Narrativa straniera Classici Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza
 

Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza

Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza

Letteratura straniera

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Il libro di Miguel de Unamuno è unico nel suo genere: all'esegesi della storia di Don Chisciotte e Sancio Panza, infatti, intreccia e associa interpretazione storica e filologia, critica e speculazione, rilanciando gli argomenti di Cervantes ed estremizzandoli in una continua sfida. Don Chisciotte rappresenta la suprema incarnazione dell'idealismo umano, la cui meta, perseguita con coraggio e abnegazione, è piuttosto un miraggio che un luogo concreto. L'approccio di Unamuno è lirico e a tratti mistico, e al pensiero razionale si affiancano citazioni da Ignazio di Loyola o da Teresa d'Avila.



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Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza 2017-10-01 08:15:18 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    01 Ottobre, 2017
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Lasciami sognare per sempre

Questo testo è un commento al Don Chisciotte di Cervantes, un commento ironico e sottile. Le gesta del nostro eroe vengono paragonate a quelle di Teresa d'Avila e soprattutto di S. Ignazio di Loyola. S. Ignazio e don Chisciotte sono infatti molto simili per gusti, aspirazioni (iniziali) amore per il poema cavalleresco, desiderio di imprese eroiche, carattere focoso,eccetera... Solo che poi le strade dei due eroi divergono drasticamente. S. Ignazio sostituisce la fama con la fame (digiuni e penitenze), la gloria con il servizio, e Dulcinea con la croce. I primi capitoli sono molto brillanti e l'accostamento dei due eroi smaschera le ambizioni umanissime e l'idealismo misero del nostro eroe. Immaginavo che il libro continuasse così. Invece, poi Unamuno rivaluta il povero eroe. Infatti, Unamuno è così disgustato dalla realtà e dall'ignobile buon senso e dal pragmatismo meschino dei suoi seguaci, che qualsiasi folle sognatore è per lui un eroe poco da meno di un santo. Infatti, se è vero che esiste una scala di eroismo e di idealismo e anche di follia, e se è vero che la follia della croce è al primo posto, e che Cristo con tutta la follia e la fantasia possibili, certamente non aveva il bell'aspetto di Dulcinea, è anche vero che staccarsi dalla realtà è comunque un atto di eroismo. Il testo diventa un'apologia del sogno.
Unamuno non so se sia religioso, probabilmente lo è come il suo Manuel Bueno, cioè in modo tutto suo. E' così certo dell'irrealtà del reale, da dover cercare altrove la sua realtà. Da lì gli viene la fede, dalla mancanza di fede in ciò che tocca e vede. Afferma infatti che noi potremmo essere sogni di Dio, il Sognatore.
"La vita è sogno!E' forse un sogno, Dio mio, anche questo Universo di cui tu sei coscienza eterna e infinita? E' forse un tuo sogno? Non è che tu ci stai sognando?Siamo un sogno, un sogno tuo, noi sognatori di vita? ....Non sarà mica la bontà sintomo della veglia nell'oscurità del sogno?E' mille volte meglio fare del bene piuttosto che indagare sul tuo sogno e su quello nostro sondando l'Universo e la vita.
....perchè anche nei sogni non si perde il far bene.
Invece d'indagare se quelli che ci appaiono terribili e minacciosi siano mulini o giganti, attacchiamoli seguendo la voce del cuore, giacchè ogni slancio generoso trascende il sogno della vita."

Il testo termina avvicinando ulteriormente le due figure che all'inizio sembravano ridicolmente distanti. Del resto anche se S. Ignazio da morto ha fatto molti miracoli e don Chisciotte nessuno, è anche vero che il più grande dei santi (Giovanni Battista), nemmeno lui ha fatto miracoli. E è anche vero che Don Chisciotte ha fatto il miracolo di convertire il pragmatico realista Sancho ai suoi sogni e alla sua follia.
"Solo colui che mette alla prova l'assurdo è capace di conquistare l'impossibile".
Bella l'immagine finale del sogno come la fiammella che illumina le tenebre e si spegne finchè non si riaccenderà per sempre. In effetti se la "realtà" è sogno anche lo spazio-tempo non è che la gabbia che contiene morte e vita e che si attacca a Dio infinito e coscienza dell'Universo.
Il testo si conclude con una citazione dell'Iliade:
"A regnar, fortuna, andiamo; non mi svegliar se dormo, e se è verità non mi addormentare."

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