Tonio Kroger Tonio Kroger

Tonio Kroger

Letteratura straniera

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Scritto nel 1903, il racconto è la storia del lento pervenire del giovane Kröger alla coscienza della propria diversità dai coetanei. In una condizione di totale isolamento la sua sensibilità si dibatte nell'antinomia tra origini borghesi e attrazione per l'arte. Il contrasto fra arte-malattia da un lato e borghesia-normalità dall'altro - matrice della poetica di Thomas Mann - si manifesta nel silenzioso idillio con Ingeborg Holm e nell'incompresa amicizia per Hans Hansen: le due figure che costituiranno per sempre i limiti della solitudine e della gelosia di Tonio. Questo difficile equilibrio viene vissuto con drammatica inquietudine tra Lubecca, dove il giovane scrittore è nato e si è formato, e Monaco, dove diventerà celebre, senza sedare del tutto le proprie angosce.



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Tonio Kroger 2022-09-08 14:49:26 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    08 Settembre, 2022
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Un borghese su falsa strada

Un breve romanzo bellissimo. Un'opera giovanile, se si considera il dato anagrafico di T. Mann, scritta due anni dopo "I Buddenbrook" di straordinario successo. Opere che già presentano però una scrittura meravigliosa di una maturità e un senso estetico sorprendenti.

Il giovane protagonista, Tonio Kroger, ricorda da vicino l'ultimo rampollo dei Buddenbrook. Entrambi con forti aspetti di carattere autobiografico, non solo per i riferimenti alla collocazione geografica (Lubecca) e socio-economica (alta borghesia) ma soprattutto, si suppone, per la modalità di essere e di sentire.

Kroger vive in pieno conflitto tra mentalità borghese e proprio temperamento artistico. Quella, l'ha interiorizzata profondamente e diventa una specie di Super-io. L'essere un letterato pertanto è vissuto come una colpa, qualcosa di cui vergognarsi.
Il guaio è che quella mentalità viene identificata come capacità di adesione alla 'vita' e salute, mentre l'essere artista diventa 'malattia', manifestazione del disagio esistenziale.
Ciò porta il protagonista a idealizzare il "gregge" come 'normalità', con le sue "voluttà della vita mediocre".
Un'amica lo capisce con lucidità : "Voi (...) siete semplicemente un borghese (...) : un borghese su falsa strada" .

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Tonio Kroger 2018-03-07 14:59:20 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    07 Marzo, 2018
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Breve ed intenso

E’ bello intervallare tanta narrativa contemporanea con la lettura di un classico, in questo caso della letteratura tedesca. Sembra quasi di riuscire a rallentare il tempo, tornando a respirare a pieni polmoni, quasi come si riesce a fare in un bosco. Questo è un racconto che parla di malinconia, che consuma più di ogni improvvisa passionalità, la si percepisce in tante forme come un sentimento allo stesso tempo forte e delicato. E’ un libro che parla, a modo suo, di amore ed anche del desiderio nascosto e struggente delle gioie della normalità. E’ un racconto intenso e profondo che parla di vita, di amore e di arte. Da leggere non solo in età scolastica durante la propria formazione.

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Tonio Kroger 2018-01-12 14:21:45 siti
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siti Opinione inserita da siti    12 Gennaio, 2018
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La superiorità dell'artista

Successivo al romanzo “I Buddenbrook”, questo racconto lungo appartiene alla fase produttiva ricca e feconda, preparatoria peraltro del suo capolavoro, caratterizzata da racconti di evidente matrice autobiografica , romanzi e interventi di natura politica in un quadro storico culminante nel primo conflitto mondiale. Si tratta ad ogni modo di una connotazione autobiografica abilmente rivestita attraverso un registro letterario elevato che fa assurgere la materia privata a motivo di riflessione e sulla decadenza della classe borghese, come nel bellissimo suo romanzo precedente, e sul ruolo dell’individuo nella società. In particolare l’autoreferenzialità qui è rappresentata dal fatto che Il dissidio interiore di Tonio ricalca la vicenda privata dell’artista Mann. Gran parte del breve romanzo ruota intorno al binomio arte-vita, alla diversità dell’artista e al suo privilegio intellettuale, vissuto come condanna ma anche come altero motivo di orgoglio e di distinzione.
Tonio la sua alterità la contiene già nel nome dovuto ad una madre del sud, laddove la purezza dell’appartenenza al nord e ai suoi tratti distintivi, nei nomi e nelle fattezze fisiche, rappresenta di fatto un motivo di inserimento, di inclusione e di accettazione. E invece Tonio è diverso, nel nome, nell’aspetto fisico, nei comportamenti e nei pensieri e teme di esternare la sua vera essenza, almeno quella che si può mantenere celata, perché vive fin da giovane il sottile respingimento, alluso, mai diretto ma evidente, che fa di lui un diverso appunto. Al disfacimento della sua famiglia segue un cammino indipendente, staccandosi dal contesto di appartenenza e ricercando la sua affermazione individuale nell’attività artistica. E proprio l’arte lo fa vivere e gli nega la vita , lo afferma e lo condanna, lo nutre e lo annienta. Le pagine scorrono implacabili, pervase da un certo fatalismo in un itinerario che in fondo è la ricerca della propria essenza fatta di contraddizioni, come per tutti, di incertezze, di perplessità ma con una consapevolezza che rasenta l’altezzosità ; eppure questa alterigia di fondo la si sopporta di buon grado e la si soppesa con il tormento dell’artista su cui grava la maledizione della letteratura. Bello e utile a comprendere meglio questo genio della letteratura.

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Tonio Kroger 2016-10-25 12:45:03 68
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68 Opinione inserita da 68    25 Ottobre, 2016
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La vita, l'arte, l' amore...

" Tutto in lui era particolare....Dentro di se' c' era tanta angoscia e tanto desiderio. "
È un viaggio nella poesia e nell'arte, Tonio Kroger, nella forza dello spirito e delle parole.
Racconto pubblicato nel 1903, profondamente autobiografico, traccia un percorso di crescita, umana e culturale, di un adolescente dell' alta borghesia ( Tonio ) in una città della provincia tedesca, sospinto da impulsi e desideri contrastanti quanto complementari.
Le sue passioni giovanili si identificano nel giovane Hansen, biondo, carismatico, dagli occhi cristallini, di certo non interessato alla letteratura a cui preferisce i suoi libri di cavalli e nella bionda Ingeborg Holm, che nemmeno lo guarda, e che una sera egli vedrà sotto una luce diversa, e nel caldo suono della sua voce vibrante riconoscerà il vero amore.
Nato in una famiglia controversa, il padre, il console Kroger, uomo algido, compito, nordico, scrupoloso, la bella madre Consuelo , a cui tutto era indifferente, bruna e focosa come il non ben precisato luogo esotico da cui proveniva.
Il suo stesso nome sta ad indicare una strada a metà tra nord e sud, ragione e sentimento. Da adolescente era felice perché " la felicità è amare e carpire piccole illusorie vicinanze all' oggetto amato ", crescendo, "...con il tormento e l' orgoglio della conoscenza, arriva la solitudine. " Allora viaggerà in grandi città del sud, perdendosi in avventure della carne," il cuore morto e svuotato di amore, toccando il fondo di ogni voluttà."
Il ritorno sfocerà in un intenso dialogo, per lo più monologo, con l' amica Lisaweta Iwanowna, sul vero valore dell' arte, sull' isolamento inevitabile dell' artista e sulla propria necessità di far parte del mondo, con l' inevitabile e sorprendente accusa da lei rivoltagli di essere semplicemente " un borghese smarritosi."
Poi, ritrovata la propria strada ( di casa ), e compiuta una precisa scelta di vita, la scrittura, un cammino nell' arte, fa ritorno nell' estremo nord, riconciliandosi con la legge del padre e con quella gioia dell' anima che in passato gli era appartenuta e che aveva cercato inutilmente in ogni piacere.
Qui si compirà la sua storia, in un mondo borghese che non apprezza l' arte ma che continua a sentire vicino, parte di se', in un viaggio metaforico e profondamente simbolico. Ma e' proprio quello stato di mezzo, in cui ha sempre vissuto, a causare la sua sofferenza, e, paradossalmente, la sua felicità.
Giunto ai confini dell' esistenza, all" estremo nord, novello Amleto, abbracciato da una natura selvaggia e romantica, dalla luce di un nuovo giorno e da quel mare che lo chiama, lo saluta , lo attira a se', Tonio sorride.
Poi, d' improvviso, un' immagine folgorante, nostalgica, quegli stessi protagonisti di un passato lontano ritornano, sempre gli stessi, sospesi nel tempo, a rappresentare un mondo da lui profondamente amato ma che lo ha sprofondato in una solitudine disperante, condannandolo ad osservare nell' ombra.
Ed allora, si abbandona ad una considerazione profonda, riassuntiva, totalizzante. Quel borghese giudicato tale dagli artisti, flemmatico, incapace di desiderio, ha rischiato di essere arrestato dai borghesi stessi ( per uno scambio di persona ), così stupidi, ma quegli stessi artisti, che lui apprezza per la loro trascendenza e capacità di cogliere la bellezza, non invidia.
Il processo che fa di un letterato un poeta ( se stesso ) sta in quella sospensione e compenetrazione tra due mondi, quello estetico e creativo non ancora cesellato e scolpito, sospeso nella trascendenza, e quello naturale, oggettivo, dei biondi, dagli occhi azzurri, dei felici, amabili e ordinari. Il primo senza il secondo sarebbe irreale, teorico, inconsistente.
E questo amore non va biasimato, perché " c'è nostalgia, dentro, e malinconica invidia, appena un po' di disprezzo e una grande, casta felicità."

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Tonio Kroger 2016-03-25 10:37:29 FrankMoles
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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    25 Marzo, 2016
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Animo d'artista

Tonio Kröger è un racconto di Thomas Mann pubblicato nel 1903 che sembra ripercorrere molto da vicino la storia personale dell’autore. Quello che fu a lungo il titolo provvisorio della novella, Literatur, rivela la centralità che l’autore attribuiva a quello che è il tema portante dello scritto, ossia la definizione del rapporto dell’artista con la vita.

Tonio è un giovane borghese che fin dall’adolescenza si trova in conflitto interiore tra la natura mercantile del suo contesto familiare, impersonato dal padre, e la sua vocazione artistica figlia di una particolare sensibilità, in comune con lo spirito libero della madre. Sono anni complessi per Tonio, e tutte le difficoltà provengono dal graduale formarsi in lui di un temperamento affatto singolare, di una diversa prospettiva sul mondo e sulle persone, ciò che nella sua maturazione egli riconoscerà come la sua coscienza artistica. Una coscienza sofferta, origine del suo conflitto con se stesso e col suo mondo. Emblematico lo scarto di profondità che Tonio avverte nei confronti di Hans e di Inge, personaggi che su di lui esercitano un fascino atavico con la loro bellezza nordica e il loro superiore distacco, personaggi di un’intrinseca liricità tutta contemplativa, mai concretamente compiuta e tuttavia sempre presente in una dimensione quasi mistica.

“E se gli accadeva di sbagliar strada, ciò era perché per alcuni uomini non esiste una strada giusta. A chi gli chiedeva che cosa intendesse fare nel mondo, dava risposte contraddittorie, perché, come soleva dire (ed anche questo l'aveva già annotato), egli portava in sé possibilità per mille modi di esistenza, insieme alla segreta consapevolezza che, in fondo, si trattava di altrettante impossibilità.”
La presa di coscienza della sua diversità passa per Tonio dall’esperienza della dimensione della concupiscenza dei sensi, dal ritorno tra i ricordi d’infanzia e dal ritrovamento dei vecchi amici; esperienze vissute dal giovane nel segno di un’inquietudine che va man mano maturando fino a diventare consapevolezza della propria indole e scelta di perseguirla, perché diversamente non potrebbe fare. 'Un borghese per strade sbagliate' lo definisce la sua amica Lisaweta, testimone del passaggio di Tonio dal conflitto esistenziale tra vita e arte alla loro assimilazione e compenetrazione in una vita fatta di inquietudine, di contemplazione dall’alto sulla vita propria e degli altri, di amore per la felicità, di felicità per la coscienza del proprio combattuto destino, di isolamento drammatico. Significativa è la costante musicalità stilistica sottesa alla scrittura spesso simbolista, a dare la cifra di un’opera tutta umana. Non è certo un caso, d’altronde, il costante riferimento di Tonio ad Amleto, simbolo per antonomasia dell’io in conflitto interno e alle prese con la difficoltà di vivere conciliando la propria coscienza e le necessità del mondo. Proprio qui risiede il problema posto dall’animo dell’artista.

"La letteratura non è un mestiere, è una maledizione. E quando comincia a diventare percepibile, questa maledizione? Presto, spaventosamente presto. A un’età in cui ancora si dovrebbe vivere tranquillamente, in pace e d’accordo con dio e col mondo. E invece lei comincia a sentirsi segnata, a sentirsi in un’enigmatica contrapposizione rispetto agli altri, alle persone normali, comuni e l’abisso di ironia, di miscredenza, di opposizione, di conoscenza, di sentimenti che la separa dagli uomini si scava sempre più profondo, e lei è sola, e poi non ci sarà possibilità d’intesa."

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Tonio Kroger 2015-11-09 15:09:18 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    09 Novembre, 2015
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Tormenti di gioventù

Tonia kroger è un giovane tormentato. Proveniente da una famiglia borghese di Lubecca fatica a riconoscersi con gli altri gioavni di buona famiglia che incontra. Due amori giovanil per Hans e per Ingeborg. In entrambi i casi li adora di nascosto. Non trova il coraggio per dare corso a quel sentimento che sente non corrisposto, perchè si considera incompreso. Passa il tempo e nonostante sia un poeta conosciuto, ancora torna l'antico tormento. La necessità di superare questo suo essere doppio. Da un lato un borghese, dall'altro un artista. Da un lato un ragazzo che ammira il padre imponente e severo dall'altro il giovane affezionato ad un madre sensibile e sensuale. Due modi diversi di amare ad affrontare la vita.
Questo racconto, per stile, sembra che ne racchiuda due. Il primo è costitito dalle prime pagine, nella quali si parte del'adolescenza di Tonio. qui ci sono delle descrizioni precise e poetiche dei personaggi e dei luoghi. La seconda parte, con i dialoghi con l'amica pittrice è qualcosa di totalmente diverso, quasi un saggio su cui riflettere.

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Tonio Kroger 2015-06-04 17:33:07 viducoli
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viducoli Opinione inserita da viducoli    04 Giugno, 2015
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I limiti dell’immenso

"Tonio Kröger" è un racconto lungo, ma è anche quasi un saggio sulla tematica centrale per il Thomas Mann dell’inizio del ‘900: chi è e che ruolo ha l’artista nella società (ed in particolare nella società tedesca dell’epoca guglielmina)? Il racconto non scioglie, anzi pone in forma esplicita la grande contraddizione del borghese Mann: egli aspira a rappresentare la classe di cui fa parte ma al contempo è pienamente consapevole che quella classe può fare benissimo a meno dell’artista, che lo guarda con sospetto, che altri sono i valori (o i disvalori) a cui guarda. Tonio Kröger, che non a caso ha un nome latino e un cognome tedesco, che non a caso ha un padre borghese ed una madre “artista”, sa di essere “diverso” e condannato a osservare il mondo dal di fuori se vuole essere artista, ma al contempo ama, in Hans e in Ingeborg, la semplicità e la spensieratezza di chi è pienamente soddisfatto del mondo in cui vive: da loro, tuttavia, non verrà riamato: anzi, da Ingeborg verrà deriso perché non sa ballare la quadriglia, perché non rispetta le regole. Il racconto si chiude con Tonio che, ormai famoso scrittore, torna alla sua patria borghese ed accetta questa sua condizione di “osservatore esterno” ed ammiratore di chi “vive”. Qui secondo me sta il grande limite dell’immenso Mann: ha percepito fino in fondo la grande crisi dei valori borghesi ma l’ha ritenuta una crisi ricomponibile nell’ambito di quegli stessi valori, a patto di recuperare una sorta di “purezza perduta”, rappresentata in Tonio Kröger dalla metafora degli “occhiazzurri”. Non si è accorto che quegli occhi stavano attendendo con bramosia e partecipando attivamente all’organizzazione di due immani tragedie, che quegli stessi occhi avrebbero guardato adoranti, pochi decenni dopo, le svastiche naziste e il loro capo (in questo senso la metafora degli “occhiazzurri” appare ironicamente agghiacciante). Consiglio vivamente a chi leggesse il Tonio Kröger di associare alla lettura la visione del film di Hanneke "Il nastro bianco".

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I grandi romanzi e i racconti di T. Mann
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Tonio Kroger 2015-04-22 16:55:03 Rollo Tommasi
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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    22 Aprile, 2015
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L'uomo affacciato a guardare la vita

“Ricominciare un'altra volta? Ma non servirebbe a niente. Sarebbe di nuovo tutto così... tutto avverrebbe di nuovo come è avvenuto. In quanto certuni son costretti a smarrirsi, perché una via giusta per essi non esiste affatto.”

Del padre, il console Kroger, ricorda il fiore all'occhiello della giacca, simbolo di un carattere preciso ma profondo; della madre l'impulsiva sensualità...
Ma di sé? Cosa ricorda di sé Tonio Kroger, mentre ripercorre il cammino della sua vita, tornando da uomo maturo nella propria città natale?
Ricorda quando, appena ragazzino, leggeva il “Don Carlos” di Schiller... eppure adorava un compagno di studi come Hans Hansen, che con quel libro non aveva nulla a che fare. Ricorda come seguiva con gli occhi la bionda Ingeborg Holm, che di lui nemmeno s'accorgeva. Ancora, ricorda la quadriglia, che mai era riuscito a ballare come si deve: avrebbe preferito restare a guardare gli altri invece di dover subire l'impeccabile galateo del maestro di ballo Knaak...

Nel 1903, Thomas Mann ha solo 28 anni (ma ha già pubblicato “I Buddenbrook”).
Scrive “Tonio Kroger”, classificato come romanzo breve e che tuttavia, per pienezza di contenuto, non ha nulla da invidiare a mastodontici capolavori dell'800 europeo.
La storia di Kroger è il pretesto per avventurarsi nell'incolmabile solco che divide il borghese europeo del diciannovesimo secolo dall'uomo che, nello stesso momento storico, non riesce a non vivere di ricerca dell'arte e della bellezza: il primo ha indubitabilmente un'esistenza, per quanto già omologata, mentre nel caso del secondo è da discuterne; il primo può avere persino un corredo genetico che a Kroger (di madre “meridionale” affascinante e contraddittoria) non appartiene. Ma la domanda – una delle più belle ed inquietanti di sempre – viene di conseguenza: se valga la pena affrontare la vita dotati di un'intelligenza e sensibilità superiore, o sia al contrario auspicabile l'inconsapevolezza e la tendenza ad irregimentarsi propria di un intelletto più limitato... e forse, per questo, più sereno.
Non a caso Tonio Kroger, nel suo peregrinare attraverso i paesi del mondo, continuerà a dialogare per lettera soltanto con l'amica Lisaveta Ivanovna, anch'ella un'artista (cui riconoscerà il merito di averlo inquadrato come nemmeno lui stesso ha saputo fare). E tuttavia i suoi interrogativi continueranno a rivolgersi alle vite borghesi di Hans e di Ingeborg, i lieti fantasmi di un passato ancora presente (se è permesso l'evidente ossimoro).

Strane sensazioni quelle destate da “Tonio Kroger”: specie all'inizio, si ha l'impressione di seguire uno stile letterario che disperatamente si aggrappa all'800 (secolo magnifico per la letteratura), ed invece, in prosieguo di lettura, ci si accorge di essere al cospetto di un iniziatore delle successive tendenze.
Merito anche di una scrittura profonda: Thomas Mann è maestoso nel compiere dei salti temporali tra un capitolo e l'altro, tralasciando il superfluo. Infatti al lettore non sfugge l'essenza del racconto di una vita spesa sul filo della contemplazione più che delle gesta; una vita che si lascia attrarre dalle storie di uomini diversi, “costretti a smarrirsi”, guardati da lontano e, tuttavia, con una punta d'invidia...

“Intorno c'era buio e silenzio. Ma da sotto risonava smorzato e cullante, su verso di lui, il dolce e grossolano valzer della vita.”

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tutti quegli autori che dal secolo diciottesimo in poi ci hanno fatto riflettere sul senso della vita (Pirandello, Dostoevskij, Hesse, Voltaire, Pavese, Tolstoj, per citarne solo pochissimi).
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