2001 Odissea nello spazio
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Capolavoro donato all'Umanità
Faccio una premessa, per me "2001 Odissea nello Spazio" è il più grandioso, meraviglioso, immenso, indimenticabile capolavoro (insieme a "Full Metal Jacket") che quel genio assoluto di Kubrick ha donato per sempre all'umanità.
Ogni immagine è un quadro, un distillato di perfezione e arte spinta al suo livello più alto.
Come tutti i film di Kubrick sono tratti da dei libri, più o meno conosciuti.
In questo caso il regista, impressionato da un piccolo racconto "la Sentinella" di Clarke, contatta l'autore e gli propone partendo dall'idea germinale del suo racconto, di scrivere a due mani la sceneggiatura e quindi il libro da cui appunto sarà poi tratto questo meraviglioso e unico film di fantascienza.
Ne ho due versioni di questo libro, che ha la magia di far rivivere le immagini del film attraverso lo scorrere delle pagine....si è rapiti nello spazio infinito, partendo nel preludio dall'essere primordiale, il primate che popolava il pianeta milioni di anni or sono.
Tutto ruoto intorno a questo enorme misterioso "Monolite" capace di donare conoscenza ed evoluzione a chi ne entra in contatto.
Il Monolite trasmetterà un messaggio verso Jupiter ed è proprio li che l'uomo del futuro indirizzerà la sua ricerca per finalmente cercare di comprendere del perchè del nostro passaggio in questa vita.
La ricerca di una qualche forma di intelligenza talmente evoluta che non può essere compresa dalle nostre capacità umane, se non appunto attraverso questo gigantesco, scuro, privo di luminescenza che è il Monolite.
Si racconta che il regista, per poter elaborare le impressionanti, allucinate immagini finali della pellicola si sia messo sotto effetti di sostanze stupefacenti.
La grandiosità del libro è che riesce in maniera fedele e perfetta a riportare sulla carta stampata le sensazione visive ed alterate che l'astronauta, proiettato in uno spazio sconosciuto dove sembra non esserci tempo, spazio, limiti umani, rinascerà a nuova vita, passando però attraverso tutti gli stadi della propria esistenza.
Il finale del libro e del film è forse una delle cose più enigmatiche che mai si siano create, aperto a qualunque interpretazione, come ogni opera d'arte ha un significato in base anche all'animo con cui ci poniamo di fronte.
La cosa più grandiosa del libro è il perfetto connubio delle immagini con le musiche immortali di Strauss, il ballo dei pianeti e delle navicelle spaziali, i tempi terribilmente lenti e monotoni in cui si muovono animali, uomini, stelle.....nel libro di certo non possiamo percepire le note sublimi di Strauss, ma possiamo avvertire il soave balletto degli astronauti mentre fluttuano tra lo spazio infinito e l'immensità del creato.
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The Shning (King)
Lolita (Nabokov)
Arancia Meccanica (Burgess)
Odissea 2.0
È impossibile recensire questo libro senza fare alcun riferimento al film di Kubrick, soprattutto perché nasce proprio da una richiesta del regista a Clarke e, infatti, venne sviluppato contemporaneamente come romanzo e come sceneggiatura.
Il romanzo fa parte del sottogenere della fantascienza definita “hard” o “tecnologica”, caratterizzata dall’enfasi posta per il dettaglio scientifico. La prosa di Clarke è molto descrittiva, abbondante di termini tecnici, ma è comunque capace di intrattenere anche il lettore non ferrato nel genere. Alcune di queste minuziose descrizioni ricordano quelle dei romanzi ottocenteschi, tuttavia non vi è rappresentata la ridente Verrières stendhaliana o il lago di Como manzoniano, ma il pianeta Saturno con i suoi “anelli”, composti da un numero pressoché infinito di cristalli.
“Dagli albori del tempo, grosso modo cento miliardi di esseri umani hanno camminato sul pianeta Terra. Orbene, è questo un numero interessante, in quanto, per una coincidenza bizzarra, esistono approssimativamente cento miliardi di stelle nel nostro universo locale, la Via Lattea. Così, per ogni uomo che abbia vissuto, in questo universo splende una stella.”
Così Clarke nella premessa vuole sottolineare il fine rapporto presente fra l’uomo e l’universo, tuttavia la storia narrata avrà inizio moltissimi anni prima della sua comparsa nel pianeta, in un’epoca difficile da immaginare anche solo nella linea del tempo, con un incipit piuttosto inusuale per un romanzo di fantascienza. Il primo capitolo si apre infatti 300 milioni di anni fa, nel continente Africano, dove era in corsa una lotta famelica e spietata per la sopravvivenza (leggi: evoluzione della specie). Tra le miriadi di animali è presente anche l’uomo-scimmia, prossimo all’estinzione per via delle sue debolezze che lo rendono succube delle leggi Darwiniane.
A cambiare il corso della storia (prima ancora che la Storia potesse esistere in quanto tale), come un primordiale e archetipico deus ex machina, compare un gigantesco monolito cristallino che, accortosi delle potenzialità delle scimmie, le aiuta a sfruttare le loro peculiarità e a compiere il primo passo per l’evoluzione che giungerà poi fino all’uomo.
Il racconto si sposta poi in un vicino futuro fantascientifico in cui l’uomo, stabilitosi anche sulla Luna, riscopre questo monolite dissotterrato nel satellite e, analizzatolo, ne scopre l’antichità e anche l’origine, legata probabilmente ad una forma di vita intelligente situata nei pressi di Saturno.
Per questo motivo viene spedita l’astronave Discovery, capitanata dal comandante David Bowman, e qui l’Odissea dell’intera umanità diventerà una vera e propria Odissea galattica: l’equipaggio sarà messo a dura prova non dalle divinità greche, capaci di alterare i venti e il mare, ma dallo spazio siderale, freddo e indifferente delle sorti umane, e anche dal super-computer HAL 9000, l’intelligenza artificiale capace di ribellarsi ai suoi programmatori e a sterminare l’equipaggio.
Grande merito di Clarke è anche quello di essersi immaginato i possibili pensieri di un uomo distante milioni di chilometri dal suo pianeta: ecco che l’umanità viene rimpicciolita ad un minuscolo tassello nell’Universo e con essa anche tutti i suoi numerosi problemi, tantoché persino i drammi di Ibsen e Shakespeare risultano ora “talmente remoti, o risolvibili così facilmente con un po’ di buonsenso”.
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Odissea evolutiva
A quanto pare ultimamente sono attratto dalle letture sulle quali sono basati grandissimi film. Stavolta è stato il turno di "2001: Odissea nello spazio" di Arhur C. Clarke, da cui è stato tratto l'omonimo film di Stanley Kubrik, giudicato capolavoro assoluto della storia del cinema ma che non ho ancora avuto il piacere di vedere. Preferisco di gran lunga leggere prima i libri.
A mio modesto parere, il libro può piacere o non piacere. Lo stile di Clarke non lesina termini scientifici (pur senza essere insostenibile), la qual cosa può far storcere il naso ai profani ma che certamente delizia i divoratori della letteratura fantascientifica. In alcuni tratti il libro è abbastanza lento, quasi sfiancante, salvo poi diventare avvincentissimo nei punti focali della storia. Non so quanto ci sia del libro nell'omonimo film, ma di sicuro le basi che pone l'opera di Clarke non sono pochi, anche per quanto riguarda la profondità di contenuti che pone le sue basi sull'evoluzione umana e su quello a cui potrà arrivare col progresso tecnologico e cognitivo.
L'odissea ha inizio agli albori della storia umana, quando gli uomini erano ancora nella fase embrionale del loro sviluppo mentale. Gli uomini-scimmia stanno morendo di fame, il cibo scarseggia e non hanno ancora imparato a cacciare. Eppure, non sembra che gli possano fare dei grossi passi avanti in tal senso, fin quando non appare un misterioso monolito che sembra ipnotizzarli e regalargli capacità che prima non sembravano avere. Da qui, si fa un balzo in avanti nell'evoluzione umana, arrivando al tempo in cui gli uomini hanno colonizzato la luna, la quale nasconde un segreto che può cambiare il futuro della razza umana, un futuro che punta dritto verso Saturno. Quella sarà la meta dell'astronave Discovery e del suo equipaggio, che comprende anche il supercomputer Hal 9000, avanzatissimo calcolatore che sarebbe perfettamente in grado di dirigere la missione in autonomia.
2001: Odissea nello spazio è un viaggio di scoperta, alla ricerca di altri abitanti delle stelle, altri esseri viventi che probabilmente hanno reso l'uomo quello che è. Esseri che possono donargli le capacità per fare un passo ulteriore nell'evoluzione.
"Non serbò alcun ricordo conscio di ciò che aveva veduto; ma quella notte, mentre sedeva rimuginando all'imboccatura del rifugio, le orecchie sintonizzate sui rumori del mondo circostante, sentì i primi lievi fremiti d'una nuova e potente emozione. Era una sensazione vaga e diffusa d'invidia... di insoddisfazione per la propria vita. Non aveva la benché minima idea di ciò che la causava, e tantomeno del modo di guarirla; ma lo scontento era entrato nell'anima sua, ed egli aveva mosso un piccolo passo verso l'umanità."
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La sentinella
Che rapporto c'è tra un libro e la sua trasposizione cinematografica? Molto spesso si sente dire che il libro è migliore del film. In certi casi può riportare la trama in modo piuttosto fedele, come "Il Signore degli Anelli" o la serie di Harry Potter. In altri, il film è diverso e può essere migliore, come in "Forrest Gump". Ma cosa accade quando il libro e il film crescono assieme? Questa domanda trova risposta in "2001 Odissea nello spazio". Il seme iniziale fu il racconto di Clarke, "La sentinella", da cui nacque l'idea per il film. L'autore e il regista Stanley Kubrick collaborarono sia alla sceneggiatura che alla stesura del romanzo, facendoli crescere in contemporanea. Il film, autentico capolavoro di arte visiva, viene in qualche modo completato dal libro.
Influenzata dal monolito di natura aliena, l'evoluzione dell'umanità riceve una spinta tale da farle raggiungere lo spazio interstellare. Lo stile è molto pulito e scorrevole e le descrizioni coinvolgenti. L'opera chiarisce molti punti oscuri e alcuni passaggi decisamente criptici del film, facendolo, a mio avviso, apprezzare maggiormente.