Narrativa straniera Classici Le notti bianche
 

Le notti bianche Le notti bianche

Le notti bianche

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A San Pietroburgo, lungo i canali che emergono nella luminescenza ininterrotta della notte di maggio, quattro notti bianche scandiscono il ritmo del racconto. Due personaggi si incontrano e si parlano dal profondo, senza mai essersi conosciuti prima



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Le notti bianche 2020-01-12 14:09:49 Erich28592
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Erich28592 Opinione inserita da Erich28592    12 Gennaio, 2020
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Immanenza e trascendenza

“Ci sono scrittori per cui non servono introduzioni. La lettura delle loro opere è un rischio che ogni lettore deve correre in modo individuale, autonomo: troverà sempre una risposta, che nessun altro gli potrà suggerire, ai problemi, ai conflitti posti dalla propria epoca, dal proprio livello culturale.”

Con queste poche, semplici parole Fausto Malcovati apre la sua introduzione alla vita e alle opere di Fëdor Dostoevskij nell’edizione Garzanti in mio possesso del racconto “Le notti bianche”, apparso per la prima volta nel 1848 sulla rivista di letteratura russa “Annali patrii”, e ripubblicato a Mosca nel 1860.
Proprio attorno a questa riflessione vorrei costruire il mio contributo, dal momento che - ve lo confesso - quest’opera di Dostoevskij rappresenta il mio primo incontro con questo gigante della letteratura russa, nonché la mia seconda escursione letteraria di sempre nel Paese degli Zar (fino allo scorso anno, infatti, mi ero cimentato nella sola lettura del “Demone meschino” di un altro celebre Fëdor della letteratura russa, Sologub).
Partirei dunque da qui, dalla riflessione di Malcovati, che condivido in pieno, specie se applicata a questo racconto: immaginiamo per un istante che a leggere quest’opera sia un giovane adolescente - qualcuno che, anche solo per ragioni squisitamente anagrafiche, si trovi sprovvisto non soltanto di una buona conoscenza della letteratura russa (come nel mio caso), ma perfino di una buona infarinatura circa il “mondo Russia”, i.e. storia, forma di governo, società, etc. Ebbene, anche il nostro giovanissimo lettore potrebbe appassionarsi a questo acquerello emotivo di Dostoevskij; la Pietroburgo che descrive - impalpabile e sognante - potrebbe tranquillamente essere la Berlino, la Milano, o la Parigi di oggi. Infatti, l’attenzione dell’autore russo si rivolge principalmente all’animo umano, una realtà trascendente che non conosce spazio né tempo: “In questi angoli [...] scorre una vita, come dire, completamente diversa, che non assomiglia a quella che ferve accanto a noi, ma è come quella che forse si svolge nello sconosciuto reame di qualche favola, e non qui, in questa nostra seria, arciseria epoca.”
Ma di cosa parla questo racconto? Parla di noi, di tutti noi che sogniamo ad occhi aperti, spesso perdendo il contatto con quanto ci circonda, semplicemente fantasticando tra noi e noi, leggendo un libro, o ancora, come è frequente al giorno d’oggi, perdendoci davanti allo schermo di uno smartphone: “Adesso egli nota a malapena la strada di cui prima ogni minimo particolare poteva colpirlo. Adesso la ‘dea della fantasia’ [...] aveva già tessuto con la sua mano capricciosa il suo aureo ordito e aveva cominciato a sviluppare dinanzi a lui gli arabeschi di una vita inaudita e fantastica, e, chissà, forse con la sua mano capricciosa l’aveva già trasportato al settimo cielo di cristallo dall’ottimo marciapiede di granito per il quale stava facendo ritorno a casa. Provate a fermarlo adesso e domandategli all’improvviso dove si trova e per quali vie sta camminando: probabilmente non ricorderebbe nulla, né dove stava andando, né dove si trova adesso e, arrossendo per la stizza, sicuramente inventerebbe qualcosa per salvare le apparenze.”
Dostoevskij si mostra consapevole tanto del fascino di queste esistenze parallele e trascendenti, quanto del pericolo che rappresentano: “E domandi a te stesso: dove sono i tuoi sogni? E scuotendo la testa esclami: come volano via in fretta gli anni! E di nuovo ti domandi: cosa ne hai fatto dei tuoi anni? Dove hai seppellito il tuo tempo migliore? Hai vissuto, oppure no?”

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Le notti bianche 2019-12-20 21:43:39 Innamorata
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Innamorata Opinione inserita da Innamorata    20 Dicembre, 2019
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Opera-Sogno

“Era forse stato creato per restare, anche un attimo soltanto, accanto al tuo cuore?” Ivan Turgenev

“Un intero attimo di beatitudine! E’ forse poco, sia pure per tutta la vita di un uomo?”

E voi, cosa ne pensate?
La prima citazione è riportata dall’autore del romanzo "Notti bianche", Dostoevskij, nella pagina iniziale del racconto, mentre la seconda è la frase con cui egli stesso termina la storia di quattro notti vissute dal protagonista tra le pagine del romanzo. La somiglianza e il significato non sono difficili da cogliere.
San Pietroburgo fa da sfondo nebbioso alla vicenda. E’ la città dei sogni, dei cuori in attesa e dei cuori spezzati, delle illusioni, della solitudine e delle notti bianche che portano un cambiamento, anche se piccolo, nella vita del protagonista. Nasten’ka, la ragazza che incontra la prima notte mentre piangeva, affacciata alla ringhiera del canale, afferma di comprenderlo e di essere in grado di amarlo, quando egli non conosce più nemmeno se stesso. Egli è un sognatore, e come tale imbevuto di sogni, di ricordi, di speranze vecchie e nuove. Ciò che vive nella sua mente assume la stessa importanza del reale ed anzi, appare migliore di quanto non lo sia la sua vita.

“...egli non guarda, ma contempla...come se fosse preso da qualche altra cosa, molto più interessante, da potere solo per un attimo prestare attenzione a quanto lo circonda...”

“Un nuovo sogno! Una nuova felicità! Un’altra dose di veleno dolce e raffinato! Che cosa importa a lui delle nostra vita reale?”

E’ difficile esprimere un pensiero su questo libro, per questo fino ad ora ho cercato di riportarvi alla mente sensazioni emerse durante la lettura o, se non l’avete affrontata, farvi sognare un po’ quest’opera.
Tutti possiamo riconoscerci nella figura del sognatore, dell’idealista; tutti noi creiamo storie, così come abbiamo idee costruite in maestosi castelli che brillano nell’aria e non si materializzano mai davvero. Penso che egli percepisca la sua vita così povera, così bassa rispetto alla bellezza dei suoi sogni, che solo il pensiero lo porta a vacillare, a ingannarsi che non sia veramente sua. I sogni possono essere considerati una strada alternativa alla monotona quotidianità, ma con il passare del tempo anche il loro incantesimo svanisce e rimane solo quell’amaro residuo di veleno destinato a permanere dentro noi stessi. Quella sensazione che non abbiamo vissuto, che abbiamo perso del tempo a crogiolarci in una menzogna, al posto di prendere in mano la nostra vita. Ed è così che quando incontra la ragazza accade qualcosa di straordinario, ed è reale. Nessun sogno, nessuna fantasia può competere con la vita vera. Lei lo salva dalla sua prigione, anche se solo per un attimo, lo eleva. Lui si innamora della ragazza e le apre il proprio debole e stanco cuore.
Quando attenderono insieme l’arrivo del promesso sposo di Nasten’ka lui dovette reprimere i propri sentimenti, ma quando questi non si presentò si aprì totalmente a lei. Perché nessuno può mantenere nascosto nel proprio cuore un sentimento così potente.

Ed è stato impossibile, per me, non sperare in un epilogo felice della vicenda ma quello a cui assistiamo è una delusione, pura malinconia, il frammentarsi di un futuro immaginato e sperato, un futuro che egli continuerà a sognare ma che non sarà mai, purtroppo, il suo.

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Le notti bianche 2019-03-25 09:07:47 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    25 Marzo, 2019
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Ogni lettore è un sognatore

“Le notti bianche” e “La cronaca di Pietroburgo” sono due opere giovanili di Dostoevskij, pubblicate alla fine degli anni Quaranta dell'ottocento e raccolte dalla Feltrinelli in un unico volume, arricchito dalla presenza di alcuni contenuti extra, come la postfazione ad opera della stessa traduttrice, alcune note utili ad ottenere un chiaro quadro storico e una breve biografia dell’autore che evidenzia come sia stato sempre molto influenzato dalle sue esperienze personali nell’ideazione e nella stesura di romanzi e racconti. Mi sento quindi di consigliare caldamente questa edizione tra le molte disponibili in italiano, anche per la traduzione aggiornata e gradevole.
“Le notti bianche” è un breve racconto con protagonista un anonimo sognatore, figura emblematica per il giovane Dostoevskij, ossia una persona vittima delle sue stesse fantasticherie che sovente si estranea dalla realtà ed immagina nella sua mente storie fantastiche, partendo da elementi quotidiani

«-[...] Ah, se sapeste quante volte in tal modo [sognando] mi sono innamorato!…
-Ma com’è possibile, di chi mai?
-Ma di nessuno, di un ideale, di colei che si vede in sogno. Nei sogni costruisco romanzi interi.»

per poi soffrire amaramente quanto è costretto a tornare bruscamente nel presente, interrotto ad esempio dall’arrivo di un conoscente.
Una sera questo schivo sognatore, abituato a parlare più con gli edifici di Pietroburgo che con le persone che la abitano, incontra una fanciulla in lacrime che soccorre da un’aggressione ed accompagna a casa. I due si rincontreranno per le successive tre notti, durante le quali giungeranno in modo quasi istintivo a confidarsi le rispettive sofferenze: lui prigioniero in un piano onirico ed incapace di stringere legami convenzionali, lei è un’orfana affidata alle cure della nonna cieca ed afflitta da un difficile amore a distanza.
Proprio come se si trattasse di una delle sue fantasticherie, il protagonista si innamora della giovane Nasten’ka ed arriva a sperare di coronare il suo sogno, per essere poi riportato ancora una volta alla cruda realtà quando lei rincontra l’amato. Il sognatore è però avvezzo a simili lezioni di vita, come si esprime in questa frase ripetuta

«-[...] Sono lacrime, s’asciugheranno!»

e l’autore mantiene comunque una sorta di positività anche nell’infelice epilogo, concretizzata da un bacio d’addio tra i due protagonisti.
A collegare questa novella a “La cronaca di Pietroburgo” è in primis questa città, che in entrambe le opere viene descritta come una persona in carne ed ossa, con le proprie peculiarità ed un carattere quasi umano

«[...] quando l’intera Pietroburgo s’era alzata in piedi e all’improvviso se n’era andata in villeggiatura.»

«Ogni estate, per divertirsi, [Pietroburgo] si concentra su qualcosa; forse già ora sta ideando cosa fare l’inverno a venire.»

ma anche il ripresentarsi del concetto del sognatore, anzi la sua prima apparizione dal momento che “Le notti bianche” venne pubblicare l’anno successivo a “La cronaca di Pietroburgo”.
In concreto, questa cronaca è una raccolta di cinque feuilletons che Dostoevskij scrisse per il giornale “Gli annali di San Pietroburgo”; questi articoli avevano principalmente lo scopo di informare i lettori circa le novità cittadini in ambito di spettacoli teatrali e pubblicazioni letterarie, ma servirono all’autore per abbozzare alcuni suoi progetti narrativi e, soprattutto, illustrare nel dettaglio la figura del sognatore poi ripresa ne “Le notti bianche”

«-[…] Sapete che sono già costretto a festeggiare l’anniversario delle mie sensazioni, l’anniversario di ciò che prima era così caro, di ciò che in sostanza non era mai accaduto […]»

«Ci sono sognatori che arrivano a festeggiare anniversari con le loro sensazioni fantastiche. Spesso prendono nota della data del mese in cui sono stati particolarmente felici e in cui la loro fantasia ha assunto una forma particolarmente piacevole […]»

Alcuni passaggi delle due opere sono addirittura uguali, come la rappresentazione della città di Pietroburgo come una giovane donna tisica che, con l’arrivo della primavera, sembra rimettersi in salute ed acquisire bellezza, per poi tornare al suo quotidiano grigiore con l’approssimarsi dell’inverno.
Trovo quindi sia stata un’eccellente scelta pubblicare assieme queste due opere, fornendo così un quadro più completo al lettore ed evidenziando la continuità nei concetti presentati in entrambe.

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Le notti bianche 2018-04-12 14:22:45 FrancescoFigi
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FrancescoFigi Opinione inserita da FrancescoFigi    12 Aprile, 2018
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La delicatezza della tristezza

Il sognatore. Questo è il punto cardine di uno dei picchi più alti raggiunti dalla letteratura. Il sognatore che rappresenta ogni lettore che si rispetti, cos'è il lettore se non un sognatore? Il continuo rifugiarsi nei libri è molto simile al sognare in continuazione, per cercare quell'effimera felicità, quel viaggio fuori dal nostro corpo, in giro per il mondo, restando comodamente nella propria stanza, con un libro in mano o con gli occhi chiusi. I due personaggi di questa perla di Dostoevskij sono due sognatori che, detto brutalmente, si incontrano, raccontando i propri desideri, le proprie paure e speranze per poi separarsi, per sempre. Sì, per sempre, perché per i sognatori, per gli abitanti del "sottosuolo Dostoevskijano", la felicità è un qualcosa di inafferrabile, così come lo è per tutti, ma in maniera più triste, più dolce, perché i sognatori non hanno molte opportunità, nel corso della loro esistenza, di conoscere a fondo questo sentimento così cercato da tutti. E cosa fare in questi casi? Disperarsi fino alla propria fine? No, è qui la differenza con l'uomo comune, basta semplicemente accontentarsi di quella goccia di acqua limpida caduta in un lago di acqua torbida

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Memorie dal sottosuolo
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Le notti bianche 2017-10-02 09:57:51 cosimociraci
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    02 Ottobre, 2017
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Svegliati sognatore

Povero sognatore. Patetico innamorato al limite del supplichevole. Quanto ti odio, anonimo illuso; quanto mi somigli.

Continua la mia lettura di romanzi brevi di autori famosi d'un tempo che fu. "Le notti bianche" in poche pagine raccoglie due intense storie, anzi forse sono più due non-storie perché i due personaggi vivono le loro fantasie solo col pensiero e con ben poche azioni ma, nonostante tutto, queste non-storie sono ricche di sentimenti.

Impossibile non innamorarsi di questo romanzo. Impossibile non adirarsi con l'anonimo sognatore e non urlargli contro di prendere in mano la sua vita e di reagire con forza. Invece lui, come un moto perpetuo, ricade sempre nella stessa delusione, ma da ottimista conserva quell'attimo di illusione tra i bei ricordi della sua vita.

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Le notti bianche 2017-01-06 17:57:04 AngieJ
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AngieJ Opinione inserita da AngieJ    06 Gennaio, 2017
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Il mio più grande ni

E' difficile, per me, come poche volte fino ad ora, recensire un libro... perchè è una di quelle storie dal sapore dolce di un amore genuino e disinteressato, è una di quelle storie che riescono a costruire città, cieli stellati, anime colme di sogni e speranze, che non sono più parti di un libro, ma diventano vite, storie, attimi che escono dalle pagine per farsi esperienza vissuta nell'animo del lettore.

E' la storia di un uomo di beni materiali "teoricamente povero", di sogni "praticamente ricco": il Sognatore. Respira l'anima di Pietroburgo e in essa vive, trascorrendo giorno e notte, costruendo mondi immaginari, storie che coronano attimi eterni di felicità. Sogna e dei suoi sogni si ciba, grazie ai suoi sogni non pensa all'incocludenza della sua vita, crede ed è sicuro di avere tutto e non poter desiderare nient'altro.
La sua vita inizia a colorarsi di una nuova sfumatura quando incontra Nasten'ka, giovane e amabile ragazza legata (nel vero senso della parola) alla nonna: tra discorsi e passeggiate le loro vite iniziano pericolosamente ad allacciarsi.

Il finale è struggente, inaspettato, demolisce un sogno che si configurava all'orizzonte: è lo specchio perfetto di quell'amore che tutti abbiamo provato nella vita. Nato alla fioca luce della piacevolezza del primo sguardo, esploso all'unione delle due anime e poi frantumato sotto i piedi, in quel secondo che non ammette repliche.

Un piccolissimo libro, poche pagine per godersi un piccolo sogno, lettura sicuramente apprezzata, eppure (non me ne vogliano gli ammiratori accaniti), c'è qualcosa che mi è mancato. Sarà l'amarezza di un amore appassito o forse la triste convinzione che Nasten'ka siamo un pò tutti noi...

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La signora dalle camelie
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Le notti bianche 2016-11-04 16:25:01 Nuni83
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Nuni83 Opinione inserita da Nuni83    04 Novembre, 2016
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Storia a 2 voci nelle notti di San Pietroburgo

Dostoeveskij è di sicuro il mio autore preferito. Quello che ad oggi non mi ha mai delusa. Notoriamente prolisso, come nella migliore tradizione russa, Dostoeveskij ci ha regalato anche questo piccolo gioiello che secondo la mia opinione si discosta dal suo stile. Non bisogna dimenticare che l'autore ha scritto questo romanzo a soli 27 anni, prima dei lavori forzati in Siberia che tanto gli segnarono la vita.

Un piccolo libro, si tratta di poche pagine, che racchiude una forza poetica sconcertante.
La storia si svolge durante le notti di Pietroburgo, due sognatori si incontrano, si parlano e si scoprono.

Più di ogni altra cosa scoprono che la vita inaspettatamente ti promette delle svolte, dei cambi di rotta, anche quando tutto sembrava destinato ad essere immutabile.

I desideri, le speranze, i progetti, il proiettarsi verso il futuro rendono l'uomo felice e la vita degna di essere vissuta.

La storia si svolge in 4 notti e un mattino, i protagonisti sono solo 2 e i loro tratti psicologici sono delineati alla perfezione come solo Dostoeveskij riesce a fare.

Entrambi i protagonisti sono soli, rassegnati, vivono la loro vita ma sono spenti. Il carattere dei due giovani ben si colloca nella schiera di "Uomini del sottosuolo" creati dalla penna di Dostoeveskij ma questo piccolo romanzo è diverso da ogni altro libro che io abbia letto di questo autore. Mancano i tratti drammatici che troviamo leggendo "La mite" e non c'è traccia della disperazione di "Delitto e Castigo".

Le Notti Bianche è un romanzo dolce, sognante, delicato.

Così come la vita, lascia l'amaro in bocca ma senza cattiveria.

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Le notti bianche 2016-09-09 08:27:39 Amante di Libri
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Amante di Libri Opinione inserita da Amante di Libri    09 Settembre, 2016
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Le notti di un sognatore

“Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell’anima! … Parlando d’ogni sorta di signori capricciosi e collerici, non ho potuto fare a meno di rammentare anche la mia saggia condotta in tutta quella giornata”.

Le notti bianche è tra le opere più apprezzate di Dostoevskij, insieme a Delitto e castigo. Sin dalle prime pagine, si comprende il perché quest’opera è tanto amata, in quanto ogni uomo riesce a identificarsi con la figura del protagonista. Un sognatore, isolato dalla società e della realtà, durante una delle sue solite passeggiate notturne incontra una donna di nome Nasten’ka. Sarà lei a risvegliare in lui il sentimento dell’amore attraverso il suo sguardo complice, le sue parole e le lunghe chiacchierate anche se sfuggenti.

“Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni.”

Timido ed impacciato lui riesce ad aprirsi a lei nelle quattro notti che scandiscono i loro incontri, dove lei si sfoga sulla sua vita privata. Nasten’ka, simbolo del pulsare delle emozioni, gli offrirà scampoli di vita vera, raccontandogli il suo rapporto con la nonna cieca, l’amore perduto e la sua delusione.

Dal romanzo si evincono immediatamente i tre temi fondamentali:

il tema del sogno e del sognatore
il tema della solitudine
l’introspezione e l’autoanalisi
“E sogno solamente ogni giorno che infine una buona volta ne incontrerò qualcuna. Ah, se voi sapeste quante volte fui innamorato a questa maniera… (segue una battuta di Nàstenka) Ma di nessuno, di un ideale, di colei che vedo nei miei sogni. Io creo nelle mie fantasticherie interi romanzi”

A tratti mi sono rivista nella figura del sognatore, a tratti nell’insoddisfatta e speranzosa Nasten’ka anche se per certi versi l’ho odiata alla fine del romanzo. Il suo rapporto con la nonna mi ha procurato grande commozione mista a incomprensione, per un rapporto tanto ossessivo quanto controllato. Il linguaggio poetico ma alquanto fantastico rendono quest’opera un classico da leggere quando è stata raggiunta la giusta maturità per comprenderne a pieno il significato. Il sognatore, simbolo di colui che prova disagio nel vivere nella sua società, oggi che verrebbe etichettato come un deviante, disadattato che riesce a farsi illuminare dall’amore provato per questa donna misteriosa. Esemplificativo di tutto il romanzo, è la frase iniziale dell’ultima parte: “Le mie notti finirono un mattino. La giornata era brutta. Pioveva e la pioggia batteva tristemente sui miei vetri; nella mia cameretta era buio, fuori nuvoloso.” Il risveglio del nostro sognatore dalle sue fantasie e la caduta inesorabile nella soffocante realtà. Tutto ciò sta a confermare come l’amore sia il motore che fa muovere ogni cosa, come si affermava in antichità con Platone e che si scontra con l’inesorabile scorrere del tempo (o del momento opportuno).

“E intanto sento il rumore di una folla di gente che mi gira intorno presa dal turbine della vita, sento, vedo che la gente vive, vive veramente, vedo che a loro non è preclusa la vita, che la loro vita non si dissolve come un sogno, come una visione, ma si rinnova sempre, è sempre giovane…”

Consiglio questo libro a tutti i sognatori, a chi non si sente accettato, a chi si lascia cullare dalla fantasia, insomma a cosiddetti “devianti”. A tutti coloro che amano stare al confine tra sogno e realtà.

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Per tutti coloro che amano farsi trascinare da conversazioni sognanti e utopiche.
A chi è avvezzo ad un linguaggio non diretto nè semplice
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Le notti bianche 2016-08-29 18:57:42 siti
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siti Opinione inserita da siti    29 Agosto, 2016
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POESIA GIOVANILE

Un tono piacevolmente nostalgico avvolge da subito il lettore, probabilmente quello che nonostante l’età continua a crogiolarsi nei suo sogni, nelle sue speranze, allontanando le intime disillusioni che hanno reso il suo animo progressivamente e inevitabilmente più duro. Ci si sente schiacciati già dalle prime righe, timidamente vergognosi di ammettere che sotto il bellissimo cielo stellato, luminoso che contempla il narratore ci stiamo probabilmente anche noi tra le “persone irritate e capricciose”. E allora come è possibile che di fronte alla bellezza del creato l’essere umano non soccomba smettendo di cedere all’insulso negativo? Come è possibile che la nostra anima giovane sia evaporata o sia così evanescente? Eppure anche i giovani possono essere nature imperfette, capricciose, irritate, inadeguate...sole. La solitudine è sicuramente la compagna del protagonista che, Pietroburgo svuotata dei suoi attori partiti in vacanza, prepotente mostra il suo vero volto al giovane sognatore privato della folla che mai lo notò ma di cui lui si nutriva. Sono le prime pagine, coinvolgenti, intense, poetiche di questo breve romanzo edito nel 1848 appartenente alla primissima produzione del grande russo. Il resto è l’incontro con un’altra anima ferita- una giovane ragazza innamorata in attesa del ritorno del suo amato - seguono gli appuntamenti concatenati l’uno all’altro, tutti nel corso di magiche notti -crepuscoli impavidi che non cedono il passo al buio- la conoscenza reciproca, le confidenze, il patto d’amore, il tempismo che in un attimo dona tutto per tutto rubare.
Sorprende l’economia della scrittura puntellata di dialoghi e capace di regalare l’utopia di un lieto fine che non ci sarà, facendoci appunto ancora una volta sognare e gioire per scoprire poi che anche la disillusione, vissuta una bella esperienza seppur breve e traditrice, può concedere la gioia di un attimo fermato nell’eterno. Poesia giovanile, appunto, da adulti ci si scontra con la presunzione che la felicità possa essere duratura nel tempo e perfetta ed è sempre più difficile accettarne i limiti.
Sempre bello leggere questo grande scrittore che ha il potere di mettere a nudo l’animo umano spogliandolo di inutili orpelli e riconducendolo sempre a quella disordinata matassa che è la sua essenza.

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Le notti bianche 2016-08-13 08:29:24 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    13 Agosto, 2016
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Le mie notti finirono un mattino...



Sono sempre in grande difficoltà di fronte a libri come questo, indegna anche solo di scrivere due righe, perché su "Le notti bianche" sarà già stato detto tutto (e sicuramente meglio di quanto possa fare io).
Ma, allo stesso tempo, come far tacere questo fiume di sensazioni che mi si agita dentro?
Come ignorare lo struggimento che provo in questo momento?
Ho la testa piena di domande, dubbi...e il cuore denso di emozioni a cui dare un nome.
Possono davvero 4 notti riempire la vita di un uomo abituato a vivere soltanto dei suoi sogni?
Ma, soprattutto, mi chiedo...cosa sia meglio?
Una vita di solitudine popolata da sole fantasie o una vita vissuta percorrendo e ripercorrendo pochi momenti reali, ma dal forte sapore amaro?
Non porta forse all'autodistruzione tutto questo?

"Sarà triste restare da solo, completamente da solo, e non avere nemmeno cosa rimpiangere - niente, assolutamente niente...perché tutto ciò che ho perduto, tutto ciò, era tutto un niente, uno stupido tondo zero, era solo un sogno!"

Una San Pietroburgo notturna e suggestiva, una panchina che ha assistito ed accolto parole d'amore, lacrime, mani dentro mani e promesse non mantenute, hanno contribuito a farmi vivere "dentro" queste pagine, ad amare l'amore di lui, così imploso eppure così totale, e a biasimare lei, così confusa, impaurita e dispensatrice involontaria (o forse no?) di illusioni.

"La mie notti finirono un mattino".

E con questa frase Dostoevskij uccide anche l'ultimo barlume di speranza di un sognatore, destinato a farsi bastare per sempre un solo minuto di non amore, ed essere anche grato a colei che il di lui amore non ha saputo amare.

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