Una vita
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Fantasticherie
Nato dall’unione di un padre appartenente alla piccola nobiltà e di una madre borghese, discepolo di Flaubert che lo educò allo stile ma non riuscì a conoscere i suoi successi letterari se non l’esordio di “Palla di sego”, Maupassant fu un autore prolifico, contestato e acclamato. Scomparso poco più che quarantenne dopo una vita segnata da eccessi e malattia, concentrò la produzione dei suoi romanzi nell’arco di un decennio esaurendo la sua forza vitale.
Ha lasciato ampia traccia del suo pensiero estetico chiarendo la sua non appartenenza ad alcuna categoria :
«Non credo al naturalismo più che al realismo o al romanticismo [...] Cerchiamo di essere originali,
qualsiasi siano le caratteristiche del nostro talento [...] La reale potenza letteraria, il talento, il genio
sono nell'interpretazione. La cosa passa attraverso lo scrittore.» (Maupassant a Paul Alexis, 17 gennaio 1877)
Il suo primo romanzo fa proprio intravedere il talento rappresentando semplicemente un’esistenza che non fa altro che portarci all’ ”umile verità” del sottotitolo: “ La vita, sapete, non è mai così bella o così brutta come la si crede”. Questa lapidaria frase viene pronunciata da uno spirito semplice e pragmatico, Rosalie, sorella di balia nonché serva personale e infine redentrice della protagonista. Ha il potere di siglare una storia che si pensava giunta ad un triste e scontato epilogo e che riapre, invece, le prospettive del reale. L’autore ha infatti questo intento, illudere il lettore con un’apparenza di realtà che riesca oltremodo a superare la stessa: ecco perché Jeanne è così vicina anche al lettore contemporaneo. Il romanzo ne rappresenta la vita.
Normandia – ‘800 francese – tramonto lento dei ceti sociali, declino di una nobiltà che trascina le sue esistenze vivendo di rendita. Jeanne, come Guy, è figlia di questa decadente nobiltà che educa le fanciulle al matrimonio di casata e non le attrezza adeguatamente alla vita. Viene educata in un collegio religioso benché il padre abbia abbracciato gli ideali laici. Innamorata dell’amore sposa l’unico uomo che le è dato conoscere e si inabissa in una vita matrimoniale ipocrita e ingiusta. Immatura dal punto di vista affettivo, trascorre la sua esistenza tra gioie e dolori, molto più numerosi, lentamente abbandonando le sue illusioni e subendo gli eventi.
La società nella quale la sua triste parabola esistenziale ha vita è un coacervo di ipocrisia e perbenismo di facciata, la critica è evidente e mette a nudo la falsa morale che nutre le stesse persone che temeranno il divulgarsi di un’amoralità così forte attraverso la lettura di queste opere senza vedere la loro immagine riflessa in esse.
Perché leggere oggi di un sì infelice destino? Vedo in Jeanne le speranze e le illusioni che hanno animato e animano tutte noi donne , vedo in lei tanti identici tristi destini, il fallimento di tante contemporanee esistenze femminili. Quante giovani oggi si affacciano alla vita ricche di speranze e quante sono educate ai sentimenti, quanto sono strutturate per mettere in armonia le illusioni giovanili con una reale e appagante felicità? Quante subiranno infine, nella loro opulenza contemporanea che si nutre ancora di tristi miti nobiliari, la loro breve esistenza?
Mi auguro poche anzi pochissime perché altrimenti farei come Rosalie che intima la sua padroncina a guardare oltre se stessa e a reputare infelice il destino non suo ma di chi vive diversi scenari caratterizzati da povertà, guerra, miseria.
Da leggere sicuramente anche se non si è donna perché il ritratto dell’uomo, declinato in varie sfumature, è altrettanto interessante e ricco di spunti di riflessione per i maschi del nuovo millennio.
Indicazioni utili
La caduta delle illusioni
Dopo aver attraversato i destini, le passioni e le vicissitudini di molte eroine della letteratura inglese e non, è stato illuminante conoscere Jeanne, protagonista assoluta di questo romanzo di De Maupassant.
In Jeanne, non compare la forza d'animo e il senso di ribellione di Jane Eyre; nel suo petto non vibra la passione che divora Catherine Earnshaw; intelligenza e franchezza non infiammano i suoi occhi come quelli di Elisabeth Bennet e l'ambizione e la corruzione interiore di Nanà, non faranno mai parte del suo essere.
Eppure, questa figura passiva, che subisce senza mai ribellarsi, che compiange se stessa e si strugge davanti alla caduta delle proprie illusioni, conquista tanto per la sua fragilità quanto per la sua immobilità dinanzi ad un destino avverso; fra tutte, è la meno "eroina da romanzo" ma la più vicina alla realtà osservata dai naturalisti.
Jeanne, ragazza diciassettenne appartenente ad una ricca famiglia normanna, finalmente abbandona il convento dove è stata "segregata" per studiare ed ignorare le "cose umane".
Con spirito leggero e un animo traboccante di sogni affronta il viaggio in carrozza per tornare alla dimora paterna, febbrilmente eccitata per l'imminente immersione in una nuova vita carica di prospettive.
La prima notte trascorre insonne.
Affacciata alla finestra della sua stanza, fantastica, rabbrividisce d'emozione, ispirata dal paesaggio, ignorando totalmente che quelli saranno gli ultimi istanti di pura innocenza vissuta prima di perdersi nelle complicanze della vita adulta.
Jeanne incontra un uomo, il visconte Julien De Lamare e, in breve tempo, decide di sposarlo.
Julien incarna il sogno, l'amore e il roseo futuro che ha sempre e solo potuto immaginare.
L'uomo è elegante, affascinante, rispettabile ma dopo il matrimonio, cambia e il gentiluomo lascia il posto ad un uomo sciatto, egoista e vizioso, che Jeanne stenterà a riconoscere.
Lacrime amare scaveranno il suo volto e il suo cuore alla scoperta dei suoi tradimenti e dell'innaturale avversione per il loro unico figlio, Paul.
Jeanne troverà sostegno nella sua famiglia ma anche questa certezza, ben presto, si sgretolerà e il giovane Paul, da sempre cresciuto straviziato, si perderà dietro una donna di dubbia moralità.
In tutto questo sfacelo, il ritorno di una vecchia conoscenza le impedirà di sprofondare ulteriormente e, nell'istante esatto in cui comincerà a reagire, qualcosa di buono si concretizzerà e una nuova linfa vitale riprenderà a scorrere nel suo corpo inaridito.
"Maupassant riempie gli occhi di visioni, le orecchie di suoni e ci immerge negli odori delle stagioni e nei colori del mare".
(Oreste Del Buono)
Guy De Maupassant è un acutissimo osservatore e un narratore scrupoloso ma anche il superbo descrittore di quella nobiltà di "fin de siècle" che vive con disincanto i falsi valori e le gioie effimere della propria vita inconsistente.
Tutto questo viene messo in evidenza con uno stile preciso e contestualizzato che pone in essere una crudezza esasperante e un pessimismo petulante mescolati, negli strati più profondi dell'animo, all'istinto compassionevole dell'autore.
Con questo romanzo, Maupassant esordisce.
Era il 1883.
Il realismo resta il punto focale di tutta la narrazione che posa l'obiettivo su una donna vittima che subisce dall'uomo, dal destino e anche dalla propria ingenuità.
Cosa resta dopo la lettura?
Una visione altalenante della storia, a tratti lirica e a tratti tormentata, che turba la sfera emotiva ma mette in moto quella intellettiva.
Superbo.