Narrativa straniera Classici Venere in pelliccia
 

Venere in pelliccia Venere in pelliccia

Venere in pelliccia

Letteratura straniera

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In Venere in pelliccia si racconta la relazione del giovane aristocratico galiziano Severin con Wanda Dunajew, una nobildonna vedova, ricca e bella. Con lei, antesignana di tanti personaggi femminili della letteratura decadente, il protagonista sottoscrive un vero e proprio contratto: sarà il suo schiavo, con il nome di Gregor, e lei la sua dea, con potere di vita e di morte purché, ispirandosi alla Venere allo specchio di Tiziano, indossi una pelliccia. Pubblicato nel 1870, Venere in pelliccia è un romanzo pervaso da forti toni autobiografici che non va però letto come un "diario", perché assai accentuato è l'aspetto di letterarietà: Sacher-Masoch fonde infatti gli elementi più tipici della cultura germanica, dal mito romantico dell'innamoramento per un'opera d'arte al tema faustiano del patto con una forza infernale, fino alla contrapposizione tra civilizzazione decadente e natura primigenia.



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Venere in pelliccia 2016-03-24 20:56:09 Portoro
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Portoro Opinione inserita da Portoro    24 Marzo, 2016
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Dal film al romanzo

Ieri ho visto "La Vénus à la fourrure" di Polanski. Un'occasione per ripensare al classico di Sacher-Masoch e a un intero apparato di riferimenti - non tanto clinici quanto culturali: "Il freddo e il crudele" di Gilles Deleuze, per esempio, che definisce la relazione fra sessualità e Legge (la figura del Padre); ma anche questo film bellissimo.
Il pretesto narrativo è l'audizione per una piece su "Venere in Pelliccia". C'è un teatro e due soli personaggi: Thomas, il regista snervato da un'intera giornata di prove, e l'ultima candidata al ruolo di Wanda. La Seigner, sontuosa, è divisa in una schizofrenia fra lo stereotipo dell'attrice sgallettata e il rigore della virago erudita, che polemizza col testo di Sacher-Masoch e col regista stesso. Sembra incarnare, di fatto, la Venere crudele del romanzo, e bastano poche battute per comprenderlo: dopo le schermaglie iniziali, col racconto del rocambolesco viaggio in metropolitana, e con voluti strafalcioni per fuorviare Thomas (il tipico intellettuale frustrato), la donna tira fuori una voce gelida e imperiosa - e il regista si ritrova così, suo malgrado, nei panni di Severin. Ma non era questo il suo inconscio desiderio? Nel film, il gioco scoperto della finzione si avvale (anche) di una certa magia sonora. Quando i due fingono di bere il caffè, si avverte in lontananza il tintinnio dei cucchiaini, il vibrare in mano della tazzina; quando mimano la stipula del contratto, si ode flebile il fruscio della carta. L'incanto della rappresentazione - tout court - è nella fluidità dei ruoli fra vita e Teatro, e delle identità personali che si riveleranno intercambiabili. Per Wanda, non a caso, il rapporto fra la Venere e Severin è ambivalente e, a ben guardare, il dominato (che induce all'accordo scritto, che implora abusi, castighi, umiliazioni) è il vero dominatore, che riduce la donna a oggetto "strumentale": è la sofferenza fisica a rendere possibile l'eccitazione sessuale di Severin. Allo stesso tempo, nell'infatuazione di Wanda per il greco Papadopulos, si cela l'omosessualità latente dello schiavo, che ambisce a una sorta di virilità per interposta persona.
La Seigner è una sprovveduta che banalizza Sacher-Masoch in un porno psicologico, o una baccante del femminismo pronta a fare a pezzi Dioniso?
Consiglio il film e, naturalmente, il romanzo.

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Venere in pelliccia 2014-07-24 09:49:53 mia77
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mia77 Opinione inserita da mia77    24 Luglio, 2014
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Venere in pelliccia di Leopold Von Sacher Masoch

Romanzo-simbolo, che ha teorizzato il masochismo (dal cognome dell’autore: Masoch), dove l’amato non si limita a struggersi per amore, ma vuole che la sua “padrona” gli infligga umiliazioni e pene fisiche sempre più estreme. Siamo di fronte a una vittima che cerca un carnefice, dove la vittima stessa, confessa di poter amare solo colei che lo dominerà senza pietà. Il masochista ha bisogno di formare il proprio carnefice, persuadendolo a “firmare un contratto” e assumendo un ruolo da educatore nei suoi confronti. La protagonista femminile è una Venere (simbolo della dea dell’amore, alla quale il protagonista mostra fedeltà e devozione); la pelliccia, invece, diventa metafora della tirannia, della crudeltà e dell’infedeltà della “padrona”. Nelle occasioni in cui la Venere è cattiva con lui e gli infligge delle pene, deve indossare la pelliccia, per sublimare il suo desiderio di essere comandato. Sicuramente si tratta di un romanzo-limite, per quanto riguarda i suoi contenuti, ma istruttivo per capire i fondamenti di questa “patologia”. Per arricchire le mie conoscenze in questo campo, non mi resta che leggere qualcosa del marchese De Sade, per iniziare a comprendere anche l’altra perversione di base. Nel romanzo si coglie anche una critica al cristianesimo, colpevole, secondo l’autore, di aver introdotto i concetti del peccato, della punizione, della perdita della felicità.
Lo consiglio a chi non è prevenuto e vuole approfondire la conoscenza delle perversioni sessuali.
Alcune frasi o espressioni significative
“…i miei principi sono assolutamente pagani, io voglio vivere la mia vita fino in fondo. Rinuncio al vostro ipocrita rispetto, preferisco essere felice”;
“Non essere mai troppo sicuro della donna che ami, perché la natura femminile cela più pericoli di quanto tu non creda”;
“In un futuro in cui la forza bruta non conterà più nulla e lo spirito sarà tutto, la donna dominerà e l’uomo sarà il suo schiavo”;
“Io cerco il piacere perché non credo nella felicità. Io sono troppo razionale per abbandonarmi a illusioni”;
“Avverto il desiderio crudele di vederti tremare come una foglia, di vederti torcere sotto la mia frusta, voglio sentirti gemere e guaire. Mi chiederai grazia e io continuerò a frustarti senza pietà, fino a farti perdere i sensi”.

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