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Famoso e famigerato, il Marchese de Sade è stato a lungo considerato un semplice pornografo, mentre la sua opera presenta un indiscutibile valore psicologico, filosofico e letterario. Il volume documenta i vari aspetti di Sade scrittore: il filosofo, il narratore (con una scelta di racconti e il romanzo Justine) e l'epistolografo.



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Opere 2020-04-11 11:50:54 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    11 Aprile, 2020
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Un pessimista, deificatore della natura

Forse la definizione migliore per questo ambiguo e per certi versi scrittore l'ho letta su un saggio a lui dedicato che pontificava: un ateo, un antireligioso, materialista, deificatore della natura, da parte di Emilio Servadio.
E' la prima volta che mi imbatto in questa parola "deificatore" della natura.
E' molto bella, illuminante per certi versi.
Soprattutto se rapportata appunto a queste "Opere" del Marchese de Sade, dove spicca in particolare la "Filosofia del Boudoir".
Non sono facilmente reperibili, le sue opere e leggendole si può avere una intuizione del perchè.
Come espresso nella recensione su Justine, più che colpirmi le varie perversioni e fantasie sessuali descritte dall'autore, in queste opere affascina e disturba la filosofia che vi è nei discorsi fra i vari libertini.
Dal suo nome, ho scoperto, deriva la parola "sadismo" e difatti negli scritti spesso si ricorre a questa praticati per favorite il piacere o (come meglio dice l'autore "l'estasi") fra i personaggi che si sollazzano in orgie di ogni tipo.

Per lo scrittore, non vi sono regole da rispettare se non quelle dell'istinto e se una persona deve appagare i propri desideri, non vi devono essere leggi che ne frenino la lussuria.
Essendo egli, appunto un pessimista, afferma che ogni singolo individuo è completamente inutile, sennò dannoso per la natura stessa e per questo se egli vive o meno non cambia nulla del corso degli eventi.
Portando allo stremo il suo pensiero, afferma che se tutta l'umanità sparisse in un giorno, per la Natura non cambierebbe assolutamente nulla, ma anzi si rinnoverebbe e prospererebbe anche meglio.
Per lui la stessa forma umana è dannosa per l'ordine naturale e l'appellarsi a un Dio o credere in una qualunque forma di divinità è una debolezza che viene inculcata nelle masse, dal potere religioso che deve perpetuarsi e sopravvivere nell'ozio facendo leva sulle paure dei più.
Va da se, che attraverso siffatti pensieri egli possa essere visto come un "nichilista" un ateo un libertino senza scrupoli.
Esprimere certi concetti è già forte di suo nella nostra epoca, figurarsi se rapportato al 1700 in cui egli visse. Difatti fu internato varie volte e i suoi scritti furono messi quasi al rogo e durante la prigionia egli scrisse la maggior parte delle sue opere.
Mi viene in mente una frase che ho sentito tempo fa: "la Natura è indifferente ai drammi dell'uomo".
Questo moto continuo, questo fluire del tempo, il tutto in divenire, l'impossibilità di recuperare il passato, di vedere il futuro. Dalla morte si genera una nuova vita. Tutto è mutevole, nulla rimane.
Quindi alla base di tutto vi è il Tempo e la Natura, come elementi completamente al di fuori del controllo dell'uomo che non è altro che un granello di polvere nell'immensità del creato.

Omnia fert aetas (Virgilio) -il tempo porta via tutte le cose-

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Justine
Juliette
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Opere 2015-12-05 14:11:06 viducoli
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viducoli Opinione inserita da viducoli    05 Dicembre, 2015
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Le contraddittorie radici del pensiero borghese

Nel nostro immaginario collettivo il nome di D.A.F. De Sade è legato, anche grazie a numeroso cinema di serie B, alla pornografia, alle pratiche sessuali estreme. Sadismo, sadico sono entrati nel nostro vocabolario con una connotazione indubbiamente negativa.
Il pregio di questo ponderoso volume, edito molti anni fa da Mondadori ma tuttora disponibile, è di restituirci, attraverso una scelta delle sue opere, a tutto tondo il pensiero di un grande – anche se forse minore a causa della sua irregolarità – rappresentante dell’illuminismo.
Il libro contiene due dialoghi filosofici (Dialogo fra un prete e un moribondo e La filosofia nel boudoir), alcuni racconti, il romanzo Justine, dieci lettere scritte dal carcere e tre brevi saggi.
De Sade infatti trascorse buona parte della sua vita in carcere, imprigionato sia dall’ancién regime, sia dai governi rivoluzionari, sia infine da Napoleone, a testimonianza della 'pericolosità' delle sue idee (oltre che, oggettivamente, a causa di comportamenti non certo esemplari).
A mio modo di vedere le opere più significative comprese nel volume sono i due dialoghi iniziali (ed in particolare La filosofia nel boudoir) ed il romanzo Justine. Questi ultimi due furono pubblicati anonimi, mentre il primo fu pubblicato solo nel 1926. L’anonimato permette a De Sade di esporre senza autocensure le sue idee, cosa che non avviene nei racconti ufficiali. Ma quali sono queste idee?
Innanzitutto un assoluto ateismo, di cui il 'Dialogo fra un prete e un moribondo' costituisce il manifesto. L’ateismo di De Sade è un ateismo naturalistico e meccanicistico: la natura basta a sé stessa, tutto ciò che accade è necessario e non ha bisogno di altra spiegazione se non che è naturale che accada. Ciò che noi consideriamo male e bene non sono altro che strumenti indifferenti che la natura usa per perpetuare se stessa e i suoi cicli. Concepire l’esistenza di un dio che regoli tutto questo è contraddittorio (se esistesse, perché non dovrebbe permettere solo il bene?) e inutile.
La filosofia nel boudoir, con il pretesto dell’iniziazione sessuale di una giovanetta da parte di alcuni personaggi particolarmente dissoluti permette a De Sade di esporci con completezza il suo pensiero. In coerenza con quanto detto a proposito dell’ateismo, è un pensiero radicalmente libertario, razionalista ed individualista. Tutto è lecito all’individuo: il solo fatto che si possa fare una cosa significa che rientra tra le cose che la Natura esige che sia fatta per la sua perpetuazione. Tra i diritti naturali dell’individuo c’è quello al piacere, da perseguire con ogni mezzo, anche attraverso il dolore e la sofferenza altrui. Anzi, il piacere aumenta se è conseguito attraverso delle vittime: non ci si deve curare di queste ultime, perché se soffrono, se addirittura muoiono a causa del loro carnefice ciò non è altro che un processo naturale, visto che la natura usa la morte come strumento per ricombinare la materia.
Ne emerge, qui come in Justine, una sorta di radicale ''darwinismo sociale ante litteram', in cui l’uomo, il forte, ha non solo il diritto, ma anche il dovere di perseguire il suo piacere e il suo benessere a scapito dei deboli, dovendo obbedire ad una sorta di imperativo naturale. I deboli sono i poveri (De Sade auspica la eliminazione fisica dei mendicanti) e le donne, viste spesso come strumento del piacere maschile.
Il sesso libero non è quindi per De Sade uno strumento di liberazione, ma un modo per riaffermare il diritto/dovere di alcuni di servirsi di ogni mezzo per raggiungere il proprio benessere e piacere.
Insomma, il pensiero di De Sade prende sicuramente le mosse da un afflato libertario e di rivolta contro le convenzioni sociali e religiose delle epoche in cui visse, ma approda a lidi di individualismo che ricreano una nuova gerarchia dove il benessere di pochi eletti pretende la sofferenza dei molti. Siamo a mio modo di vedere alle radici di correnti di pensiero che avrebbero attraversato nei secoli successivi la cultura europea, generando visioni sociali e politiche opposte e fornendo anche basi teoretiche a regimi come quello nazista. In fondo De Sade rappresenta e sintetizza pienamente gli estremi filosofici e le contraddizioni insite nella cultura borghese che stava facendosi egemone.
Molto meno significative per capire il pensiero sadiano sono i racconti, che in quanto 'ufficiali' sono più autocensurati e si incanalano lungo un mainstream moralistico. Sono comunque una piacevole lettura.
Le lettere, scritte dal carcere alla moglie e ad altri personaggi, ci permettono di entrare nel mondo minuto di De Sade, nelle sue sofferenze umane, nel suo sentirsi (ed essere) facile vittima della morale corrente. I tre brevi saggi finali nulla aggiungono a quanto già precepito negli scritti maggiori.
Resta da avvertire il lettore che in particolare ne La filosofia nel boudoir e in Justine le descrizioni delle pratiche sessuali estreme sono molto esplicite ed a volte disturbanti: del resto disturbante le nostre certezze è l’intero pensiero del divin marchese.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliata a chi vuole approfondire il pensiero illuminista anche nei suoi tratti "irregolari".
Sconsigliata a chi giudica disdicevole la pornografia e la violenza in letteratura.
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