Narrativa straniera Classici Notre-Dame de Paris
 

Notre-Dame de Paris Notre-Dame de Paris

Notre-Dame de Paris

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Esmeralda, una giovane zingara di grande avvenenza, è solita danzare sul sagrato della chiesa di Notre-Dame, cuore della Parigi medievale. L'arcidiacono Frollo è attratto dalla giovane donna e, pur fra sentimenti contraddittori, cerca di farla rapire dal campanaro Quasimodo, un essere deforme fino alla mostruosità. Ma il capitano Phoebus de Chateaupers la trae in salvo e conquista il suo amore. Una vicenda melodrammatica, tetra, grottesca, che commosso lettori di tutti i tempi e spesso ispirato il mondo del cinema.



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Notre-Dame de Paris 2023-05-08 13:43:05 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    08 Mag, 2023
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La Bella e la Bestia

Come affermava Umberto Eco, Victor Hugo continua ad affascinarci a causa dei suoi innumerevoli difetti. Romanziere, poeta, drammaturgo di eccezionale fama e di innegabile valore, sovrasta il lettore con la potenza della narrazione, con le memorabili descrizioni, con la supremazia della parola scritta.

“Notre Dame de Paris”, capolavoro del Romanticismo e capostipite del romanzo storico ad ambientazione medievale per quanto riguarda la Letteratura francese, è un romanzo che fu pubblicato nel 1831 ed ottenne, fin da subito, un grande successo di pubblico.

I protagonisti della vicenda sono Quasimodo, orrendo campanaro della cattedrale di Notre Dame, gobbo, deforme, sordo, ma dall’animo buono e nobile e la bellissima Esmeralda, ragazza che si guadagna da vivere cantando e ballando nelle piazze di Parigi in compagnia di una capretta. Intorno a loro si innesca un intreccio di amore e morte. Il Medioevo in cui Hugo ambienta la narrazione è quello pittoresco e cupo tipico del Romanticismo, e tipici del Romanticismo sono anche il mescolamento di sublime e grottesco e la rappresentazione di grandi e potenti passioni che animano i personaggi e li conducono verso un destino ineluttabile.

Siamo a Parigi, nel 1482. Sulla città si staglia imponente la cattedrale di Notre Dame. A Quasimodo viene ordinato dall’arcidiacono Claude Frollo, suo padre adottivo e padrone, di rapire la bellissima Esmeralda, per la quale prova un’insana passione. Il rapimento però viene scongiurato da Phoebus, giovane e aitante capitano delle guardie reali. A questo punto i vari personaggi si innamorano perdutamente uno dell’altro: purtroppo, però, non in maniera reciproca. E nemmeno, direi, in modo molto sano. Ma abbiamo detto che siamo di fronte ad un capolavoro del Romanticismo e come tale deve essere letto il romanzo.
Su tutto poi si erge la grandezza di Victor Hugo, autore veramente immenso; forse, in alcuni casi, troppo.

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Notre-Dame de Paris 2021-06-21 11:24:43 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    21 Giugno, 2021
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Meraviglioso

"Notre-Dame de Paris" mancava ancora dalla mia lista di classici intramontabili, era ora che io lo leggessi. Quanta bellezza in questo capolavoro e quanta tristezza! La fatalità del destino, impresso a lettere nel muro della cattedrale ma anche anticipato dalle prime pagine, segna l'intera storia e non da modo alla Provvidenza di salvare i suoi attori, ahimé. Come in tutte le storie di Hugo, da padrona fa un grande amore, cieco e viscerale, per il quale si è disposti di dare la propria vita e intorno ad esso viene presentata e all'occorrenza criticata la società dell'epoca e le sue istituzioni. In questo caso si è nel quindicesimo secolo e sotto il mirino dell'autore ricade l'imbruttimento delle cattedrali e delle opere d'arte in generale, la tendenza di essere modificate a piacimento di chi guida in quel momento, togliendo o aggiungendo e trasformando i monumenti in opere confusionarie e brutte, private pian piano della loro personalità iniziale. Tant'è che a seguito della pubblicazione di questo libro, fu deciso il restauro e il ripristino alla forma iniziale la cattedrale Notre-Dame. Ma non solo l'architettura mal custodita, anche la giustizia cieca e sorda, ingiusta e stupida, la giustizia che manda a forca degli innocenti per il divertimento popolare, grossolano e stupido. Mitica la scena in cui il giudice sordo (perché disinteressato) interroga il sordo Quasimodo che nulla lo tutela davanti alla ipocrisia e alla stupidità del sistema giudiziario, macero per gli innocenti.

Incantevoli le descrizioni di Notre-Dame, Quasimodo e Frollo, che sembrano far parte di una trinità legati saldamente tra loro, Frollo innamorato dell'essenza intellettuale, del mistero spirituale della cattedrale e Quasimodo innamorato della sua bellezza fisica, abitandola come un spirito abita il corpo. Immortale anche la figura del poeta Gringore, che apre il sipario della storia con la bellissima parodia di Hugo sui poeti e sulla loro presunzione, in fondo personaggio sì vile ma tutto sommato bonario.

L'amore invece, il tema portante, è presente in tutte le sue forme ma tutte passionali: l'amore distruttore, tossico, egoista e ossesso di Frollo, l'amore puro e incondizionato e salvatore di Quasimodo e infine l'amore supremo: quello di una madre per la propria creatura e qui Hugo è capace di strappare le lacrime anche ai cuori più duri e freddi!

Un classico che non ha età e che incanta con ogni frase e che stupisce per la giovane età del suo autore: Hugo aveva appena 29 anni! 

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Notre-Dame de Paris 2020-08-14 10:58:35 Martina248
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Martina248 Opinione inserita da Martina248    14 Agosto, 2020
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Tra ideale e grottesco

Ogni classico che si rispetti, come diceva Calvino, ha l’intrinseca caratteristica di non essere mai uguale a se stesso, di avere sempre qualcosa di nuovo da dire. Da questa sentenza non può certo esonerarsi Notre-dame de Paris, di cui darne una definizione univoca risulta arduo, al lettore e anche, aimé, al recensore.
Pensato come critica al decadimento di un’architettura parigina tanto cara al nostro Hugo, quella gotica medievale, e come lode alla stessa ma non meno come superamento di un genere (Il romanzo storico) tanto caro alla letteratura, per giungere a una fusione di più generi. Non manca tuttavia un velo personale, un tormento insito nei personaggi, vittime di un destino che non possono governare. Quegli stessi personaggi che si scoprono separati, frammentati in un eterno dualismo: quello tra il sublime e il grottesco, che li tormenta, in primis Quasimodo. Nessuno dei due però prevale sull’altro, non vi è bello ideale né cupa mostruosità. Per questo non si può che inorridire alla tetra descrizione del nostro gobbo e ai timori di Esmeralda alla sua vista e al tempo stesso intenerirsi e aver compassione della pura e docile anima di Quasimodo. E allo stesso modo non si può che provare orrore di fronte alle meschine azioni di Frollo e al tempo stesso avere pietà per il suo tragico destino, di cui non può essere padrone. Proprio da questa dicotomia nasce una nuova armonia, l’armonia dei contrari.
E non si può dimenticare di annoverare tra i protagonisti, la fervente folla, per la prima volta al centro di un romanzo e, insieme, la ville-lumière, sfondo ma anche soggetto del romanzo stesso.
Pertanto, non possiamo che ringraziare Charles Gosselin, editore del romanzo che lungamente sollecitò l’autore per la sua scrittura (e dovette attendere per ben tre anni il manoscritto dal nostro scrittore, che tanto tardò la consegna) e, chiaramente, Hugo per il suo capolavoro.

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Notre-Dame de Paris 2019-08-29 21:13:24 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    29 Agosto, 2019
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il FINALE

Il finale di Notre Dame de Paris, è a mio avviso il più grandioso e magico di tutta la letteratura mondiale.
Può essere avvicinato solo, dal finale di "Cent'anni di solitudine" e "Delitto e castigo".
In quelle ultime righe si palesa la genialità dell'autore e non c'è volta che un brivido mi attraversi quando ripenso a questi finali di questi tre libri meravigliosi.
Naturalmente il finale, se letto così è difficile possa suscitare un minimo entusiasmo, vi si deve giungere leggendo attentamente le opere.
Un altro elemento centrale e incredibile di questa opera di Hugo è la minuziosa, capillare, grandiosa descrizione della Parigi che fù, prima che il Tempo, il fuoco e l'uomo la rimodellassero completamente nell'arco di circa due secoli. Però ogni volta che si sfoglia una pagina, si materializza nella mia mente in maniera sorprendente e unica la bellezza di questa città.
Se c'è un artista dell'arte urbana, un amante dell'architettura, questo è Victor Hugo. Spesso mi ha dato la sensazione di preferire la descrizione di vie, piazze e boulevar, piuttosto che caratterizzare i vari personaggi di questa opera.
Forse perchè la grande città si determina in maniera eclatante sulle vicende e le vite dei vari personaggi, che ne sono come soggiogati.
E' forse il romanzo più conosciuto, rappresentato, musicato della storia umana.
Infinite rappresentazioni teatrali, trasposizioni cinematografiche, citazioni in altre opere, le figure del gobbo e della sua amata Esmeralda praticamente le si incontrano un po ovunque nei romanzi odierni, nella fantasia di grandi e piccoli.
Ci sono pagine memorabili in questa opera, scene vivide e crude. Grandi slanci d'amore.
La lettura è abbastanza facile, senza troppi intrecci o colpi di scena.
E' una sinfonia di parole che porteranno infine al meraviglioso esaltante finale, che è un inno alla potenza del vero amore.

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Notre-Dame de Paris 2016-12-29 20:36:03 Mane
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Mane Opinione inserita da Mane    29 Dicembre, 2016
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Il lato più sinistro della sua fatal passione

Notre Dame de Paris è un opera che nasce dal genio di Victor Hugo, ispirato dalle letture giovanili di Walter Scott, con il grandioso intento di portare la poesia dentro al romanzo storico.
Più che una trama elaborata e avvincente, Notre Dame de Paris offre un meticoloso dipinto quattrocentesco della città di Parigi in cui la maestosa cattedrale gotica è protagonista della scena. Il tempo è spesso cristallizzato, con una narrazione per ampi tratti pressoché immobile spettatrice davanti al rigoglioso germogliare di straordinari affreschi glorificanti le stupefacenti doti descrittive di Victor Hugo. Inoltre, non mancano gli intermezzi con riflessioni di ampio respiro e analisi filosofiche, fondamentalmente incentrate sul ruolo dell’architettura nella storia dell’umanità.
Dai volti ai costumi e alle credenze popolari, alla cattedrale in ogni suo anfratto, fino al sensazionale volo d’uccello sulla città, l’autore è un occhio instancabile scrutatore dei dettagli.
“La sala grande non era che una vasta fornace di impudenza e di giovialità, in cui ogni bocca era un grido, ogni occhio un lampo, ogni faccia una smorfia, ogni persona un atteggiamento. Gli strambi visi che si affacciavano uno dopo l’altro a digrignare i denti dal foro del rosone erano come altrettanti tizzoni gettati nel braciere. E da tutta quella folla effervescente sfuggiva, come il vapore dalla fornace, un rumore stridulo, acuto, tagliente, fischiante come quello delle ali di un moscone.”
In questa sontuosa cornice i personaggi e le vicende sono piccoli componenti di un vasto colorato mosaico. Solo sul finale il dramma degli eventi prende il sopravvento trascinandoci repentinamente verso l’epilogo della storia.
Notre Dame de Paris è un romanzo pregno di storie d’amore: impossibili, travagliate, idilliache, corrosive e malsane. Il sentimento che lega l’autore stesso alla monumentale cattedrale di cui celebra ogni cesellatura pagina dopo pagina, non è che una sconfinata passione. Ma fra tante è la storia d’amore del campanaro Quasimodo con le sue bronzee creature a struggere maggiormente il cuore e suscitare una profonda tenerezza.

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Notre-Dame de Paris 2016-02-27 16:52:22 FrankMoles
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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    27 Febbraio, 2016
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Tutto quel che ho amato al mondo!

Notre-Dame de Paris è il grande romanzo che nel 1831 consegnò Victor Hugo alla fama letteraria di cui ancor oggi gode. Considerato un testo proemiale in relazione al Romanticismo francese, di cui Hugo è stato acclamato iniziatore, esso sviluppa un nuovo tipo di genere letterario, il romanzo inteso come un teatro epico.

Ecco dunque che la Parigi del tardo Medioevo diviene l’ambientazione di una vicenda troppo ampia e maestosa, com’è d’uso in Hugo, per essere sintetizzata. Al centro delle attenzioni dell’autore vi è sempre l’uomo, questo puntino insignificante nell’economia dell’universo di cui viene messa in risalto la sublime grandezza interiore. L’infinito, tema centrale all’interno della corrente romantica, viene qui applicato all’anima dei personaggi, che per le strade di Parigi recitano la loro parte nella storia, oscillando continuamente tra santità e abiezione, tra gloria e miseria, tra sogno e realtà, tra luce e buio. I personaggi che Hugo ritrae in questo dipinto di parole presentano le innumerevoli sfumature dell’umanità sotto i più disparati aspetti. Sul piano sociale, sono rappresentati tutti gli ambienti della società parigina: la corte del re e gli aristocratici con i loro altarini, i miserabili come Quasimodo o Esmeralda con la loro dignità umana, il clero tra le contraddizioni dell’animo dell’arcidiacono Claude Frollo, gli uomini di cultura sognatori come Pierre Gringoire, la massa popolare della quotidianità, i giovani scapestrati e i carcerati. Sul piano morale è rappresentato lo scontro costante tra bene e male nella storia ma soprattutto nell’animo di ogni uomo, cosicché ogni apparenza di linearità etica è sovvertita, messa in discussione da eventi, passioni e necessità esterne ed interne; dunque un arcidiacono può diventare un mostro e una zingara ritenuta l’immagine del diavolo l’emblema della purezza, un barone può diventare un profittatore e una vecchia carcerata una madre pronta a perder la vita il nome dell’amore, uno storpio scherzo della natura può diventare un salvatore. Ecco dunque, ancora una volta, la rivincita dei miserabili, di un press’a poco come il reietto Quasimodo, di una zingara eterea ai margini della società, di una vecchia pazza che smarrito ogni barlume di razionalità, su quelli che oggi chiameremmo i benpensanti, il fior fiore della società, la guardia reale impietosa, un arcidiacono troppo umano per essere inflessibile nel suo ruolo, un filosofo fuori dal mondo e un popolo ciecamente assuefatto alla disumanità e alle contraddizioni della società parigina.

E come l’anima di ogni uomo è il suo centro portante, il suo punto focale nel rapporto col mondo, allo stesso modo la confusionaria e distratta Parigi è dominata dalla maestosa immagine della cattedrale di Notre-Dame, la cui descrizione non è meno minuziosa di quella che l’autore riserva ai personaggi. Vera e propria anima della città, la cattedrale diviene un punto di convergenza per tutti i personaggi coinvolti, un punto di osservazione sul mondo tra ammirazione e sgomento, un punto di riflessione tra passioni e accadimenti. E’ all’interno della cattedrale che si consuma massimamente il conflitto tra bene e male che attanaglia i personaggi ed è all’interno della cattedrale che l’anima si dispiega nella sua sublime magnificenza ed abiezione. La cattedrale non è solo il punto di partenza ed il punto di arrivo del romanzo, ma è anche il suo intero percorso con le sue ramificazioni e deviazioni. In conclusione, tutto si riconduce inevitabilmente alla scritta su una delle torri, Ananke, termine greco che indica l’assoluta necessità del Fato, che come un’ombra domina sulla vita degli uomini tenendo le redini nella loro lotta con la vita, al termine della quale non è cosa da poco poter dire Tutto quel che ho amato al mondo! di fronte a qualcuno, prima di tornare polvere.

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Notre-Dame de Paris 2015-08-27 09:51:46 Melantha
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Melantha Opinione inserita da Melantha    27 Agosto, 2015
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Capolavoro

“Notre Dame de Paris” è una pietra miliare della letteratura classica. Uno dei tanti capolavori di Hugo, questo romanzo drammatico, dalle tinte grottesche, narra soprattutto del sentimento più umano del mondo: l’amore. L’amore della giovane e bella Esmeralda, zingara appena giunta a Parigi, verso l’affascinante capitano delle guardie Phoebus, eroe dai lati oscuri. Ma la splendida gitana, nello scenario parigino ottocentesco, per merito della sua grazie e del suo fascino, conquista il cuore di Frollo, arcidiacono della cattedrale, che incaricherà Quasimodo, lo storpio campanaro divenuto oramai sordo, di rapirla. Da qui, lo svolgimento dell’intero romanzo, che ruoterà attorno a Notre Dame ed alle numerose sfaccettature dell’amore, che ci faranno a vivere la gioia, il dolore, la desolazione e la drammaticità di luoghi e persone dell’epoca medievale.

L’ho già scritto nelle prime righe e mi ripeto: il romanzo in questione è un autentico capolavoro. Per i meno costanti, le prime sessanta pagine del libro possono risultare ostiche, complici le descrizioni prolisse e minuziose, quasi maniacali, che Hugo si propone della città e della cattedrale stessa, ma superato questo primo ostacolo, si legge tutto d’un fiato. Stile impeccabile, associato tanto alla capacità di trasportare il lettore nell’oscura Parigi medievale quanto di rendere i personaggi vivi, tangibili, reali.

Ho provato, durante la lettura, tutte le sfaccettature dell’amore narrato in quelle pagine: quello lascivo di Phoebus, quello idealistico di Esmerdalda, quello dissennato di Frollo, quello rassegnato di Quasimodo. È stato il secondo romanzo di tutta la mia vita ad emozionarmi veramente, sino a farmi sfociare nelle lacrime finali (e questo, in assoluto, non era mai accaduto). Non solo l’ho apprezzato, ma l’ho vissuto, parola dopo parola, trasformandomi a tratti in questo od in quell’altro personaggio.

Lo consiglierei? Sì, sì ed ancora sì. Al contrario, non riuscirei mai a perdonare un lettore assiduo di non annoverare, nel suo elenco, questa meraviglia della letteratura mondiale.

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Notre-Dame de Paris 2015-08-22 12:46:36 LIsaRay
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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    22 Agosto, 2015
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Un capolavoro ottocentesco

Notre Dame de Paris è una vera e propria epopea. All'inizio le descrizione di Hugo possono sembrare faticose, il ritmo della narrazione scorre lento e tutti i particolari vengono ben delineati. Tuttavia alla fine ci si rende conto del perché di tante digressioni: la vera protagonista è la Parigi del 1400, e tutti i personaggi non sono altro che i suoi ingranaggi. La vita della cattedrale è mossa da questi personaggi che sono malvagi, buoni, o totalmente ingenui e in questo modo ci si proietta totalmente nella società parigina di quel secolo.

I personaggi di questo romanzo sono delle opere d'arte. E' incredibile quanto il malvagio, Frollo, sia un o dei personaggi più complessi e interessanti. La sua vita ci fa capire tutti di lui, il suo amore malato definisce invece la sua cattiveria. I due invece personaggi "buoni", sono quelli che in realtà sono destinati a soffrire soggiogati dai prepotenti. La bella Esmeralda, alla quale non riesco ad attribuire nessun volto che possa essere così incantevole e allo stesso tempo immaturo, è il personaggio più ingenuo e verrà sottomessa senza mai rendersi conto della falsità di Phoebo , e tuttavia non perderà mai la sua dignità, perché preferirà la morte alla fuga con Frollo.
E' Quasimodo invece il personaggio che suscita maggior compassione. Nessuno, nemmeno Esmeralda alla quale ha salvato la vita, riesce a scambiargli affetto, e sarà sempre circondato da una solitudine. Tuttavia è il più nobile dei personaggi, che riconoscendo la sua bruttezza e accettandola non vuole che la zingara gli presti attenzioni in quanto tale bellezza non può abbassarsi a tanto.
Le opere di Quasimodo sono nobili e di buon cuore, anche se suscitano sempre nel lettore tanta pena e compassione.

Il romanzo è estremamente negativo, e svela il lato più crudo dell'essere uomo. Sono sempre i più innocenti a soffrire.

Sebbene sia un libro impegnativo, è un libro ricco di contenuti, a partire ad esempio dalla digressione sull'architettura soggiogata dalla stampa, che personalmente ho amato.
Non si deve farsi scoraggiare dalla lunghezza, perché leggendo ci si immerge totalmente nella società e nei personaggi tanto che alla fine, io ho pianto molto per il cosiddetto "matrimonio di Quasimodo".

Un capolavoro intramontabile.

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Notre-Dame de Paris 2015-04-21 19:15:13 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    21 Aprile, 2015
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Una citta’ maledetta chiamata Amore

Pochi sono stati i libri che hanno suscitato in me emozioni così contrastanti. O meglio, pochi sono stati quelli che hanno suscitato in me così tante emozioni, e con una così elevata mole di sentimenti che si presentano tutti insieme, inevitabile che ve ne siano alcuni che non vanno d’accordo. Certo non ci vuole un genio a capire quanto grande fosse Victor Hugo, ma voglio comunque dare il mio plauso a un grande maestro, rendendo omaggio a “Notre-dame de Paris”, un suo regalo meraviglioso, impeccabile e incancellabile nella memoria e nella storia.

La chiesa di Notre-dame dà scenario e titolo a questa storia, arricchita dai suoi meravigliosi tratti gotici, ma dei quali potrebbe fare anche a meno data la sua maestosa potenza, resa tale perché attinge a piene mani da quel sentimento assurdo che è l’amore. Si pensa all’amore e la mente associa involontariamente ad esso un pensiero meraviglioso, eppure ha più lati oscuri questo sentimento che la città perduta e maledetta di Carcosa.
Ecco cosa può essere l’amore, una città maledetta, e “Notre-dame de Paris” ci porta a esplorarla in tutti i suoi angoli, compresi quelli più infimi, mostruosi, bui, dannati.
Una donna nel fiore degli anni si aggira per le strade umide e bagnate dalla pioggia di quella città chiamata Amore, così somigliante a una Parigi cupa e tenebrosa. Mentre cammina, ella serba nella mente il pensiero d’un giovane soldato, bello e coraggioso, che ama profondamente seppure in fin dei conti non lo conosca affatto. Dentro di sé, quella giovane Esmeralda, custodisce la prima forma dell’amore, quello immaturo, superficiale, cieco, ma non perché privo della vista. Rintanato in un cantuccio e immerso nei suoi pensieri, ella vede Pierre Gringoire, quel poeta dall’amore troppo codardo per osare di amare una donna, amore timoroso che dedica tutto sé stesso a cose che non lo possono rifiutare o deludere, ma che non possono amarlo di rimando.
Alzando il capo, solo leggermente rischiarato dalla luce lieve della luna e appollaiato su una sporgenza, ella vede una massa nera e deforme, che sembra scrutarla. Quasimodo. In quello sguardo niente minacce, ma amore sincero eppure rassegnato, consapevole che a tanta bellezza una bruttezza come la sua non può nemmeno ambire. Eppure, quell’amore non può smettere di essere e sembra l’unico in grado di portare un po’ di luce in quel buio dilagante.
Ella continua a camminare pensando sempre a lui, Phoebus, che in quel momento stringe la mano a un'altra donna; amore sciocco e carnale, ma se quella Esmeralda lo vedesse riuscirebbe a trovare un assurdo motivo per dire che egli comunque ama soltanto lei.
All’angolo di un crocevia tenebroso, una figura magra e coperta quasi del tutto da un mantello nero come la notte, guarda quella donna con occhi fiammeggianti e bramosi. Nella sua figura si percepiscono una miriade di sentimenti, ma uno domina su tutti: l’amore malato, egoista, represso, eppure infinitamente forte e profondo. Amore non corrisposto, amore che preferirebbe vedere l’oggetto del suo desiderio pendere da una forca piuttosto che dalle braccia di un altro. Il prete, Claude Frollo. La sua anima nera sembra essere in ogni dove, come se quella città maledetta fosse una sua estensione o lui ne fosse il suo concentrato, la sua anima.
Tali sono gli angoli oscuri di questo sentimento così tormentato, ma esiste un luogo preciso in quella città di tenebra in cui la luce gioiosa dell’amore vero risplende accecante. Difficile trovarlo, ma c’è, e mi piace pensare che le mura che contengono il suo infinito siano quelle gotiche della chiesa di Notre-dame.
Meraviglioso, anche se amaro.

"Oh – disse il prete, - abbi pietà di me! Ti credi sventurata, ma tu non sai che cosa sia la sventura! Amare una donna! Essere prete! Essere odiato! amarla con tutto il furore dell'anima, sentire che per un suo solo sorriso daremmo il sangue, le viscere, il nome, la salvezza dell'anima, l'immortalità e l'eternità, questa vita e quell'altra; rammaricarsi di non essere re, genio, imperatore, arcangelo, dio, per poter mettere sotto i suoi piedi uno schiavo più grande."

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Notre-Dame de Paris 2015-01-18 18:09:07 Rollo Tommasi
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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    18 Gennaio, 2015
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Le deformità

“Fu un'unanime acclamazione. Tutti si precipitarono verso la cappella. Ne fecero uscire in trionfo il fortunato papa dei folli. Ma fu allora che la sorpresa e l'ammirazione raggiunsero il loro culmine. La smorfia era il suo vero volto. O piuttosto l'intera sua persona era una smorfia.”

Quasimodo il “gobbo”, il “guercio”, lo “sciancato”. Quasimodo “brutta scimmia”. Quasimodo in tutti gli appellativi che possono venire in mente al sottobosco parigino, nell'unico giorno dell'anno aperto all'ingiuria, alla bestemmia, alla dissacrazione delle autorità civili e religiose.
E' il giorno della Festa dei folli quello in cui si apre una delle maggiori opere della letteratura europea, che permette a Victor Hugo di esordire in modo “pirotecnico” (forte di una enorme padronanza delle scene corali) e di introdurre i primi personaggi di questa storia, imponente come la cattedrale da cui prende il nome.
Personaggi come la zingara Esmeralda, il capitano Phoebus, lo sfortunato ed esilarante poeta Gringoire (che, “eliminato” in alcune trasposizioni cinematografiche dell'opera letteraria, è invece il primo a prendere per mano il lettore e guidarlo alla scoperta di Parigi e delle sue bellezze e contraddizioni). Così come personaggi veri e propri divengono la borghesia, il clero, la nobiltà, il volgo: perché Hugo ha la capacità di far vivere una categoria o una massa come siano singoli protagonisti.
Dalla Festa dei folli ci si trova catapultati in un attimo alla Corte dei miracoli, il luogo nel quale tutti i diseredati della città si radunano e mutano in una cosa sola (all'insegna del motto per cui l'unione fa la forza); là dove il povero Gringoire, in quanto estraneo, evita l'impiccagione per un pelo.
E' a questo punto della storia che il suo autore – anticipando una tecnica narrativa oggi diffusissima – torna indietro nel tempo attraverso successivi flashback, e ricorda chi sia Quasimodo, come sia diventato il campanaro della cattedrale e tutt'uno con essa, e quanto debba per questo all'arcidiacono Claude Frollo. Per poi riprendere il corso del racconto.

“Notre-Dame de Paris” è un classico romanzo ottocentesco: grandiosità delle scene ma anche capacità introspettiva, ricercatezza dello stile e velocità di sviluppo al tempo stesso. Se è vero che la scrittura di Hugo è spesso indiziata di ridondanza, ci si dovrebbe chiedere quanto ciò contribuisca alla grandiosità delle sue opere, e, al loro interno, dei personaggi principali.
Maestoso è il ritratto dell'arcidiacono Frollo, che – lungi dell'essere l'inguaribile malvagio dipinto dal disneyano “Il gobbo di Notre Dame” – è una figura complessa, descritta benissimo da Hugo fin dalla giovinezza del personaggio: prete erudito ma anche appassionato alchimista, studioso solitario ma fratello premuroso, fustigatore di costumi ma salvatore del bestiale Quasimodo.
Già: Quasimodo. La gente lo vede camminare assieme al prete, come il cane con il suo padrone, e distingue in fretta ciò che li rende comuni: l'uno è deforme nel corpo, l'altro nell'anima. Hugo colpisce nel segno quando spinge al massimo questo elemento di identità-opposizione tra le due figure e disegna un unico personaggio, una sorta di paradossale Giano bifronte. Perché ha in mente la successione di eventi che porterà Quasimodo a sopprimere questo collegamento con un eclatante gesto di ribellione. Il gobbo di Notre-Dame, sciancato e guercio, deforme e sordo, guadagna il centro della scena nei momenti finali della vicenda, e un posto d'onore tra le figure più note della letteratura ottocentesca.

“(...) per coloro i quali sanno che Quasimodo è esistito, Notre-Dame è oggi deserta, inanimata, morta. Si sente che qualcosa è scomparso. Quel corpo immenso è vuoto; è uno scheletro; lo spirito lo ha abbandonato, se ne vede la dimora, ecco tutto. E' come un cranio in cui vi siano ancora le orbite, ma più nessuno sguardo.”

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