Narrativa straniera Classici Le lettere di Berlicche
 

Le lettere di Berlicche Le lettere di Berlicche

Le lettere di Berlicche

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Nelle trentun lettere di cui si compone il libro, C. S. Lewis (1898-1963) lavora su una trovata narrativa di innegabile efficacia. Un funzionario di Satana istruisce un giovane diavolo apprendista, Malacoda, suo nipote, spiegandogli i mezzi e gli espedienti più idonei, secondo la sua esperienza, per conquistare (e dannare) gli uomini. Ogni manifestazione della vita, dal pensiero alla preghiera, dall'amore all'amicizia, dal divertimento alla vita sociale, dal piacere al lavoro alla guerra, tutto viene distorto a scopo diabolico. Lewis disserta sottilmente sui temi filosofici più alti facendosi amare, oltre che per l'arguzia e l'ironia delle sue argomentazioni, per la limpidezza dello stile.



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Le lettere di Berlicche 2018-01-23 19:10:25 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    23 Gennaio, 2018
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Mio caro Malacoda

La penna di Lewis ci porta per mano ad affrontare un breve ma intenso viaggio nell'eterna lotta tra il Bene e il Male. Lo fa mettendosi dalla parte dei cattivi, immedesimandosi nel ruolo di demone e sviscerando i vari pericoli cui va incontro l'anima umana, costantemente distratta dalle mille tentazioni che la circondano. La gola, la lussuria, l'avidità, l'orgoglio, l'ira, la vanità sono i più comuni peccati in cui l'uomo può incorrere nella sua vita terrena, dannando per sempre il suo spirito e consegnandolo alle fauci del Diavolo. Con una scrittura brillante e una buona dose di ironia, l'autore cerca di spiegare come il maligno cerchi di traviare l'uomo da quella che, secondo la concezione cristiana, è la retta via. Come stia attento ad operare nell'ombra, senza azioni clamorose e appariscenti che potrebbero portare al peccato nell'immediato per poi sfociare, però, in un salvifico e sincero pentimento. La sua opera migliore consiste invece nell'insinuare nell'animo dubbi, fastidi, tentennamenti che lì per lì possono sembrare inezie ma che alla lunga portano alla totale ed irrimediabile dannazione. Berlicche e Malacoda, rispettivamente zio e nipote, sono al servizio di Satana. Il primo si presume sia un alto ed esperto funzionario, il secondo un demone tentatore, inetto ed inesperto, cui è stato affidato come "paziente" un giovane inglese, durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. I due protagonisti tengono una fitta corrispondenza in cui il giovane mette al corrente il suo interlocutore sui progressi (ben pochi a dire il vero) dell'opera di dannazione dell'anima sotto la sua tutela. Queste lettere in realtà non vengono riportate e se ne intuiscono esistenza e contenuto grazie alle risposte dello zio, ben trentuno e tutte dal tenore vivace. L'esperto Berlicche risponde con consigli e rimbrotti, cercando di insegnare all'incapace allievo ogni genere di trucco, di tranello, di escamotage per traviare il cuore e la mente degli uomini e strappare la loro anima al "Nemico", senza risparmiare insulti e rimproveri nei confronti del ragazzo. Riuscirà il nostro caro Malacoda a raggiungere il suo scopo grazie all'aiuto del suo affezionatissimo e voracissimo parente? "Dobbiamo fare in modo che si trovi nel massimo dell'incertezza, sicché la sua testa si riempia di schemi contraddittori nei riguardi del futuro, ciascuno dei quali possa provocare paura e speranza. Non v'è nulla che equivalga alla sospensione e all'ansietà per barricare la mente di un essere umano contro il Nemico. Egli vuole uomini che si preoccupino di ciò che fanno: nostro compito è invece di farli pensare sempre a ciò che capiterà loro".

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