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Orgoglio e pregiudizio Orgoglio e pregiudizio

Orgoglio e pregiudizio

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Una storia d’amore unica, che apre la visuale, che fa riflettere sui propri errori, visto che è un difetto umano quello di vivere tra l’orgoglio e il pregiudizio. Un amore romantico che va oltre la classe sociale da cui si proviene, che supera i propri limiti e trasporta con passione in un altro spazio.



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Orgoglio e pregiudizio 2023-01-27 20:55:22 graphite
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graphite Opinione inserita da graphite    27 Gennaio, 2023
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L'intelligenza in punta di penna

Tra le tante certezze che gli arguti quanto spinosi ritratti dei personaggi di Jane Austen ci forniscono, la prima, almeno in ordine di lettura, è quella di una percentuale di donne ignoranti, maligne, superficiali e meschine ben più alta rispetto a quella degli uomini. Lati della personalità che, seppur deprecabili, risultano più che giustificabili in quel mondo e in quell’epoca. Soprattutto viste le poche, se non nulle possibilità che il genere femminile aveva, allora, di studiare. Ed anche in casi specifici, come quelli di donne provenienti da famiglie con ampie disponibilità economiche, i soli insegnamenti ricevuti riguardavano qualche infarinatura di disegno, musica e danza, il tutto condito da ampie specializzazioni sul ricamo. Qualche fortunata cui Madre Natura aveva concesso una bella voce poteva cimentarsi nel canto. Ma raramente si andava oltre.

Ben più rari erano i casi in cui, ad una famiglia ricca, si aggiungeva un padre illuminato che possedeva e curava in modo razionale una biblioteca di famiglia e che permetteva alle figlie di usufruirne in maniera libera. Ma anche questo non bastava perché una donna colta e libera e con ampi mezzi rischiava di perdere la propria indipendenza economica con il matrimonio. Jane Austen di questo ha piena consapevolezza così come è perfettamente cosciente del fatto che quella che ai suoi tempi era una donna che si rispetti, non doveva abbassarsi a lavorare. E chi lo faceva era oggetto, nel migliore dei casi, di commiserazione.

Basterebbe questo per capire la volontà della Austen di non voler firmare i suoi libri. Nella piccola nobiltà di provincia come anche nella famiglia di un pastore anglicano, sarebbe stato troppo sconveniente. Ma sconveniente non era, invece, la piacevole sensazione di avere soldi propri, utili non solo per le piccole spese quotidiane ma anche come possibili risparmi da investire. Ed è in questo frangente che la Austen si rende conto del fatto che le necessità della vita e la volontà di una propria indipendenza economica non possono venire a patti con la ristretta visione di una società che imponeva alla donna il solo ruolo di angelo del focolare e custode della famiglia.

Una famiglia spesso troppo numerosa per permetterle non solo di avere una vita propria ma anche di ricoprire qualsiasi altra mansione. Un compito, quello di madre, tanto impegnativo da costringere a dover ricorrere all’aiuto di una domestica, anche nelle famiglie non certo benestanti. Indubbiamente la gestione di una casa e la totale assenza di quelle che per noi sono ovvie comodità (lavatrice, acqua calda e acqua corrente) rendeva il disbrigo delle faccende domestiche una vera e propria impresa fisica.

Ma proprio qui la grande Austen è capace di compiere la sua magia, quella, come ha notato più volte Virginia Woolf, di riuscire a dare dignità alle donne evitando il pericoloso veleno della rabbia. Un rischio evitato grazie ad un antidoto che non tutti sono in grado di comprendere ed ancora meno di gestire: l’ironia. Sottilissima. Talmente sottile che è spesso impalpabile ma sufficientemente forte da permettere ai suoi personaggi di camminare nel microscopico solco che la divide dalla banalità, per di più senza cadere nel cupo risentimento e nell’astiosa rivendicazione. Un percorso funambolico che la Austen riesce a fare con delicatezza e soprattutto con magistrale agilità stilistica.

Pur non volendo soffermarsi sulla trama, che risulta essere ad una prima, superficiale lettura, un vero ricamo caratterizzato da un perfetto ed equilibrato incastro degli eventi, non si possono dimenticare alcune caratteristiche specifiche dei personaggi. Il pomposo ed irritante Mr. Collins, ad esempio, è il classico archetipo di chi, vuoto di ogni valore e privo di ogni spessore caratteriale, vive celebrando pedissequamente le ricchezze altrui, incapace di distinguere la differenza tra le cose che hanno prezzo (da lui preferite) e quelle che hanno valore (da lui ignorate). Sulla stessa falsariga Mr Collins celebra anche quella che, nel caso di Lady Catherine De Bourgh, lui definisce generosità ma che, invece, altro non è se non squallido utilitarismo.

Con Mr Collins siamo di fronte ad un personaggio talmente meschino da arrivare ad avanzare una prima, tortuosa, proposta di nozze alla sventurata Elizabeth, per di più evidenziando il fatto che la povertà della sua famiglia le avrebbe evitato altri futuri pretendenti. Un discorso misero come chi lo pronuncia e durante il quale non si fa alcun riferimento a nessun tipo di sentimento. Nemmeno un minimo accenno dettato, più che da una reale presenza, per lo meno dalla necessità di salvare quelle apparenze di cui lui stesso tanto si cura. Ma sul fronte del matrimonio, spesso nucleo pulsante di tutte le eroine austeniane, neanche Elizabeth riesce ad essere perfettamente oggettiva. Infatti nel momento in cui scopre, o per meglio dire, le viene riferito da Charlotte Lucas del suo fidanzamento con Mr Collins, Elizabeth non può fare a meno di restare delusa ed amareggiata per quello che considera una atteggiamento meschino, solo parzialmente giustificato dalla necessità di accasarsi.

Diverso, invece, sarà il suo atteggiamento nel momento in cui si accorgerà che Mr Wickam ha iniziato a corteggiare una ragazza da poco divenuta ricca ereditiera. In questo secondo caso, forse offuscata da un sentimento ancora latente, Elizabeth non solo non trova alcun biasimo ma arriva addirittura a pensare che “anche i belli, come i brutti, devono trovare di che vivere”. Forse la nostra cara Jane, pur nella sua modernità, è ancora vittima del perbenismo dell’epoca?

Ma durante la lettura i motivi di critica non mancano per nessuno, nemmeno per quel padre che, in apertura, appariva così piacevolmente sarcastico ma che, con l’avanzare della storia, si rivela essere un uomo la cui progressiva indolenza in tutti i campi ha portato allo sfacelo sia economico che educativo della famiglia. Tutti i protagonisti e gran parte dei comprimari denotano mancanze e vizi. Gli unici ad uscirne senza macchia? I Gardiner, ovvero gli zii di Elizabeth, gli unici sui quali la Austen, forse per mancanza di tempo, si è dimenticata di spargere un poco del suo delizioso, catartico veleno.

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Orgoglio e pregiudizio 2023-01-21 11:20:24 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    21 Gennaio, 2023
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Elizabeth e Darcy

Jane Austen fu la figlia del reverendo George Austen: ed è questo che c’è scritto sulla lapide della sua tomaba, nella bellissima cattedrale di Winchester. Ma fu anche molto altro, per la fortuna di generazioni di lettori, fu una grandissima scrittrice.

Jane viveva nella provincia inglese, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, aveva molti fratelli e un’amata sorella, Cassandra. La sua vita scorreva tra incombenze domestiche, balli, pettegolezzi e schermaglie d’amore. Nel frattempo scriveva. Come le eroine dei suoi romanzi viveva corteggiamenti e innamoramenti ma, al contrario delle protagoniste dei suoi libri viveva anche le delusioni tipiche della vita reale. Con occhio penetrante riusciva a cogliere le dinamiche delle relazioni umane e le rendeva materia vibrante dei suoi scritti. Ancora oggi, dopo più di duecento anni dalla data di pubblicazione, un libro come “Orgoglio e pregiudizio” ci coinvolge, ci diverte, ci appassiona; è un libro che diventa un amato compagno nelle lunghe ore dedicate alla lettura perché sa parlare alla nostra mente e sa solleticare le nostre emozioni: insomma, è un vero e proprio classico della letteratura.

Le cinque sorelle Bennet vivono con i genitori nella tranquilla provincia inglese, quando, in un normale giorno d’autunno, la quiete viene spezzata dalla notizia dell’arrivo, in una tenuta vicino alla loro, di un gentiluomo ricco e scapolo, Mr Bingley. La signora Bennet è subito presa dalla smania di riuscire a far sposare una delle figlie, più o meno tutte già in età da marito: Jane, che è bella e dolce, Elizabeth, carina e intelligente, Mary, studiosa e bruttina, e le ultime due, Kitty e Lydia, civette e sconsiderate.
Non appena avviene l’atteso incontro appare subito evidente l’attrazione e l’interesse di Bingley per Jane; ma il gentiluomo non è solo, è accompagnato da un amico, ancora più ricco ma anche antipatico e sprezzante (almeno alla prima apparenza), Mr Darcy. E fra Darcy e la spumeggiante Elizabeth scocca subito un curioso incontro-scontro; un amore-odio alimentato dall’orgoglio di lui e dal pregiudizio di lei.
L’Autrice ci conduce in questa storia come se ci facesse assistere ad una rappresentazione teatrale, la vicenda si apre con l’arrivo di Bingley e Darcy nell’Hertfordshire, da lì in poi i fatti si susseguono velocemente, non c’è spazio per lunghe descrizioni, riflessioni o digressioni: Austen ci mette di fronte ai fatti, ai dialoghi e alla caratterizzazione dei personaggi. Si susseguono eventi e colpi di scena fino al finale, in cui saranno finalmente superati l’orgoglio, la vanità e i pregiudizi individuali e sociali.

Buona lettura.

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Orgoglio e pregiudizio 2021-06-23 14:12:24 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    23 Giugno, 2021
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Avevo un pregiudizio verso questo libro

Ammetto che ho affrontato questo volume con una certa cautela e diffidenza. Mi aspettavo un polpettone romantico, lento e noioso. Certo i suoi annetti li ha e pur portandoli con leggerezza si sentono. Trovo però che sia una lettura gradevole, magari diversa del solito, ma comunque capace di tenere l'attenzione del lettore, di divertire, far sorridere, e di fare sperare nel futuro.
Il romanzo ci offre inoltre un quadro interessante di un periodo in cui il matrimonio è il punto di arrivo di tutte le donne: dove si sogna l'amore ma si guarda prima di tutto al portafoglio del potenziale sposo . Dove un titolo nobiliare e una bella villa oscurano difetti fisici e caratteri spigolosi. Allo stesso tempo soprattutto per chi non ha grandi mezzi ma ci tiene a frequentare il bel mondo è la reputazione, la migliore merce di scambio. Guai a mischiarsi con personaggi dubbi. Le apparenze, e appunto il pregiudizio che possono avere gli altri sono tutto. Su quello si basano i buoni matrimoni, le amicizie che portano appoggi e infine gli affari. Un libro su cui riflettere, ma anche un libro che offre uno spaccato storico o infine pagine in cui immergersi nel completo relax per godersi una storia d'amore e sognare.

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Orgoglio e pregiudizio 2020-10-25 17:04:51 Anna_
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Anna_ Opinione inserita da Anna_    25 Ottobre, 2020
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Giungo all'ultima pagina del romanzo e sorrido.

Vanità e orgoglio. Superiorità di classe e pregiudizio. Matrimonio d'amore e matrimonio di interesse: sono questi i temi di "Orgoglio e Pregiudizio" che Jane Austen definì "my own darling Child", il mio adorato Bambino. Si dedicò alla sua stesura quando aveva solo ventun'anni, anche se il romanzo rimase inedito fino al 1813.
"First impressions" era il titolo originario, che richiamava quelle prime erronee impressioni che Mr Darcy ed Elisabeth Bennet hanno inizialmente l'uno dell'altra. "È passabile, ma non abbastanza bella da tentare me; e al momento non sono dell'umore adatto per dare importanza a ragazze che sono ignorate da altri cavalieri", dice lui della secondogenita dei Bennet; dal canto suo, lei "con sentimenti non molto cordiali nei suoi confronti. Tuttavia raccontò la storia con grande spirito alle sue amiche". Pur d'accordo con la sua amica Charlotte secondo cui "non ci si può meravigliare che un giovanotto così raffinato... abbia un'alta opinione di se stesso", Elisabeth afferma "potrei facilmente perdonare il suo orgoglio, se non avesse umiliato il mio".
E saranno proprio loro, Mr Darcy ed Elisabeth, le creature letterarie più care alla Austen che della giovane Bennet dirà che è "la creatura più delicata mai stampata".

Nata e cresciuta in una famiglia con sei fratelli, vissuta a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, epoca in cui era impensabile che una donna potesse occuparsi in modo professionale di scrittura e guadagnare con essa, la Austen riflette la società del suo tempo (la socialità basata sulle visite ai vicini, i balli quali occasioni per trovare un marito, il matrimonio come mezzo affinché una donna di ceto medio-alto potesse sistemarsi) e pone la sua attenzione preminentemente sull'universo femminile offrendo una varietà di caratteri.

"Donna di intelligenza mediocre, di poco sapere e di un umore instabile", dai modi indecorosi e con l'unica preoccupazione di vedere le figlie convenientemente sposate: è Mrs Bennet, la madre di Elisabeth e delle sue sorelle.
Sono ben cinque e tutte diverse tra loro le giovani Bennet. Jane, la primogenita, è bella e amabile anche se è eccessivo quel suo credere che "tutto il mondo è buono e simpatico"; Elisabeth, Lizzy o Eliza come affettuosamente la chiamano, ha un'intelligenza vivace, è allegra ma anche troppo orgogliosa della sua capacita di discernimento che non la mette al riparo dal pregiudizio. Il legame tra le due rimarca quello che per affetto e confidenze unì Jane alla sorella maggiore Cassandra. Mary, pomposa e stupida, appare la più insignificante tra le sorelle Bennet; Catherine e Lydia, le minori, sono pigre, ignoranti e vanitose, insicura la prima e pertanto facilmente influenzabile dall'altra che è assai più frivola.

E poi c'è lei, Charlotte Lucas, che affronta il matrimonio con un pragmatismo che sorprende e delude la sua amica Lizzy che vuole innamorarsi e sposare l'uomo che ama. Come la Austen rifiutò alcune offerte di matrimonio così Lizzy rifiuta di sposare Mr Collins. (Difatti in una lettera della Austen alla nipote Fanny Knight si legge " Qualsiasi cosa è preferibile o più tollerabile dello sposarsi senza affetto"). Charlotte invece è consapevole che il matrimonio "era infatti l'unica sistemazione possibile per una giovane donna di buona famiglia e con pochi mezzi e, sebbene non desse la certezza della felicità, era pur sempre la miglior garanza contro la povertà". (Analogamente in un'altra sua lettera la Austen scrive " Le donne nubili hanno una terribile propensione a essere povere - il che è un argomento molto forte in favore del matrimonio").
La superba altezzosità, l'orgoglio e la presunzione di Lady Catherine de Bourgh, zia di Mr Darcy, superano di gran lunga quelli delle sorelle Bingley.

Anche l'universo maschile offre una varietà di caratteri. Mr Darcy è altezzoso, riservato, orgoglioso ma in realtà è generoso e di animo buono, il suo amico Bingley invece è allegro e gioviale, spontaneo e signorile. Altrettanto gioviale ma non certo onesto è Wickham. Il signor Bennet "era un miscuglio di prontezza di spirito, umorismo sarcastico, riservatezza e volubilità", "a sua moglie doveva ben poco, se non il fatto che la sua ignoranza e stupidità avevano contribuito a farlo divertire" e proprio in ciò Lizzy ravvisa la sconvenienza del suo comportamento che lo porta a rifuggire dai suoi doveri di genitore né evita di "esporre la moglie al disprezzo dei suoi stessi figli".
Mr Collins invece è il personaggio più assurdo in assoluto, un po' a metà tra il noioso e il grottesco: è un uomo di poca intelligenza, ossequioso, pomposo, servile e presuntuoso fino ai limiti del comico come nella scena della proposta di matrimonio a Lizzy.

Giungo all'ultima pagina del romanzo e sorrido. Sono sì passati oltre duecento anni da quando Jane Austen ha pubblicato il suo romanzo eppure ho il sentore che (tra gli altri) delle signore in stile Mrs Bennet, a lei vicina per l'irriducibile convinzione, pur forse fondata su motivi diversi, dell'opportunità del matrimonio per una donna, le conosco anche io.
E forse è davvero proprio questo uno dei tratti distintivi del romanzo: i suoi personaggi.
La Austen ne tratteggia di sciocchi, frivoli, romantici, generosi, superbamente orgogliosi, presuntuosi, pragmatici, bizzarri, indolenti: sbagliano, tutti e spesso, perché sono fragili e imperfetti, comuni ma non banali, non impossibili né mai troppo lontani.

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Orgoglio e pregiudizio 2020-03-07 11:21:02 Beatricenevolo
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Beatricenevolo Opinione inserita da Beatricenevolo    07 Marzo, 2020
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Elizabeth power.

Jane Austen rappresenta una delle figure più importanti dell'epoca preromantica.Scrisse 8 romanzi tra cui Emma ,Orgoglio e pregiudizio e Ragione e sentimento.Avrà delle difficoltà a far pubblicare le proprie opere ma alla fine riuscirà nel suo intento .Sarà molto amata dalla sua famiglia anche se non ne formerà mai una propria. Inoltre verrà amata anche dal pubblico che la conoscerà.
Grande è la sua abilità nel descrivere i luoghi di provincia in cui i suoi personaggi vivono e portano avanti vicende varie ,ricche di peripezie e continue scoperte sia positive che negative,le quali faranno variare più volte le carte in tavola e i rapporti tra i vari protagonisti dell'opera.
Dal suo capolavoro emergono molti degli aspetti tipici della mentalità dell'epoca ,come il rito del corteggiamento,il seguente matrimonio,l'importanza che il denaro e la dote avevano all'epoca e soprattutto quanto ben poco amore fosse presente nella maggior parte dei matrimoni.
Delle signorine Bennett colpirà la diversità caratteriale che le contraddistingue e lo stesso vale per gli atteggiamenti e i modi di fare ,desideri compresi .
Affascina molto il rapporto che Elizabeth instaura con Darcy e non solo con lui ,bensì con tutti i personaggi ,in quanto è come se fosse lei la protagonista principale del romanzo e il resto dei personaggi fosse solo una cornice .
A mio avviso Jane Austen dimostra come anche nella sua epoca esistessero donne civettuole e frivole;come essere donne nobili avesse ben poco di positivo in quanto molti erano i doveri e pochi i piaceri veri e propri. Molta importanza veniva data all'aspetto materiale delle persone e poco al loro contenuto ,come ad esempio l'intelletto e la capacità di far valere le proprie ideologie e volontà. Importante è la descrizione delle emozioni ,i momenti di massima tensione e il lieto fine comune a molti dei personaggi.
Avvincente e vero questo romanzo si presenta con un linguaggio non complesso,ma al contempo curato e semplice. Rappresenta una letture molta scorrevole e piacevole.

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Orgoglio e pregiudizio 2018-08-09 12:34:04 AsiaD
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AsiaD Opinione inserita da AsiaD    09 Agosto, 2018
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GIRL POWER

Un titolo un po’ azzardato me ne rendo conto, ma quando leggo la Austen è la prima cosa che mi viene in mente. Mi limiterò a poche righe, non sono un’esperta né accanita fan austeniana e tanti fiumi di inchiostro sono stati già scritti da penne sicuramente più autorevoli della mia, però devo dire che dopo una prima parte per me particolarmente ostica (forse le prime 200 pagine circa) per lo stile , sicuramente unico e personale, ma comunque molto artificioso dei dialoghi che mi hanno reso la lettura poco scorrevole, una volta entrata nel mood il racconto ha preso il volo e mi è piaciuto molto; ero curiosissima di capire (perché confesso non lo avevo mai letto e non avevo mai visto un film e non avevo idea né della trama né tantomeno della conclusione) come andasse a finire tra questi due giovani innamorati inconsapevoli nonostante le incomprensioni e i fraintendimenti che hanno ostacolato il loro irto cammino d’amore.
Mi ha suscitato grandi risate il rapporto tra i genitori di Lizzy, con questo padre che non ha nessuna stima per la sua poco adorata e molto superficiale moglie e anche verso alcune delle sue frivole figlie che hanno come unico obiettivo quello di accaparrarsi un marito. Sì, devo dire che l’ho proprio adorato! E quanto è diversa da loro la nostra Lizzy, che non per niente è l’unica probabilmente ad essere nelle grazie del padre con la sua indipendenza di giudizio e la volontà di contrarre un matrimonio solo per amore (e lo testimoniano i suoi soddisfatti e molteplici rifiuti di convogliare a nozze). E’ da ciò che scaturisce il mio titolo chiaramente fuori tempo e luogo, ma che rappresenta un manifesto femminista come la Austen nel suo modo antesignano ha voluto rappresentare. Il nostro Mr Darcy a mio parere diventa un personaggio meno interessante rispetto alla protagonista femminile che ne esce come incontrastata vincitrice morale tra tutti i personaggi, perché è sì orgogliosa, ma nel modo giusto, è attenta e perspicace, è compassionevole ed è terribilmente simpatica.
Sicuramente incredibile l’opera di attualità della Austen contestualizzata tra la letteratura dell’epoca ed uno stile impeccabile.
PS: una curiosità..qualcuno mi sa dire perché i nomi dei luoghi alle volte non sono indicati per intero o sostituiti con delle *** (perlomeno nella mia edizione feltrinelli)?

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Orgoglio e pregiudizio 2018-05-06 15:10:00 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    06 Mag, 2018
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«Nulla conta se non la vita»

È una verità universalmente riconosciuta che Jane Austen sia una delle autrici più talentuose mai entrate nell’Olimpo dei grandi classici – “l’artista più perfetta tra le donne” secondo Virginia Woolf – e che Orgoglio e pregiudizio, la sua opera più nota e più amata, sia un capolavoro capace di suscitare ancora lo stesso interesse da parte di pubblico e critica a duecento anni dalla sua prima pubblicazione. Ci sarà un motivo, in fondo, se la Austen si ritrova ad essere oggetto di studio e di riflessione sui banchi scolastici e universitari. Eppure non mancano detrattori che arricciano il naso davanti alle pagine dei suoi romanzi, nella convinzione che siano soltanto storie d’amore ben scritte e che uno stile cristallino e i personaggi straordinari bastino appena a riscattare un contenuto da romanzetti rosa in vendita nelle edicole, fra intraprendenti signorine in cerca di marito, fughe d’amore, matrimoni contrastati e ricchi gentiluomini inseguiti da madri fin troppo ansiose di catturare un genero come se fosse una caccia alla volpe.
La superficie, certo, non svela nient’altro: nella piccola cittadina di Longbourn, nell’Hertfordshire, alla fine del Settecento, seguiamo le vicende sentimentali delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, tra i quali spiccano l’intelligente, acuta e ironica Elizabeth – alter ego dell’autrice – e l’orgoglioso, freddo, altero signor Darcy, protagonisti di una storia d’amore ormai diventata leggendaria.
Solo un romanzo rosa, dunque, per quanto scritto magistralmente, a tratti un po’ frivolo e capace di attrarre un pubblico quasi esclusivamente femminile. Ma dietro ai piccoli intrighi della buona società inglese di provincia, dietro all’eterna caccia al marito, ai balli e ai tè pomeridiani si cela qualcosa di ben più profondo.
Con Jane Austen «inizia l’epoca in cui nulla conta se non la vita». Le sue opere costituiscono uno step decisivo per lo sviluppo del “romanzo di destino”, che nasce alla fine del Settecento e diventa la forma principale del realismo per il romanzo ottocentesco, da Stendhal, a Flaubert, a Tolstoj. Esso affonda le proprie radici nel novel, la forma di narrazione che nel corso del Settecento si afferma con le sue caratteristiche – personaggi comuni collocati in contesti ordinari, ampliamento del narrabile fino a comprendere la vita particolare e gli eventi quotidiani raccontati in chiave seria e celebrati per il loro intrinseco valore – a scapito del romance, un racconto di avventure tra peripezie, stati di eccezione e protagonisti eroici o singolari. Nel romanzo di destino, naturale evoluzione del bildungsroman (il romanzo di formazione), la vita quotidiana di persone qualsiasi acquista interesse e diventa degna di essere narrata alla luce del rapporto tra desiderio e realtà: nell’incontro (o scontro) tra l’individuo, con le sue ambizioni e i suoi desideri, e il mondo esterno, si determina il destino del personaggio. E le svolte che, come uno stampo, plasmano le esistenze, «la ricerca di quella felicità privata» che è «l’unico vero dio condiviso e ancora vivo, l’unica cosa che conta davvero per gli individui moderni», si collocano proprio nel mezzo del quotidiano.
«Ad Austen interessa esclusivamente, o quasi esclusivamente, una stagione della vita: i pochi mesi o i pochi anni nei quali le eroine dei suoi romanzi, sposandosi bene o sposandosi male, diventano adulte». Per le protagoniste dei suoi romanzi, giovani donne che conducono un’esistenza limitata ai rapporti sociali tra vicini, in un mondo che non le favorisce in alcun modo e che vede nel matrimonio l’obiettivo principale dell’esistenza femminile, l’unica strada per non diventare zitelle povere, derise e mal sopportate dai familiari che dovranno farsi carico del loro sostentamento è trovare marito e neppure la narrazione briosa e vivace della Austen, a volte, è sufficiente a scacciare l’amara consapevolezza che fino a non molto tempo fa l’unica, vera svolta nella vita delle donne era proprio il matrimonio, prive della possibilità di lavorare, essere indipendenti e plasmare la propria vita liberamente. Elizabeth, Jane, Emma e le altre riescono infine a sposare l’uomo che amano e a condurre vite felici e appagate, è vero, e in fondo Jane Austen è colei che in Mansfield Park scrive: «Lasciamo che altre penne trattino del peccato e della desolazione. Abbandono simili argomenti prima possibile, impaziente di restituire a tutti coloro che non hanno gravi colpe un tollerabile conforto, e di precisare tutto il resto». Se la lettura è uno dei piaceri più grandi di cui si possa godere, tralasciando ancora una volta la superficie e cioè il lieto fine che conclude ogni romanzo, non c’è dubbio che ben poche penne siano capaci di donare conforto quanto quella di Jane.
È così che gli incontri fra vicini, i ricevimenti, i pettegolezzi nel piccolo mondo della gentry inglese acquistano un’importanza insospettabile, perché è questo e solo questo il percorso attraverso il quale una ragazza di buona famiglia può entrare nel mondo e realizzare se stessa nell’unico modo che le è concesso.
Con il romanzo di destino, un evento decisivo nella storia della narrativa occidentale, emergono pienamente aspetti impliciti nel romanzo come genere, a cominciare dal relativismo e dal prospettivismo che rendono proprio il romanzo la forma d’arte più adatta ad esprimere il particolarismo e la frammentazione della società moderna. Se ogni individuo è un epicentro fra gli altri e in quanto tale ha pieno diritto ad un punto di vista assoluto, per quanto umile possa essere la sua prospettiva, se domina una logica del microcosmo, se una vita qualunque è degna di essere narrata, se il destino di una giovane donna si decide tra un ballo e una visita di cortesia, si può affermare senza esitazione che ben pochi autori sono capaci di catturare inesorabilmente il lettore nel banale flusso della quotidianità quanto la giovane figlia di un ecclesiastico inglese di provincia vissuta ai margini di tutto ciò che è grande e maestoso, ma immersa nella stessa battaglia quotidiana che ci accomuna tutti in ogni luogo e in ogni epoca: «si tratta di essere felici in questo mondo».



Le citazioni sono tratte da:
J. Austen, Mansfield Park, Milano, Oscar Mondadori, 2013;
G. Mazzoni, Teoria del romanzo, Bologna, Il Mulino, 2011.

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Orgoglio e pregiudizio 2016-09-19 14:36:56 FrancescoMirone
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FrancescoMirone Opinione inserita da FrancescoMirone    19 Settembre, 2016
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Umiltà è vanità celata

Ognuno di noi cerca una frase chiave, una frase da ricordare, durante la lettura di un romanzo. Ho trovato infatti particolarmente interessante l'analisi della ''finta modestia'' di alcuni personaggi effettuata dall'autrice. Proprio Darcy, figura centrale dell'opera, afferma : ''appearance of humility is sometimes an indirect boast''. Ciò induce a riflettere; dunque la finta umiltà può celare una vanità nascosta , è interessante poiché questo ragionamento è attualizzabile. Ciò di cui la Austen scrive, è un punto cardine della falsità dei rapporti che caratterizza anche la nostra epoca.

Tuttavia, questo grande classico si presenta come un magistrale affresco della società(inglese per l'esattezza) dell' Ottocento. Il matrimonio è ancora visto come un contratto da stipulare, deve essere vantaggioso, l'amore è in secondo piano. Ma è proprio l'amore ad essere il protagonista indiretto, il quale combatte tra l'orgoglio e il pregiudizio dei personaggi. Mr. Bingley dubiterà dei sentimenti di Jane a causa della sua indifferenza, ed Elizabeth , ingannata dall'apparenza e dal pregiudizio, crederà che Darcy abbia un atteggiamento superbo.

Dunque, l'orgoglio e il pregiudizio danno luogo ad una serie di incidenti e fraintendimenti, che costituiscono il nucleo dell'opera, sono infatti l'orgoglio e il pregiudizio a dare vita all'intreccio, entrambi i sentimenti sono caratteristici dell'animo umano. L'orgoglio può farci perdere ciò che amiamo, mentre il pregiudizio può precluderci nuove esperienze, può impedirci di cambiare la nostra vita, dandoci una visione del mondo statica.

Anche io avevo un forte pregiudizio contro questo classico, in genere ripudio i romanzi che parlano di storie d'amore, ma ho voluto provare a distruggere questo pregiudizio, con successo. Come al solito, solo gli ingenui non cambiano idea.

Per chi può, consiglio la lettura in lingua originale.

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Orgoglio e pregiudizio 2016-06-08 10:59:05 deborino
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deborino Opinione inserita da deborino    08 Giugno, 2016
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AMORE NELL'800

Voglio fare una premessa: ho letto questo libro grazie a una mia carissima amica che me lo ha consigliato essendo Jane Austen la sua autrice preferita e che ringrazio di cuore perché se non me lo avesse fatto scoprire lei, mai e poi avrei pensato di leggerlo... come succede nel libro..proprio per "pregiudizio" in quanto dal titolo e dalla copertina mi sembrava un noiosissimo libro come quelli che ti obbligano a leggere a scuola.
Ma come impariamo dalla questa storia meravigliosa, molto spesso il pregiudizio (e l'orgoglio) ci traggono in inganno e ci fanno anche perdere delle ottime occasioni che possono essere semplici, come quella di leggere un bel libro oppure molto più importanti, come quelle di perdere l'uomo o la donna della nostra vita.
Premesso questo, devo dire che, come si è già capito, ho adorato questa storia perché fa riflettere molto, proprio su questi due sentimenti che colpiscono prima o poi tutti.
Il racconto è basato sulla vita della famiglia Bennet con le loro cinque figlie, tutte diverse tra loro soprattutto nel carattere e in particolare tra queste figlie troviamo la nostra protagonista Elisabeth, una ragazza molto intelligente, razionale e allo stesso tempo sensibile e premurosa ma solo nei confronti di chi lo merita.
Si potrebbe stare ore a parlare dei vari personaggi, in particolare dei due genitori, Mr e Mrs Bennet, entrambi particolari a loro modo ma il primo molto cinico mentre la seconda completamente sognatrice e opportunista.
Ogni personaggio ha una sua caratteristica, negativa o positiva e tra questi ovviamente spicca Darcy, che crea un amore e odio verso di lui da parte del lettore.
Non voglio svelare nulla, è un insieme di intrighi tra i vari personaggi, di storie d'amore ma anche di odio, il tutto che si aggira sempre intorno al titolo.
Non fate come me che mi ero fatta prendere dal pregiudizio, leggetelo e scoprite quanto può essere differente l'immaginazione dalla realtà.

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Orgoglio e pregiudizio 2015-09-18 11:02:00 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    18 Settembre, 2015
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Vorrei poter tornare indietro nel tempo

Ognuno di noi ha i suoi romanzi del cuore, storie che ti hanno fatto innamorare della lettura, che ti hanno tenuta sveglia la notte, che non perdi mai la voglia di rileggere ancora e ancora e ancora per lasciarti sorprendere da qualche dettaglio o semplicemente per ritrovare il confortante gusto delle pagine tanto amate (magari dopo un periodo di brutte letture). Questo è Orgoglio e Pregiudizio per me.

Come recensire quindi il libro del cuore? Cosa rende questo libro così speciale?

L’atmosfera elegante e raffinata. La provincia inglese di fine Settecento rivive nella sua quotidianità fatta di nastri e mussoline, lavori di cucito e visite di cortesia, e lo fa senza di fatto nessuna descrizione ma lasciandosi permeare come un profumo. E niente ci sembra in quel momento più importante di un invito a un ballo.

I personaggi. A volte non bastano centinaia di pagine per delineare un personaggio, per far nascere nel lettore la voglia di immaginarlo, di immedesimarsi in lui, di capirlo. A Jane Austen basta un tratto: lo sguardo altezzoso di Mr. Darcy, una battuta compiacente di Mr. Collins, il timido contegno di Jane, l’intelligenza briosa di Elizabeth. Quel tratto svela figure vibranti e reali, dai tratti psicologici ben definiti e dai caratteri diversi. Una complessità anche un po’ da immaginare. Perché in fondo il romanzo è proprio un invito ad andare oltre la superficie delle impressioni.

L’ironia. Le convenzioni e i comportamenti sociali di questa Inghilterra Regency vengono presentati con ironia e quasi con distacco. Riesce a strappare più di un sorriso il servilismo di Mr. Collins, che ha fatto del compiacere e adulare i ricchi la propria missione, o la superbia di Lady Catherine, nata con la convinzione di poter disporre degli altri per diritto di nascita. Sembra divertente e leggero eppure proprio la distanza offerta dallo sguardo ironico suggerisce una lettura ben più profonda dei classismi e delle ingiustizie dell’epoca. Tutti i personaggi passano sotto la lente dell’ironia che ne mette in luce vizi e virtù. E nessuno ne esce perfetto: l’eroina non è la più bella del reame e l’eroe è rigidamente e aristocraticamente inamidato, ma non potrebbero piacerci più di così.

Il contrasto. Orgoglio e Pregiudizio è classificato in genere come un romanzo rosa. Un classico, di qualità, certo, pur tuttavia una storia d’amore. In realtà, a ben guardare, la componente affettiva e la convenienza economica si intrecciano in proporzioni non ben definite nei matrimoni austeniani, uomini e donne sono sempre presentati con la propria quotazione di reddito e dote in sterline e l’amore appare come una questione più di mente che di cuore. E fa la differenza che proprio quella che si considera una grandissima storia d’amore non contenga nemmeno un parola zuccherosa e che nessuno dei protagonisti ci appaia mai in balia di sentimenti e passioni. Il romanticismo è più immaginato che raccontato. Bisognerebbe spiegarlo ai produttori di romanzetti rosa di oggi.

La confezione. Per dare vita ad una narrazione piacevole ma di altissimo livello bisogna saper poi raccontare il tutto con un linguaggio accessibile ma ricercato, uno stile scorrevole ma raffinato, una penna vivace ma razionalmente intelligente. E la cosa non è così scontata.

Detto questo, non credo però che a quindici anni, quando è scoccata la scintilla con questo libro, io avessi fatto tutte queste considerazioni. E lo dimostra il fatto che il romanzo sia trasversalmente amato da persone di ogni età, cultura e nazione, valicando differenze di gusti, riflessioni di stile o di contenuto. Non mi risultano molti i libri, per di più datati di secoli, che contano siti internet tematici, fan sfegatati e una lista non solo di imitazioni ma anche di veri e propri furti di personaggi, snaturati e calati da altri autori nelle più disparate situazioni. Il dato è significativo e sinceramente non credo sia spiegabile con nessuna delle motivazioni che pur mi sono cercata di dare.

E’ una magia che solo le storie più belle sanno creare. E vorrei poter tornare indietro nel tempo per leggerlo per la prima volta, rivivendo la lettura della scoperta in cui ti chiedi cosa succederà nella prossima pagina e sbirci anche un po’ (giusto un’occhiatina) per l’impazienza di scoprire se Elizabeth incontrerà Mr.Darcy a casa di Lady Catherine e se la gita nel Derbyshire la porterà fino a Pemberly.

Come tutte le magie va presa così, senza addentrarsi oltre nell’analisi, ma tuffandosi nel piacere della lettura.

E se qualche fortunato non l’avesse ancora letto, lo consiglio di certo.

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