, felci, iguane e alligatori invade il pianeta. A causa dei cambiamenti climatici l’equatore e le zone temperate sono diventate invivibili. Piogge torrenziali, temperature folli (65°C), un sole accecante attira con un segreto richiamo gli uomini verso il sud invivibile e verso morte certa. Solo alcuni scienziati, sono rimasti in una laguna situata in una zona più temperata per cercare resti di città sommerse e per studiare le nuove speci vegetali e animali nate da mutazioni a seguito delle tempeste solari e forse di qualche catastrofe nucleare. Ma il cambiamento più interessante riguarda proprio gli uomini del gruppo. Alcuni sono soggetti a una involuzione mentale, altri si sentono come attirati fuori della realtà e dal tempo in un mondo fatto di sogni ad occhi aperti, tutti vanno soggetti a una qualche forma di follia. Così forse si spiega la fuga del dottor Kerans e prima di lui di Hardman verso il sud invivibile con le sue piogge torrenziali, la giungla piena di rettili e il sole infuocato che pare più di una semplice stella, e diventa nel finale quasi una divinità, persi entrambi ognuno nel suo cammino verso sud come a voler toccare più da vicino il sole, subendo la stessa fascinazione di Icaro. Il sole li fa sentire attirati geograficamente verso sud e anche fuori da se stessi, diretti verso la propria fine e desiderosi di cancellare la razza umana e le sue tracce dando una mano alla giungla che avanza e al caos primordiale che sostituisce l’ordine delle città.
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Distopico è l'uomo
Un autore fuori dagli schemi come Ballard è amato o parimenti mal sopportato. Alcuni lo ritengono privo di senso, inutilmente provocatorio, esponente di un pessimismo superficiale. Dal mio punto di vista libri come “Il condominio”, “Crash” , “La mostra delle atrocità” e questo “Il mondo sommerso” sono esempio coerente di una filosofia dalla quale l'autore non si discosta e non vuole discostarsi. Egli utilizza un timbro non soltanto fantascientifico, ma che spazia tra l'horror, il sociologico, il disturbante. Nel mondo di Ballard l'uomo è in continuo conflitto con se stesso, immerso in una natura di volta in volta malata, collocato in situazioni estreme dalle quali non esce che attraverso la sofferenza fisica e psichica. In questo romanzo breve il mondo nel quale si svolgono i fatti è quello risultante da una serie di tempeste solari, che hanno riscaldato la terra provocando lo scioglimento dei ghiacci rendendo invivibile la maggior parte del pianeta. Lo scienziato Robert Kerans fa parte di una squadra di ricercatori, sotto la protezione del colonnello Riggs, con l'incarico di perlustrare quel che resta di intere città sommerse dalle acque in seguito a questa catastrofe. L'innalzamento delle acque a livello planetario ha creato dei paesaggi fantasmagorici, con fauna e flora costituita da alligatori, rettili vari, zanzare ecc.. che si crogiolano sui tetti di palazzi ormai in disfacimento, tra mangrovie, alberi tropicali, miasmi di palude malsani e terribili. L'atmosfera primordiale influisce sui sopravvissuti di questa civiltà ormai scomparsa: i personaggi sono psicopatici, malnutriti, contaminati dalle radiazioni. Molti sono preda di incubi e follia, dalla quale non rimarrà esente neppure Kerans, che tra la fuga inevitabile assieme ai pochi superstiti nelle aree abitabili sempre più ristrette, è attratto dalla prospettiva di inoltrarsi nelle foreste fangose sempre più bollenti. Un lucido suicidio, un fondersi con l'ineluttabile destino dell'intera razza, preferibile ad una sopravvivenza stentata e patologica. Tutti gli attori del testo, i militari, gli scienziati, la donna di classe, i razziatori seguono il loro inconscio trasformando il paesaggio reale in onirico, creando un moto collettivo auto distruttivo che infine privilegia l'irrazionale come unica via di uscita all'orrore della fine del mondo. Il caos e la morte infine prevarranno sul tutto. Un'analisi spietata ma, come premesso, coerente con la filosofia che pone l'uomo non al centro dell'universo, ma soggiogato da esso, preda degli eventi e vittima degli stessi. Impotente e costretto a camminare verso il baratro. Quindi in definitiva non è una questione di apprezzare o meno elementi stilistici e narrativi, bensì condividere o meno un'etica e una visione che si deve ammettere assai originale.