O quest'uomo è morto, o il mio orologio si è fermato
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Un mondo comico irriducibile a letteratura
"Je suis Marxiste, tendance Groucho" è il graffito più irriverente e famoso del maggio francese. Mi piace immaginare che lo abbia scritto lo stesso Groucho, perché l’irriverenza verso i luoghi comuni e le frasi fatte, la capacità di stravolgere l’apparenza logica delle cose attraverso calembours e giochi di parole, mettendo a nudo l’assurdità di ciò che consideriamo scontato, la satira nei confronti delle convenzioni e della costruzione sociale sono i tratti che contraddistinguono la comicità di Groucho Marx, o per meglio dire quella dei Fratelli Marx.
Questo volume Einaudi ha sicuramente il pregio di riproporci un ampio ventaglio della produzione letteraria di Groucho, che comprende alcune delle più famose scene tratte dalle commedie di Broadway e dai film del periodo d’oro dei Fratelli ma anche materiale meno scontato, quali le lettere scritte da Groucho a T.S. Eliot, di cui era amico, oppure gli articoli che nel corso degli anni scrisse per prestigiose riviste e quotidiani, oppure infine una scelta di dialoghi tratti dalla conduzione di You bet your life, la trasmissione prima radiofonica e poi televisiva che gli diede una nuova popolarità nel secondo dopoguerra.
Il libro si scontra però, soprattutto nella prima parte – che propone parti delle sceneggiature di commedie e film – con alcuni ostacoli insormontabili, connessi alla natura stessa della comicità di Groucho e fratelli, che risulta irriducibile ad una decrittazione puramente letteraria.
Il primo è dato dalla pratica intraducibilità dell’effetto comico provocato da molte delle battute e dei monologhi di Groucho: come detto, elemento essenziale di questa comicità sono i giochi di parole, i doppi sensi, i non sequitur; ebbene, la traduzione in un’altra lingua non sempre, anzi quasi mai, riesce a riprodurre appieno il gioco insito negli improvvisi scarti di senso che le battute di Groucho contengono. Come esempio concreto prendiamone una delle più famose: l’originale ”Outside of a dog, a book is a man’s best friend. Inside of a dog it’s too dark to read” perde forzatamente il suo assurdo senso nella traduzione italiana, che non ha alternative rispetto a All’infuori del cane un libro è il miglior amico dell’uomo; dentro un cane è troppo buio per leggere.” Certo, non sempre questo è vero, e ci sono battute che conservano appieno la loro forza anche in italiano (“Non vorrei far parte di un club che abbia me tra i suoi soci”), ma in generale la lettura in italiano delle sceneggiature di commedie e film può strutturalmente restituire solo una minima parte della forza eversiva della comicità di Groucho e fratelli.
Il secondo problema, che si somma al primo, è che l’effetto comico complessivo proviene in buona parte anche da elementi che la parola scritta non ci può restituire, quali la gestualità, l’abbigliamento, l’inflessione e il ritmo delle battute. Nulla, se non la visione dei film, ci può rendere la mimica facciale di Groucho, sottolineata grottescamente dai finti baffoni, e la sua camminata, oppure l’accento da immigrato italiano di Chico, per non parlare (è il caso di dirlo) del ruolo essenziale di spalla muta svolto da Harpo. Nessuna trascrizione, ed anche nessun doppiaggio, per quanto accorto, può restituirci il ritmo inconfondibile con il quale Groucho conduceva i suoi monologhi.
Il consiglio che mi sento di dare, quindi, a chi volesse leggere questo libro, perlomeno per quanto riguarda la prima parte, è di andare in rete e cercare, con un po’ di pazienza, le scene proposte all’interno dei film, guardandole in lingua originale: l’effetto sarà completamente diverso rispetto alla semplice lettura, ed il divertimento sarà assicurato.
Purtroppo questa tecnica di lettura non è applicabile al primo brano proposto nel volume: si tratta dello sketch di Napoleone tratto dal primo grande successo teatrale dei Fratelli Marx: il varietà I’ll say she is! del 1924. Lo sketch è comunque godibilissimo, essendo basato sulla presa in giro dell’autorità e della guerra ma soprattutto sulle allusioni alla dubbia moralità di Giuseppina Bonaparte, la quale spinge l’augusto consorte a partire per la guerra per potersi immediatamente gettare tra le braccia dei suoi amanti. La scena è piena di doppi sensi a sfondo sessuale anche piuttosto espliciti (”Quando guardo nei tuoi occhioni blu, so che sei fedele all’esercito. Spero solo che l’esercito resti in piedi”,oppure ”Sono partito da dieci secondi ed è ancora in posizione verticale, e non c’è nessuno con lei. Ah! Mi ama” dice Napoleone riferendosi a Giusy) che sicuramente per l’epoca costituivano un elemento di novità, anche se non dobbiamo dimenticarci che siamo nel bel mezzo dei roaring twenties, con le loro sfrenatezze (almeno per chi poteva permettersele).
Segue un singolo brano tratto da The Cocoanuts, del 1929, il primo film dei Fratelli Marx, che riprende un musical portato sulle scene in quegli anni: si tratta della surreale asta con la quale Mr. Hammer (Groucho), per risollevare le sorti dell’albergo di cui è proprietario, tenta di vendere lotti di terreno paludoso, dopo essersi messo d’accordo con Chico perché questi intervenga con rilanci per far salire le offerte. Naturalmente lo scarso acume di Chico farà fallire il goffo tentativo di truffa. La scena dell’accordo tra Groucho e Chico può essere seguita nel video integrale del film a partire da circa 33’30”, e l’asta vera e propria segue dopo pochi minuti; la visione permette di entrare appieno nel mondo della comicità surreale dei Fratelli Marx, soprattutto facendoci percepire il senso del ritmo, tipicamente teatrale, di cui erano dotati.
Più spazio è dedicato al successivo Animal Crackers, del 1930, di cui vengono riportate tre scene. Su tutte vale veramente la pena di vedere quella in cui Groucho , improbabile esploratore, dichiara il suo amore contemporaneamente a due donne (ovviamente a fini utilitaristici) prendendo in giro il classicheggiante teatro di Eugene O’Neill, ma anche sbeffeggiando l’attenzione spasmodica al mercato azionario all’indomani dello scoppio della grande depressione.
Seguono scene dai successivi film, tra i quali il più significativo, divenuto nel corso del tempo un film di culto, dato il suo carattere di apologo antimilitarista, è Duck soup (La guerra lampo dei fratelli Marx), del 1933, nel quale Groucho veste i panni di dittatore dello stato di Freedonia (si noti la data di uscita del film per capirne l’attualità rispetto agli avvenimenti dell’epoca). La scena proposta non è in grado di rendere l’atmosfera complessiva del film, che è considerato uno dei capolavori del cinema statunitense, per cui soprattutto in questo caso ne consiglio la visione. Al fine di orientare gli indecisi e di dare una sia pur pallida idea di come la comicità di Groucho, apparentemente priva di senso, sapesse cogliere il nocciolo dei problemi, riporto uno scambio di battute tra l’ambasciatore dello stato di Sylvania e Groucho: ”Sono propenso a molte concessioni pur di evitare la guerra”; “Troppo tardi. Ho già pagato un mese d’affitto per il campo di battaglia.”.
La successiva sezione del volume è dedicata ad un estratto da Le lettere di Groucho, un libro uscito nel 1967 contenente la corrispondenza del comico con numerosi personaggi.
Tra queste le più significative, per il loro sarcasmo perfettamente in stile Groucho, sono quelle indirizzate ai fratelli Warner, che nel 1946 diffidarono i Marx dall’utilizzare il nome Casablanca per il film del loro ritorno in scena dopo la guerra, che nelle intenzioni si sarebbe dovuto intitolare Una notte a Casablanca. Groucho prende carta e penna e scrive ai cari fratelli Warner alcune missive esilaranti, nelle quali mette alla berlina la loro pretesa di avere l’esclusiva sul nome di una città e fa leva sul fatto di essere anch’essi fratelli. La cosa buffa è che dopo queste lettere La Warner Bros. rinunciò all’azione legale e il film dei Marx poté uscire con il titolo originale.
Meno significativa è secondo me la parte dedicata alla corrispondenza tra Groucho e T.S. Eliot, che prese avvio nel 1961 quando il poeta richiese a Groucho, come un fan qualsiasi, un ritratto per poterlo appendere ad una parete di casa accanto a quelli dei suoi amici intellettuali. L’amicizia tra i due fu importante, durò sino alla morte di Eliot nel 1965, e indubbiamente testimonia come l’opera dei Fratelli Marx, e la comicità di Groucho in particolare, fosse già all’epoca considerata importante da molti intellettuali, soprattutto da parte di chi aveva attraversato i convulsi anni delle avanguardie. Tuttavia le lettere qui proposte sono di carattere privato, e si riferiscono alla spedizione della fotografia piuttosto che all’incontro a cena tra i due (con le rispettive mogli) nell’estate del 1964 a Londra. Di questa cena Groucho riferisce in una lettera a Gummo, dove con la consueta ironia descrive il suo imbarazzo nel trovarsi di fronte ad un grande poeta.
Tra le altre lettere, meritano una citazione quelle scritte nel 1957 all’avvocato Joe Welch, artefice della caduta del senatore McCarthy, che testimoniano i sentimenti liberal di Groucho.
Seguono due sezioni del volume dedicate al Groucho scrittore e giornalista. Il Nostro, infatti, che sin da giovane amava la letteratura, scrisse anche otto libri, che non ebbero però grande successo, e collaborò per oltre cinquant’anni, anche se non in modo organico, con numerose riviste e quotidiani, tra i quali Time, Variety e il New York Times. Molti sono gli articoli riportati, che trattano di diversi argomenti, dalla rievocazione degli inizi nel mondo dello spettacolo alle ristrettezze dovute alla grande depressione (a causa della quale Groucho perse un notevole quantitativo di denaro investito in azioni), dallo sforzo bellico del Paese ai problemi con l’insonnia, dalle elezioni presidenziali alla garbata satira del mondo di Hollywood. Gli articoli rivelano molto della personalità di Groucho e del suo approccio ironico alla realtà degli Stati Uniti, soprattutto nei drammatici anni ‘30 e ‘40, di una ironia che però non rinuncia a farsi carico di precise convinzioni e opinioni, anche controcorrente. Emerge a tratti anche l’amarezza per l’emarginazione che Groucho subì dal mondo dello spettacolo dopo i ruggenti anni ‘20 e ‘30, quando la comicità sua e dei fratelli venne ritenuta superata e presto dimenticata.
Da questa emarginazione Groucho riemerse nel 1947, quando iniziò a condurre un programma radiofonico, poi divenuto televisivo, intitolato You bet your life, una sorta di quiz che gli permetteva di interloquire con i concorrenti con battute e improvvisazioni per le quali attingeva al suo infinito repertorio e al suo innato talento. La trasmissione divenne uno dei programmi di punta degli anni ‘50, e un Groucho ormai anziano ebbe una notorietà persino superiore, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, a quella che aveva negli anni ‘30. Nel libro vengono riportati i dialoghi che Groucho aveva con i concorrenti, nei quali, a fronte della risposta ad una domanda qualsiasi sulla loro vita, sfornava i consueti doppi sensi e giochi di parole. Anche qui emerge sicuramente la stoffa del grande comico, in grado di trarre spunto per una battuta da qualsiasi situazione, ma – forse per la brevità dei dialoghi, fatti di poche righe, avulsi dal loro contesto ed a volte comprensibili solo da un pubblico statunitense – sono pochi quelli che portano ad un riso genuino. In rete è possibile trovare molti episodi della trasmissione, che ci mostrano un signore maturo, con baffi veri ed ormai brizzolati, con un gigantesco sigaro e gli occhiali rotondi, nel quale solo a fatica ritroviamo la maschera del grande comico che fu. Lo spettacolo, nonostante la maestria con cui Groucho lo conduce, è ovviamente totalmente piegato alle regole dell’intrattenimento televisivo che anche noi stavamo scoprendo in quegli anni.
Il libro è la traduzione di un’edizione statunitense di pochi anni prima, e sia l’introduzione sia le brevi prefazioni ad ogni capitolo sono a mio avviso una occasione persa per approfondire la conoscenza di questo importantissimo artista, limitandosi a registrare aspetti esteriori della sua vita e della sua produzione. Tuttavia, pur con questi evidenti limiti, il libro ha il pregio di poter suscitare la nostra curiosità verso un grande della scena del ‘900, che non solo ha saputo interpretare attraverso la sua vis comica il mondo in cui è vissuto, ma che ha saputo trasmetterci importanti chiavi per interpretare quello in cui viviamo noi oggi. In questo senso un classico.