La marchesa di O e altri racconti
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Specchio di virtù
Premetto che valutazione e opinione qui espresse riguardano esclusivamente "La marchesa di O*** " , non avendo letto gli altri due racconti presenti nel libro acquistato.
La vicenda narrata ci sorprende fin dall'inizio.
Sentite che cosa capita a una giovane nobildonna vedova, stimata per le molte virtù e la condotta di vita riservatissima e tutta dedita "all'arte, alla letteratura, all'educazione dei figli" e alla cura dei genitori.
"La vedova marchesa di O*** , signora di ottima fama e madre di due figliuoli, annunciò sui giornali che si era trovata incinta a sua insaputa", disposta a sposare il padre della creatura che porta in grembo chiunque possa essere, con invito allo sconosciuto di presentarsi a palazzo.
La scrittura di Von Kleist mi è parsa bella, di grande compostezza. Un racconto che per struttura e stile potrei definire 'classico' . Gradevole la lettura.
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racconti d'autore
Racconti
Quattro racconti dell’ottocento, di cui due particolarmente brevi.
La Marchesa di O… è il primo ed il più confusionario, ambientato in Italia in epoca non precisata. La protagonista si ritrova inspiegabilmente in stato interessante. Ripudiata dalla casa paterna, si ritira in campagna con gli altri figli avuti dal defunto marito. Per risolvere l’incredibile dilemma sull’”immacolata concezione”, la marchesa ricerca il padre del bambino tramite un giornale. Sarà opera umana o spirituale? Trama e stile singolari. L’episodio è di per sé originale, se consideriamo il contesto sociale e l’epoca. Sono indicate solo le iniziali dei luoghi e dei personaggi, ci sono imprecisioni volute e non, il drammaturgo con la massima libertà modifica strada facendo alcuni dati, giusto per disorientare il lettore, un po’ per divertimento personale ed un po’ per la genesi del racconto, pubblicato a puntate su una rivista. Il tono è scanzonato e divertente.
Terremoto in Cile è, secondo me, il migliore. Un terremoto sconvolge nel ‘600 una cittadina del Cile. Grazie a questa catastrofe si salvano due genitori condannati per ipotetici reati, innamorati e destinati a soffrire. Tra la distruzione non ci sono più differenze sociali, sono tutti sopravvissuti e basta, in teoria dovrebbe essere così. Ma la cattiveria umana non è di quest’idea, chi paga le conseguenze della giustizia sommaria sono sempre gli innocenti. Vi ho letto polemica e critica nei confronti della società, un attacco contro chi si riempie la bocca di parole sante commettendo peccati capitali. Un racconto breve ma intenso.
Michele Kohlhaas è, invece, il meno appetitoso, ambientato in Germania presumibilmente nel ‘500. Il protagonista è un commerciante di cavalli benestante, sposato e con figli al seguito. Subisce un evidente torto da parte di un nobile malandrino, il misfatto dà il via ad una catena di sciagure ed ingiustizie, in nome di diritti e ragioni ne succedono di tutti i colori. Interviene addirittura Martin Lutero a sedare gli animi. Chi avrà la meglio? Ripetitivo e noioso, a tratti assurdo, a tratti kafkiano.
Infine, La mendicante di Locarno, poche pagine convincenti. Una mendicante trova ricovero presso un castello. Il padrone dai modi rudi riversa sull’anziana poca gentilezza. Ma chi la fa l’aspetti. Un mini racconto del terrore stile Edgar Allan Poe, nella sua brevità è comunque gustosissimo.
Non ci sono approfondimenti su ambienti e periodi storici, anche i personaggi sono presentati sommariamente. La penna è meritevole, elegante, curata, di alto livello.
Concludendo, la lettura è scorrevole e piacevole, da provare.
“Se una vita senza una sola macchia, - urlò, nell’eloquenza che solo la disperazione sa dare, - se una vita vissuta seguendo proprio voi come modello mi offre, adesso, qualche diritto alla vostra stima, se nel vostro petto parla ancora il sentimento della donna che è mia madre, non lasciatemi sola in questi momenti orribili”