Tifone
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Quel tifone che è la vita
Conrad è uno di quegli autori che con me ha un rapporto controverso. Mi piace molto il suo modo di scrivere e credo sia un maestro soprattutto nel descrivere gli ambienti e gli avvenimenti che coinvolgono i protagonisti delle sue storie; tuttavia non riesce mai a colpirmi tanto da amarlo, nonostante riconosca in lui le potenzialità per farlo. È incredibile la capacità che ha di descrivere lo sconvolgersi degli eventi, dell’ambiente e dei protagonisti, che si trovano sballottati qua e là su una nave che viene devastata a poco a poco dalla forza irrefrenabile della natura.
Questo breve racconto si svolge per la maggior parte del tempo durante il tifone citato nel titolo, che travolge una nave diretta in una località cinese, se non ricordo male. Il capitano di questa nave non è altro che un uomo normale, taciturno, che non si è mai trovato ad affrontare una situazione di pericolo così importante quale può essere un tifone o una tempesta. I libri sull’argomento, inoltre, non gli sono di aiuto; perché una cosa è trovarsi di fronte al pericolo e un’altra è analizzarlo freddamente, dietro una scrivania. Oltretutto la natura è imprevedibile e mai uguale a sé stessa.
In certi tratti Conrad ci strapperà un sorriso amaro, mettendoci di fronte a vari affreschi di umanità: uomini che litigano per del denaro anche quando la loro vita è appesa a un filo, uomini che perdono totalmente la testa, ma anche uomini che riescono a mantenere l’integrità e la fiducia nel proprio capitano.
È evidente che dietro questo racconto si nasconda una metafora; che il tifone rappresenti un po’ quelle difficoltà della vita che ci sembrano insuperabili e devastanti. Eppure anche un uomo normale può trovare dentro di sé la forza per affrontarle e, alla fine, uscirne vincitore.
Un breve racconto che consiglio anche solo per ammirare la maestria dello scrittore.
"Jukes incoscientemente fu lieto di avere vicino il capitano. Ne era sollevato come se quell'uomo, colla sua sola comparsa in coperta, si fosse preso sulle spalle il peso maggiore della burrasca. Tale è il prestigio, il privilegio e il peso del comando. Da nessuno al mondo il capitano MacWhirr poteva attendere un simile sollievo. Tale è la solitudine del comando."
Indicazioni utili
AFFRONTA LA TEMPESTA
« Non esiste nulla che alletti, disincanti e renda schiavi quanto la vita di mare,
in nessun altro tipo di vita l'illusione è più distante dalla realtà,
in nessun altro l'inizio è soltanto illusione
e il disincanto è più rapido e la sottomissione più totale»
Joseph Conrad
Racconto lungo pubblicato nel 1902.
È la storia della battaglia condotta dal Nan-Shan, piroscafo a vapore, contro un tifone; è la descrizione suggestiva della sopravvivenza in mare in condizioni estreme. Un improbabile capitano, MacWhirr, lo governa: è egli stravagante nell’aspetto, “comune, insensibile e imperturbabile”nell’animo; giovanissimo, come il nostro Conrad, ha lasciato l’agiatezza per andare in marina. La sua impassibilità non è scalfita nemmeno dall’improvvisa caduta di pressione”di natura minacciosamente profetica”e quando la furia degli elementi si abbatterà sull’imbarcazione, il suo modo di agire rimarrà improbabile, coraggioso, imprevedibile e vincente.
La narrazione offre diversi “piani” descrittivi. In coperta, lo scatenarsi della tempesta: onde bestiali, vento, il tramonto che cede il passo a una buia e nera notte. Nella sala macchine, il febbrile tentativo di mantenere alta la pressione dei vapori, tra sinistri clangori e cigolii ad oltre quaranta gradi perché i ventilatori sono mal orientati. Il ponte intermedio a prora è occupato invece da duecento coolies rientranti in patria dopo sette anni di duro lavoro, ognuno con la propria cassetta di legno di sandalo, contenente i frutti delle loro fatiche. Tante piccole fortune destinate ad un infernale rollio e alla bolgia della mescolanza reciproca e terribilmente livellatrice. Povertà, ricchezza, vita, morte, superiorità razziale, rispetto umano, paura e speranza e su tutte il potere decisionale di un uomo modesto che affronta il pericolo di petto e non secondo manuale, impermeabile anche all’incantesimo della tempesta.
Da leggere per “toccare il valore ideale delle cose, degli avvenimenti e degli esseri”, come nella migliore poetica conradiana. Vietato ridurlo a un semplice racconto di mare.