Storia delle mie disgrazie. Lettere d'amore di Abelardo e Eloisa
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Eloisa e Abelardo
L’opera inizia con una lettera che Abelardo indirizza ad un amico non identificato al quale egli racconta sommariamente la storia della sua vita: i successi e la gloria dovuti allo studio e al talento; le disgrazie causate da una fanciulla, Eloisa, il suo amore più grande.
A seguito di questa introduzione inizia uno scambio epistolare tra i due amanti successivo alla loro separazione, non voluta ma dovuta.
La storia ha catturato la mia attenzione perché, a differenza degli amori tragici o idilliaci, ma quasi sempre artefatti che la letteratura racconta, la vicenda di Abelardo ed Eloisa è sostanzialmente reale, vera.
Lui, intellettuale moderno, ideatore di un nuovo metodo di diffondere la cultura; collezionista di trionfi e di condanne che, come onte irrevocabili, lo costringeranno a confinare la propria immagine in posti dimenticati, lontano da occhi giudicanti. Due erano le colpe di cui Abelardo macchiò la propria anima: la superbia e la lussuria. Saranno questi peccati a decretare la sua rovina.
Lei, una giovane donna, moderna nel modo di pensare, di vedere le cose, colta e perdutamente e servilmente rimessa nelle mani dell’uomo capace di portarla in estasi e, subito dopo, farla cadere nella più profonda desolazione.
Abelardo ed Eloisa erano due persone che non avrebbero dovuto stare insieme, ma che il destino ha voluto far incontrare e, come più volte Abelardo sosterrà, Dio ha diviso per un fine più grande: espiare le colpe di cui entrambi si erano macchiati a causa della loro passione.