I reietti dell'altro pianeta
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Un capolavoro
Ho conosciuto Ursula LeGuin attraverso la saga di Earthsea, che ho apprezzato, ma non in ogni sua parte. Poi ho scoperto che scriveva fantascienza e ho deciso di darle una possibilità con "La mano sinistra delle tenebre". Sono finita a cercare come una disperata ogni suo romanzo di SF, perché non riuscivo ad averne abbastanza.
Questo, I reietti dell'altro pianeta, è in assoluto un capolavoro.
La S.ra LeGuin è riuscita a creare uno straordinario trattato di sociologia sfruttando, invece che due continenti terrestri diversi, due pianeti, su ognuno dei quali la vita prende direzioni ben diverse, in uno perché prosegue un passato comune e noto a molti popoli, nostri ovviamente, nell'altro perché a un certo punto qualcuno si è stancato del procedere delle cose e ha deciso di cambiare completamente esistenza.
Ci ritroviamo quindi ad assistere al viaggio di scoperta di un abitante di Anarres, il pianeta dell'utopia, per andare ad incontrare i suoi simili residenti su Urras, il pianeta in cui tutto prosegue come sempre. E si rimane affascinati dall'incredibile ritratto che l'autrice traccia dell'animo umano, della sua diversa risposta a stimoli diversi, della strana ma comune corrente che li unisce e che ci fa capire che le utopie, anche le più estreme, devono sempre fare i conti con la natura umana stessa, e che purtroppo spesso non vincono.
Ci sono decine di frasi che vorrei citare, brani interi di una bellezza e profondità devastanti, ma mi limito a consigliare la lettura di questa meraviglia a chi ama la fantascienza psicologicamente impegnativa. E' un viaggio dentro e fuori dall'uomo, da affrontare lasciandosi cullare dalla corrente delle parole.