Pelle di zigrino
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Le Chagrin de Balzac
È stato il mio primo, vero tentativo di avvicinamento a Balzac (perché altre volte tentai l'impresa senza successo, non essendo particolarmente in vena). L'entusiasmo e la commozione (due sentimenti che, mescolati nelle giuste dosi, sfiorano l'amore) hanno raggiunto livelli massimi; e non saprei neppure dedurne il motivo generale, perché i personaggi sono insolitamente evanescenti e faticano ad scolpirsi un gradino nella memoria. Il conte de Valentin è irreale, non so che faccia abbia (ad eccezione di una chioma dorata, un po' petrarchesca), non so che senso abbia la sua vita e il suo ruolo schietto nel romanzo: tale mia sensibilità, infatti, è conseguenza dell'arte di Balzac. Un capriccio: l'autore spara un po' troppe scemenze, una serie di massime sagge e senza senso. Ma lui lo fa sempre e che si può dire a uno che scrive quattro romanzi l'anno?
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Un classico attualissimo
Storia attualissima, la storia narrata in queste pagine .
Nel mondo d'oggi dominato dal consumismo, desiderare ogni giorno qualcosa di più è diventato un ièperativo xcategorico. Come un serpente che si morde la coda , il soggetto desiderante è destinato a restare fatalmente inappagato perchè la meta si sposterà sempre in avanti, sino all'annullamento di ogni gioia di vivere , fio alla morte.
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La pelle di zigrino
Raphael de Valentin è un giovane scapestrato che non resiste al fascino del gioco. Una sera perde tutto ciò che possiede e decide di suicidarsi. Attirato nel negozio d’un antiquario, vi scopre un misterioso talismano, una pelle di zigrino, che sarebbe in grado di soddisfare tutti i desideri del proprietario, ma, al tempo stesso, si restringerebbe ogni volta causando una proporzionale riduzione della sua vita. Appena acquistato l’oggetto, Raphael s’imbatte nell’amico Emile, aspirante giornalista, con il quale si reca ad un’orgia, durante la quale Raphael racconta ad Emile la storia della sua vita: pentitosi degli eccessi dell’adolescenza, Raphael si era votato ad un ritiro da eremita in casa della giovanissima, dolce Pauline, dove aveva scritto un trattato sulla volontà; la piccola s’era invaghita di lui, ma lui era stato a sua volta sedotto dalla fatale Foedora, la donna più bella e più amata di Parigi, pesentatagli dall’amico Rostignac. Raphael si era distrutto in quell’amore impossibile per una donna egocentrica e crudele, e Pauline ne aveva segretamente sofferto; infine, se n’era andato, approfittando della somma procurata da Rostignac, ma soltanto per darsi al vizio. Al termine del racconto, Raphael decide di continuare a vivere, e di diventare ricco. Grazie alla pelle di zigrino il desiderio s’avvera: incontrata Pauline, anche lei ricca e non più ragazzina, desidera sposarla, ed anche questo desiderio si realizza; la pelle s’è però ritirata di molto e Raphael cade ammalato. Nessun medico o scienziato sa venire a capo del mistero e Raphael continua a peggiorare. Conscio di dover morire, decide allora di risparmiare l’agonia a Pauline e se ne va in Italia. Lì si toglie la soddisfazione d’ammazzare in duello un prepotente che lo voleva scacciare e di umiliare tutti coloro che lo perseguitano (temono che la sua malattia sia contagiosa). Rapahel torna poi in Francia, ma evita ancora Pauline, della quale non legge neppure le lettere. Si rassegna a morire, ma il vecchio e fedele servitore Jonathas gli organizza una festa a sorpresa; vista Pauline, Raphael viene colto dal desiderio di possederla e quel desiderio fa scomparire il talismano e lo uccide.
Romanzo romantico (amore fatale per Foedora, talismano con poteri soprannaturali, destino); è un poema dell’egoismo, dell’insaziabilità.