Marie Grubbe Marie Grubbe

Marie Grubbe

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"Un ricamo in perle": così definì lo stesso Jacobsen il suo "Marie Grubbe", la storia vera di una nobildonna danese del diciassettesimo secolo che sfidò la società e le tradizioni inseguendo il desiderio di amare e di essere amata, di vivere a pieno e senza restrizioni. La disperazione e il coraggio, la passione e gli intimi tormenti di questa Emma Bovary danese si intrecciano al vivido ritratto della società del tempo, dalle corti di Copenaghen alle fattorie della Selandia, sullo sfondo della guerra tra Danimarca e Svezia e gli intrighi politici del tardo XVII secolo. L'osservazione naturalistica si mescola allo slancio romantico, l'aristocratica sobrietà al lirismo, il fiorire delle immagini impressionistiche al vuoto del dubbio, che preannuncia la perdita della religiosità dei tempi moderni. Anticipatore dei temi di D. H. Lawrence, ispirazione per August Strindberg e James Joyce, Marie Grubbe conserva ancor oggi il suo impeto ribelle, il suo slancio rivoluzionario.



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Marie Grubbe 2019-06-20 21:39:17 68
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68 Opinione inserita da 68    20 Giugno, 2019
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Momenti di vita vissuta

Il romanzo di Jens Peter Jacobsen, scrittore e naturalista danese dell’800, è un testo piuttosto frammentario, solo in parte storico, che ricostruisce e rappresenta una società attraverso la vita vera e le avventure di Marie Grubbe, nobildonna danese del seicento, figlia del signor Erik Grubbe, della tenuta di Tjele, attorno ad un’ idea di precisa ricerca stilistica nel cuore di una approfondita indagine dell’ animo femminile.
Vi si aggiungono elementi naturalisti propri dell’ autore ad anticipazioni simboliste, tratti romantici e formali, lirici ed impressionisti, consegnandoci una figura femminile del tutto rivoluzionaria ed uno scrittore tra i primi modernisti.
Jacobsen rimane uno degli autori danesi più tradotti e noti al di fuori del proprio paese, il suo “ Marie Grubbe “ è oggi riedito nella traduzione di Bruno Berni, uno dei massimi esperti di letteratura nordica in Italia.
Una prosa caratterizzata da una acclarata lentezza nella scrittura, da un utilizzo di stratificazioni linguistiche, frutto di una accurata ricerca tra documenti, costumi, lingua dell’ epoca, con una certa influenza su scrittori a venire, nelle argomentazioni, in primis D.H. Lawrwrence, ma anche fonte di ispirazione per August Strindberg e James Joyce
Marie Grubbe è una giovane ed acerba creatura, educata da una zia non proprio amabile ad una disciplina molto dura e poco benevola, con un padre di nessuna compagnia. Trasferitasi in giovane età a Copenaghen, scoprirà che la vita cittadina non ha molto da offrirle, pervasa da una sensazione di solitudine ed abbandono.
Ma del resto di che cosa si può gioire a questo mondo? E c’è qualcosa per cui valga la pena vivere? Dopo lunghi periodi di noiosa presenza, d’ improvviso i giorni assumono un aspetto del tutto diverso, la scoperta di altro oltre la quotidianità.
La grandezza, la bellezza, il regno variopinto di cui si parla nei libri di storia e nelle canzoni, si può incontrare e bramare con tutta l ‘ anima, finalmente parole che sono e significano qualcosa.
La vita si fa sorprendentemente ricca ed assume un senso nei propri sogni confusi.
C’è il potere dei sentimenti e della bellezza, la propria bellezza, assai più anziana di se’, un potere che Marie imparerà ad usare con calma e sicurezza lasciandovisi condurre.
Da adesso in poi un’ esistenza destinata a cambiare, alla ricerca del bello, dell’ arte, dell’ amore, di un forte senso di libertà ed autodeterminazione, ma è un tentativo che le si torce contro.
Il mondo è spietato, crudele, insensibile, intransigente, maschile, fondato su guerre, potere, denaro, ed una donna come lei si muove in uno spazio assai ridotto.
Ed allora una trasformazione negli anni, tre matrimoni, per obbligo, ideali e sentimento, spesso ingannata, tradita, delusa, uno slancio amoroso oltraggiato che ogni volta ritorna, perfetto, desiderabile, unico.
Marie è cambiata, vittima di un edonismo maschile che non l’ha amata abbastanza, devota a quel denaro che non ha mai posseduto e che un giorno scialacquerà, ingrigita da sentimenti non corrisposti, conservando i sogni di una giovinezza che non ce’ piu’, avendo perso la stima di se’, insieme a fede e futuro.
Ci saranno ancora momenti in cui sarà bello specchiarsi nei pensieri di un altro, pura, delicata, incontaminata, ma i sedici anni vissuti a Tjele, tra i 30 ed i 46 anni, l’ hanno segnata per sempre, tra preoccupazioni quotidiane, meschini doveri e spossante uniformità, trascurata ed in rovina, una rudezza di pensieri e parole ed uno sfacciato disprezzo verso se stessa, ignara di gusto e bellezza, una maschera che si specchia in un sorriso di compassione e scherno.
E sarà così strano, un giorno, da donna matura, essere mossa dagli stessi desideri opprimenti , sogni ed aspettative di una giovinezza, forma esistenziale illusoria e giuoco estremizzato, per una vita, ahimè, ormai consunta ed ai titoli di coda.

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