Addio Babilonia
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Alas, Babylon
Dopo “Cronache del dopobomba” di Philip K. Dick, eccomi qui a recensire il secondo romanzo post-atomico della mia lista che, tra le altre cose, sembra aver in certi tratti ispirato l’opera dickiana.
È molto interessante scoprire opere degne di nota che ormai sono anche difficili da reperire; “Addio Babilonia” di Pat Frank è sicuramente una tra queste, uscita per l’ultima volta per mezzo della collana fantascientifica di Mondadori, “Urania”, che secondo me nasconde più di una perla che vale la pena di considerare. “Addio Babilonia” è un romanzo ben scritto, curato, con uno stile piuttosto scorrevole; certo, non potrà vantare una profondità di contenuto invidiabile o dei personaggi caratterizzati in modo da restare indelebili nel cuore, ma è comunque una storia piacevole che si concentra sulla realizzazione di quella che era la paura principale del secondo dopoguerra: lo scoppio di una nuova guerra che non avrebbe lasciato scampo a nessuno, stavolta. È interessante come l’autore non lasci nulla al caso e dipinga una delle possibili pieghe che potrebbe prendere una parte della società umana, in seguito a un disastro di tal sorta.
Di cosa si farebbe scorta, se si sapesse di un disastro imminente? È incredibile e interessante vedere come le cose che diamo quasi per scontate (come acqua, sale, caffè) in un mondo disastrato acquisiscano un valore sproporzionato; lusso e necessità subiscono un brusco capovolgimento, e ci si potrebbe ritrovare a scambiare una Jaguar con nemmeno mezzo chilo di caffè o per qualche bottiglia di whisky. Solo il disastro e la tragedia può far luce su quello di cui abbiamo davvero bisogno e su quello che, invece, è superfluo?
“Addio, Babilonia” è ambientato a Fort Repose, una cittadina fluviale della Florida centrale, popolato da una comunità di persone in cui, bene o male, ci si conosce. Un abitante di questa cittadina, un certo Randy Braggs, un giorno riceve un messaggio da suo fratello Mark, che lavora per il governo. Il messaggio si conclude con la frase: “Ahi, Babilonia”. Sembrerebbe una cosa senza senso, ma non per Randy, che capisce immediatamente che la tensione tra Stati Uniti e Russia è ormai ai limiti e si prepara a scatenare la guerra più terribile che l’umanità abbia mai vissuto. Dunque, Randy si attiva per ricevere la famiglia di suo fratello, che non potrà più prendersi cura di loro perché incaricato di restare in una base governativa.
Un evento casuale sarà la goccia che farà traboccare il vaso, a dimostrazione di quanto l’equilibrio della pace possa essere instabile e di come la sopravvivenza dell’uomo sia appesa a un filo che può essere spezzato anche dall’errore dell’essere umano più insignificante. Un missile colpisce accidentalmente una base portuale, e questo darà inizio ai grappoli di bombe a idrogeno: una dopo l’altra le città americane più grandi e importanti spariranno, gettando l’umanità in una nuova, spaventosa realtà. Sarà interessante assistere allo spirito di adattamento dei protagonisti, che proveranno a ripartire e a preservare la vita della comunità anche in seguito a un evento che potrebbe simboleggiare la fine della razza umana.
Ma la razza umana è dura a morire.
“La natura sta realizzando la legge di Darwin sulla selezione naturale. L’ape difettosa, incapace di reggere al suo ambiente, viene respinta dalla natura prima della nascita. Credo che questo valga anche per l’uomo. Si dice che la natura sia crudele. Io non la penso così. La natura è giusta, addirittura misericordiosa. Per mezzo della selezione naturale, la natura cercherà di disfare ciò che l’uomo ha fatto.”