Quel che sapeva Maisie
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Contesa
Romanzo difficile, affascinante, criptico e controverso come non mai. Le prime tre qualità sono caratteristiche congenite ad ogni scritto dell’americano naturalizzato inglese, la quarta deriva invece dalla delicata operazione di traduzione che può risultare inficiante rispetto alla lettura e alla stessa comprensione. Sono stata fortunata e mi sono imbattuta, senza sapere prima dei limiti di altre traduzioni in circolazione, nel lavoro di Ugo Tessitore per i tipi di Marsilio; in una breve e nascosta nota egli stesso giustifica alcune scelte di traduzione fatte per garantire una maggiore aderenza al contesto descritto da James ma soprattutto specifica l’utilizzo della maiuscola nei pronomi di terza persona presenti nei dialoghi per appianare ambiguità accessorie che genererebbero una fatica di lettura ancora più evidente in quella che è già prassi consolidata del divertito James. Ad ogni modo ancora una volta la lettura si è presentata impegnativa, sfumata, criptica, allusiva; occorre lasciarsi trasportare dalla prosa di James ed evitare la presunzione di seguire il suo gioco, non cadere nella tentazione di sciogliere qualsiasi perplessità, fumosità, dubbio o incomprensione visto che sono stimolati ad arte tra le righe del racconto a generare un’instabilità tipica del lettore jamesiano. Occorre sicuramente prestare la massima attenzione e non perdersi in una prosa mirabolante, contorta ma lucida, complessa ma necessaria per godere di una narrazione che per temi e implicazioni morali risulta straordinariamente moderna.
In breve questa è la storia di una bambina contesa da due ricchi genitori che ottengono dal tribunale un affidamento della stessa per sei mesi l’anno ciascuno. La piccola bimba, ritratta fra i sei e i nove anni, girerà come una trottola fra le esistenze di due genitori miseramente falliti e in preda solo al loro fallimento coniugale che innesca tremendi rancori e inutili ripicche ai danni della bimba stessa. Nel contempo la piccola verrà avviluppata dalle tresche amorose dei due i quali repentinamente si faranno accompagnare da amanti dal dubbio valore morale i quali fra l’altro, paradossalmente, diventeranno le proiezioni degli iniziali conflitti messi in atto dai genitori per accaparrarsi la piccola, sostituendosi di fatto alle figure genitoriali. Le persone che ruotano intorno a Maisie e che bramano di possederla sono ambigue così come tutte le relazioni che si innescano fra adulti e fra essi e la stessa piccola. James amplifica l’instabilità legata al destino di questa bimba con la scelta stilistica di assumere il punto di vista della bambina pertanto tutte le vicende narrate sono trasposte secondo la visuale limitata di una bimbetta precocemente esposta a volgarità, bassezze comportamentali, intrighi amorosi e preoccupazioni pecuniarie. Il motore che anima il comportamento adulto e che inevitabilmente implica ritorsioni nel suo vissuto è un misto delle più tremende passioni umane: rabbia, gelosia, superficialità, pulsioni erotiche, mire economiche e conseguente attaccamento al denaro, inadeguatezza al ruolo genitoriale. Soprattutto questo colpisce, visto che la stessa Maisie vivrà una sovrabbondanza di genitori, emblema stesso del suo abbandono. Maisie dunque cresce non tanto tentando di dare una lettura a questi eventi ma lasciandosi da essi trasportare con entusiasmo e con amore, si affida innocente e sprovveduta ad ogni adulto che si prende cura(?) di lei riuscendo con la sua ingenuità e con la sua innocenza a cogliere del positivo in tutti loro. Sono imperdibili i ritratti dei singoli personaggi secondo la sua ottica: oggettivi, reali e per questo spiazzanti. Il suo entusiasmo iniziale per le persone le permette di conquistarle, di fare in modo che loro vengano in un qualche modo legati a lei mentre agiscono tutti per un secondo fine che non è certo il suo benessere; spesso gli stessi adulti paiono farsi gioco dell’ingenuità della bimba che nel frattempo ha però acquisito un linguaggio adatto al contesto esperienziale al quale è sottoposta. Parla come un’adulta, le sue parole sono ambigue, instilla il dubbio che dietro una loquacità precoce non ci sia solo quell’ingenuità che fa scattare il sorriso dell’adulto navigato, Maisie forse sa e ha capito ma che cosa sa realmente? È questo l’enigma, Maisie non è forse solo una bambina che vive “in quell’intensa percezione del presente che è la mente infantile”?