Futuro in trance Futuro in trance

Futuro in trance

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“Futuro in trance” è il nuovo romanzo di Walter Tevis, autore dell’indimenticabile “L’uomo che cadde sulla terra”. Anche qui ci troviamo di fronte a un capolavoro della fantascienza, narrato con quella sensibilità e quella tenerezza che sembrano le doti migliori di Tevis. Siamo di tre o quattro secoli nel futuro e l’umanità ha smarrito il senso del reale: le droghe, i sogni autistici, l’isolamento assoluto, sono diventati i feticci di un mondo di larve, che robot perfettissimi provvedono a oliare con malinconica efficienza. Ma niente è scontato, in Tevis: su questo sfondo così familiare ai lettori, prende vita l’avventura imprevedibile di tre individui: Bentley, l’uomo che vuole tornare a sentirsi uomo, Mary Lou, una ragazza fragile e coraggiosa, e Spofforth, l’onnipotente, crudele, innamorato robot Serie Nove. Con questo romanzo Walter Tevis ci ha dato una delle storie più belle e sorprendenti degli ultimi anni, nella quale tutti finiremo col rintracciare la “nostra” storia.



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Futuro in trance 2019-08-23 18:20:49 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    23 Agosto, 2019
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Solo il mimo canta al limitare del bosco

Quello di sopra è il titolo con il quale mi si è presentata questa storia: un titolo piuttosto intrigante e che trova il suo senso nelle pagine che ci si ritrova a leggere, pur mantenendo il suo criptico significato.
E' una Terra piuttosto strana, quella descritta dall'autore in questa storia: un luogo in cui tutto vuole apparire normale, in cui gli esseri umani conducono la stessa vita di sempre, ma la cui falsità si percepisce fin dal principio. Tutto è andato in malora, eppure si fa fatica a identificare le cause che hanno portato al decadimento; si fa fatica a "scovare il nemico". La terra si è trasformata in una sorta di macchina in cui tutto procede meccanicamente, riproducendo uno spettacolo che prova a simulare il calore della vita e dell'esperienza umana ma in realtà non riesce a celare la propria freddezza.
Walter Tevis riesce, col suo stile, a fare in modo che la storia continui a essere piuttosto piacevole nonostante i temi difficili che si ritrova ad affrontare: suicidio, soffocamento dei sentimenti, declino del genere umano.

Il racconto viene affidato a tre punti di vista diversi. Il primo è quello dell'automa Spofforth, spaventosamente simile a un essere umano nella sua versione più perfetta, sia fisicamente che intellettualmente. Il suo cervello è stato costruito sulla base di una delle menti più brillanti dell'epoca in cui è stato assemblato, ma di cui non è stato isolato ed eliminato quello che potremmo chiamare "inconscio". Spofforth non è una macchina fredda, che esegue semplicemente le sue mansioni; è un essere umano in tutto e per tutto, che tuttavia non è soggetto al decadimento e quindi alla morte. Nella sua lunghissima vita non è riuscito a trovarne un senso e più di ogni altra cosa brama la morte; una morte che gli viene tuttavia impedita dalla sua programmazione.
Il secondo e il terzo punto di vista sono quelli di due esseri umani, Paul e Mary Lou. Il primo è un uomo che ha riscoperto l'antica arte della lettura, ormai non più praticata da alcun essere umano e addirittura vietata dalla legge (ricorda un po' "Fahrenheit 451"). Gli esseri umani vengono allontanati da tutto quello che può far scaturire una riflessione, costretti ad abbandonarsi ai piaceri che derivano dalla continua assunzione di droghe, che tuttavia gli impediscono di vivere un'esistenza minimamente umana. Mary Lou è una donna che Paul incontrerà per le strade di New York; una donna dalla spiccata intelligenza alla quale insegnerà a leggere e con la quale scoprirà la bellezza di tutti i sentimenti che la società ha bandito, compreso il più grande di tutti: l'amore.
La riscoperta della loro umanità gli permetterà di incamminarsi lungo la strada della scoperta di sé stessi, ma anche della vera natura di quel mondo falso e degradato, che si avvia verso la sua rovinosa fine.

"E allora ho cominciato a sentire tutta l'enormità di quello che era cominciato nell'antichità tenebrosa degli alberi e delle caverne e delle pianure dell'Africa, l'umanità, scimmiesca ed eretta, che si diffondeva dovunque e costruiva i suoi primi idoli e poi le città. E la riduzione a una razza drogata, a un relitto, per colpa di una macchina rotta. Una minuscola parte di una macchina. E un robot sovrumano che non voleva tentare di ripararla."

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Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
1984 di George Orwell
Noi di Evgenij Zamjatin
Il mondo nuovo di Aldous Huxley
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Futuro in trance 2014-02-01 13:52:32 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    01 Febbraio, 2014
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Il robot malinconico

"Solo il mimo canta al limite del bosco"

Il libro ha un incipit bellissimo, veramente eccezionale con il robot serie 9 Spofforth, programmato per avere una sensibilità umana e una intelligenza superiore, che cerca il suicidio ma non può realizzare il suo desiderio perchè un comando glielo impedisce. Spofforth è fatto sullo stampo di un uomo in particolare ed è l'ultimo serie 9 rimasto. Gli altri sono impazziti o si sono suicidati. Lui è stato programmato in modo da non avere di questi inconvenienti. Il romanzo è scritto in forma di diario, parte da Spofforth, parte da Mary Loo parte da Bentley. Bentley è un professore che ha imparato da solo a leggere, attività ormai proibita in tutto il mondo e Mary Loo è la ragazza eccentrica di cui si innamorano gli altri due. Il libro descrive un mondo programmato per la distruzione dell'umanità e la disumanizzazione degli ultimi esemplari rimasti, la diseducazioni al pensiero, agli affetti, alle relazioni.
Contrapposta alla poca umanità degli uomini c'è la sconcertante umanità del robot, la cui malinconia e desiderio di morte rischia di causare l'estinzione della razza umana. La struttura a diario del romanzo può risultare un po' pesante ma ci sono idee bellissime in mezzo: i pensierobus ad es., autobus telepatici che comunicano con il passeggero scambiando pensieri gentili.

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L'uomo che cadde sulla terra
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