Forever
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Per. Niente. Ok.
“Forever” di Amy Engel è il primo romanzo di una duologia distopica, leggasi una delle decine di romance (spesso con triangolo amoroso annesso) a sfondo distopico che sono fioriti attorno al successo di “Hunger Games”.
Trovo sempre molto fastidioso incappare in questi romanzetti privi di spessore che vengono pubblicati unicamente in virtù della tendenza del momento, rovinando in questo caso un genere storicamente impegnato; potrei scrivere pagine e pagine sull’assurdità del mondo creato dalla Engel, ma mi limiterò a dire che negli USA l’unica città sopravvissuta all’armageddon riesce ad essere perfettamente autosufficiente con solo diecimila abitanti. Diecimila. Abitanti.
Sorvolando sull'ingannevole sinossi proposta dalla Newton Compton, sull’atroce copertina scelta dalla Newton Compton e sul titolo totalmente randomico affibbiato dalla Newton Compton, ci troviamo di fronte ad una trama prevedibile ed inconsistente: Ivy Westfall è una delle nipoti del fondatore della sopraccitata città-stato, Westfall (poco egomaniaco il nonnino, eh?), ed il suo destino è sposare il figlio dell’attuale presidente, per uccidere entrambi e far riconquistare il potere alla sua famiglia. Ovviamente Ivy non potrà mai portare a termine il suo obiettivo semplicemente perché Bishop Lattimer, ossia il promesso sposo dal nome ridicolo, è il personaggio più bucolico di cui abbia mai letto, oltre ad essere bello e conquistarsi così l'amore incondizionato della protagonista nell’arco di un paio di pagine.
Come se non bastassero trama, personaggi ed ambientazione pessimi, anche la narrazione in prima persona al presente lascia parecchio a desiderare, ma temo che parte della colpa sia da attribuirsi alla traduzione svogliata.
Sì, sono severa. Ma giusta.