Narrativa straniera Classici Le avventure di Oliver Twist
 

Le avventure di Oliver Twist Le avventure di Oliver Twist

Le avventure di Oliver Twist

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Sullo sfondo di una Londra cupa e fuligginosa si dipanano le avventure di Oliver Twist, un piccolo orfano la cui madre è morta dandolo alla luce e che per nove anni viene allevato in un ospizio di mendicanti, dal quale fugge in preda alla fame e spaventato per le continue punizioni. Coinvolto contro la sua volontà in una serie di imprese criminose, Oliver viene alla fine tratto in salvo e adottato da un gentiluomo.



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Le avventure di Oliver Twist 2019-04-28 17:02:39 leogaro
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leogaro Opinione inserita da leogaro    28 Aprile, 2019
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Il riscatto dell'innocenza

La storia inizia nel 1830, in un paesino nelle campagne inglesi. Nell’ospizio parrocchiale gestito dal sig. Bumble, una donna partorisce un bimbo e muore; la vecchia Sally, che l’assiste nel parto, le ruba gli unici averi, un medaglione e un anello. Il neonato, chiamato Oliver Twist, cresce nell’orfanotrofio per poi tornare all’ospizio parrocchiale dove i bambini patiscono la fame: Oliver chiede razioni maggiori, ma è scambiato per un sobillatore, viene cacciato e offerto al becchino Sowerberry, come apprendista. Stanco delle continue vessazioni, soprattutto ad opera del perfido Noah Claypole, Oliver fugge a Londra in cerca di fortuna.

Giunto nella capitale stanco e affamato, Oliver incontra un ragazzino, Jack Dawkins detto Dodger, che lo introduce in un gruppo di ladruncoli capitanato dall’ebreo Fagin e dal violento Bill Sikes. Inizialmente ignaro, Oliver capisce presto d’esser finito in un brutto giro: Dawkins tenta di borseggiare Mr. Brownlow, un esponente della buona società londinese, che scambia Oliver per l’autore dello scippo. Mentre lo scaltro Dodger riesce a fuggire, Oliver viene arrestato ingiustamente: al processo, però, Lord Brownlow si convince dell’innocenza del ragazzo e si offre di ospitarlo in casa sua, nel tentativo di redimerlo.
Mr. Brownlow si dimostra benevolo con Oliver, che ricambia con sincero affetto. Inoltre, nota una strana somiglianza tra Oliver ed un ritratto appeso nel suo salotto. Un giorno, Brownlow manda Oliver a fare una commissione ma il ragazzo viene intercettato e rapito da Sikes e dalla sua compagna Nancy, che lo riportano sotto il giogo di Fagin. Facendo intendere d’aver molto da guadagnare da lui, l’ebreo si dedica all’addestramento di Oliver, cercando di farlo diventare un buon ladro. In quest’ottica, lo manda con Sikes a scassinare la casa di lusso della vecchia sig.ra Maylie. Però, il colpo non ha successo: la servitù si sveglia e spara ai malviventi, mettendo in fuga Sikes e ferendo gravemente Oliver ad un braccio. Dopo aver ascoltato le disavventure capitate al ragazzo, Mrs. Maylie e sua figlia adottiva Rose trattengono Oliver in casa loro, assicurandogli le migliori cure durante la lunga convalescenza.

Fagin vuole riavere con sé il ragazzo, per cui si fa aiutare da Monks, un giovane misteriosamente interessato a tenere Oliver al soldo dell’ebreo. Ma Nancy, buona di cuore, ha origliato le trame malvage di Fagin e Monks e, temendo che i due malfattori riescano a riprendersi nuovamente il ragazzino, cerca di contattare la sig.ra Maylie per informarla dei rischi corsi da Oliver. Monks, cercando di eliminare per sempre gli indizi che possano svelare la vera identità di Oliver, contatta il sig. Bumble. Nel frattempo, Lord Brownlow è disperato dal non avere più notizie di Oliver, così inizia autonomamente delle ricerche sulla vera genealogia del bambino.
Nancy origlia nuovamente i dialoghi di Fagin e Monks: capisce il loro comune interesse nel nascondere la vera identità di Oliver e scopre l’indirizzo di Mrs. Maylie. A rischio della sua stessa vita, Nancy prende subito contatti con Rose affinchè sia ristabilita la verità su Oliver.

Ma i molti criminali del romanzo non stanno certo a guardare: la trama inizia a scavare nel passato, disseppellendo vecchi amori, interessi economici, furti, gelosie, corruzione, tradimenti… Sullo sfondo di una Londra fascinosa e misteriosa, rientra in gioco anche Noah Claypole, assoldato da Fagin, e pian piano si scopre il profondo (e venale) interesse di Monks affinchè Oliver persegua la strada del crimine.

Un classico della letteratura, scritto da Dickens col suo usuale stile piacevole ed ispirato: ne esce una trama coinvolgente, piuttosto credibile, che mescola molti dei sentimenti che, da sempre, agitano l’animo umano, nel bene e nel male. Due piccoli appunti: un po’ forzate alcune situazioni in cui si ritrova Oliver, un po’ troppo netta la distinzione (che ritroviamo anche nell’aspetto fisico!) tra i cosiddetti “buoni” ed i “cattivi”. Un bel romanzo, comunque, di carattere sociale che denuncia la vita nell’Inghilterra Vittoriana, divisa ancora tra i lussi dei nobili e le infime condizioni di vita degli svantaggiati, e degli orfani in primis. Di alcuni personaggi viene anche tratteggiato un minuzioso e coerente profilo psicologico, che aiuta il lettore a comprendere alcune scelte fatte nello svolgersi della trama.

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...Victor Hugo e Alexandre Dumas per l'attenzione ai temi sociali, ma anche Emily Bronte per la passione narrativa o Robert Stevenson per il ritmo e la cura della psicologia dei personaggi.
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Le avventure di Oliver Twist 2017-11-28 21:25:39 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    28 Novembre, 2017
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Oliver, io sono tuo... fratello!

Fin dai primi capitoli di “Oliver Twist” ho provato un forte senso di déjà vu, collegandolo immediatamente al capolavoro di Elizabeth Strout, “Olive Kitteridge”.
In effetti, entrambi i romanzi hanno per titolo il nome del protagonista (nomi molto simili, tra l’altro), ma ad associarli idealmente non è solo questo; se da un lato è chiaro che le trame hanno ben poco in comune, dall’altro le strutture sono quasi identiche: in entrambi i casi i protagonisti vengono spesso messi da parte in favore dei comprimari e delle loro vicende, rimanendo sempre il fondamentale collante tra tutti gli eventi. Come capitava con l’anziana insegnante di Crosby, nel Maine, anche la storia di Oliver è costellata di moltissimi personaggi, le cui relazioni risultano nella gran parte dei casi ben più approfondite e, quindi, interessanti rispetto a quelle del protagonista.
Con uno stile narrativo che ricorda molto una cronaca giornalistica (e, in effetti, in quel periodo Dickens ancora lavorava come cronista), ci viene narrata la storia del piccolo Oliver, dalla nascita in un ospizio per indigenti fino alla scoperta delle sue vere radici, in un viaggio che permette al lettore di addentrarsi negli anfratti più oscuri della fumosa Londra di inizio ottocento.
La vita del nostro protagonista è inizialmente tutt’altro che idilliaca: dopo i primi anni in cui “grava” sulle spalle della parrocchia, lo attende infatti l’apprendistato presso un becchino; a dispetto dell’indole docile e gentile, Oliver si vede costretto a fuggire verso l’affollata capitale, dove incontra Dodger che lo introdurrà poi all’infido Fagin e alla sua banda di giovanissimi ladruncoli.
Ancora molte prove attendono poi Oliver nel suo inconsapevole cammino verso la verità; anche se tra le tante sofferenze, si fa via via evidente un disegno più ampio e l’autore, come un fato sovrano, guida i destini dei suoi personaggi.
A partire dal protagonista, ogni figura presente nel romanzo è descritta in modo accurato: specialmente nei dialoghi si evidenzia come Dickens abbia scelto di caratterizzare ogni personaggio con un linguaggio personale e perfettamente congruo con la sua estrazione sociale e la sua indole.
Tra tutti i personaggi spicca, quasi fosse la vera protagonista, Londra, con i suoi sobborghi caotici che hanno da tana (non è lecito parlare di casa, in questi casi) ai peggiori delinquenti. In buona parte delle sue opere, Dickens pone al centro questa città e ce ne regala delle suggestive descrizioni capaci di renderla affascinante e minacciosa al contempo.
Con una così vasta schiera di personaggi non è facile sceglierne uno come preferito ma posso affermare che, dopo una lunga sfida con Dodger, è stata Nancy ad aggiudicarsi l’ambito (?) titolo. Ho trovato particolarmente interessante la sua relazione con Sikes, sia nei risvolti più tragici e violenti -dove l’autore tocca inconsapevolmente temi molto attuali-, sia in quelli sentimentali come nella straziante dichiarazione che la donna fa a Rose, personaggio al confronto pare sciapo e prevedibile.
Doveroso menzionare anche lo sfaccettato Fagin, con il quale si empatizza a dispetto della condotta, arrivando alla pietà per la sorte riservatagli. In generale, gli antagonisti sono meglio caratterizzati e, anche dopo tanti crimini, diventano i favoriti del lettore.
Le tematiche trattate sono ricorrenti nell’opera dickensiana; in particolare qui si fa luce sull’ipocrita perbenismo delle parrocchie di campagna e sulla sommarietà della giustizia nei primi anni del diciannovesimo secolo, mantenendo sempre un tono fortemente satirico ed ironico, che aiuta ad alleggerire molte volte la tensione. Sono palesi anche i riferimenti autobiografici alla difficile infanzia di Dickens stesso.
Per una volta non intendo lamentarmi dell’edizione targata Newton Compton, anzi la scelta di affidare la traduzione e l’introduzione alla stessa persona ha reso entrambe molto curate.

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Le avventure di Oliver Twist 2015-06-17 12:28:05 LaClo
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LaClo Opinione inserita da LaClo    17 Giugno, 2015
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La realtà e la giustizia

Oliver Twist si può considerare un romanzo sociale il cui fine è quello di denuncia di un sistema assolutamente privo di pietà o di carità verso il prossimo. Il protagonista è secondo me molto caratteristico perché di fatto gli manca un'identità in quanto il suo nome e cognome sono stati decisi attingendo ad un lista prestabilita. Quindi, nel momento in cui indossa gli stracci dell'ospizio e gli viene affibbiato il nome la sua posizione diventa chiara agli occhi di tutti: egli è destinato a non avere radici, un cognome che identifichi la sua famiglia. Il personaggio viene sempre delineato lungo il racconto in maniera positiva: è sempre buono, ingenuo nonostante la miseria che lo circonda e inevitabilmente il finale per lui sarà positivo, mentre una triste sorte spetterà ai due malfattori.
Credo che questo sia probabilmente l'aspetto meno innovativo di Dickens perché tende a premiare i buoni e a punire i cattivi nel maniera peggiore. Tuttavia questo aspetto si può spiegare con il fatto che i racconti venivano pubblicati a puntate sui giornali, quindi era importante l'opinione del lettore e il cosiddetto happy ending.
Un personaggio che secondo me è molto interessante è quello di Nancy che è consapevole del mestiere e della vita degradante che conduce e quindi cerca di riscattarsi impedendo che un' altra persona venga traviata e corrotta. Infatti, è consapevole che il suo gesto eroico da un certo punto di vista avrà delle ripercussioni ma è accetta la sorte inevitabile come una sorta di espiazione.
Un altro aspetto che trovo interessante è la critica di Dickens verso le istituzioni principali dell'epoca che fingendo di essere animate da spirito religioso, applicavano principi brutali verso i poveri che accoglievano. Tale critica non diventa mai polemica perché l'autore utilizza la sua ironia per stemperare la durezza delle critiche che si celano dietro di essa. Infatti lo stile di Dickens e le sue descrizioni risultano sempre efficaci e realistiche mentre non mancano colpi di scena e immagini anche commoventi. Grazie alla sua ironia ogni personaggio rimane vittima delle sue cattive azioni e subisce una sorta di contrappasso: per esempio i coniugi Bumble che prima dirigevano gli ospizi di carità saranno destituiti dal loro incarico e divenuti poveri saranno internati nel medesimo ospizio che prima coordinavano.
In conclusione penso che il romanzo parta da spunti reali e tristemente veri e che poi raggiunga un finale umanamente corretto e non realistico. Tale aspetto secondo me può essere interpretato come un tentativo di Dickens di rendere giustizia almeno all'interno dei romanzi dal momento che nella società vittoriana tale giustizia non sussisteva.

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Le avventure di Oliver Twist 2015-05-24 10:20:46 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    24 Mag, 2015
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Oliver Twist

Leggere "Oliver Twist" è un'avventura rocambolesca tra sobborghi e vicoli di Londra e dintorni.
Solamente dopo aver seguito la voce del narratore lungo tutto il percorso, il lettore comprende il valore del romanzo.
Un romanzo dalle vesti estremamente moderne sul fronte del linguaggio e dell'esposizione, un romanzo che cogliendo lo spunto narrativo delle sorti di un piccolo orfanello abbandonato in balia del destino, esplode in una coralità di volti, luoghi e situazioni.

Chi si aspetta di ascoltare unicamente la storia del piccolo Oliver, rimarrà sorpreso nell'addentrarsi in una selva di figure "satellite" che diventano focus della storia così come il protagonista.
Ogni volto è indispensabile per fotografare la società del tempo, uomini e donne che popolano le strade londinesi nell'Ottocento; i benestanti ed i reietti, i signori col fazzoletto di seta nel taschino e l'orologio legato alla catenella ed i ladruncoli di mestiere, gli affamati che sbarcano il lunario con mestieri bestiali.
Il mondo di Dickens è popolato da onesti e corrotti, da gente malvagia e da gente di cuore; la penna dello scrittore è come un telaio pronto ad intrecciare le storie di vita degli uni e degli altri.
Un enorme gomitolo intricato come il destino e come la vita, a tratti si creano nodi difficili da sciogliere, nodi che fanno scemare la fiducia e la speranza, in attesa che sopraggiungano momenti più fortunati e la giustizia sembri riemergere.

Tra ingiustizie e nefandezze, tra disgrazie e colpi di fortuna, le avventure narrate da Dickens rimangono ancora oggi un testo letterario imperdibile, per la capacità di rappresentare la società del tempo e per la caratterizzazione di personaggi simbolo di vizi e virtù, non da ultimo per la forte presenza dell'autore tra le righe con la sua sagacia ed ironia di grande effetto per il lettore.

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Le avventure di Oliver Twist 2014-06-18 14:41:53 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    18 Giugno, 2014
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La strada per la felicità

Quante volte abbiamo ripetuto a noi stessi: “Capitano tutte a me?” Spesso vero? Succede anche a me. Eppure, considerando le avventure di Oliver Twist, consideravo le mie “peripezie” un inezia, confrontate con quelle del piccolo orfano. Aver perso i genitori infatti, è solo il primo dei suoi guai, che comprenderanno maltrattamenti, fame e miseria nella prima infanzia nell’ospizio, l’arruolamento (non voluto) in una banda di ladri londinesi, l’allontanamento dalle uniche persone che verso di lui avevano mostrato un po' di bontà e gli avevano reso un minimo di felicità, da parte di nemici oscuri, che inizialmente inquadriamo come semplice sfortuna. Chi di noi può vantare un simile curriculum di disgrazie? Pochi probabilmente. Eppure Dickens, con la sua scrittura piacevole, scorrevole, nel raccontare la storia del piccolo Oliver, ci vuole mostrare che per i cuori nobili e intenti al bene, la felicità, anche se tarderà ad arrivare, ci sarà, così come la punizione per i malvagi. E sarà la felicità più pura, perchè raggiunta con la nobiltà d’animo e libera da rimorsi di coscienza o da tormentosi ricordi. Infatti, seppure i ladri e i criminali possano aver conosciuto momenti di vita fortunati, questi non saranno mai di pura felicità, perchè la coscienza umana, per quanto corrotta, è pur sempre basata sulle leggi di Dio, ed i malvagi, pure nei periodi di miglior fortuna, la sentiranno, seppur in minima parte, far valere le sue ragioni, minando la pienezza della loro felicità. E’ questo il principale messaggio che Charles Dickens ci trasmette, e lo fa con i suoi personaggi perfettamente caratterizzati, ognuno con le sue virtù ed i suoi vizi, contrapponendoli in due fazioni, le più classiche, il bene e il male, con l’immancabile estraneo all’interno di entrambe.
Alla malvagia fazione appartengono l’ebreo Fagin, ladro avaro e senza scrupoli, che non comprende le sofferenze che crea fin quando non ne è vittima, l’assassino Sikes, uomo di malvagità pura senza traccia di amore, che nonostante sia in alcuni momenti tormentato dalla memoria delle sue efferatezze e dei suoi delitti, non ne interrompe il ciclo, peggiorandosi gradualmente invece di migliorare. Ai malvagi appartenne anche Nancy, uno dei personaggi più degni di nota, che in fondo al cuore possiede quel barlume di bene, che permette di fare giustizia al piccolo Oliver. Questa sua buona azione, le offre l’opportunità di redimersi e di iniziare una vita onesta, Nancy però la rifiuta, a causa di un attaccamento morboso al passato, per una paura inconscia del futuro e del cambiamento, che, anche nella nostra vita come in quella di Nancy, non può portare che pessimi risultati. Alla benigna fazione appartengono ovviamente il piccolo Oliver, nobile di cuore, che non mancherà spesso nella sua innocenza e nella sua dolcezza di strapparci qualche sorriso e qualche emozione, e tutti coloro che si lasciano intenerire da questo piccolo giovine, aiutandolo con amore a trovare la felicità mai vissuta se non raramente, tra cui il signor Brownlow, la signora e la signorina Maylie e il dottor Losberne.
Oliver rappresenta un po' tutti noi, alle prese con le difficoltà e le disavventure della vita, alle prese con il nostro Fagin (malvagio) di turno, e sorretti dai nostri Brownlow e Rose, che ci aiutano e ci sorreggono accompagnandoci nella nostra strada verso la felicità, che sarà completa accompagnandoci a una condotta pura e un cuore nobile come quello del piccolo Twist.

“...senza un affetto sincero e l’umanità del cuore e la gratitudine a quell’Essere il cui codice è grazia e il cui grande attributo è la benevolenza verso tutte le cose che respirano, la felicità non può esser mai raggiunta.”

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Le avventure di Oliver Twist 2013-03-16 17:53:41 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    16 Marzo, 2013
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Le avventure di Oliver Twist di Charles Dickens

Oliver Twist di Charles Dickens fu pubblicato in venti fascicoli mensili, il primo dei quali uscì nel 1837. Lo stile dell’opera fu condizionato dalla modalità di pubblicazione: l’immediatezza espressiva, richiesta dal limitato lasso di tempo intercorrente tra un fascicolo e l’altro, tradiva la mancanza di un impianto strutturale globale prestabilito e pianificato. L’autore, inoltre, doveva, alla fine di ogni puntata, creare un’aspettativa, una sorta di “suspence” nel lettore, indotto, in questo modo, a comprare il fascicolo successivo.
Come altre opere di Dickens, questa è generalmente annoverata tra quelle di interesse sociale. La storia del povero trovatello con le caratteristiche tipiche del picaro che elenca tra i suoi antecedenti personaggi come Lazarillo de Tormes, Tom Jones o Gulliver, per citarne solo alcuni, è un pretesto per denunciare alcuni dei limiti della società borghese dell’Inghilterra dell’epoca vittoriana.
E’ stato spesso sottolineato come il romanzo contenga molti elementi auto- biografici, ma l’interesse maggiore di quest’opera risiede piuttosto nel suo messaggio sociale e politico.
Già nei primi anni dell’800 era stato approvato dal Parlamento Inglese il Reform Act, che tentava di regolare i fenomeni sociali sorti in seguito allo sviluppo dell’industrializzazione. Come appendice a questo, venne approvato successivamente il Poor Law Amendement Act, che istituiva la creazione di workhouse, luoghi di ricovero di poveri, di bambini abbandonati, di vecchi bisognosi. Oliver, piccolo trovatello finisce in una di queste case, che si rivelano luoghi di sopraffazione fisica e psicologica dei ricoverati, luoghi di speculazione e di profitto illecito a favore di chi li gestisce.
Questa è la prima denuncia da parte dell’autore. Dickens, pur appartenendo egli stesso al ceto borghese, non risparmia alla borghesia la sua satira.
Sono d’altra parte del tutto borghesi i valori che Dickens esalta, mediante l’espediente della contrapposizione Bene/Male. Ogni personaggio positivo avrà così il suo negativo: Oliver/Monks, Brownlow/Fagin, Rose/Nancy. Lo stesso sarà per i luoghi e per le classi sociali: casa/workhouse, Londra/campagna borghesia/proletariato delinquenziale.
La Londra dell’East End è quella della vita malfamata, è il luogo della corruzione, della delinquenza e della violenza, in contrapposizione alla Londra del West End, residenziale e alto borghese.
La città è così minuziosamente descritta nel suo degrado e nelle stradine che Oliver percorre, che il lettore potrebbe addirittura tracciarne una mappa.
Nella descrizione dei bassifondi Dickens è sempre generico, evitando di scendere nel dettaglio che sarebbe inevitabilmente troppo realistico e talora ripugnante. Ciò rientra perfettamente nella morale puritana borghese dell’epoca.
Alcuni personaggi hanno uno spessore rilevante: Nancy, per esempio, pur nella sua abietta vita ha un’umanità commovente, che attrae il lettore e suscita la sua compassione. Oliver, pur essendo il protagonista dell’opera, rimane piuttosto amorfo e dà l’impressione di essere un puro mezzo per esprimere critiche e giudizi sulla società dell’epoca.
Con l’espediente della duplice agnizione, che restituisce ai protagonisti il ruolo e la posizione sociale che spettano loro, il romanzo si chiude là dove è iniziato, con il solito movimento circolare, così caro agli scrittori anglosassoni.

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Le avventure di Oliver Twist 2012-09-08 21:03:40 LittleDorrit
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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    08 Settembre, 2012
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Un bambino e la sua storia

In un grigio ospizio per i poveri di una cittadina inglese non specificata, una donna muore dando alla luce un bambino dal destino segnato.
Oliver Twist, questo é il nome attribuitogli, é il bambino più sfortunato della letteratura inglese.
Cresciuto come orfano in un distaccamento dell'ospizio gestito dalla parrocchia con a capo il temuto Mr. Bumble, Oliver vi rimarrà fino ai nove anni. Malnutrito, maltrattato e vessato dai compagni di sventura, passerà di situazione in situazione accompagnato da una profonda solitudine e da senso di abbandono che lo porteranno a decidere di fuggire lontano verso una salvezza fittizia.
Londra sarà la sua meta.
Oliver vi arriverà allo stremo delle forze e sarà costretto ad accettare l'aiuto di un bizzarro ragazzo, un giovane ladruncolo a servizio dell'ebreo Fagin, uomo ripugnante e subdolo che sfrutta ragazzi presi dalla strada addestrandoli alla malavita per ricavarne denaro. Oliver conoscerà così, nella sua totale ingenuità, il mondo dei bassifondi londinesi, i suoi crimini, le sue storie, la miseria di gente ai margini di una vita decorosa e cadrà vittima del "senza scrupoli Sikes", un ladro dall'indole violenta e meschina amico del furbo Fagin. Tra ombre e luci, riemergendo da questa Londra sotterranea, Oliver avrà modo di conoscere persone caritatevoli che lo aiuteranno a recuperare sogni e speranze di un'infanzia calpestata da un destino avverso. Un grande romanzo, indubbiamente il più conosciuto ed apprezzato, da sempre inserito nella letteratura per ragazzi per le sue valenze educative e morali e per il suo stile lineare e scorrevole. Dickens, con la sua magica penna, immortala ritratti indimenticabili, da Fagin l'ebreo, corruttore di animi innocenti e personaggio altamente negativo a Nancy la comprensiva, fedele e inquieta compagna di Sikes.
Il testo essendo stato pubblicato a puntate come quasi tutti i lavori di Dickens, é suddiviso in capitoli che rendono la lettura avvincente e ritmata. La puntualità della narrazione, le caratterizzazioni, il sentimento, l'avventura, le storie nella storia e il giallo, colorano la trama rendendo questo romanzo intramontabile. 

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