Odissea
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Una comune identità: il canto
Mai come in questo caso il traduttore ha permesso di godere maggiormente dell’opera, accantonato dunque il ricordo scolastico legato alla traduzione del Pindemonte, cosa che mi riprometto di fare tradendo pure il Monti dell’Iliade, ho letto serenamente il lavoro della Calzecchi Onesti, gustando appieno ognuno dei ventiquattro libri del poema.
Dalla “Telemachia”, a “ I viaggi di Odisseo”, concludendo con “Il ritorno e la vendetta di Odisseo”, la protagonista assoluta, compagna delle tre sezioni, è stata la curiosità, nonostante questo sia il libro che molti conoscono senza averlo mai letto. In particolare la lettura è stata utile per scalzare dal podio il suo protagonista assoluto, Odisseo: non l’ho condannato come Dante nel XXVI canto dell’Inferno; non l’ho circoscritto alla sua condizione di esule come fece Foscolo per cantare il suo destino; non ho visto in lui l’emblema della decadenza come fece Pascoli e tanto meno ne posso cogliere i tratti del superuomo di cui l’ha rivestito D’Annunzio, entrambi , Pascoli e D’Annunzio, facendolo protagonista, come Dante prima, del rinnovato viaggiare nonostante il ritorno.
L’Odissea non è solo Ulisse, è un mondo multiforme, è la metafora del pericolo, del diverso, dell’incontro, della scoperta; è inoltre il canto dei canti, un poema in divenire che evolve autoalimentandosi; tutto questo è ben visibile nella lettura integrale, non episodica ma continuativa, nonostante la struttura episodica sia sovrana e abbia dato modo di isolare i singoli momenti narrativi ben noti a tutti. Una continuità di lettura che permette dunque di godere dell’antico poema collettivo come di un romanzo moderno, facendosi suggestionare dal tema centrale del nostos e da quella commistione di generi che, come ci fa notare Calvino,nel suo “Le Odissee nell’Odissea” in “Perché leggere i classici”, riprendendo la tesi di Heubeck, mette un eroe epico in uno schema narrativo da antica favola e da fiaba. Ecco perché ci affascinano la maga Circe, il Ciclope, il potenziamento delle proprie virtù per intercessione esterna ( il dono a dirla come Propp), misti al concilio degli dei, alla guida di Atena, alla vendetta di Poseidone e allo stesso tempo varchiamo la dimensione più reale di quegli antichi regni autonomi che si affacciano sul mare o ne sono circondati e aspettano un ritorno o accolgono uno straniero accomunati da un unico canto che unisce una comunità dispersa quasi in una sorta di diaspora atavica che ha come legame il suo comune cantare.