Carve the Mark. Il destino divide
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E' il destino quel che divide?
Reduci da una possente battaglia con tanto di prigionieri e misteri al seguito, Akos e Cyra aprono le vicende di questo secondo capitolo della serie di “Carve the mark” alla volta di Ogra, il pianeta nazione che ospita i ribelli esuli shotet. Non sono soli in questo viaggio, a far loro compagnia non mancano Sifa e la cancelliera Isae nonché Rizek, Eijeh e tutti gli altri personaggi che abbiamo già conosciuto in precedenza. In particolare alcuni rapporti sono ormai giunti a un punto di rottura cosicché la guerra tra Thuve e Shotet è tanto inevitabile quanto imminente. E se a questo aggiungiamo che, Othyr, il pianeta più forte della nazione dell’Assemblea, ha deciso di limitare l’influenza degli oracoli e di privilegiare i propri interessi, le ragioni del conflitto bellico sono ancora più lampanti. Non mancano altri squilibri generati dal ritorno di Lazmet, il brutale e terribile dittatore. Nello scenario presentato si insinuano i due giovani protagonisti che sono alla ricerca del loro equilibrio, del loro spazio. Ma a cosa si è disposti a rinunciare per amore? E a quali compromessi si è disposti a scendere e ad accettare pur di conquistare quel che si desidera?
Seppur la lettura del primo capitolo si sia rivelata sinceramente piacevole, con questo secondo episodio ho nutrito molteplici riserve e perplessità. Molti sono stati a mio modesto giudizio gli elementi dissonanti, talvolta forzati e sfarzosi che l’autrice ha inserito. Immaginavo che la stessa avrebbe tramutato quello che poteva tranquillamente essere un romanzo singolo in una trilogia ma esattamente come nella saga di Divergent ho riscontrato un calo. La Roth, di fatto, nei secondi volumi, perde di charme, di verve per recuperarla, di poi, nell’ultimo e conclusivo capitolo.
Che dire, il libro si fa leggere, scorre veloce nonostante la complessità dei nomi e nonostante la difficoltà, talvolta, di seguire le linee guida della narrazione, ma convince soltanto in parte. Quella presente è una storia che, preme precisare, è sì ricca di colpi di scena ma che è anche intrisa di elementi tra loro talmente disarmonici da far stancare chi legge. A tratti risulta essere farraginoso. Lo stile e la penna dell’americana non risultano, infine, minimamente cresciuti rispetto al passato.