Nido di nobili
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Non il miglior Turgenev
Quando si pensa ad un nido, almeno nel mio caso, l'immagine è confortante, una casa a cui si vuol sempre far ritorno, ma qui non parliamo di un nido qualsiasi ma di un nido di nobili.
Fjodor Lavrètskij è il protagonista di questo libro, un nobile cresciuto in un ambiente un po' particolare, con un padre con idee tutte sue, una zia tirannica e una madre debole; tutto questo ha condizionato la sua vita:
“Disgraziato il cuore che nella fanciullezza non ha potuto amare”.
Il libro inizia con il suo ritorno in Russia dopo che ha scoperto l'infedeltà della moglie, qui spera di ritrovare un po' di pace. Non sono molti i personaggi di questa storia ma sono ben caratterizzati. Troviamo la pura Liza, sua madre che rappresenta bene il ruolo della signora russa, l'egocentrico Pànscin, la furba e opportunista Varvàra, in lei ho ritrovato molto della Principessa Hélène di Guerra e pace ed infine lo sfortunato Lemm, insegnante di musica, questa frase spiega molto di lui:
“Colui che è stato sfortunato, anche da lontano riconosce un altro sfortunato, ma quando è vecchio, difficilmente simpatizzerà con lui; e questo è logico perché con l'altro nulla potrà dividere, nemmeno la speranza”.
Il libro si legge velocemente, ma se Turgenev da una parte caratterizza bene i suoi protagonisti, dall'altra poco indaga l'aspetto interiore. Rimaniamo sempre in superficie, forse anche un po' troppo.
Turgenev è uno dei miei autori russi preferiti, ma siamo ben lontani da “Memorie di un cacciatore” o dal “Primo amore”. Decisamente sotto tono e anche se nel romanzo vengono rappresentate alcune delle “tipicità” della narrazione russa, consiglio, a chi volesse cominciare la conoscenza di questo autore, altri testi.
Buona lettura.