La felicità domestica
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La parabola della passione
Dal batticuore alla totale indifferenza
Adoro la letteratura russa dei grandi nomi e perciò sono rimasta incuriosita da questo titolo che mancava nella mia libreria fisica e “mentale “ , così l’ho comprato in una edizione Mondadori e l’ho letto tutto d’un fiato, rimanendone felicemente colpita. “Felicità domestica” secondo me è un piccolo gioiello della letteratura russa, oscurato probabilmente dalle grandi opere della maturità di Tolstoj.
Ebbene sì, questa è una delle sue prime opere, un romanzo breve, sulla scia della produzione del ben più famoso allora , Turgenev, che non aveva mai scritto lunghi romanzi.
Quest’opera breve venne pubblicata nel 1859, Tolstoj aveva trentun anni e nel suo “Diario” scriveva : “Bisogna che mi sposi: quest’anno o mai più “ ( e si sposò , ma tre anni più tardi, con Sof’ja Bers da cui ebbe una prole abbastanza numerosa). La storia è ispirata alle vicende autobiografiche di Tolstoj che aveva chiesto la mano di una ragazza diciassettenne, ma l’io narrante qui non è un uomo, bensì una tenera ragazza ricca, orfana dei genitori, Maša, che sposa il suo ben più maturo tutore, Sergej: lei diciassettenne e lui trentaseienne.
Dopo un primo breve periodo di amore idilliaco, trascorso nella tranquillità della campagna , Maša, questo giovane fiore, che non conosceva ancora la vita e la società, comincia a provare una certa noia, una strana sensazione di incompletezza e lui, Sergei, decide di portarla a Pietroburgo per una breve vacanza.
Lí la giovane sperimenta una vita completamente diversa, abbagliante : lo splendore dei balli, le feste mondane, la civetteria, le lusinghe dei corteggiatori. E la vacanza si prolunga...
Il titolo del romanzo è ingannevole, oserei dire che è provocatorio, perché in realtà non è una celebrazione dell’amore coniugale, della devozione tra due innamorati, dell’abnegazione per i figli. Assolutamente niente di più diverso. L’idillio dura pochissimo, finisce già sull’altare: la giovane sposa si sente vuota e delusa e quando il novello marito la bacia lei pensa “ tutto qui?”.
Tolstoj è stato spietato secondo me, nei panni di un io femminile rivela una cinica realtà dura da accettare:
“Che razza di rivelazione è che un uomo ami?quasi che appena l’hai detto, debba scattare qualcosa, pum! Egli ama! Quasi che, non appena egli abbia pronunciato questa parola, debba prodursi qualcosa di straordinario, chissà che prodigi, tutti quanti i cannoni giù a sparare, tutti insieme. A me sembra (...) che gli uomini che solennemente pronuncino queste parole ‘io vi amo’ o ingannano se stessi, o, peggio ancora, ingannano gli altri”. P. 28-29
Sergej accetta onestamente le regole del gioco, ben sapendo di essere più maturo e più “stanco” di lei, la asseconda, la porta a Pietroburgo per farle conoscere la vita mondana. Quel momento annulla ogni gerarchia, ogni differenza di età tra i due e Maša distrugge, piano piano, senza neppure saperlo, quella ‘felicità domestica’ assaporata i primi mesi, distrugge l’amore e l’ammirazione che lui provava per lei. Una strana inerzia, senza nessun tentativo di mettersi nei panni del marito. Maša non è neppure capace di provare vergogna di se stessa, anzi, diciamo anche questo, non è neppure presa dalla maternità, in quanto i figli sembrano a lei un vero intralcio. Dopo aver distrutto ogni cosa, Maša chiede al marito cosa sia successo e ... a voi il piacere di leggere questo piccolo capolavoro, che so già desidero rileggere.
Un romanzo “giovanile” che mostra già la pasta del futuro grande autore della letteratura mondiale: attraverso una prosa meravigliosamente piacevole, scorrevole, con punte di lirismo, viene trattato un tema delicato, moderno sul quale c’è tanto da discutere.
La passione dura poco si sa, ma la sua trasformazione è la sua stessa distruzione?
Beh ad ognuno il proprio parere e la propria interpretazione. Leggete questo romanzo. Per me, 5 stelle e lode!