Orlando
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Indefinibile
Dico subito, ex abrupto, che non consiglio questo romanzo per approcciarsi alla celebre autrice, molto meglio cominciare con “La signora Dalloway”, oppure con “ Gita al faro” (che devo ancora leggere). Perché?
Perché l’ho trovato, tenendo conto delle altre letture fatte della Woolf, tra cui “Una stanza tutta per sé” -nella fattispecie una raccolta di lezioni sulle donne e la lettura/letteratura”- diverso e particolare, se vogliamo anche “strano” con tutte le sfumature che questo aggettivo porta con sé.
Bisogna conoscere abbastanza bene non solo la produzione della scrittrice, ma anche la sua biografia, le vicende del Bloomsbury set, la relazione con Victoria Sackville-West (la saffica dichiarata, così la definì la Woolf nel suo diario nel 1923) destinataria reale o ideale del romanzo Orlando, per avvicinarsi alla comprensione di quest’opera che mi ha lasciata con la sensazione di non aver ben afferrato non tanto la trama, quanto piuttosto le intenzioni nascoste tra gli strati dei significati.
Orlando, giovane nobile di bell’aspetto, ammirato, cercato indifferentemente da uomini e donne per la sua grazia e la sua nobiltà d’animo, dopo una cocente delusione d’amore con una giovane russa che lo aveva ingannato, ad un certo punto, senza un valido motivo, si risveglia in un corpo femminile. Comincia a pensare come una donna, ad apprezzare la civetteria e a rendersi conto di quanto sia difficile per una donna pubblicare un suo scritto, poesia o romanzo, senza attraversare la fitta selva dei pregiudizi dell’epoca.
Confluiscono in Orlando, motivi cari alla scrittrice: ho apprezzato tantissimo la ricostruzione della bufera di neve delle prime pagine della storia, l’indagine psicologica sul protagonista sia nel corpo di giovane uomo che in quello di una donna (la metamorfosi avviene quando lui ha superato i trent’anni, così si narra nel libro), l’ambientazione ben inquadrata dal regno della regina Elisabetta I agli anni venti del Novecento. Ebbene sì, questo elemento sovrannaturale, che sembra connaturato alla letteratura inglese (basti pensare già ai romance del ciclo bretone delle origini oppure anche a Shakespeare, per citare solo qualche esempio più rappresentativo ) si trova in quest’opera così particolare che la Woolf definì “ un libriccino”, come dire, uno scherzo, un gioco, un divertissement: Orlando è un personaggio universale che non solo vive in epoche diverse, tutte ben caratterizzate dalla scrittrice, ma ha la fortuna di adottare due punti di vista opposti e complementari, quello maschile e quello femminile.
Veramente particolare, forse troppo. Preferisco le altre opere della scrittrice.
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Un piccolo gioiello della Woolf
Ho avuto sempre molte difficoltà con i libri di Virginia Woolf (Gita al faro e La signora Dalloway) e anche questo non è da meno. Orlando è un perfetto esempio di letteratura sperimentale, dove la scrittrice quasi si diverte a provare nuove soluzioni narrative che, all'epoca della stesura del romanzo, suscitarono un vivace dibattito negli ambienti letterari londinesi. La trama è molto articolata e ruota attorno alla figura androgina di Orlando, eroe-eroina che attraversa ben quattro secoli (dal XVI fino a XIX) scontrandosi spesso con la società inglese di quei secoli, che da bel giovanotto si trasforma in un'incantevole dama.
Il tratto essenziale di questo romanzo è la grande originalità della trama. Originalità che può mettere in grosse difficoltà anche il lettore più "smaliziato" e forse può indurre qualcuno a chiudere il libro e passare a qualcos'altro. Vi confesso che più volte ho avuto questa tentazione. Alla fine però, la mia determinazione ha vinto e sono andato avanti nella lettura. E devo dire che l'aspetto che più di tutti mi ha colpito è stata la grande capacità della Woolf di variare il suo stile narrativo a seconda del momento storico che decide di raccontare. E' come un pittore che non si limita sempre agli stessi colori, ma gioca ad usare nuovi temi, nuovi personaggi e nuove colorazioni. A volte la narrazione richiede toni cupi e malinconici, altre volte richiede ironia e leggerezza e ilarità. Sono elementi difficili da combinare insieme, elementi che richiedono grande genialità. E Virginia Woolf è geniale.
Non si tratta di una lettura facile anche per la narrazione, ora onnisciente in terza persona ora in prima persona, con periodi molto lunghi ed evocativi. A volte le digressioni molto lunghe e minuziose possono annoiare il lettore. A volte, invece, per non perdere il filo della storia si è costretti a tornare indietro di qualche pagina per non perdere il filo del discorso…
Io spero che questa recensione non abbia l'effetto di scoraggiare chi vuole avvicinarsi a questo romanzo e al mondo della Woolf. Lo spero perché il romanzo, come ho già sottolineato, non è facile e richiede grande pazienza e caparbietà per portarlo a termine. Ma questo piccolo gioiellino merita attenzione perché non è facile trovare in giro un libro di questo tenore.
Sono sicuro che saprà stupirvi e saprà farvi riflettere...
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Mi odio per averlo detto: mi hai deluso.
Adoro Virginia Woolf e tutte le sue opere, a parte questa!
E' scritto divinamente, su quello non c'è alcun dubbio..ma la storia..per quanto intrigante e bella non mi ha colpito, un titolo degno di nota, senz'altro, ma proprio non mi è andato giù.
Non mi è piaciuta questa trasformazione, non mi è piaciuto come ha deciso di trattare l'argomento, l'ho trovato troppo vago e sopra le righe ( opinione personale, ovvio ) e mi sono ritrovata soprattutto delusa da una delle mie beniamine..
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prego, signore e signori, da questa parte…
... ecco, si, da questa parte.
State entrando in una galleria di quadri.
I primi, i più antichi, sono datati 1500 circa (ai critici non è stato possibile stabilire un anno preciso, ce ne scusiamo con i graditi visitatori). L'ultimo è datato giovedì, 11 ottobre 1928.
Potete ammirare la splendida campagna inglese; I verdi alberi rigogliosi, i parchi immensi, e le piante, dai colori vividi grazie alle continue piogge: si, la campagna inglese è un argomento caro ai nostri pittori, sì;
La Quercia, il simbolo della Poesia e della Letteratura, per noi; poi capirete il perché;
Londra: la grigia Londra, la fredda Londra, la gelida Londra, la Londra di quando gli uccelli morivano assiderati in volo, e giù cadevano, straniti della loro stessa morte, sul Tamigi trasformato in un unico lastrone di durissimo ghiaccio; Lo stesso ghiaccio su cui Orlando pattinava con Sasha, la splendida, traditrice, principessa russa (traditrice? parrebbe proprio di si, e lui la pensa così, per cui sarà senz'altro così); Una dimora da 365 stanze, una per ogni giorno dell'anno… e un intero borgo attorno ad essa, con annesso parco, come si conviene alla nobiltà del tempo.
Ma.. cosa vediamo nella sala in fondo? Altri paesaggi: oh, si! Siamo a Costantinopoli, dove Orlando si trova in qualità di ambasciatore; ecco la zona degli altipiani della Grecia, terra di nomadi, che nulla possiedono ma del mondo dispongono.
Vediamo anche un veliero in rotta verso l'Inghilterra; e sul ponte una donna che fa considerazioni sulle proprie gambe… strana donna… e che considerazioni ardite!
E un'altra nave che doppia Capo Horn in tempesta. Una tempesta da fare paura ai marinai più esperti.
Ed ecco la sala dei ritratti. Quasi tutti a figura intera.
Di un uomo, Orlando: oh, ma che bel giovane, il preferito della Regina, Elisabetta I. Vediamo anche lei, eccola, in quella specie di grande cammeo vicino alla finestra.
Altro ritratto, altra donna: Orlando. …Orlando? Ma si, sembra proprio lui… ma no, è una Lei… Ah (ringraziamo la nostra guida): è sempre Orlando, che dopo un lungo sonno si risveglia donna, ha cambiato sesso. Ora è tutto chiaro. Normale.
Passano i secoli, oltre tre in tutto. Ci si accorge del tempo che scorre dal paesaggio che cambia, dagli abiti che si fanno più cupi e tristi, dall'introduzione dei lampioni sulle strade, dalle primissime automobili.
E Orlando, l'uomo che diventa donna, continua a vivere. Sempre giovane, sempre circondata (circondato?) dai suoi amati levrieri, dal suo struggimento per la Poesia e la Letteratura, sempre intento nella stesura del suo poema "La Quercia", sempre immerso nei suoi pensieri. Orlando che pensa da uomo e pensa da donna contemporaneamente: un caos impensabile per quei tempi! E che si perde anche in lunghi pensieri oziosi (tipico dei nobili: si sa, non hanno altro da fare, devono pur occupare il loro tempo…). E sogna l'amore. E lo trova. Anzi, è l'Amore a trovare lei.
Un libro che assomiglia più a un album segreto; di fatto una dichiarazione d'amore scritta da una donna, la Woolf, per una donna (la nobile Vita Sackville-West, con la quale ebbe una relazione).
Un libro non facile da leggere, sia per la trama che scorre nel tempo senza preoccuparsi troppo di avvisare il lettore, sia per lo stile che ai giorni nostri risulta un po' superato: a meno che non vi si approcci con uno spirito "passato": visionario, ardimentoso, eroico, trasognato, a volte melanconico, e cercando di immedesimarsi in un umorismo leggermente diverso dal nostro.
Oppure leggendolo quasi esclusivamente per immagini.
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La metamorfosi
Ho bellissimi ricordi di questo romanzo, che lessi a diciassette anni e che consacrò definitivamente il mio trasporto per la letteratura. Virginia Woolf ha una penna unica, uno stile che scavalca i confini tipologici tra prosa e poesia per creare uno stile ibrido, melodioso, leggiadro, pari all'essenza femminile di Orlando, ma anche determinato e omogeneo, come la sua parte d'uomo. Non a caso il romanzo ha cavalcato gli anni cruciali per la storia letteraria, anni che sperimentarono, dissacrarono, torturarono, modellarono la parola scritta creando, probabilmente, le cose migliori che il Novecento ci ha lasciato.
Orlando è una biografia romanzata di Vita Sackville West, personaggio poetico più che poeta, donna moderna e sfuggente, sulla cresta dell'onda nella moda del periodo: androgina, bisessuale, fumatrice accanita e intellettuale mascolino. Virginia ne uscirà benedetta dal loro incontro, invaghita della sua forza, del suo fascino, della sua couperose: era "una vera donna", una scrittrice mediocre e una madre sbrigativa, ma forte, "colorata come un pappagallo", con gambe lunghissime. Orlando camminerà proprio su quelle gambe, mentre percorrendo i secoli della modernità inglese, si trasformerà da uomo a donna. Virginia inserisce nella biografia tanti elementi e tante vicende vissute in compagnia della nobildonna, incomprensibili per un lettore ignaro, ma che diventano ironici e commoventi per chi ne coglie i rimandi.
La metamorfosi di Orlando, dalla lunghissima vita biblica, è storicamente sincronica e diacronica: sincronica nell'esistenza di Vita, che amava travestirsi da uomo, sincronica nella rinnovata condizione della donna di lettere, arrivata al punto di poter decidere tra l'assumere il ruolo di scrittrice tradizionale alla Austen o vestire una maschera intellettuale da uomo, alla Gertrude Stein o alla Simone de Beauvoir o alla Margaret Thatcher; diacronica nella storia culturale anglosassone, che nell'epoca della virilità di Shakespeare ed Elisabetta diventerà sempre più femminea con l'avvicinarsi all'impero di Vittoria.
Il capolavoro della Woolf meriterebbe parole su parole, tante sono le sfaccettature che il romanzo offre; ma a quel punto converrebbe solo rileggerlo e rileggerlo.