Narrativa straniera Classici Ritratto di signora
 

Ritratto di signora Ritratto di signora

Ritratto di signora

Letteratura straniera

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La giovane americana Isabel Archer sa quello che vuole: alla ricerca di un ruolo pubblico e e di modelli di comportamento meno provinciali, decide di stabilirsi in Europa, rifiuta due proposte di matrimonio, e, diventata ricca al punto di potersi permettere tutto, resta intrappolata in quella ricca società fiorentina e romana che ha il suo campione in Gilbert Osmond, uno snob in caccia di patrimoni. Sarà lui a perfezionare il destino di solitudine di Isabel che si avvierà per gradi, come Madame Bovary, alla propria dissoluzione psichica.



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Ritratto di signora 2023-07-09 13:52:07 Innamorata
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Innamorata Opinione inserita da Innamorata    09 Luglio, 2023
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La rarità dei sentimenti

È un po' che non scrivo, è un po' che non riempio una pagina bianca. Ma quando si incontra un libro come questo sento che non posso rinunciarvi. Non è facile trovare le parole per descrivere una storia così ricca e personaggi così complessi, capaci di provare le più profonde emozioni e di farle vivere anche a chi legge. Sono rari i libri che ci catturano veramente. Ci ho riflettuto e io, tra tutti quelli che ho letto, li posso veramente contare sulle dita di una mano.
Ognuno custodisce i propri titoli come segreti che non si rivelerebbero mai, perché sarebbe come lasciare andare una parte di sé stessi. Per me, “Ritratto di signora” rientra tra questi.

Ogni volta che finisco la lettura di un volume che considero un capolavoro, mi chiedo sempre se avrò la fortuna di incontrarne un altro di nuovo. Mi chiedo sempre se un’altra magnifica storia mi sta aspettando ma al momento presente sembra impossibile, così come è impossibile accettare una separazione quando si parla di Isabel Archer. Mi ha accompagnata per mesi e mi sono perduta nel ritratto del suo “paesaggio psicologico”. Questo è ciò che questa storia rappresenta: un paesaggio di rari sentimenti che siamo invitati a provare. Ma che ne hai fatto, Isabel, tu che eri così tanto desiderata, della tua vita? Gli occhi di tutti erano su di te, aspettavano di cogliere una qualsiasi traccia di incoraggiamento, bevevano ogni tua parola: erano tutti persi per te.

Alla fine, è la storia di una ragazza che lascia la sua casa di New York per incontrare l’Europa, dapprima a Londra e poi in Italia, dove si sposa. Una storia semplice se non fosse per la protagonista: non solo è intelligente, Isabel Archer è straordinaria ed è dotata di una fervida immaginazione. E, all’inizio, è completamente libera e curiosa di conoscere il mondo.
“Isabel è sfumata nelle parole, attenta nelle conversazioni, guarda al mondo come se il mondo fosse una galleria di ritratti”.

Ed è attraverso i suoi occhi che seguiamo il suo percorso, fino a quando ci rendiamo conto che qualcun altro, segretamente e ingegnosamente, lo stava dipingendo con mano ferma sin dal principio. Quando la falsità pervade una persona al punto da poterla definire come diabolica, non siamo di fronte alla più pura forma di malvagità?

Ogni personaggio merita un’attenzione completa e particolare, impossibile menzionarne uno in poche righe. Ad ogni modo, non posso non sentirmi obbligata a fare un’eccezione.
Ralph all’inizio può non colpire, può passare inosservato. Così come la vita passa davanti a lui, come se la vedesse da dietro a un finestrino. Con la massima marcia dell’auto impostata, troppo veloce per poter assaporare la corsa davvero, troppo veloce per venire visto da chi sta fuori. Tutta colpa di una disgrazia del cielo, di una malattia senza alcuna speranza. Una speranza che, come dice sua madre, non c’è mai stata. Eppure, piano piano, ho imparato a conoscerti meglio e a fidarmi, perché c’eri sempre, anche quando non comparivi tra le pagine.
Sei il personaggio più vero e leale di tutti. Mi hai insegnato che il dolore è profondo, ma passa. L’amore resta.

Le mie sono solo allusioni, ma sono certa che chi ha già letto il libro possa comprendere quanto sia complicato spiegare questa storia. Così come sono certa che ogni lettore desiderasse un finale che non lasci così tanto in sospeso.
“Il mondo in verità non le era mai parso tanto grande: le sembrava che si aprisse tutto intorno a lei e prendesse la forma di un mare grandioso, sul quale ella andava alla deriva in acque senza fondo”.

Se ti incantano le descrizioni ricercate, se sei in grado di gustare l’arte della conversazione la penna di Henry James ti conquisterà.

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Orgoglio e Pregiudizio, Jane Eyre
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Ritratto di signora 2016-09-15 07:17:10 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    15 Settembre, 2016
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Dignità e orgoglio

Isabel, giovane americana di buona famiglia, rimasta senza genitori viene presa sotto le ali di una ricca zia. Allevata dal padre ad amare la cultura, ad essere libera sia fisicamente che intellettualmente segue con entusiamo questa zia attraverso l'Europa. La sua freschezza unita ad un aspetto gradevole e ad un'educazione inconsueta, nel vecchio continente, attirano su di lei l'attenzione di diverse persone. Molti si interessano a lei, ognuno con dei fini diversi. Così fioccano le proposte di matrimonio, le profferte di amicizia. Tutti amici, o nemici che siano vogliono un pezzettino della vita di isabel. La strattonano, tramano alle sue spalle per farne quello che vogliono. Tra questi il cugino Ralph, forse quello con l'amore più sincero sarà quello che la danneggerà maggiormente pur essendo in assoluta buona fede. Isabel invece rimane quello che è fino alla fine: convinta delle proprie idee e dei propri sbagli, orgogliosa e indipendente nonostante la scelta finale sembri dire il contrario
Bel romanzo, anche se a tratti un pò legnoso nell'esposizione. La trama è comunque coinvolgente e ci offre una spaccato della condizione femminile di fine '800. Donne con un piede nel futuro, ma trattenute dal tipo di educazione ricevuta che impedisce loro di cogliere appieno le occasioni lavorative e affettive che si presentano loro. Donne che invece decidono di annullarsi in apparenza, per poter lavorare nell'ombra ed ottenere quello che vogliono. In entrambi i casi l'esito mi sembra piuttosto triste. I momenti di passaggio sono sempre difficilmente gestibili. Grazie comunque a tutte le donne che usando il piccone, o moine e sorrisi sono riuscite ad aprire la breccia attraverso la quale sono fuggite tuttte le ragazze rinchiuse per secoli in ricchi palazzi, conventi, o case fatiscenti, ma semnpre prigioniere.

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Ritratto di signora 2015-08-09 05:40:21 siti
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siti Opinione inserita da siti    09 Agosto, 2015
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La casa della letteratura e il teatro della vita

Romanzo corposo ma dalla lettura scorrevole, enigmatico, diluito ad arte e indimenticabile.
Il suo fascino su di me deriva da una serie di elementi: una prosa carezzevole, allusiva, ironica e fluida, un magistrale narratore che intreccia, anticipa, condivide scelte narrative con il lettore, ma soprattutto che lo guida amorevolmente ( a tratti mi ricorda il narratore di manzoniana memoria) anche se con la prerogativa del più noto James, quello di “Giro di vite”, di confonderlo, di tenerlo sul chi va là per tutta la durata della narrazione, di sorprenderlo, anche ma soprattutto di farlo partecipe della narrazione.

Il lettore con James non si può rilassare, è portato ad assumere un atteggiamento sospettoso, a ideare futuri sviluppi, a sorprendersi per le scelte dell’autore abilmente schermato da un narratore che altro non è che un finto amico.

La storia in breve è quella di una ragazza americana, Isabel Archer, presentata a noi come “la nostra eroina” che piomba nel vecchio continente su indirizzo di una vecchia zia e , con le sue belle speranze, la sua americanità, le sue aspettative, la sua freschezza disincantata attrae a sé un polo di ammiratori più o meno dichiarati. La sua originalità risiede nella sua estrema libertà che, complice una rendita inaspettata la quale ne elèva lo status sociale, si pone nelle condizioni di pilotare a suo piacimento la propria esistenza. In realtà la sua autonomia di giudizio, la sua facoltà di scelta, la sua indipendenza, la sua libertà cessano nel momento in cui irrompe nella sua vita la zia Touchett e con essa un mondo di “personaggi” che la precipitano in una vecchia Europa dove l’elemento americano è ancora un segno di rottura, di emancipazione, di diversità molto evidente.
La giovane fa le sue scelte che irrimediabilmente per lei sono tutte di natura sentimentale, rifiutando due proposte matrimoniali per andare poi a optare liberamente per un vedovo maturo e con figlia.

Quando, visto questo lungo preambolo, il lettore si aspetterebbe la piena descrizione di quella che si viene a delineare come una scelta infelice, lì James con grande astuzia e abilità inizia a disorientare, a confondere, a tramare, a gestire mirabilmente una trama che porterà con qualche rivelazione finale a completare il suo ritratto di signora. Divenuta Signora Osmond, il lettore, già defraudato dalle pagine che avrebbero dovuto raccontare fidanzamento e matrimonio, si ritrova con cambi di scena (Italia: Firenze e Roma) a entrare quasi in un’altra storia che pare fare da calco, paradossalmente, a quella di cui si cerca di intuire gli esiti.

Assistiamo come a teatro al susseguirsi delle scene e grazie a James ci ritroviamo, come vari personaggi a cui lui ha dato questo ruolo di spettatori ( uno su tutti il cugino Ralph), a vedere l’effetto che fa: “voglio vedere che farà di voi la vita. Una cosa è certa: non vi potrà guastare. Potrà sbattervi orrendamente di qua e di là, ma sfido a distruggervi”. Poi pare ripagarci iniziando a svelare i retroscena di un dramma a cui tutti hanno assistito confidando nella commedia e ritrovandosi poi a chiedersi il perché dell’epilogo.

Se dovessi usare una metafora, direi che questo libro è un bellissimo ventaglio, i cui dettagli concorrono, una volta dispiegato, a creare una visione d’insieme del suo finissimo disegno tale da essere sempre apprezzato e la cui bellezza è insita anche in quelle pieghe necessarie al suo funzionamento.
L’autore nella ben nota prefazione ha usato invece la metafora della letteratura come casa con un affaccio portatore di infiniti punti di vista in cui però da padrone la fa la coscienza e con essa la visione dell’artista.
Il gioco dei punti di vista nella lettura del romanzo è facilmente intuibile, la visione dell’artista soprattutto in riferimento alla condizione femminile in anni in cui si ponevano, proprio in Inghilterra tra suffragette e suffragiste, le basi della emancipazione della donna, rimane per me un mistero da indagare approfondendo la conoscenza di questo americano che, cittadino del mondo, assunse la nazionalità inglese dopo aver nella sua opera ben rappresentato lo scontro e l’incontro del vecchio col nuovo.
L’aver sposato la compostezza formale inglese piuttosto che aver sbandierato il modello americano avrà significato scegliere il rigore ma con essa la maschera come ha fatto la “nostra eroina”?

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Ritratto di signora 2014-09-17 05:34:46 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    17 Settembre, 2014
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' Illusioni perdute '

Isabel, " inquadrata nella cornice (...) della porta, colpì il giovane come un bel ritratto di signora " .

Questo romanzo di H. James, ambientato negli anni '70 dell'Ottocento e pubblicato poco dopo, è un capolavoro, un libro bellissimo per stile, struttura narrativa, approfondimento psicologico, tutto pervaso da quel sottile senso dell'umorismo, tanto diffuso nella letteratura inglese, come pure dall'arte della conversazione, che spesso caratterizza il romanzo britannico. Un testo scritto veramente per chi ama il piacere della lettura e non disdegna la riflessione.
Capiamo come H: James, americano, amasse smisuratamente la cultura inglese, tanto da trasferirsi in Inghilterra e assumerne la nazionalità.

Protagonista della storia,che si dipana per circa sei anni, è Isabel, una ragazza americana orfana, che viene accolta in Inghilterra dalla facoltosa zia: in casa era considerata " l'intelletto ", ma anche una persona (troppo) originale. " Ella aveva un desiderio insaziabile di pensare bene di sé "; riteneva che "fosse necessario essere fra i migliori ";" aveva una speranza infinita di non dover fare mai nulla di male" e sosteneva che " se c'è una cosa al mondo che amo (...) è la mia indipendenza ".
Con queste premesse, dopo aver rifiutato il matrimonio con un giovane e affascinante Lord ed essere diventata ricchissima per un'inattesa eredità, non c'è da stupirsi che tutti si chiedano che cosa farà della sua vita e a quali vertici sarà capace di giungere.

La vicenda si sposta poi a Firenze e a Roma, dove Isabel frequenterà l'alta società degli stranieri, fra gran dame e uomini raffinati. Tra loro, un campione dell'estetismo sostiene che "bisogna fare della propria vita un'opera d'arte": in questo forse anticipa G. D'Annunzio. Ma la penna di James s'intinge volentieri nella piacevolezza dell'umorismo, sempre in modo lieve e per questo più gradito.
L'ambiente paesaggistico italiano è descritto meravigliosamente, con pennellate di generosa fascinazione. Ma c'è anche dell'altro: un dotto straniero sostiene che " l'Italia , comunque aveva guastato molta gente; lui stesso (...) riteneva che sarebbe stato un uomo migliore se non avesse trascorso lì tanta parte della sua vita. Faceva diventare pigri e dilettanti e mediocri; non offriva nessuna disciplina per il carattere ". Così ci vedevano e così sostanzialmente ci considerano.

L'ultima parte del libro, in particolare, presenta colpi di scena di altissima abilità letteraria: 'tutti i nodi vengono al pettine' , in modo sbalorditivo e, nel contempo, convincente: ciò che solo un grande scrittore riesce a fare.

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Ritratto di signora 2014-07-24 19:48:54 pupa
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pupa Opinione inserita da pupa    24 Luglio, 2014
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Percorsi di vita

E' proprio vero che i grandi scrittori si riconoscono non tanto per l'originalità della materia che raccontano, ma per il modo in cui sanno raccontare il quotidiano. Cosa c'è di più banale di una ragazza di belle speranze che incappa in un matrimonio sbagliato? Eppure James sa rendere tutto questo in maniera inimitabile, con una capacità di analisi e introspezione impareggiabili.C'è un insieme di potenzialità inespresse in Isabel, pronte ad esplodere, pronte a vivere e giovinezza, brillantezza, poi anche ricchezza economica per scavalcare il grande ostacolo del denaro.
Eppure, in una miriade di possibilità, le sue scelte la inducono dentro una gabbia, sotto la tutela di un uomo in fondo mediocre, quasi che non fosse stata capace di usare la sua libertà, quasi come se questa libertà ne avesse confuso l'animo, intimorito lo spirito. Isabel è proprio una donna moderna e nella sua modernità risiede anche la sua angoscia, la sua difficoltà a viversi e a riconoscersi, il suo inconscio rifiuto di autonomia. La vicenda umana di Isabel, toccante, coinvolgente, perfettamente risolta nella finezza delle introspezioni psicologiche jamesiane, non è semplicemente la storia di una disillusione femminile, il passaggio da uno stato di creduta libertà al triste e terribile riconoscere di non essere stata più che “un arnese appeso impiegato e maneggiato, inanimato e utile quanto una pura sagoma di legno e di ferro”. La storia di Isabel è molto di più, è la storia di un percorso umano, che ha come protagonista una “lady” e quindi un individuo maggiormente esposto alla soggezione e alla dipendenza. E allora la storia di Isabel non è soltanto la storia di un’agognata e non raggiunta libertá, ma soprattutto il cammino verso la maturitá e quindi verso una nuova vita e una nuova consapevolezza.

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