Narrativa straniera Classici Le avventure di Huckleberry Finn
 

Le avventure di Huckleberry Finn Le avventure di Huckleberry Finn

Le avventure di Huckleberry Finn

Letteratura straniera

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Il libro, uscito nel 1885, costituisce una vasta epopea dell'America degli avventurieri e delle miserabili città dislocate lungo la vallata del Missouri e dell'Ohio, l'America dell'età dell'oro e della colonizzazione, della vita violenta e della vita semplice e patriarcale. Tom Sawyer e Huckleberry Finn sono il tipico ritratto del ragazzo americano e del suo rapporto con questo mondo. Huckleberry, fuggito dalle persecuzioni di un padre ubriacone, dopo aver vissuto dentro una botte da zucchero, di nuovo fuggiasco, intraprende un grande viaggio sul Missouri, in compagnia di uno schiavo negro: Jim un altro miserevole evaso. Avventure complicate e incontri imprevisti, fino all'incontro con Tom Sawyer.



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Le avventure di Huckleberry Finn 2017-07-23 17:28:07 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    23 Luglio, 2017
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Le avventure di un mascalzone di buon cuore

Dopo aver incontrato Huckleberry Finn come personaggio secondario ne "Le avventure di Tom Sawyer", eccomi qua a commentare il libro che gli è interamente dedicato.
Mark Twain è un autore davvero spassoso, e la sua scelta di lasciar raccontare le avventure di questo libro al suo protagonista è sicuramente azzeccata, oltre che ben riuscita. Difatti, non aspettatevi un libro scritto nel linguaggio impeccabile di uno scrittore affermato, bensì attendetevi la trascrizione di un racconto come ce lo farebbe quel mascalzone di Huck Finn, che come sempre suscita un'immensa simpatia.

Ritroveremo Huckleberry Finn così come lo abbiamo lasciato al termine del racconto dedicato al suo amico Tom Sawyer: arricchito (anche se non avrà modo di usare nemmeno un dollaro del tesoro trovato nella miniera) e "addomesticato" contro la sua volontà dalla vedova Douglas, che tenta invano di insegnargli le buone maniere e un modo di vivere rispettabile. Inutile dire che il nostro Huck non è per nulla abituato a questo genere di vita e non passerà troppo tempo prima che provi ad abbandonarlo. Quando finalmente ci riuscirà sarà nel modo che meno auspicava: rapito dal suo padre ubriacone, viene rinchiuso in una baita, dalla quale riesce a scappare inscenando il proprio omicidio. Si ritroverà così a vagare lungo il fiume Mississippi, imbattendosi in altri personaggi degni di nota, come il servo di colore Jim che diventerà un suo grande amico e compagno di viaggio. Si ritroveranno coinvolti in varie avventure che potrebbero quasi rappresentare dei racconti separati tra loro, se non fossero uniti da quel filo conduttore che è il fiume sul quale navigano.
Si imbatteranno in personaggi di ogni tipo, a partire dall'amico Tom Sawyer, passando per due mascalzoni che li coinvolgeranno nelle loro malefatte e che si spacciano per due nobili (un duca e un re). Saranno proprio questi ultimi due a dare vita agli stralci più divertenti del libro. Un libro certamente piacevole, anche se a tratti sale al lettore la voglia di prendere a schiaffi il protagonista e quella faccia di bronzo che è Tom Sawyer.

"[...] e mi sentivo tormentato dai rimorsi, perché sapevo benissimo che mi ero comportato male, e capivo che era inutile provare a comportarmi da persona perbene. Chi non comincia a comportarsi bene da bambino, non c'è più niente da farci, quando arriva il momento buono non trova niente che lo guida, e così continua a far male."

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Le avventure di Tom Sawyer
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Le avventure di Huckleberry Finn 2016-11-06 15:30:02 FrancescoMirone
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FrancescoMirone Opinione inserita da FrancescoMirone    06 Novembre, 2016
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Ricerca dell'io

La letteratura americana del XIX secolo è una letteratura che cerca ancora la propria identità, la struttura del romanzo europeo non è infatti ancora sbarcata nel nuovo mondo. La struttura episodica di ''Huckleberry Finn'' può farci pensare ad un romanzo, anche se alcuni critici ritengono che non lo sia. Chi è Huck? Huck Finn è un adolescente ribelle e refrattario a qualsiasi regola gli venga imposta. A causa del suo spirito ribelle egli vive molteplici avventure ( o disavventure), se possiamo chiamarle così.

Tuttavia, la disobbedienza può avere sia risvolti negativi che positivi; Huck è un adolescente che si affaccia al mondo e vede tutto attraverso i suoi occhi intrisi di semplicità , in alcuni punti del romanzo sembra infatti che la realtà venga semplificata o semplicemente analizzata con superficialità.

Huck, in quanto ribelle, sembra inaugurare una lunga tradizione di ribelli nordamericani, egli è il prototipo ideale di ribelle, refrattario a qualsiasi imposizione. Quindi, qual è il fine della sua ribellione? La rivolta, per dirla con Fromm, può essere la risultante di una spasmodica ricerca di affermazione del proprio io o può derivare dalla semplice soddisfazione che si prova nel disobbedire (soddisfazione tipicamente puerile).

Huck, un bambino, sembra essere la bocca della verità, egli vede le cose per come sono realmente e ciò lo porterà a smascherare la tipica ipocrisia americana. L'ideale di , del diritto alla ricerca della propria felicità, sembra essere rivolto solo ed esclusivamente agli uomini bianchi, i negri sono considerati stupidi a prescindere; lo si evince a più riprese leggendo il romanzo-mondo di Twain.
Qui sta tutta l'ipocrisia americana, ovvero, durante il tentativo di costruire un'identità americana, non ci si è minimamente preoccupati di salvaguardare le micro(o macro) realtà preesistenti.Dunque, dov'è questa libertà? Qual è stato il prezzo della creazione di questa identità?

Nel romanzo sono evidenti i riferimenti al razzismo imperante negli Stati Uniti dell'epoca, Huck fa infatti fatica a chiedere scusa al suo amico Jim , pur sapendo di aver sbagliato, solo perché è ''negro''. Il viaggio sul Mississipi è fondamentale per Huck e per la sua formazione, poiché ciò gli fa comprendere come egli desidera vivere e cosa( o chi) vuole veramente essere. Il viaggio è dunque il tramite per un'esplorazione dell'animo ed è fondamentale per una nascente identità.

Il castello di sabbia americano sembra dunque crollare miseramente di fronte alla spietatissima satira di Twain, le idee che caratterizzavano il mito jeffersoniano sono implose, la società americana è in tumulto; il degrado delle grandi città avvicina gli Stati Uniti alla corrotta fortezza europea, il futuro è oscuro.

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Le avventure di Huckleberry Finn 2015-11-26 18:16:20 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    26 Novembre, 2015
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Huck, il Mississippi e la libertà

Un povero ragazzo sbandato e ribelle, uno schiavo negro fuggiasco, un grande fiume, il Mississippi, e la sua particolare “fauna”. Con questi pochi ingredienti Samuel Langhorne Clemens, meglio conosciuto con il nome di Mark Twain, costruisce quello che viene ritenuto uno dei più grandi capolavori della letteratura americana dell’ottocento e forse di tutti i tempi.
"Le Avventure di Huckleberry Finn" si innestano direttamente sui fatti narrati nel precedente romanzo, “Le avventure di Tom Sawyer”, ma se ne distaccano in modo netto, sia come stile narrativo che come argomenti trattati.
Huck è un ragazzo che, nel paesello d’origine, St. Petersburg (in effetti Hannibal nel Missouri, dove visse il giovane Clemens), fa vita di strada, essendo orfano di madre, mentre il padre, alcolista, è da anni dato per disperso. Nei giochi e nelle avventure create ad arte, ama unirsi alla banda dello scatenato Tom Sawyer, anch'esso orfano, ma faticosamente tenuto a freno da sua zia Polly. Nel romanzo precedente i due ragazzi, scoperto un tesoro nascosto, erano diventati ricchi, ma Huck è insofferente della vita piena di regole e obblighi che la vedova Douglas e sua sorella Miss Watson gli vorrebbero imporre, poiché hanno deciso di farne un “bravo ragazzo”. A complicare le cose, poi, c’è il ritorno del padre che, ingolosito dai soldi che ha ora il ragazzo, vorrebbe riprenderlo con sé per poter allegramente dilapidare il capitale in whiskey.
Huck, profittando dell’assenza del padre, fugge alle sue continue violenze, simulando la propria uccisione da parte di qualche malintenzionato.
Si rifugia inizialmente su un’isola in mezzo al Mississippi. Qui si imbatte in Jim, lo schiavo fuggitivo di Miss Watson. I due, un po’ per evitare a Jim la cattura e un po’ per spirito d’avventura e amore della vita libera, iniziano un lungo viaggio in zattera, lungo il corso del grande fiume.
Sul fiume e sulle sue coste troveranno ad attenderli una lunga serie di avventure, tra le faide familiari e storie d’amore contrastate, tra briganti fluviali e truffatori incalliti, tra brutali uccisioni e mancati linciaggi.
Le avventure, che, a St. Peterburg, Huck si limitava a immaginare assieme a Tom, diventano la sua realtà quotidiana. Sino a quando, proprio per sfuggire ai due imbroglioni che si sono proditoriamente installati sulla sua zattera e millantano essere, uno, un duca decaduto e, l’altro, Luigi XVII Borbone, sfuggito alla ghigliottina, si ritroverà nei pressi della fattoria Phelps. Qui i due mascalzoni, nella loro ultima vigliaccata, hanno portato il povero Jim spacciandolo come uno schiavo fuggito da Orleans su cui pende una grossa taglia.
Huck, lottando contro la sua coscienza inevitabilmente schiavista, vuole liberare quello che ormai è suo amico. In ciò lo aiuterà Tom Sawyer (la signora Sally Phelps altri non è che la sorella di zia Polly) appena giunto sul posto. Nella fattoria inizieranno una commedia degli equivoci tra i due ragazzi e la famiglia che li ospita, ed una rocambolesca serie di buffoneschi artifici per rendere l’evasione di Jim sufficientemente eroica e difficile, sulla scia dei romanzi di cappa e spada che tanto piacciono a Tom. L’inevitabile happy end giungerà con una serie di colpi di scena finali.

Dicevo prima che, in questo romanzo, Mark Twain muta totalmente lo stile ed il tipo di trattazione precedenti. Infatti il romanzo, narrato tutto in prima persona da Huck, in un linguaggio volutamente imperfetto e rozzo, ma tutt'altro che fastidioso o faticoso, è soprattutto un grande acquerello della vita della frontiera americana della prima metà del XIX secolo, con tutti gli stereotipi che abbiamo imparato a conoscere.
Come tutti i ragazzi della mia epoca Tom e l’inseparabile amico Huck erano stati compagni delle mie letture infantili, ma non mi ero mai avvicinato alle "Avventure di Huckleberry Finn". Nella mia riscoperta di Mark Twain, quindi, ho ripercorso l’intero tragitto per giungere a questo romanzo che da un lato mi ha piacevolmente stupito e dall'altro mi ha deluso.
Lo stupore è nato dallo scoprire proprio la marcata differenza di cui dicevo, il primo è dichiaratamente un libro per ragazzi, questo, no, è un volume adulto che fa riflettere e meditare parecchio.
La delusione, paradossalmente, è nata proprio da questa constatazione. Con il materiale che aveva Clemens, poteva nascere un libro di altissima letteratura oltre che di seria denuncia, ma l’autore non si è sentito di spogliarsi totalmente dalle vesti di scrittore umoristico. Così, purtroppo, scherza troppo con temi molto seri che, invece, meriterebbero una più audace presa di posizione. Un lettore moderno, smaliziato e cinico, si aspetterebbe che il povero Huck, vessato dal padre violento e posto a contatto con una realtà cruda e spietata, si comporti in modo più dolorosamente maturo di quanto in effetti faccia; che ragioni in modo più rudemente critico. Invece pare sempre ammantato della stessa gioiosa ingenuità che forse aveva Clemens alla sua età. Ingenuità che poteva essere giustificata nell'autore (almeno sino ai 13 anni), figlio di un agiato avvocato, ma lo è molto molto meno in un ragazzino che deve lottare per ogni pagnotta che mangia.
È un peccato, poi, che le varie avventure vissute da Huck, come spettatore o come co-protagonista, tutte crudamente reali, siano ammannite nella loro chiave più buffonesca e lieve. Piuttosto irritanti, infine, sono i due interludi, iniziale e finale, in cui compare Tom. Soprattutto la parte finale con i piani di evasione di Jim, che tanti strali ha ricevuto anche dalla critica americana, risulta ostica. Non posso negare che Clemens riesca a strappare più di una fragorosa risata con le trovate per rendere rocambolesca l’evasione di Jim. Tuttavia il riso diviene amaro sol pensando con la testa di chi, nella fattispecie, si trova a subire le angherie dei due furfantelli. Soprattutto non si comprende come Huck, ancor più maturato durante il suo lungo viaggio, si faccia trascinare nuovamente da Tom nelle avventure frutto della sua fervida fantasia, quando ben ha compreso quanto sia dura l’avventura che la vita stessa rappresenta.
Mi rendo conto che l’epoca in cui visse l’autore, anche dopo il 1865, non gli consentisse di fare clamorosi proclami antischiavisti o di denuncia sociale e che una eccessiva drammatizzazione dei fatti avrebbe snaturato totalmente il tenore che al libro voleva dare, tuttavia non avrebbe danneggiato l’impianto generale una maggiore consapevolezza dei ruoli dei singoli personaggi.
Proprio per questi motivi tra i vari personaggi chi giganteggia non è il protagonista/narratore, Huck, ma Jim che si dimostra l’individuo più veramente e profondamente umano tra tutti, con una sensibilità e generosità d’animo tale da fargli rinunciare alla libertà raggiunta pur di salvare chi lo aveva “aiutato”, anche se con tutte le crudeli difficoltà inventate per puro gioco.
Conclusivamente, comunque, il libro è estremamente piacevole da leggere e, pur con tutte le sue manchevolezze, dovrebbe appartenere al bagaglio culturale di ognuno di noi.

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Ovviamente sarebbe opportuno leggere o rileggere prima Tom Sawyer, anche solo per rinfrescarsi la memoria sui personaggi. In generale, comunque è un libro consigliato a tutti e soprattutto a chi ama lo stile un po' surreale di Mark Twain
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Le avventure di Huckleberry Finn 2014-12-07 13:31:32 Sil91
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Sil91 Opinione inserita da Sil91    07 Dicembre, 2014
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Un gioco di avventure.

Per capire questo romanzo bisogna soffermarsi sul titolo. "Le Avventure di Huckleberry Finn" parla di un ragazzo chiamato Huckleberry Finn, nome poetico ed evocativo, non c'è che dire, che ha delle avventure. abbastanza chiaro. eppure è tutto racchiuso in queste poche parole, anzi in una sola, "Avventure". Perchè questo termine rimanda al mondo dei bambini, dove qualunque esperienza diventa un'avventura. l'immaginazione e il coraggio portano i bambini a compiere grandiose avventure, che li formano e li fanno crescere. Huck comincia proprio così. comincia con l'immaginazione, comincia con un gioco insieme alla sua banda di amici capitanata dall'irriverente Tom Sawyer, che di immaginazione e voglia di avventure ha fatto il fondamento della sua esistenza.
Tuttavia, il mondo immaginario non può nascondere la difficile realtà in cui Huck sta vivendo, dove l'orco delle storie che legge nei libri è il suo papà e dove la società non fa nulla per rendere le cose migliori, anzi lo soffoca e lo costringe a restare nella sua misera condizione. Huck è un ragazzino ma ha già capito che la sua vita non può essere relegata a quelle case e a quelle regole, lui vuole essere libero. Da qui partirà il gioco più grande, più entusiasmante e più bello della sua vita, quello che lo porterà a fuggire lungo il Mississippi.

Huck è fondamentalmente un ragazzo ingenuo, tenero e amichevole, tutto il contrario di Tom Sawyer, protagonista del libro precedente di Twain. Si dice che Tom rapprensenti il giovane Mark Twain mentre Huck sia ciò che Mark Twain voleva essere. Se questo è vero, capisco perchè per Mark fosse tanto importante far vivere a Huck la sua avventura. Grazia a lui ci viene mostrata un'America giovane e contraddittoria, una terra di libertà e opportunità che imprigiona gli indigenti e incarcera i neri, e ce lo mostra con gli occhi di un ingenuo tredicenne. Per tutto il viaggio, noi assistiamo al tormento interiore di Huck: è giusto liberare Jim?, un uomo nero può essere intelligente come uno bianco ed essere altrettanto umano?, posso ritenere Jim il mio migliore amico? ... è questo che Huck si chiede ed è grazie a questi pensieri che noi lo apprezziamo sempre di più, perchè pur essendo giovane ha già capito come andrà il mondo, come andrà l'America, vent'anni prima della guerra di secessione e cento anni prima di Martin Luther King. Non fraintendetemi, Huck non è antischiavista, è solo confuso, paragona la sua ricerca di libertà a quella di Jim.

Nel finale, un deus ex machina risolverà il gran casino in cui Huck e Jim si sono cacciati, come nel teatro greco. Huck torna ad essere un cittadino, non più un fuggiasco, eppure un'ultima frase ci fa intendere che lui sarà sempre un bambino che gioca alle "avventure".

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