Novembre
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Il senso di una vita, tra arte e destino
Un giovane Gustave Flaubert, ancora diciannovenne, scrive “ Novembre “, breve romanzo autobiografico che nella prima parte mantiene un’impronta diaristica, per declinare al femminile e virare su un finale scritto in terza persona.
E’ un tuffo nella concezione poetica ed artistica dei suoi anni giovanili, nel romanticismo e lirismo dello scrittore ancora in erba, nell’ auspicato tentativo di penetrare l’ essenza delle cose, ancora immerso nell’ indefinitezza del proprio destino.
“ Amo l’ autunno, triste stagione che si addice ai ricordi. Quando gli alberi non hanno più foglie, quando il cielo conserva ancora al crepuscolo la rossa tinta che indora l’ erba appassita, e’ dolce guardare spegnersi tutto ciò che poco fa bruciava ancora in noi “…
È un Flaubert ancora inesperto della vita e dell’ amore, che nella prima parte rivisita la propria giovinezza, tra solitudine, collegio, amori idealizzati, idee, passioni, giorni di ebbrezza e di lutto, palpiti di speranza, spasimi di angoscia. Sono gli anni del College Royal di Rouen e dell’ incontro con Eulalia Focaud ( nel testo Marie ).
Gustave è sospinto da passioni irrefrenabili ed ondivaghe, così colmo di ricordi che gli … “ sembra di avere vissuto da secoli “… Da subito e’ stato sospinto dal desiderio di amare e da quella immensa amarezza che ne è sintesi ed ironia. Vive un ideale ed una cupidigia senza limiti sognando il dolore dei poeti.
Ricerca la felicità assoluta, ancora fermo ad una concezione profondamente romantica, in cui …’” non ha amato nulla ma avrebbe voluto amare tutto “… e …” non consumando l’ esistenza, è da essa consumato “…, ama la vita ma rimane immobile, inerte. Sviluppa, con il tempo, una bramosia d’ amore, ma si affida al caso, il suo desiderio artistico, onnisciente, vorace, indefinito, spesso lo riporta nell’ ombra ed allora non sa che fare, cosa sognare e costruire.
Poi, svanito l’ eccesso degli impeti giovanili, si richiude in se stesso, non trovando …” nulla che sia degno di se’ ne’ se stesso adatto a nulla “…, passando dal genio alla mediocrità, vivendo giorni con due esistenze, e la seconda e’ il ricordo della prima.
Nel giro di una stagione avverrà il cambiamento, l’ amore per una donna ( Marie ) e la conoscenza carnale. Sara’ lei, in prima persona, a narrargli la propria storia, sospesa tra ambizione e desolazione, la sua trasformazione in dama di corte, una vita indefinita inseguendo l’ amore assoluto, tra voli pindarici e cadute rovinose, sentendosi addosso il profumo della verginità perché non ha mai amato davvero.
Una storia sovrapponibile alla sua, in quella continua ricerca di una precisa identità ( figura accostabile a quella che sarà Madame Bovary ).
Poi, dopo una pausa di riflessione ( per un anno l’ autore interromperà la stesura del testo ), la giovinezza svanita, Flaubert , poco più che ventenne, riprenderà la stesura del testo usando la forma classica del ritrovamento del manoscritto da parte di una terza persona, che proseguirà nella narrazione.
Nel frattempo l’ autore, nel proprio privato, è profondamente cambiato, ha conosciuto la malattia, ha iniziato gli studi di diritto, sospeso tra l’ incertezza artistica sulla natura del proprio talento e l’ abbandono dell’ idea romantica per affacciarsi ad una concezione realistica che ne caratterizzerà l’ opera a venire.
Ma … “ la memoria dimentica e l’ immagine si cancella, mentre rimane in noi l’ accanimento del dolore ‘…
Importante, e fondamentale per il futuro, sarà sempre quel senso di doppiezza, il volere definire la propria grandezza, il chiedersi chi è e che cosa può realmente fare, disilluso, diffidente, annoiato, cinico, addentrandosi in un tentativo di auto conoscimento , incappato in un senso di estraneità verso se stesso.
È reduce da un duplice fallimento, come giovane scrittore idealista e come studente, e la terza parte del romanzo osserva e giudica dall’ esterno il protagonista negli anni della maturità.
Vi è un certo disincanto, ed una cupa rassegnazione. Il cammino dello scrittore verso la vecchiaia tra idee suicidarie ed ineluttabile accettazione di un reale che lo condurrà ad una fine già scritta.