La linea d'ombra
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Opinioni inserite: 8
Molto più di un romanzo autobiografico...
Il romanzo di Conrad, scritto alla fine del 1916, si caratterizza come un racconto avventuroso dai tratti profondamente autobiografici. La storia, infatti, viene narrata in prima persona da un uomo di mare che in giovane età viene chiamato a comandare una nave nei mari del sud est asiatico. Siamo nell’ultimo ventennio del 1800 e, dunque, le navi sono trasportate dalla sola forza del vento, in assenza del quale l’equipaggio rischia di trovarsi immobile circondato da un’infinità di acqua in ogni direzione. Alla nave comandata dal protagonista accade proprio questo e il giovane capitano dovrà confrontarsi con enormi difficoltà per tenere unito l’equipaggio martoriato dalla febbre tropicale, conducendo finalmente la nave in porto. La narrazione ricalca appieno un episodio dell’avventurosa vita di Conrad, il quale fu effettivamente nominato capitano in giovane età di una nave quando era nella marina britannica impiegata nelle isole del sud est asiatico. Tuttavia, il romanzo ha un significato molto più profondo che una mera narrazione di un episodio biografico. Infatti, l’autore ci fa riflettere sull’incoscienza della gioventù che spesso porta ad assumere ruoli e ad assolvere responsabilità molto più grandi delle proprie capacità. Si entra quindi in quella linea d’ombra in cui si reagisce alle difficoltà del ruolo assunto assumendo le proprie responsabilità e diventando man mano consapevoli della gravità della situazione. In questo contesto si inserisce un altro episodio significativo della vita di Conrad: l’arruolamento di suo figlio Borys nell’esercito britannico per combattere la Prima Guerra Mondiale. Il libro viene scritto da Conrad nel pieno del conflitto mondiale e può essere visto come una chiara metafora della scelta del figlio: anche lui ha dovuto attraversare la propria linea d’ombra dopo aver deciso in modo avventato di arruolarsi nell’esercito.
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Un bellissimo Condrad
Questo è il terzo libro di Conrad che leggo. Dopo "Cuore di tenebra" e "Il caso", "La linea d'ombra" è senza ombra di dubbio il mio preferito. Complice sicuramente il protagonista e la tematica: un giovane che sorpassa la sua linea l'ombra, bellissima metafora del passaggio di un uomo da adolescente a giovane adulto, attraverso una prova che il destino gli riserva. Quindi domina lo spirito battagliero ed entusiasta del nostro personaggio che sorretto da una forza provvidenziale riesce a sconfiggere le avversità portando la sua missione a buon fine. Un libro in cui il male viene sconfitto e che risulta necessario al cambiamento interiore del giovane capitano, è un male che avvia alla maturità e non ne definisce la fine, come nel cupo "Cuore di tenebra". Con un incipit che rapisce letteralmente, Conrad non ha mai cambiato velocità in questo breve romanzo, o forse è più corretto chiamarlo racconto lungo, il lettore viene completamente assorbito in questo mondo fatto di speranze, spirito di avventura, giovinezza, una lieve dose di mistero - che altro non è se non "il caso" con cui il destino mescola le carte e lui, il mare!, protagonista assoluto nei romanzi di Conrad. La prosa è di una raffinatezza assoluta: piena di profondità e di meravigliose descrizioni marine - notevole a questo riguardo la descrizione del temporale notturno in alto mare, l'acqua che diventa tenebra e viceversa.
"c'è qualcosa di commuovente in una nave che arriva in porto dal mare e ripiega le sue bianchi ali per riposare."
La lettura mi ha evocato molto "Moby Dick" non solo per le spettacolari immagini ma anche per la descrizione della vita di un marinaio, per l'amore che lo lega al mare e su come tutto sembri senza significato sulla terra ferma, spoglio di ogni grandezza. Le accomuna anche l'ossessione verso qualcosa di misterioso e la volontà di sconfiggerlo. Per quanto riguarda invece la malattia e la grinta imprevista che un evento nefasto porta con sé in modo quasi inspiegabile e come una risposta all'istinto di sopravvivenza, mi ha ricordato "La montagna incantata" di Mann, tutti e tre grandi capolavori dei primi del novecento.
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Il miglior Conrad
Dopo la lettura di "Tifone", un capolavoro per quanto riguarda la descrizione della potenza della natura e dei suoi fenomeni, mi sono ritrovato davanti a questa storia che brilla per motivi diversi.
Storia in buona parte autobiografica (o quantomeno ispirata a eventi e personaggi che hanno fatto realmente parte della vita dell'autore), "La linea d'ombra" è esattamente quello che promette il suo titolo, ovvero il momento in cui il nostro protagonista oltrepassa la sua personale linea d'ombra, ovvero quel confine che separa la giovinezza dall'età adulta. Con il suo solito stile inconfondibile, Conrad riesce a trasmetterci il malessere dei personaggi e del protagonista in particolare, riuscendo a mettere in risalto questo momento molto instabile della sua vita. Si percepisce infatti distintamente il graduale cambiamento che avviene nel suo animo, inizialmente volubile e tormentato, in seguito più deciso e controllato. Assisteremo dunque all'evento traumatico che determina il momento della maturazione di un uomo, che rappresenta un perfetto simbolo del passaggio che si trova ad affrontare ognuno di noi, chi prima e chi dopo.
Seppure questa storia possa lasciar presentire un'aria soprannaturale, come specifica anche lo stesso autore nella sua prefazione, non contiene in sé nulla che vada oltre i semplici misteri della vita, che possiede già fin troppi lati inspiegabili. Dunque non ci si aspetti una storia che indugi su strane presenze e affini, pur essendo pregna di mistero e di suggestione. Si rivedono anche, in alcuni tratti, le immense capacità dell'autore di descrivere gli ambienti e determinate situazioni, anche disperate.
Il protagonista è un marinaio che si è distinto per la sua competenza e capacità, che improvvisamente decide di lasciare il suo posto tranquillo su una nave, senza un apparente motivo. Si ritrova dunque ad affrontare un periodo delicato dove un uomo non è più sicuro di quello che ha, di quello che vuole, e si ritrova a fare delle scelte che possono essere condivisibili o meno, ma che alla fine si rivelano necessarie per la maturazione. Dunque decide di lasciare il suo posto tranquillo per tornare a casa; tuttavia, si ritrova travolto da una serie di eventi casuali che lo travolgeranno e lo porteranno a ritrovarsi capitano di un veliero. Una svolta irrinunciabile che lo porterà ad affrontare un'avventura che richiederà fermezza e sangue freddo, su di una nave orfana del suo capitano, morto a causa della sua pazzia, con la quale ha contagiato anche il suo secondo e il cui ricordo avvolge la nave in un'aura di fatalità.
Il primo viaggio da capitano del protagonista (che in fondo è proprio il nostro Conrad) è assolutamente un'esperienza da non perdere.
"[...] e il tempo pure procede - finché si scorge di fronte a sé una linea d'ombra, che ci avverte che bisogna lasciare alle spalle anche la regione della prima gioventù."
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Istruzioni per la vita
Accade, talvolta, che nel leggere le presentazioni o le recensioni di alcuni libri si dica espressamente che si tratta di un romanzo di formazione. Ecco, se si vuol comprendere cosa intenda con questa dizione mi pare opportuno che si provveda alla lettura di La linea d’ombra, un capolavoro e un classico della letteratura mondiale. L’opera venne pubblicata da Conrad nel 1917, un anno che si rivelò uno dei più sanguinosi fra quelli della prima guerra mondiale ed è risaputo che il romanzo, breve, venne dedicato al figlio ferito sul fronte occidentale; più che una dedica, è però da considerarsi un compendio di istruzioni per la vita. Infatti, la linea d’ombra, da cui il titolo, è quel confine indefinibile che segna il momento del passaggio dalla spensierata giovinezza alla concreta maturità, dal desiderio che il domani sia oggi al sogno che il tempo invece possa rallentare; in ogni uomo c’è un periodo di gaia spensieratezza e un altro in cui si comprende di essere diventati indipendenti e responsabili. Non c’è dubbio che La linea d’ombra racconti di un’esperienza dell’autore, una sorta di confessione che, partecipandola ad altri, gli fornisce la conferma del vissuto. La vicenda del secondo ufficiale che sbarca per tornarsene a casa e poi si ritrova comandante di una nave che non naviga certo in acque tranquille, fra bonacce, tempeste della natura e dell’equipaggio, è un po’ la metafora dell’uragano che si scatena nell’intimo quando da giovani si diventa adulti, quando si abbandona il beato stato d’incoscienza per confrontarsi con gli altri e anche con se stessi con i mille problemi della vita. Proprio per comprendere pienamente quel senso di inadeguatezza che ci coglie nel passaggio dalla gioventù alla maturità è uno di quei romanzi che possono essere letti, e ben capiti, solo da un adulto, che avrà fra l’altro il piacere di verificare come anche lui ha navigato in acque infide, fra bonacce e tempeste, fra uomini disperati e trasognati, per poter prendere infine coscienza di se stesso; e così, essere riusciti ad avere la consapevolezza dei propri difetti e dei propri pregi permette di lasciare alle spalle un periodo di gioiosa incoscienza di cui non resterà che un ricordo e a cui più avanti negli anni si guarderà con malinconica nostalgia.
Mi pare superfluo aggiungere che la lettura è da me più che raccomandata.
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Bellissimo
Questo libro mi è stato regalato diversi anni fa e per anni ha preso polvere completamente abbandonato sulle mensole della mia camera. Di tanto in tanto l'ho sfogliato ma sempre senza convinzione. Mi immaginavo una storia diversa.
Ero ovviamente consapevole che si trattasse di un libro osannato da tanti ma ogni volta che lo sfogliavo la voglia di leggerlo mi abbandonava.
Poi, d'un tratto, l'altro giorno l'ho preso tra le mani ma è stato diverso. Ho letto quelle poche righe che tante volte avevo svogliatamente osservato, e in quel momento questo libro mi ha chiamata.
La lettura è fatta anche di momenti e questo è stato il mio momento per La Linea d'ombra.
Mi ha colpito tutto di questo testo, innanzitutto mi ero completamente sbagliata sul suo contenuto. E' un libro che invita ad una quantità immensa di riflessioni. Sono poco più di 100 pagine che però ci presentano la vita. E l'autore non fa alcun mistero delle sue intenzioni, nella prefazione spiega perchè ha scritto questo libro e con quale intento.
Conrad voleva parlare del passaggio dalla giovinezza all'età adulta e l'ha fatto divinamente.
Troviamo tutto in questo libro: l'arroganza dell'inesperienza, l'ottimismo di chi non ha conosciuto la delusione, la forza di chi non si è mai stancato, la felicità di chi non ha conosciuto tristezza. E poi troviamo l'esperienza, la saggezza, la nobiltà. E quei sentimenti piccoli e grandi che ti aspetti diversi da come ti si presentano.
E' commovente la trasformazione del capitano al suo primo comando, alla sua prima linea d'ombra.
Lo consiglio davvero a tutti.
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L'ossessione della responsabilità
Che cos’è la linea d’ombra? È una linea immaginaria che delimita l’essere umano dalla sana incoscienza alla serena consapevolezza; questa linea si oltrepassa in maniera non determinata ma a causa di particolari circostanze che accadono in maniera improvvisa e ci immergono in una dimensione di responsabilità e coscienza di tutto ciò che da qual momento in poi potrà avvenire e si dovrà affrontare nel nostro percorso vitale. Non si può dire che esista un’età specifica in merito ma, in linea di massima, questo importante cambiamento mentale e spirituale ha luogo con ciò che si definisce fine della giovinezza e subentro nell’età matura; di conseguenza la variabilità di tale condizione è veramente elevata.
Parliamo del romanzo di Conrad, il primo che leggo di quest’autore. La vicenda si svolge nei primi anni del novecento nei paesi del sud-est asiatico; un giovane ufficiale di marina sbarca inspiegabilmente da una nave, dove aveva l’incarico di secondo ufficiale, a Singapore per ritornare in patria. Durante la breve permanenza in questo porto si presenta una mirabile occasione di avere il comando, il suo primo comando, su un mercantile di stanza a Bangkok; l’anelito cui il giovane mirava, quasi fosse un sogno, si realizza all’improvviso in un’atmosfera quasi surreale dalla quale emergono numerosi interrogativi. Appena a bordo della sua nave con il grado di comandante, si rende subito conto di un minaccioso mistero che aleggia sull’equipaggio travolto dalle febbri tropicali che fiaccano in malo modo tutte le attività necessarie alla navigazione.
Ecco tracciarsi la famigerata linea d’ombra! La responsabilità improvvisa cui è sottoposto il giovane; la necessità di decidere e ordinare le misure più consone atte a ridurre l’impatto della condizione malsana; avere nelle proprie mani la destinazione del vascello e la vita dei propri uomini senza poter contare su nessun’altra persona che possa indirizzarlo sul percorso retto e senza ostacoli. E’ la figura del comandante, uomo solitario in mezzo all’oceano, a combattere gli elementi della natura e le superstizioni impregnate nell’animo di ogni componente dell’equipaggio.
Un romanzo introspettivo che mette in risalto le debolezze celate nell’essere umano.
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Ognuno di noi l'ha scorta
**Attenzione: spoiler**
'La linea d’ombra' è, con 'Cuore di tenebra', il più noto e il più acclamato romanzo di Conrad.
Si tratta in effetti di un testo che in poco più di 100 pagine presenta una varietà ed una stratificazione tematica straordinarie. A partire dal titolo, scelto non a caso da Conrad dopo avere scartato l’iniziale Primo comando, sono molti gli interrogativi che ci pone questo libro.
Cosa è la Linea d’ombra? La risposta immediata, ma non la più scontata, ce la dà lo stesso Conrad nella prima pagina del libro: la linea d’ombra è quel momento nella vita in cui ci si pongono i primi interrogativi, si avvertono le prime insoddisfazioni esistenziali, non si è più certi riguardo alla strada da seguire, forse perché per la prima volta davanti a noi si trovano strade diverse. Conrad ci dice subito, quindi, che il suo romanzo è una metafora della vita, ovvero di un particolare periodo della nostra vita.
Il contesto scelto per raccontarci l’avventura esistenziale di un giovane che si trova davanti alle prime scelte vere da compiere è quello marinaresco ed esotico che tanto gli sono cari. Quel giovane, che narra in prima persona, è lui, o meglio è Conrad alcuni decenni prima, quando ebbe il primo (e unico) comando di una nave. Quel giovane, però, siamo anche tutti noi, quando con tanto entusiasmo ci siamo buttati nella vita, con la voglia di cambiare il mondo, e ci siamo accorti dopo poco che non ce l’avremmo fatta, che troppi erano i condizionamenti, che per andare avanti occorreva scendere a compromessi ed adeguarsi.
Il giovane capitano assume il comando della nave con una forza ed una convinzione assoluti, lasciandosi subito alle spalle le paure dettate dall’inesperienza: vedendola per la prima volta, eleva un vero e proprio inno d’amore alla sua nave, la descrive come una donna, come fosse la donna di cui è innamorato. E’ il suo momento magico, quello che di fatto attendeva dopo avere abbandonato senza ragione il precedente anonimo imbarco.
Subito, però, si rende conto che quella nave non è sua: sedendosi nella poltrona della sua cabina si rende conto che lì si sono seduti molti altri capitani prima di lui: la nave, l’equipaggio con cui dovrà affrontare il mare sono il risultato di quella storia. Emblematico in questo senso l’atteggiamento del primo ufficiale Burns, che crede fermamente in una sorta di maledizione lanciata alla nave dal defunto precedente capitano, il che di fatto ne farà un avversario passivo del giovane capitano. Tutto infatti andrà male sin dall’inizio, e di fatto il capitano non riuscirà a far navigare la nave. La bonaccia, le febbri che colpiscono l’equipaggio ed anche alcuni errori d’inesperienza del capitano rendono la situazione disperata. Solo un marinaio, Ransome, ancorché malato di cuore, asseconda il capitano nei suoi sforzi per uscire dallo stallo in cui è piombata la nave.
Riusciranno ad entrare in un porto vicino, ma non a solcare l’oceano. Tuttavia, la dura esperienza ha cambiato il giovane, che ora si sente vecchio, anche se pronto a riprendere il mare. Probabilmente lo spirito con cui lo riprenderà sarà completamente diverso rispetto alla prima volta.
Mi sembra utile sottolineare come l’oceano, il microcosmo sociale rappresentato dall’equipaggio, l’attenzione al ruolo simbolico del capitano accomunino due romanzi così diversi come mole ma così simili quanto a spunti di riflessione esistenziale: questo 'La linea d’ombra' e 'Moby Dick' di Melville. Credo che questo sostrato simbolico comune derivi, oltre che dalle storie personali dei due autori, dal fatto che il mare, elemento primigenio da cui veniamo tutti, è l’unico luogo dove l’orizzonte è sempre sgombro, l’unico luogo dove è possibile scorgere in lontananza la nostra linea d’ombra e il soffio dei nostri mostri interiori.
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Gli altri libri di Conrad
Contro la bonaccia
Il sottile confine che separa la giovinezza dall’età più matura è, a mio parere, un tempo indefinito e indefinibile, spesso non ascrivibile ad un singolo momento o ad un’esperienza rintracciabile e identificabile con sicurezza. Certo è che, ad un dato momento, soggiunge in noi quella consapevolezza di aver varcato la linea d’ombra e da prima giunge a noi solo un lieve sentore che ci par bene allontanare, di seguito rimbomba nel nostro intimo la sua presenza e infine si prende il tempo per far parte di noi in preparazione di quello che sarà, se ci sarà concesso, il salto nella terza età.
In questo racconto lungo di Conrad, pubblicato nel 1917, si assiste proprio al passaggio d’età sopra descritto. Il protagonista è un primo ufficiale che improvvisamente lascia il servizio presso una nave, spinto dall’esigenza di cercare un qualcosa che lo soddisfi maggiormente. Sceso a terra gli capita l’occasione della vita: viene designato capitano di una imbarcazione il cui capitano precedente è morto in circostanze misteriose.
La narrazione passa da un iniziale stile piatto e monotono, assai funzionale allo stato d’animo del protagonista ( tremendamente annoiato di tutto e di tutti), del quale leggiamo appunto “la confessione”, ad un ritmo più vivace che va progressivamente a contrapporsi alla assoluta mancanza di eventi.
La nave salperà ma incapperà in una bonaccia tremenda che costringerà il nostro all’inettitudine più profonda, vinto da forze ingovernabili e paradossalmente statiche.
Avvertiti dalla nota dell’autore, non incappiamo nell’interpretazione trascendentale ed evitiamo anche la lettura in chiave allegorica ( prima guerra mondiale) per soffermarci a quella vena malinconica che il racconto può ispirare quando si legge che “l’esperienza significa sempre qualcosa di sgradevole, che s’oppone all’incanto e all’innocenza delle illusioni”. Ci si ritrova forse in quel disincanto che penso sfiori un po’ tutti quando il giovane si chiede:”Cosa m’aspettassi, non so. Null’altro che una particolare intensità dell’esistenza, forse, ciò che è il succo delle aspirazioni giovanili.”
L’iniziazione cui assistiamo produce un uomo consapevole e temprato nel carattere che tuttavia non accetterà, anche se “nella vita non bisogna dare troppo peso a niente, né al bene né al male”, “la vita a media andatura”.