Il labirinto
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Il paese delle meraviglie di Thomas...
Per la prima volta mi sono innamorata di un libro del quale avevo già visto il film.
Non mi succede mai, bene o male ogni volta che vedo prima il film mi sciupo il libro e leggerlo spesso mi annoia o comunque faccio fatica.
Invece in questo caso mi sono immersa in un libro davvero ben scritto, che ti cattura parola per parola, nonostante sapessi già la storia, mi ha catturato un capitolo dopo l'altro con tanti colpi di scena, tante parti diverse dal film ed un modo di raccontare cosi avvincente e dettagliato che vale la pena leggerlo anche se si è già visto il film.
Al contrario di altri libri dispotici del momento come Hunger Games e Divergent, non ha un lato romantico molto sviluppato ma penso dovremmo aspettare i sequel per quello e si sente che l'autore è un uomo rispetto agli altri libri di cui dicevo sopra, perché più pratico, meno sognatore, ma comunque molto realistico nelle reazioni dei personaggi nonostante il lato futuristico e inventato della storia.
Appena finito mi sono immersa subito nel seguito e anche questo vi svelo non sta deludendo per niente.
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Serie Hunger Games
Seria Divergent
Serie The Giver
Misteri e incertezze.
Quando Thomas si risveglia nella “buca” si trova circondato da una cinquantina di ragazzi dall’aspetto trasandato e affaticato dal lavoro manuale, tutti uomini e di età diversa dai 12 anni in su oserebbe pensare e non ricorda altro che il suo nome. Ma perché tutti quei giovani si trovano nella raduna? Chi li ha portati in quel luogo e per quale finalità? Perché sono tutti uomini e in oltre due anni di reclusione nemmeno una ragazza è mai entrata a far parte del gruppo?
Queste sono solo alcune delle domande che Thomas non ha il tempo di chiedersi che un altro avvenimento sinistro si manifesta nelle vite dei giovani protagonisti: non solo la “botola” torna carica di un altro prigioniero ma questo è anche una donna portatrice di un misterioso messaggio!!
Nonostante il giovane non ricordi nulla sente con questa un forte legame, sa di averla già vista, ma non riesce a collocarla in alcun angolo della sua memoria. Si interroga inoltre su quest’ultima, non comprende quali siano stati i meccanismi adottati dai creatori per la cancellazione dei suoi ricordi, ad es. rammenta che esistono i cinema ma nello specifico non ha idea di come materialmente siano fatti. Vari sono gli avvenimenti che si susseguono, gli vengono spiegate le regole e viene a sapere che mai e poi mai dovrà entrare nel labirinto di notte quando le porte si saranno chiuse. Ogni mattina queste si riapriranno e i velocisti partiranno per un’altra giornata all’insegna della mappatura delle mura interne di questo per rientrare al calar del sole prima di rimanervi intrappolati. Ma anche in questo caso il giovane si sente attratto dal mondo dei velocisti, sa che egli è uno di loro e per quanto sia stato messo in guardia non riesce ad ignorare il bisogno di aiuto silenziosamente invocato dal capogruppo Alby ferito da un dolente e dal velocista Minho che cerca disperatamente di aiutare il compare ormai privo di sensi, tanto che senza indugi, si getta a capofitto nel luogo di perdizione prima che le porte siano completamente chiuse. Nessuno è mai riuscito a sopravvivere ad una notte con le feroci creature eppure i giovani ce la fanno e dopo varie peripezie Thomas viene nominato velocista. Newt il vice di Alby lo aiuta a riflettere sia sul suo legame con la giovane sia sul fatto che è palese che ormai tutto sta cambiando. Ma quali saranno i cambiamenti che si manifesteranno nella raduna? Quale sarà il mistero che si cela dietro il labirinto?
Il romanzo si presenta caratterizzato da paragrafi brevi e concisi, l’autore non perde tempo e riesce a creare suspence nel lettore che man mano è attratto dalla lettura e dall’enigma che si cela tra le pagine. I personaggi sono ben delineati seppur a tratti sommari (carattere ed aspetto fisico) per il fatto che nessuno di loro ricorda alcunché a parte il proprio nome. Unica perplessità si rispecchia nel linguaggio. Non ho niente da eccepire sul gergo usato dai radunai perché essendo giovani è normale che adottino soprannomi e quant’altro, apprezzo inoltre il fatto che l’autore non abbia usato “parolacce” (eccessive in troppe altre opere) ed abbia bensì fatto ricorso ad espressioni che ne fanno capire il senso tra le righe ma che non cadono nel volgare (ad es. “spoff” è il termine adottato per sostituire la parola m***a, o ancora “faccia da caspio” al posto di offese più pesanti) ma talvolta l’ho trovato farraginoso. Probabilmente questa è una pecca della traduzione, non lo metto in dubbio, ma è un vero peccato perché il libro ha davvero delle buone basi e spunti di evoluzione. E’ molto diverso da saghe quali “Hunger games” o “Divergent”, è ambientato in un luogo non collocabile, fuori dal mondo ed è privo di triangoli amorosi. Si incentra sulla ricerca di una via di fuga da quel luogo e sul gioco di squadra, sulla rivalità, sull’intelligenza per farvi fronte. Lo associo al massimo al primo capitolo di Hunger games che forse era delineato meglio ma che poi si perde nel secondo e terzo episodio della saga a causa delle paturnie mentali della protagonista. “Maze runner” non dà spazio alle futilità, è un colpo di scena dietro l’altro, nel suo piccolo è essenziale ma sa il fatto suo.
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Maze Runner 1
Ultimamente mi succede spesso di andare a vedere prima il film e poi in un secondo momento di leggere il libro.
A pochi giorni dalla visione del film al cinema ho deciso di leggere anche il testo.
Dopo aver letteralmente divorato la trilogia di Hunger Games ho voluto iniziare anche la lettura di questo testo, siccome la copertina decantava le doti dell’autore.
I protagonisti sono dei ragazzi che si ritrovano a loro insaputa rinchiusi nella Radura ed ai margini di questa c’è un labirinto enorme nel quale girano i Dolenti.
Il labirinto però ha una particolarità, ogni giorno si modifica per questo una parte degli abitanti di questa radura ha il compito di studiarne i cambiamenti di ogni singolo giorno.
Il protagonista principale è Thomas il quale anche se è uno degli ultimi capitati in questo posto metterà subito in mostra le sue grandi capacità.
Pochi giorni dopo l’arrivo di questo giovane arriverà alla Radura anche una ragazza, la prima in assoluto.
Tutto ciò porterà scalpore tra gli abitanti perché mai prima di allora era successa una cosa simile.
Lo stile tutto sommato non è male anche se talvolta il linguaggio non mi ha del tutto soddisfatta.
La storia nel complesso risulta interessante e complessa, ma le parole che talvolta vengono utilizzate dai ragazzi non mi hanno particolarmente colpito.
Darò una seconda possibilità continuando con la lettura del secondo capitolo, però purtroppo il buono che c’è nella trama a mio parere viene danneggiato dal linguaggio.
In confronto la trilogia di Hunger Games mi è piaciuta molto di più anche se in questo testo non mancano le scene di suspense.
Come dicevo prima ora mi cimenterò anche nella lettura del secondo capitolo per non buttare tutto all’aria, spero tanto che la storia mi faccia crescere la voglia di terminare questa trilogia.
Vi auguro una buona lettura!
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SPLOFF!
Sulla fortunata corrente dei young adult distopici esplosa dopo l'uscita di Hunger Games, adesso uno dei protagonisti in questo campo è James Dashner. L'autore decide di ambientare la storia per praticamente tutto il libro non in una società distopica, ma in un luogo fuori dal mondo. Ogni mese un ragazzo viene spedito in un posto a lui sconosciuto, e non ricorderà nulla del suo passato. Questo luogo è un enorme labirinto, mutevole e apparentemente senza via di uscita. La trama si basa sulla ricerca disperata del modo per uscire, sulla sopravvivenza e la difesa dalle creature tenebrose che si aggirano per le mura. James Dashner è molto bravo nell'attaccare il lettore alla pagine, il libro è molto avvincente e pieno di colpi di scena. Ricorda molto Hunger Games per questa sua caratteristica, ma non riesce a raggiungere i livelli dei libri della Collins per la caratterizzazione dei personaggi, sì abbiamo diversi tipi di ragazzi che lottano per la loro vita, ma il modo in cui viene esternato il loro carattere è fatto un po' superficialmente, spesso le reazioni emotive vengono descritte o troppo di fretta o in modo forzato, mi sembra che l'unico vero sforzo che Dashner abbia fatto sia quello di mettergli in bocca parole come sploff, caspio, pive e un'altra serie di vocaboli, in modo da dare un nuovo linguaggio ai ragazzi. Modi di dire di cui non vedo proprio il senso, credo che se ci si ritrovasse in un labirinto senza memoria a tutto si penserebbe fuorché a trovare termini inutili con cui comunicare.
Se non si è in cerca di un capolavoro la saga di Maze Runner è molto godibile, anche se il primo libro lascia in sospeso molte questioni.
Aggiungo che non è presente la classica prevedibile storia d'amore tipica di molti young adult, cosa che mi ha lasciato con molta soddisfazione a fine lettura!
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PERDERSI CHE E' UN PIACERE
Ho letto qualche recensione e ho preso in mano questo libro senza comprendere bene il guaio in cui mi stavo cacciando! Eh sì, perché quando inizi a leggere e non riesci a smettere è davvero un bel guaio (soprattutto quando devi andare in ufficio e invece vorresti restare nella Radura insieme agli altri).
Tutto inizia con una scatola scura e mobile: Thomas è lì dentro e tu sei lì con lui. All'improvviso ti trovi addosso gli occhi di tutti quei "CASPIO" di ragazzini della Radura che ti guardano con un misto di compassione e superiorità. Perché Thomas (e tu con lui) è l'ultimo arrivato, il fagiolino, il pivellino.
Lui deve ancora capire come funziona. Qual'è il proprio posto nella rigida comunità della Radura, ad esempio. Oppure cosa fanno quelli che partono la mattina correndo fuori dalle mura e ritornano a sera correndo prima che si chiudano le porte. E perché le porte si chiudono.
Ma soprattutto perché sono finiti lì? E perché sono tutti maschi?
Almeno finché non arriva l'Ultima. Non in ordine di tempo, ma proprio l'Ultima. Colei dopo la quale non arriverà più nessuno. E perché a Thomas sembra di conoscerla?
Un romanzo che ti tiene inchiodato lì, tra i muri del Labirinto a contorcerti le sinapsi nel tentativo di capire tutti i perché!
E va a finire che ti affezioni pure a 'sti caspio di ragazzini sperduti.
Dashner ha scritto davvero un gran bel romanzo, con un giusto mix di mistero e adrenalina, ironia e azione. Certo qualche difetto lo possiamo trovare: il personaggio di Teresa è abbastanza algido e il finale soffre un po' di una certa frettolosità; ma tutto sommato, essendo una trilogia, mi riservo di verificare se siano funzionali al resto della saga.
Per il resto, leggetelo e sperdetevi pure nel labirinto!
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A chi ama i romanzi distopici
”Se non hai fifa… non sei umano”
”Se non hai fifa… non sei umano”
“Il Labirinto” di Dashner James è sicuramente un libro adrenalinico che ben si presta alla trasposizione cinematografica (come infatti è avvenuto).
Thomas è in una “stanza che si muove”, non ricorda nulla fuorché il suo nome. E poi si ritrova in questa radura dove i ragazzi usano termini strani come pive, fagio e, soprattutto, sploff e caspio…
Thomas è confuso. Non sa e non si ricorda nulla e la sua mente è piena di domande che però non trovano immediata risposta.
La confusione di Thomas è andata di pari passo alla mia e man mano che lui scopriva qualcosa in più anche la mia mente si rischiarava.
Ho apprezzato l’espediente dello scrittore che non mi catapultato in un mondo distopico sommergendomi fin dall’inizio da una marea di informazioni ma, ma poiché Thomas non ricorda nulla, ho imparato le “regole del gioco” in modo graduale insieme al protagonista.
Lo stile è scorrevole e a parte un iniziale fastidio per l’uso di un linguaggio con termini non usuali, la lettura è stata molto piacevole e veloce.
Un difetto però l’ho trovato. I personaggi mi sono apparsi un po’ troppo piatti e vuoti. È ovvio che per quanto riguarda il protagonista, dal momento che la storia è raccontata interamente dal suo punto di vista, questo non è vero ed infatti ho scoperto che non solo è intelligente, ma anche coraggioso e altruista (e forse un po’ incosciente). Ma vogliamo parlare di Teresa? Dovrebbe essere fondamentale, no? Invece nulla, sembra anzi eccessivamente fredda. Si sa che c’è questo particolare collegamento fra i due ragazzi ma nulla in più sul carattere di lei (a parte che anche lei è molto intelligente come Thomas)
Tutto sommato posso soprassedere su questo difetto dato che è il primo libro di una trilogia e sicuramente il finale mi ha suscitato una forte curiosità di leggere anche il seguito.
Non vedo l’ora!!!
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CHE CASPIO DI LIBRO!
Un commento fuggevole di una ragazza sconosciuta e mi ritrovo tra le mani “Il labirinto”. Tutto quello che conosco del libro è che è il primo di una trilogia e che è un romanzo distopico, e non so bene neanche cosa voglia dire. Nient’altro, solo questo. E’ incredibile come certi libri ci arrivino seguendo strade inaspettate, ci siamo piaciuti subito e ci siamo voluti all’istante. Potessi incontrare di nuovo questa ragazza le darei un bacio in fronte, il libro è bellissimo!
L’ho letteralmente divorato, l’ho letto in bagno, nella vasca prima della doccia, all’università, a tavola, in palestra, ovunque. Dovevo sapere! Risolvere il mistero del Labirinto sembrava non solo una questione di vita o di morte per i protagonisti del libro, ma anche per me.
Mi sono ritrovata raggomitolata sul sedile del treno a mangiarmi le unghie, incitando silenziosamente i miei nuovi amici a correre, a nascondersi, a combattere, a sperare, a non mollare!
Sono uscita confusa dalla Scatola insieme a Thomas, ho dimenticato la mia età, la mia famiglia, il mio passato e mi sono immersa nella Radura, piena di parole da imparare, di routine da memorizzare e di domande senza risposta: Chi sono? Cosa ci faccio qui? Cos’è la Radura? Che misterioso significato ha il Labirinto? Sono buono, o sono cattivo?
Non ho più staccato gli occhi dal libro finché non sono riuscita ad ottenere almeno un po’ di spiegazioni.
E’ una sensazione fantastica e dolorosa sentirsi così risucchiata da un romanzo, sentire l’impazienza di leggere un’altra pagina e sapere che sono destinate a finire!!!Avere l’urgenza di andare avanti, e frenarsi per il bisogno di godersi ogni secondo rimasto, perché è troppo prezioso per lasciarlo andare via così velocemente. Sono queste le sensazioni che mi deve dare una bella storia, non so fare un’analisi del testo come si deve, ma so quando un libro mi ha appassionato e posso provare a spiegarvelo, nella speranza vi arrivi almeno un po’ del mio entusiasmo!
Con questa recensione un po’ confusionaria, spero di aver catturato la vostra attenzione su questo bel lavoro di Dashner, leggerò sicuramente il secondo, i miei amici non sono al sicuro, e sento il bisogno di raggiungerli di nuovo, per assicurarmi che se la cavino!
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IL LABIRINTO
IL LABIRINTO è il primo libro di una trilogia fantasy che per la sua impostazione molto realistica, potrebbe essere letta anche da chi non è amante di questo genere. Non siamo infatti in presenza di vampiri, nani o elfi, ma di una storia che ha per protagonista un gruppo di giovani ragazzi. Tutti si sono trovati inspiegabilmente “rinchiusi” in un grande spazio, chiamato “radura”, senza avere più ricordi della loro vita precedente. Da circa due anni infatti, ogni mese viene aggiunto un nuovo ragazzo, che diventa così parte di una comunità, organizzata come un vero paese, con diritti e doveri. Tutto scorre “normalmente” fino a quando arriverà Thomas, un ragazzo particolarmente intelligente, che aiuterà la comunità a capire molte cose. Gli è subito chiaro che la loro condizione è sicuramente il frutto di un esperimento o una sorta di divertimento che qualcuno sta mettendo in atto a loro discapito. Attorno alla “radura” è infatti presente un labirinto pieno di insidie, che nasconde forse la possibilità di uscire da quella situazione assurda.
Abitualmente nel genere fantasy le storie sono molto spesso complicate e richiedono una certa predisposizione ad accettare certe situazioni surreali, mentre in questo caso ho avuto l’impressione di leggere un libro d’avventura o un thriller in quanto la tecnica utilizzata dallo scrittore James Dashner, ricorda proprio questi generi.
Quello che non condivido è la scelta della copertina che raffigurato una specie di psicopatico che non rispecchia assolutamente il contenuto del libro. Mi sono andato a guardare la copertina del libro originale e devo dire che mi sembra molto più attinente.