Narrativa straniera Classici Storia di un uomo inutile
 

Storia di un uomo inutile Storia di un uomo inutile

Storia di un uomo inutile

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Negli anni della Russia prerivoluzionaria, un orfano, un ragazzo che oggi sarebbe automatico definire almeno parzialmente "disadattato", dalla campagna si trasferisce in città (Mosca) da uno zio. E qui entra in contatto con l'ambiente dei rivoluzionari. Straordinaria la rappresentazione dell'evoluzione psicologica e affettiva che lo porta a trovarsi nel campo avverso, a diventare un infiltrato, un informatore della polizia. Come pure straordinaria la rappresentazione di una Mosca mai descritta così sordida nei suoi interni: bottegucce miserande, abitazioni gelide, uffici e commissariati squallidi. E anche i rivoluzionari sono presentati con toni non certo eroici e mitizzanti: figure di poco rilievo, come pure di poco rilievo sono i loro oppositori, "spie" avide e pavide.



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Storia di un uomo inutile 2015-02-17 18:19:25 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    17 Febbraio, 2015
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L'uomo e il regime

Evsej Klimkov, orfano, piccolo, brutto e non troppo intelligente, allevato da uno zio e cresciuto a forza di botte e prese in giro dei compagni, si trova a percorrere una vita che assomiglia a una strada a senso unico, o al binario di una ferrovia, immagine che ricorre nel finale del libro, bellissima. Evsej finisce a fare l'informatore della polizia dello zar. La categoria ha delle agevolazioni ma non è molto amata: delatori, ingannatori, scrocconi, sfaticati, inetti. E' difficile trovare brave persone tra gli informatori. Certo, la solitudine e le circostanze possono spingere una persona debole a qualsiasi cosa. A cercare bene, c'è gente ragionevole e un po' più umana anche tra loro. Nel libro compare anche lo scrittore come personaggio: spiato dalla polizia, riceve le confidenze di Evseij e di un'altra spia, Makòakov (la migliore tra le spie), nel momento in cui lo zar approva la costituzione e le cose iniziano a cambiare.
C'è una aperta simpatia verso i giovani rivoluzionari, desiderosi di una vita che non sia tutta fatta di interessi spiccioli e di egoismi meschini. Eppure, leggendo questo romanzo me ne è venuto in mente un altro: Divisione cancro ( o Reparto C) dove le parti politiche e le loro ragioni appaiono rovesciate e ci sono altre spie, altri delatori. Bellissima la scena della visita allo zoo di Evsej con il cugino desideroso di libertà, allegro come un fringuello, pieno di ideali generosi. Questa visita mi ha fatto pensare all'altra visita allo zoo, quella del protagonista di divisione cancro,Olèg Filimonovic e non ho potuto fare a meno di immaginare che Solzenicyn abbia voluto mandare un messaggio all'altro scrittore Gorkij :cambiando gli scenari politici l'uomo, i comportamenti e i crimini o le meschinità ricorrono. E anche gli slanci dell'anima. Effettivamente un'idea politica non sembra poter separare i buoni dai cattivi ma forse solo di fronte alla morte e alla malattia cadono le maschere.
Bellissimo il finale e bellissime alcune pagine e alcune descrizioni.

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Divisione cancro, Solzenitcyn
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